Vivere in una grande città offre molti vantaggi a partire dai servizi, cultura e soprattutto opportunità lavorative. Ma adesso la tendenza sembra cambiata: soprattutto le nuove generazioni si sono rimesse in gioco con nuove professionalità che hanno portato opportunità di lavoro: agriturismi, aziende agricole, resort dove il contatto con la natura e la “fuga” dalle città sono diventate il cavallo di battaglia. Rispondendo a questa nuova tendenza sono stati proposti alloggi alternativi che fino a qualche anno fa non sarebbero stati presi in considerazione. Tra i più significativi il restauro dei fari:
nell’aprile del 2015 è stato presentato dall’Agenzia del Demanio il progetto Valore Paese-FARI, l’iniziativa che permetterà di sottrarre 11 fari italiani al degrado in cui versano ed avviarli a rigenerazione, contribuendo ad attivare le economie locali e a riconsegnare questi beni alla comunità. Obiettivo del progetto è valorizzare questi suggestivi beni partendo da un’idea imprenditoriale innovativa e sostenibile, che sappia conciliare le esigenze di recupero del patrimonio, tutela ambientale e sviluppo economico. Lo strumento sarà la concessione (affitto) fino a 50 anni degli immobili a operatori che possano sviluppare un progetto turistico dall’elevato potenziale per i territori, in una logica di partenariato pubblico-privato, a beneficio di tutta la collettività. Il portafoglio è composto da 11 fari di proprietà dello Stato, di cui quattro proposti dal Ministero della Difesa, e si trovano in Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Toscana. I beni selezionati rispondono alle esigenze di un turismo alternativo alla ricerca del contatto con l’ambiente, il relax e la cultura, poiché si tratta di spazi che catturano l’immaginazione, situati in luoghi incontaminati e di grande interesse ambientale e paesaggistico.
Faro delle Tremiti
Un’altra iniziativa è stata la vendita delle case cantoniere. Le «Case cantoniere», quelle strutture dall’inconfondibile color rosso pompeiano, con la scritta Anas e il numero che segna i chilometri, disseminate lungo le strade di tutta la Penisola, diventeranno un «brand» per promuovere il turismo sostenibile in Italia. Istituite nel 1830, sono 1.244 su tutto il territorio nazionale, affidate, in origine, ai cantonieri che dovevano manutenere e controllare un «cantone» (un tratto) di strada. Per la valorizzazione – e il riuso – è arrivata la firma di un accordo siglato da Anas, ministri dei Beni culturali e delle Infrastrutture (Dario Franceschini e Graziano Delrio), e agenzia del Demanio. Il progetto pilota prevede che, partendo da un primo portafoglio di 30 case, si inizi a riqualificare le strutture, mettendole a bando «senza dismissioni», per affidarne la gestione a privati. Che potranno utilizzarle per realizzare strutture ricettive, ma anche ciclofficine e punti di ristoro. Anas si farà carico della ristrutturazione dell’immobile (ove necessario) e definirà lo standard di servizi che dovranno essere resi disponibili, in modo tale da garantire la massima uniformità all’intera rete.
Case cantoniere
Un’altra tendenza deli ultimi è l’albergo diffuso, soprattutto nei molteplici progetti di riqualificazione che interessano i borghi abbandonati. L’ albergo diffuso si deve intendere come una vera e propria proposta recettiva, come un qualsiasi hotel di nostra conoscenza, ma con un guizzo in più. Difatti esso si pone l’obiettivo di offrire ai propri ospiti una esperienza di vita all’interno di un borgo contando ugualmente su quello che un qualsiasi attività recettiva alberghiera può offrire. Gli ospiti così si ritroveranno a dormire in case che spesso distano anche 200 metri dal centro del borgo, luogo in cui è posta la reception e gli ambienti comuni. Inoltre all’interno del borgo sono ben integrati attività commerciali che rallegrano l’ospitalità.
Il concetto di albergo diffuso vide la sua nascita ed il suo sviluppo in Friuli Venezia Giulia, nella zona della Carnia, come esigenza di riqualificazione delle case che venivano ristrutturate in seguito al grave terremoto che colpì la regione nel 1976. Il primo progetto pilota fu quello del Borgo Maranzanis di Comeglias del 1982. Oggi in Italia si conta un numero elevato di Alberghi diffusi, circa 49, dislocati in diversi regioni, in Sardegna, Puglia, Marche, Lazio, Basilicata e proprio su questo argomento vorrei menzionarvi un interessante intervento: POSTIGNANO, UMBRIA e’ una piccolissima frazione del comune di Sellano in Umbria, poco distante da Spoleto, caratterizzato da un borgo di origine medievale che si raccoglie intorno al suo vero fulcro, il castello di Postignano, edificato tra l’XI ed il XIII secolo. Il borgo negli anni ’50 subi un profondo spopolamento, che lo portò ad essere completamente abbandonato nel 1966, sorte accaduta d’altronde a tanti borghi delle colline dell’Italia centrale, tagliate fuori dai veri centri urbani. Poi il colpo di fulmine. Due architetti napoletani, Gennaro Matacena e Matteo Scaramella, innamoratesi del luogo quando nel 1992 vi giunsero per caso, decisero di acquistarlo e di iniziare subito il restauro. Era il 1997, i lavori erano appena iniziati quando un tremendo terremoto danneggiò sensibilmente le strutture. I lavori di restauro ripresero nel 2007, ben 10 anni dopo. Oggi il restauro è quasi completato con le sue 60 case, ricostruite secondo i dettami originali, che si innalzano intorno al castello e alla chiesa della Santissima Annunziata, anch’essa oggetto di restauro che ospita un bellissimo affresco del 1400 raffigurante una Crocifissione, venuta alla luce proprio durante i lavori di ristrutturazione. Per i turisti è stato creato un Albergo Diffuso, “La Casa Rosa“. Non può mancare infine una visita al castello, che oggi ospita una mostra ed è luogo di diversi eventi culturali. I due architetti, con la loro Mirto s.r.l.. sono stati insigniti dell’Attestato al Merito dell’Unesco in quanto “efficace interprete dei valori unescani di salvaguardia e tutela del paesaggio e dell’ambiente”.
Albergo Diffuso “La Casa Rosa”
Postignano
Buon volo a tutti
Ciao a presto dalla Vostra CLO!
[Maria Clotilde Massari per DETTI E FUMETTI – Sezione Architettura – Articolo del 22 maggio 2016]
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