Intervista ritratto ad Isaak Friedl

Il fumetto può essere denuncia e testimonianza. E’ un medium portentoso per parlare di tematiche attuali, complesse e profonde. Ci è riuscito benissimo Isaak Friedl nella sua opera di esordio “Sottobosco”, indagando le conseguenze di quello che in medicina viene definito un “trauma psicologico”.

Isaak ci narra degli stati emozionali presenti nelle condizioni di disagio post-traumatico: il senso di colpa e la colpa da sopravvivenza.

Ci confessa Isaak: “Ho sempre trovato interessante il concetto della realtà nella realtà e quindi, trasportandola nel fumetto, ho voluto comporre una trama nella trama; un fumetto dentro un altro fumetto”.

Un reduce di guerra torna a casa; si chiude nella sua stanza in uno stato catatonico e così rimane per giorni; immaginiamo noi che abbia l’anima disintegrata dal senso di colpa per aver sterminato intere famiglie. Sopraffatto dall’abominio commesso con un gesto estremo decide di togliersi la vita portando con sé la sua famiglia. Immaginiamo per non essere costretto a commettere altri delitti né a fornire altra manodopera (i suoi familiari) al Male.

Greta, la figlia minore,  assiste alla carneficina. La sua mente di bambina cerca di nascondere la perdita, il lutto,  il forte trauma. Spinge la figura del padre assassino, nell’angolo più recondito del labirinto della sua psiche. Simboli e luoghi mascherano l’evento, lo celano alla ragione e la lasciano vivere. Tuttavia piano piano il trauma riemerge inesorabile. Si palesano i primi disturbi che la spingono ad andare in cura da uno psicologo; purtroppo ad un certo punto Greta interrompe le sedute, cerca di evadere da se stessa in ogni modo ma la colpa di sopravvivenza alla sua famiglia alla fine prevale. Con un gesto estremo si libera.

Cerchiamo di conoscere meglio l’autore di Sottobosco. Anche a lui abbiamo posto le nostre nove domande.

1)Si dice che fumettisti si nasce. Pensi sia vero? perché?

 Mah, a dire la verità non sapevo neanche che si dicesse così. Personalmente penso che si nasca con una certa passione (non specifica, ma rivola in diversi ambiti: arte, politica, scienza, eccetera) e che poi, col tempo e l’applicazione, si delinea verso quello che si vuole fare. Poi ovviamente c’è chi è più portato e chi meno, ma questo è un altro discorso.

2) Quali sono stati i tuoi punti di riferimento e cosa hanno lasciato nel tuo stile?

Il mio primo approccio con i fumetti sono stati i manga. Dragon Ball in particolare, solo che al tempo avevo dieci anni e non sapevo ancora di voler diventare un fumettista. Per quanto riguarda lo stile non penso di essere stato influenzato da autori che amo e ammiro, ma se dovessi citarne alcuni direi che adoro lo stile di inchiostrazione di Craig Thompson, le anatomie e le inquadrature di Eric Canete e il ritmo di Dave mcKean.

3) Gli amici e la famiglia. Come convivono i tuoi amici e la tua famiglia con il tuo essere un fumettista?

Quasi tutti i miei amici fanno, o vorrebbero fare, il fumettista, quindi non ho mai avuto problemi o discussioni in generale. Nessuno pensa che sia strano o particolare, anzi.

Per quanto riguarda la mia famiglia, i miei genitori mi hanno sempre appoggiato e continueranno a farlo. Adesso sta a me decidere cosa fare e come farlo.

4)Il fumetto è un medium al pari degli altri (cinema, libri, teatro) per raccontare una storia, per fare cultura. Pensi sia valutato come tale o si dovrebbe farlo conoscere meglio? Come?

Penso che negli ultimi anni si siano fatti passi da gigante e che, anche se il fumetto è ancora percepito come un medium inferiore; con il tempo saprà prendersi lo spazio che merita.

Il problema non è tanto quello dei fumetti, quanto la lettura in generale. Tra i ragazzi della mia età un buon 50% non ha mai comperato un libro e il restante ne legge uno o due all’anno. Secondo me bisogna promuovere la lettura in tutte le forme e avvicinare i lettori.

 

5)Il fumetto, i social e la sua diffusione sul WEB. Quale è la tua opinione?

Personalmente non sono un assiduo frequentatore della rete, ho fb, lo uso per sentirmi con i miei amici e da poco, per l’uscita del mio ultimo fumetto, ho aperto un blog, ma sono convinto che le possibilità dei social network siano infinite e utili. Tutto dipende da quanto tempo si è disposti a impiegare nella diffusione del proprio lavoro e dalle mire che sia hanno.

6) Il fumetto e la vita quotidiana. Alcuni sostengono che il fumetto deve essere divertimento assoluto, svago, a volte anche semplice trasgressione. Altri pensano che debba raccontare i fatti della vita reale, debba essere denuncia. Tu in che categoria ti collochi e perché hai fatto questa scelta.

Diciamo che la prima opzione mi è più congeniale. Negli ultimi anni ho avuto modo di conoscere entrambe le categorie e ogni volta che sfogliavo o leggevo un fumetto di graphic journalism ho sempre pensato che sarebbe stato meglio se fosse stato un libro. Non dico che il fumetto debba contenere solo esplosioni, donne attraenti e battaglie epiche, ma a essere sincero tutte queste cose mi piacciono e, visto che il fumetto è un misto di disegno e testo, trovo abbia senso rompere gli schemi della realtà per arrivare a qualcosa d’effetto.

7) Spesso le strip sono una storia concentrata in poche battute, Quanto sono importanti i tempi comici o la drammatizzazione delle stesse? A chi ti sei ispirato?

I tempi sono fondamentali e non si finisce mai d’imparare. L’unica cosa che mi sento di dire è che per migliorare bisogna leggere. Leggere di tutto e cercare di dividere gli elementi che funzionano da quelli che appesantiscono la storia. Le gabbie, i dialoghi, la successione delle vignette e il ritmo delle sequenze cambiano da autore ad autore, solo che alcuni sono più bravi di altri e possono fungere da esempio. Fare dei nomi non avrebbe tanto senso. Basta leggere e sforzarsi di migliorare, sempre.

8) Hai ricevuto tante domande sulla tua opera. Quale non ti hanno ancora fatto alla quale piacerebbe rispondere?

Mah, nessuna in particolare. Ci penso ancora un attimo…No, scusa, nessuna in particolare.

9) E per finire, fatti un po’ di pubblicità. Parlaci della tua opera di maggior successo e del tuo ultimo lavoro.

 La mia ultima opera è la mia opera di maggior successo. Prima di pubblicare Sottobosco con la Tunué ho collaborato con diverse autoproduzioni, illustrato copertine per cd, pubblicato storie brevi per piccole case editrici e vinto svariati concorsi con relativa pubblicazione, ma il mio ultimo fumetto, per il momento, resta il lavoro di cui vado più fiero.

 

NOTE BIOGRAFICHE

Isaak Friedl è nato a San Leonardo Valcellina ( Pordenone) nel 1990; si è da poco laureato all’accademia di Belle Arti di Bologna dove ha studiato fumetto ed illustrazione e iniziato a pubblicare storie brevi. Sottobosco è il suo primo graphic novel.

[Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI – sezione fumetto – articolo del 20 settembre 2013] -Tutti i diritti riservati.

 

 

 

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