L’ARABA FENICE DEL ROCK – ED I RAMONES -STEO E LA STORIA DEL ROCK -CAPITOLO 3

STEO 70s

Il rock non è arte,

è il modo in cui parla la gente.

[Billy Idol]

 
 
La cultura in genere dà un’accezione negativa e violenta al concetto di rivoluzione associandolo a distruzione e inciviltà.
La rivoluzione a cui mi piace pensare è, invece, una evoluzione del pensiero, un miglioramento dello status quo intrapreso con passione e amore.
 
Il rivoluzionario è un tassello indispensabile della nostra storia: se non ci fossero stati i rivoluzionari penseremmo ancora, per esempio, ad un sistema geocentrico anziché eliocentrico. In tal senso Galileo Galilei è stato una grande rockstar che non ha fermato la sua visione nemmeno di fronte allo “Stato maggiore” dell’epoca.
 
La vena ribelle del rock è talmente forte che il rock stesso si è ribellato a sé stesso innumerevoli volte nel corso dei decenni.
 
Pensiamo agli anni ’70: abbiamo goduto dello stile dei Led Zeppellin, dei The Who, dei Deep Purple, delle opere d’arte dei Pink Floyd, della nefasta decadenza di Elvis Presley…e della rivoluzione punk dei Ramones.
 
70s
 
 

Penso di aver fatto fuori gli anni ’60.

[Iggy Pop]

 
 
L’inizio degli anni ’70 è stato caratterizzato da un movimento hippie ormai in esaurimento, dalla nascita della disco music e dal rock virtuoso e stiloso.
Era come se fosse in atto una competizione globale tra jazz, musica classica e, appunto, il rock.
Robert Plant ed il resto della ciurma volevano dimostrare che il rock era uno stile non inferiore agli altri e che poteva addirittura aggregare decine di migliaia di persone negli stadi.
In questo contesto si inseriscono i Ramones e la loro rivoluzione punk.
ramones bn
 
I Ramones facevano parte di una nicchia di artisti diversi da tutti gli altri, ribellatasi ai nuovi cliché e con tanta voglia di esprimersi così come erano: dal look dei New York Dolls e dei Wayne County & The Electric Chairs, alle follie circensi di Iggy Pop.
 

Non sarei mai riuscito a suonare un pezzo degli Who, ma abbiamo scritto “I don’t wanna walk around with you” il primo giorno.

[Johnny Ramone]

Il battesimo di quel nuovo movimento, Punk (delinquente), lo si deve a John Holmstrom e Legs McNeil, hippie mancati, ma già stanchi del movimento.
La loro piccola rivista portava il nome Punk e combinava il rock ai fumetti e diede voce ai frequentatori dei locali reietti di New York.
La parola venne dapprima rifiutata dagli stessi Ramones, Iggy Pop e Blondie, ma alla fine se ne fecero una ragione.
Il punk era uno stile musicale ben definito, come del resto il cugino grunge vent’anni dopo, ma con quel nome si identificavano coloro che volevano un nuovo spirito di ribellione, diverso dagli anni’60 e più vicino alla rivoluzione di Elvis & Co. degli anni ’50.
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L’essere politicamente scorretti aveva come fine lo stimolare la mente parlando di argomenti non comuni e il fare uscire la gente dall’ordinarietà.
 

Hey Ho, Let’s go!

[Ramones]

Il punk non fu inventato dai Ramones: Iggy Pop con The Stooges e prima ancora gli MC5 furono i progenitori del punk nell’America degli anni ’60. Rappresentavano una nuova generazione che rifiutava le idee degli adulti con la volontà di dare una spinta al   progresso.
Hanno dato vita ad un nuovo modo di vedere le cose. Il contesto storico lo richiedeva, ad inizio anni ’70 New York era fatiscente e cupa, era il momento adatto per inventare qualcosa di nuovo.
I Ramones ebbero il merito di essere un’onda d’urto che nessuno si aspettava. Erano arrivati al nocciolo del rock, spolpato dalle proprie sinuosità, concentrato in un minuto o poco più e velocizzato a ritmi inverosimili fino a quel periodo.
Mi affascina come a volte l’ordine casuale dell’universo crei cose fantastiche: lo stile dei Ramones era una loro necessità, dettata dalle scarse doti tecniche, questa è la verità.
Nessun effetto speciale, nessun numero da avanspettacolo…solo nudo e crudo rock’n’roll, giubbotti di pelle, pantaloni stretti e scarpe da ginnastica.
Rapportatelo a stereotipi come Robert Plant e Jimmy Page e capirete della portata della rivoluzione di cui stiamo parlando.
 

I woke up at the moment when the miracle occurred, heard a song that made some sense out of the world

[U2]

E pensare che il loro nome deriva da ciò che loro stessi stavano disintegrando a livello concettuale, gli hippie e quel che ne rimaneva. Infatti Douglas Glenn Colvin, il bassista, in gioventù era un fan sfegatato dei The Beatles, sì proprio loro. Paul Mc Cartney usava il nome di Paul Ramone come alter ego ai tempi dei Silver Beatles e per fare i check in negli alberghi. Fu da questa passione che Douglas decise di cambiare il nome in Dee Dee Ramone convincendo Jeffry Ross Hyman a chiamarsi Joey Ramone (voce), Johnny Cummings in John Ramone (chitarra), Tamàs Erdély in Tommy Ramone (batteria)…i Ramones.
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Il punk non è mai stato uno stile musicale da mainstream e così lo fu per loro, fin quando partirono in tour per l’Europa. Fu nei concerti inglesi che, al cospetto delle The Slits, dei Sex Pistols e The Clash, che furono consacrati come il gruppo di riferimento del movimento punk catalizzandone l’attenzione.
Avevano qualcosa che gli inglesi arrabbiati e politicizzati non avevano: i Ramones portavano divertimento e leggerezza, talvolta sarcasmo, ma erano lì sul palco per far divertire e scatenare la gente.
 

Come può essere morto il punk se io sono ancora vivo?

[Johnny Rotten]

Nei loro 20 anni di carriera hanno avuto alti e bassi, hanno avuto divergenze e la formazione è stata rimaneggiata più volte, ma restano comunque uno dei gruppi di riferimento del secolo scorso.
Con i loro 2263 concerti in 20 anni di carriera hanno fatto scatenare giovani di tutti i Continenti. Le loro magliette sono le più vendute al mondo.
ramones biglietto concerto
Nel 2002 sono stati inseriti nella Rock’n’Roll Hall of Fame e l’annuncio fu fatto niente nientepopodimeno che da Eddie Vedder dei Pearl Jam.
Gli U2, ispirati anche dai Ramones nella loro prima parte di carriera, nel 2014 li hanno celebrati con “The Miracle” in ricordo del concerto di Dublino a cui assistettero 40 anni prima.
 
A Berlino c’è un museo dedicato a loro, nella Bowery c’è una piazza dedicata a loro, nel Queens c’è una strada che porta il loro nome. Non avevano l’arte di tanti loro contemporanei, ma se hanno lasciato così il segno un motivo ci sarà.
Al di là di premi, riconoscimenti e trofei di loro ci resta quel gran dono del rock di avere il coraggio di distruggersi e rinascere come un’araba fenice.
 
 
 
Rockstar come Galileo Galilei, Elvis Presley ed i Ramones ci insegnano quell’attitudine a mettere e metterci in discussione e osare a mettere in piazza nel nostre idee, che tanto bene fa al nostro miglioramento ed evoluzione.
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STEO e i 70s -Illustrazione di Filippo Novelli

 
 
Io sono STEO e questa è la mia Storia del Rock; Se vi è piaciuta  potete acquistare o regalare il libro ai vostri amici
Dateci i vostri feedback, raccontateci dei vostri miti del Rock…e chissà potrete trovarli nel prossimo volume.
 
 

E ora come di consueto vi lascio tre brani dei Ramones affinche’ possiate apprezzarne la musica  

Ciao e a presto con un nuovo capitolo, Stay Rock!           [STEFANO PANCARI per DETTI E FUMETTI – sezione Musica – articolo del 29 luglio 2020]

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