CLO’ E LA BIENNALE DI ARCHITETTURA A VENEZIA

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Questa volta il mio volo mi ha portato ad un appuntamento a cui non potevo mancare: La Biennale di Architettura a Venezia.

Questa edizione è stata curata da Rem Koolhaas, sviluppando un progetto che ne valorizza appieno tutte le potenzialità. L’intera mostra ha diviso gli argomenti di esposizione in maniera da rendere un insieme dettagliato ed esaustivo dell’architettura al giorno d’oggi: Fundamentals, accorpa 66 paesi di cui 10 espongono per la prima volta (Costa d’Avorio, Costa Rica, Repubblica Dominicana, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Kenya, Marocco, Mozambico, Nuova Zelanda e Turchia)

Rem Koolhaas descrive Fundamentals una mostra costituita da tre componenti principali:

  • Absorbing Modernity: 1914-2014 / Partecipazioni Nazionali

Per la prima volta, i padiglioni nazionali sono invitati a sviluppare un unico tema:

65 paesi – ai Giardini, in Arsenale e in altri luoghi della città – indagheranno i momenti decisivi di un percorso secolare di modernizzazione. Tutte insieme, le partecipazioni svelano la capacità di culture materiali e ambienti politici diversi di trasformare una modernità generica in una specifica. I Paesi dimostrano, ciascuno a suo modo, una frantumazione radicale delle modernità in un secolo dove il processo di appiattimento globale sembrava rappresentare la narrazione dominante.

  • Monditalia / Arsenale

Anche qui per la prima volta, gli altri Festival della Biennale di Venezia – Danza, Musica, Teatro, Cinema – collaborano con la Mostra di Architettura:

in un momento di trasformazione politica cruciale, abbiamo scelto di guardare all’Italia come a un paese “fondamentale”, unico nel suo genere ma anche emblematico di una situazione globale nella quale molti paesi si trovano in bilico fra il caos e la piena realizzazione del loro potenziale. L’Arsenale rappresenta una scansione dell’Italia costituita da 82 film, 41 progetti di ricerca e la fusione dell’architettura con i settori Danza, Musica, Teatro e Cinema della Biennale. Ogni progetto di ricerca in Monditalia rappresenta delle condizioni uniche e specifiche ma tutti insieme costituiscono un ritratto complessivo del paese ospitante.

  • Elements of Architecture / Padiglione Centrale

Questa mostra è il risultato di una ricerca durata due anni presso la Harvard Graduate School of Design e della collaborazione con esperti provenienti dall’industria e dal mondo accademico.

Elements of Architecture sottopone a una analisi al microscopio gli elementi fondamentali dei nostri edifici, utilizzati da ogni architetto, in ogni tempo e in ogni luogo: pavimenti, pareti, soffitti, tetti, porte, finestre, facciate, balconi, corridoi, camini, servizi, scale, scale mobili, ascensori, rampe… Per la mostra sono stati selezionati i passaggi più significativi, sorprendenti e sconosciuti di un nuovo libro, Elements of Architecture, che ripercorre la storia globale di ogni elemento.

 

Molto c’è da vedere e commentare in questo affascinante evento, purtroppo apprezzato più dal pubblico degli addetti ai lavori che all’interesse generale; passeggiando dall’Arsenale ai Giardini si intrecciano esempi antichi, passati, presenti, futuri.

Il padiglione Italia è intitolato INNESTI / GRAFTING , ma soprattutto la chiave di lettura che Cino Zucchi – nominato dal Ministero curatore del Padiglione Italia per la Biennale Architettura 2014 – ha scelto per sviluppare la direzione suggerita da Rem Koolhaas ai padiglioni nazionali, Absorbing Modernity 1914/2014. Un invito ad approfondire i processi che hanno portato all’attuale carattere omogeneo e atopico dell’architettura globale, individuando le resistenze e/o le caratteristiche peculiari che la modernizzazione ha preso nel confronto con le vere o presunte “identità nazionali”. In INNESTI / GRAFTING Cino Zucchi parte dall’assunto che “l’architettura italiana dalla prima guerra mondiale a oggi mostra una ‘modernità anomala’, rappresentata dalla grande capacità di interpretare e incorporare gli stati precedenti attraverso metamorfosi continue. Non adattamenti formali a posteriori del nuovo rispetto all’esistente, ma piuttosto ‘innesti’ capaci di trasfigurare le condizioni del contesto in una nuova configurazione: un atteggiamento visto un tempo da alcuni come nostalgico o di compromesso, ma oggi ammirato dall’Europa e dal mondo come il contributo più originale della cultura progettuale italiana. E’ quindi un racconto della nostra migliore architettura da un punto di vista inedito: opere antiche, recenti e contemporanee sono scelte con gli occhi di un botanico piuttosto che con quelli di uno storico, e rilette secondo modalità originali per svelare la loro capacità di unire indissolubilmente interpretazione e innovazione, materia esistente e forma futura. La mostra propone una serie di collage di architettura, con la suggestiva rappresentazione di un grande paesaggio contemporaneo costituito da immagini di progetti recenti dove architetti di varie generazioni si sono confrontati con contesti impegnativi. Una serie di “cartoline” autografe di architetti stranieri daranno un’interpretazione sintetica della particolare condizione italiana vista da diversi angoli del mondo. Ad aprire e chiudere la mostra due segni, due “innesti” fisici nel contesto dell’Arsenale firmati dallo stesso Cino Zucchi: il grande portale arcuato dell’ingresso adiacente le Gaggiandre e una grande panca-scultura che si snoda tra gli alberi nel Giardino delle Vergini. In occasione della presentazione della mostra, il Padiglione Italia lancia un invito pubblico teso a raccogliere una serie di video capaci di interpretare i luoghi della vita collettiva in Italia realizzati da studenti, persone comuni, videomaker. Una selezione di questi video andrà a costituire l’opera corale “Paesaggi Abitati” a cura di Studio Azzurro, volta a indagare come l’uomo interagisce con le trasformazioni dettate dall’architettura e come a sua volta le adatti ai suoi bisogni quotidiani.

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Tra gli altri padiglioni quello di Taiwan, curato dall’architetto Jimenez Lai con il suo studio Bureau Spectacular, ha allestito un palazzo veneziano con nove strutture colorate che rappresentano diverse funzioni domestiche, tra cui House for Pleasure e House of Shit.

Come evento collaterale della Biennale, Township of Domestic Parts: Made in Taiwan è una mostra che esplora le componenti fondamentali della casa moderna taiwanese e di come queste sono state plasmate da modelli nazionali e attività sociali.

Il padiglione inglese che, con la tematica di “Utopia of Ruins” cerca di illustrare la capacità di pianificare la ricostruzione sopra alla rovine. Chiaro dilemma europeo di risurrezione architettonica dopo i grandi conflitti avvenuti del secolo scorso. All’interno oltre che ritrovare oggetti dall’appeal anni 80, come un walkman Sony di adolescenziale memoria, vi sono delle fotografie di Kevin Cummins dei Joy Division

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Da non dimenticare che ai Giardini, in zona privilegiata è stata piazzata DOM-INO, ONE-To-ONE, progetto di ricostruzione della AA School of Architecture of London , che ha deciso di riportare alla luce i disegni di Le Corbusier del 1914, quando il grande architetto decide di affrontare in maniera ragionata il dilagante problema della scarsità di abitazioni prima della Grande Guerra. A 100 anni di distanza Dom-ino rappresenta ancora uno dei modelli più iconici e moderni nella progettazione del XX secolo.

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Per sapere di più:

http://www.giovannicecchinato.it/blog/foto-architettura-apertura-biennale-architettura-2014-venezia/

http://www.labiennale.org/it/architettura/news/10-03.html

http://www.labiennale.org/it/architettura/news/31-03.html

http://www.ddarcart.com/2014/06/Biennale-di-Architettura-di-Venezia-2014-Padiglione-Taiwan-by-Jimenez-Lai-fotografia-iwan-baan.html

http://www.swedenabroad.com/it-IT/Embassies/Roma/Attualita–Eventi/Calendar-it/Architetti-svedesi-al-Biennale-di-Venezia-2014-sys/

Ciao dalla vostra CLO’.

[Maria Clotilde Massari per DETTI E FUMETTI – sezione architettura – articolo del 23 settembre 2014]

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