Amici di DETTI E FUMETTI apriamo questo nuovo ciclo
di interviste a musicisti

incontrando i Mardi Gras a Roma, nello studio di registrazione della band. Non è stato facile trovare il tempo per questa intervista dato il grosso impegno del gruppo nel preparare il prossimo album. Si tratta del quarto lavoro in studio, dopo “Drops Made” (2006, Goodfellas), “Among The Streams” (2010, Route61 Music) e “Playground” (2015, Aerostella/Self). Ad accogliermi c’è Fabrizio Fontanelli, fondatore e chitarrista acustico della band. Possiamo iniziare la nostra chiacchierata.
W.: Ciao Fabrizio, so che siete impegnati nella realizzazione del vostro quarto album!
F.«Ciao a te, Willy, e a tutti i lettori di “Detti e Fumetti”! Sì, in questi giorni stiamo ascoltando i vari mix del nostro nuovo album. Qualcosa di veramente nuovo per noi Mardies, ma è bello avventurarsi in ambienti inesplorati. Sarà qualcosa di speciale».
W. Perché la scelta di presentare “You Do Something To Me” con un video animato?
F. «In realtà è da tempo che ci stuzzicava l’idea. Certo, non è facile realizzare un video di animazione, ma abbiamo avuto la fortuna di creare un gran bel team con Matteo Valenti della Filtro Video Production di Genova – che ha già al suo attivo svariati lavori animati – e Giampiero Wallnofer della Scuola Internazionale di Comics a Roma.
Abbiamo collaborato in pieno lockdown e, tra mille difficoltà, Matteo e Giampiero hanno dato vita a questo viaggio partendo dall’idea di un dardo scagliato verso l’amore tanto agognato.
È stato un lavoro minuzioso e complesso, soprattutto in considerazione del periodo complicato nel quale è nato. Ma, anche tra un crash e l’altro di computer, il nostro “racconto” ha visto la luce».

W. Una band italiana incontra una cantante che viene dall’Estonia. Come è nato l’incontro con Liina Ratsep?

© Foto di Paola Schiavoni
«Ti dico la verità: è stato più semplice di quanto si immagini. Liina ha risposto a un nostro annuncio per un’audizione e, nel momento in cui ha “affrontato” i nostri brani… beh, ci siamo subito emozionati! Non poteva andare diversamente».
W. Fabrizio, vuoi presentarci il resto della band e raccontarci la sua formazione?
«Quanto tempo abbiamo? Scherzo, ma neanche troppo. È una storia che attraversa molti anni, tanti palchi (nazionali e non), numerosi musicisti che si sono avvicendati nella nostra band contribuendo, ognuno, in modo importante. Il filo conduttore dei Mardi Gras, però, rimane lo stesso: osservare oltre i propri confini territoriali e sonori. Oggi la band è composta da Liina Ratsep alla voce, da me – Fabrizio Fontanelli – alla chitarra acustica, da Alessandro Matilli (piano e tastiere), Carlo Di Tore Tosti (basso), Fabrizio Del Marchesato (chitarra elettrica) e Valerio Giovanardi (batteria)».

W. Fare musica oggi. Che cosa significa, realmente?
«È una domanda molto complessa.Parlando per me – ma credo di esprimere il pensiero di tutti – credo che senza musica non potremmo vivere. La musica è un bene primario: creare qualcosa assieme nel nostro box ed esprimerlo poi live. Non è poco».
W. Fabrizio, cosa manca secondo te alle nuove generazioni di musicisti?
F. «Su tutto, credo scarseggi la curiosità. Ma è una componente da estendere oltre la musica. Certo, non in senso assoluto: esistono molte nuove realtà musicali di grande spessore. Come scovarle? Essendo curiosi, appunto. Inoltre credo che manchi il suonare “compatti” in un box creando musica assieme. Molte sale prove hanno chiuso o non se la passano bene, anche a causa della pandemia. E la musica ne risente».
W. Bene, è stato un piacere conoscervi! Aspettiamo l’uscita del vostro nuovo album. Un saluto da parte dei lettori di “Detti e Fumetti”!
F. Un saluto a voi, speriamo di vederci presto live. Intanto, chi vuole conoscerci meglio può trovare tutte le info sul NOSTRO SITO e sui nostri social.
[DARIO SANTARSIERO per DETTI E FUMETTI -Sezione Musica -Articolo del 4 ottobre 2020]
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BIO
I Mardi Gras nascono a Roma. Il nome del gruppo deriva dall’ultimo album in studio dei Creedence Clearwater Revival, che – oltre ad essere il Carnevale di New Orleans – rappresenta un caleidoscopio di musica, colori ed energia. Un percorso, quello dei Mardi Gras, che negli anni li ha fatti evolvere da gruppo acustico a vera e propria rock band “coccolata” dalla stampa italiana e irlandese. I singoli usciti negli ultimi anni con Liina Ratsep alla voce – gli altri componenti sono: Fabrizio Fontanelli (chitarra acustica), Carlo Di Tore Tosti (basso), Alessandro Matilli (piano e tastiera), Fabrizio Del Marchesato (chitarra elettrica), Valerio Giovanardi (batteria) – hanno dato nuova linfa e vitalità alla band, che al momento è in studio per preparare il suo quarto album (in parallelo, ha già pubblicato una manciata di singoli; l’ultimo, in ordine di tempo, “You Do Something To Me”, personale rivisitazione del classico di Paul Weller).
Mardi Gras è una band che ha sempre rivolto lo sguardo oltre confine, approdando sia sul palco dello Sziget Festival (Ungheria) sia negli studi londinesi di Abbey Road per terminare la registrazione di “Playground”, il terzo album. Un disco, questo, masterizzato dalle sapienti mani di Simon Gibson (Beatles, Robbie Williams tra gli altri). Nel corso degli anni sono stati molti gli artisti irlandesi che hanno collaborato con la band: da Liam Ó Maonlaí degli Hothouse Flowers ai cantautori e musicisti Mundy e Mark Geary (con quest’ultimo i Mardi Gras hanno rivisitato due dei suoi
brani più amati). E ancora, tante le band e gli artisti con i quali si sono incrociati i percorsi, umani e professionali: dai Frames di Glen Hansard, a Jack Savoretti da Billy Bragg a Giorgio Canali a Paolo Benvegnù. I live show dei Mardi Gras li hanno veicolati come band «dalla sanguigna passionalità liberata soprattutto dal vivo» (Federico Guglielmi). Inoltre le due canzoni di protesta dei Mardi Gras – “The wait” (contro la pena di morte) e “Scarecrow in the snow” (sulla paura del “diverso” indotta dai politici per scopi elettorali) – sono state entrambe inserite da Neil Young nella sezione speciale del suo sito denominata “Song of the times”, una raccolta di “peace and protest songs” che il cantautore canadese ha stilato dopo l’11 settembre.






