Cari amici oggi girando per Roma, mentre ero in fila da un semaforo rosso su via Marmorata, ho piacevolmente ammirato una dei più importanti esempi di architettura razionalista a Roma: l’edificio delle Poste dell’architetto Adalberto Libera.
L’edificio di Libera e De Renzi fu realizzato tra il 1933 e il 1935 nel cuore di Roma, a ridosso dell’Aventino e delle Mura Aureliane e adiacente al complesso monumentale della Porta S. Paolo e della Piramide di Caio Cestio. Rappresenta l’unica costruzione sul lato di Via Marmorata, caratterizzata da una forte connotazione e slancio razionalista, avente una forma squadrata ed elementare in cui l’organismo assume la forma di edificio a corte dimezzata.
É un volume massivo a forma di C, composto da elementi distinti, come se fosse un contenitore comprendente ambienti con funzioni diverse: al pian terreno i servizi postali, ai piani superiori gli uffici nelle ali laterali e il grande salone degli apparati telegrafici nel corpo centrale.
Obbiettivo comune ai due architetti è coniugare modernità e tradizione: da un lato è presente l’elemento nuovo, dinamico, emblematico in primo piano nel prospetto principale che affaccia su Via Marmorata e dall’altro lato, nella parte retrostante, una forma elementare, astratta, statica, classica che diventa una caratterizzazione tipizzata aggiunta e di supporto al primo.
La tipologia consolidata per gli edifici delle poste viene rivisitata e reinterpretata con una chiave di lettura nuova, a metà tra la versione moderna del tradizionale palazzo civico e la monumentalizzazione della macchina postale
Continuando la passeggiata per le “intasate” vie di Roma sono arrivata a via Taranto; anche qui troviamo un altro intervento realizzato dalle Poste negli anni che intercorrono tra il 1933 e il 1935.
L’idea di potenziare l’edilizia postale di Roma mediante la costruzione di quattro nuovi edifici decentrati (Appio, Aventino, Milvio e Nomentano) era stata lanciata dal Ministro delle Comunicazioni Costanzo Ciano, che ne attribuiva la paternità allo stesso Mussolini. L’opportunità di una risoluzione così eclatante scaturiva dall’intersezione tra varie strategie rilanciate, all’inizio degli anni ’30, nel settore dell’edilizia: l’intensificazione della costruzione di edifici pubblici; l’accelerazione impressa al programma nazionale di potenziamento delle comunicazioni, imperniato sulla costruzione di nuove stazioni ferroviarie e palazzi postali. In tale ambito si registrava inoltre uno spostamento della politica delle strade e della casa, prevalente negli anni venti, a quella degli edifici pubblici.
(Planimetria ubicazione edifici)
Bandito nel 1933, il concorso per le poste di via Taranto venne vinto dall’architetto Giuseppe Samonà.
L’edificio, di tre piani, è impostato su uno zoccolo rivestito di travertino di Tivoli, che gira tutt’intorno all’edificio, tagliato da aperture per l’areazione del piano interrato. Sull’angolo, lo zoccolo si allarga in un basamento praticabile dal bordo concavo.
Su via Taranto il basamento viene incorporato dalla rampa che consente l’accesso all’ufficio postale. La pianta presenta una forma semitriangolare che nega la gerarchia urbana sottolineando la simmetria e omogeneità del trattamento dei due fronti, rispetto invece al diverso ruolo urbano di via Taranto e di via Pozzuoli.
All’entrata, sulla sinistra si accede al corpo scala che porta agli uffici dei piani superiori, a destra si accede allo spazio per il pubblico. Quest’ultimo è caratterizzato da un lungo corridoio che costeggia gli sportelli postali, attraversando tutto l’edificio: questa zona dell’edificio è interamente vertebrata da pilastri e presenta uno spazio a doppia altezza con un affaccio direttamente sul salone. Le facciate, bipartite dall’uso del travertino e di granito grigio scuro, denunciano nei prospetti l’articolazione della tipologia: il volume degli uffici è ritmato dalle aperture seriali regolari, mentre il corpo scala è enfatizzato compositivamente dal taglio delle finestre. Le due facciate principali sono caratterizzate
dalla contrapposizione di due superfici di dimensioni simili: sotto, il piano di vetro; sopra, il muro. Nella facciata d’angolo, la convessità della parete ha comportato l’utilizzo di lastre orizzontali di cemento armato. Gli altri prospetti, meno elaborati, sono risolti con un rivestimento in cortina e presentano delle vetrate verticali allungate.
L’edificio di Samonà , come molte opere di pregio a Roma, è circondato da una selva di antenne, cartelloni pubblicitari invasivi, traffico, buche sul manto stradale, marciapiedi dissestati, barriere architettoniche vergognose, parcheggi selvaggi e vandalismo di vario genere. Non c’è alcun cartello a segnalarne l’importanza e la bellezza che molti cittadini e le istituzioni non riconoscono, ignorando il pregio di questi beni culturali oltre che pubblici, che vengono ammirati e conosciuti più spesso dai turisti che dai romani.
Ciao a presto dalla Vostra CLO!
[Maria Clotilde Massari per DETTI E FUMETTI – Sezione Architettura – Articolo del 27 gennaio 2015]
Per saperne di più:
http://www.archidiap.com/opera/palazzo-delle-poste-in-via-marmorata/
http://www.archidiap.com/opera/ufficio-postale-in-via-taranto/








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