Cari lettori di DETTI E FUMETTI oggi abbiamo il piacere di Fare quattro chiacchiere con il nostro amico Ascanio Celestini. Partiamo subito!
W. Allora Ascanio sei nato a Roma il 1 giugno 1972 figlio di Gaetano Celestini, di professione restauratore di mobili, del Quadraro e di Piera Comin, in gioventù parrucchiera, di Torpignattara. Trascorri la tua gioventù nel quartiere periferico di Casal Morena. Consegui la maturità classica nel 1991. Dopo gli studi universitari in lettere con indirizzo antropologico ti avvicini al teatro a partire dalla fine degli anni 90 collaborando, in veste di attore, ad alcuni spettacoli del Teatro Agricolo O del Montevaso, tra cui [Giullarata dantesca 1996-1998]rilettura dell’Inferno di Dante alla maniera dei comici dell’Arte. In quel periodo entri in contatto con Gaetano Ventriglia e Eugenio Allegri.
Dopo gli anni con il Teatro Agricolo O del Montevaso, insieme a Gaetano Ventriglia, scrivi e interpreti il tuo primo spettacolo, [Cicoria. In fondo al mondo, Pasolini 1998] Lo spettacolo è stato finalista al Teatro della Pergola di Firenze per la rassegna Il Debutto di Amleto.
Nel 2000 scrivi e interpreti [Radio clandestina 2000], spettacolo teatrale sull’eccidio delle Fosse Ardeatine, cui seguono [Cecafumo 2002], montaggio di fiabe della tradizione popolare italiana riviste per un pubblico di ragazzi e adolescenti, [Fabbrica 2002], narrazione in forma di lettera sulla vita operaia, attraverso tre generazioni di lavoratori, dalla fine del XIX secolo alla dismissione industriale degli anni ’80-’90;
Dal 2001 hai scritto e interpretato diverse trasmissioni radiofoniche per Rai Radio 3, tra cui [Milleuno, raccontiminonti buffonti] e quattro edizioni di [Bella Ciao]. Sempre nell’ambito radiofonico, diverse sono state le tue collaborazioni con Radio Onda Rossa. Per diversi anni a partire dal 2006 hai partecipato alla trasmissione di Rai 3 [Parla con me], condotta da Serena Dandini. Quasi tutti i tuoi spettacoli sono diventati libri, in particolare [Storie di uno scemo di guerra premio Bagutta, Premio Fiesole Narrativa Under 40] e [La pecora nera premio Anima] nascono come veri e propri romanzi.
Dal 2003 inizi a portare il tuo teatro in Belgio e Francia.
Sei stato chiamato da Jean-Louis Colinet a partecipare al festival internazionale di Liège con [Fabbrica] e [La Fine del mondo]. Da allora fino al 2020 sarai presente in tutte le edizioni. Michael Delaunoy, Angelo Bison e Pietro Pizzuti del Théâtre le Rideau de Bruxelles portano in scena [Scemo di guerra, La Pecora Nera e Fabbrica Prix du Théâtre per il migliore monologo, 2005].
Il 15 marzo 2010 a Roma inizi le riprese del film [La pecora nera] prodotto da Alessandra Acciai, Carlo Macchitella e Giorgio Magliulo opera prima tratta dall’omonimo libro che è stato anche uno spettacolo teatrale sull’istituzione manicomiale. Il film, in concorso alla 67ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia vince il Premio fondazione Mimmo Rotella e al festival Annecy cinéma italien, durante il quale ti è stato assegnato il Premio Speciale della Giuria. Il film [La pecora nera], vince il premio come migliore interpretazione maschile nella XXVIII edizione del Sulmona cinema Film Festival dicembre 2010, il Ciak d’oro come Miglior Opera Prima (giugno 2011) e al Bobbio Film Festival 2011 il Premio “Gobbo d’oro” al Miglior Film agosto 2011.Inoltre sei candidato come Miglior Regista Esordiente al Nastrod’argento giugno 2011.
I tuoi successi continuano con il libro [Le barzellette 2019] storia di un ferroviere che passa metà della sua vita lavorativa in una stazione terminale e l’altra metà in viaggio per il mondo.
Parteciperai al [festival delle periferie IPER] che si terrà il 21-22-23 maggio 2021 al Teatro Tor Bella Monaca. Prima edizione del Festival delle Periferie che dedica tre giornate al tema della periferia, quella romana ma anche di altre metropoli, con un programma molto vario tra incontri, performance artistiche, videoarte, concerti, film, documentari, lezioni e tavole rotonde per rilanciare, attraverso un’iniziativa festosa e plurale, un’idea di cultura inclusiva e partecipata. Per info: https://iperfestival.it/
W: Cosa o chi ti ha spinto verso la recitazione?
– a vent’anni cominciavo a fare ricerca sul campo, raccoglievo storie. Ma appena quelle storie venivano tirate fuori dal loro contesto, appena diventavano registrazioni da trascrivere e studiare, perdevano la loro vitalità. Era come prendere una persona vive e sezionarla sul tavolo anatomico. Per capire come è fatta dentro devi aprirla e, inevitabilmente, ti trovi davanti a un cadavere. Il teatro mi sembrava una forma di oralità riprodotta e controllata nella quale tenere vive le storie.
W: la laurea in antropologia ti ha aiutato nel tuo percorso artistico?
– non mi sono laureato. Appena ho avuto l’opportunità di cominciare a lavorare in teatro l’ho fatto senza esitare.
W: Essere nato e cresciuto in periferia quanto ha contribuito al tuo impegno nel sociale?
– in occasione di un congresso del PCI nel ’49 Pasolini scrive che “in Italia la cultura è ancora «borghese», poiché la società è borghese”. Settant’anni dopo è cambiato tutto, ma non è cambiato niente. La cultura intesa come “insieme delle cognizioni intellettuali (…) acquisite attraverso lo studio” è tutt’ora profondamente borghese. Ma, sempre per citare Pasolini, “il letterato è disposto a tradire la sua classe sociale” se è un intellettuale moderno che ha preso coscienza della propria responsabilità storica. Tenersi lontano dall’habitat nel quale la borghesia trova le condizioni ambientali favorevoli al suo sviluppo è certamente un incentivo per tenere sveglio il proprio impegno politico.
W: Nei tuoi monologhi la sofferenza umana è travestita con un velo di ironia, ce ne vuoi parlare?
– non voglio raccontare la sofferenza umana, ma la condizione umana. Una cornice molto più ampia.
W: La globalizzazione è stata un fallimento o qualcosa si può ancora salvare?
– gli uomini sono riusciti a essere delle persone complesse anche nei campi di sterminio. Nemmeno Auschwitz è riuscito a ridurre l’uomo a una macchinetta telecomandata. L’uomo non si perde mai del tutto.
W: Nello spot di presentazione di IPER il Festival delle periferie che si terrà dal 21-22-23- maggio 2021 al Teatro Tor Bella Monaca, proclami con un megafono mentre giri in macchina: [Che le periferie non sono Grigie! Non sono Tristi! Non sono un Dormitorio!] Cosa sono allora?
– le classi dirigenti della città ignorano le periferie. Sia nel senso che le abbandonano, sia nel senso che non le conoscono. Tuttavia le periferie sono dispositivi eccezionali. Non dobbiamo farci influenzare dall’ignoranza delle classi dirigenti.
W: Recitare per il sociale ha ancora un senso e perché?
Negli anni ’50 gli intellettuali del PCI sostenevano che tra cultura e politica bisognava compiere una scelta. Il solito Pasolini sosteneva “invece che il dovere è porsi il problema di una scelta, e non è detto che tale problema possa avere una soluzione: può ridursi o farsi dramma – non problematicità pura, ma dramma, di sentimenti, psicologico”. Non è detto che l’intellettuale debba sposare una battaglia. Però non può ignorare il problema.
W: Quale è il tuo sogno nel cassetto?
– non si capisce dalle risposte? È fare uno spettacolo su Pasolini
W. Grazie Ascanio a nome dei lettori di DETTI E FUMETTI e a presto!
-Ciao, grazie a voi ci vediamo all’IPER, il Festival delle Periferie!
[Dario Santarsiero per DETTI E FUMETTI – sezione Teatro e Spettacolo – Articolo del 18 Maggio 2021]
INFORMAZIONI Iper – Festival delle Periferie
A Roma dal 21-23 maggio 2021
vi segnalo una bella iniziativa che prenderà vita al Teatro di Tor Bella Monaca da venerdì 21 a domenica 23 maggio dalle ore 10 alle ore 21 Festival promosso dal Museo delle Periferie, Azienda Speciale Palaexpo nell’ambito di Roma Culture.
Prima edizione del Festival delle Periferie che dedica tre giornate al tema della periferia, quella romana ma anche di altre metropoli, con un programma molto vario tra incontri, performance artistiche, videoarte, concerti, film, documentari, lezioni e tavole rotonde per rilanciare, attraverso un’iniziativa festosa e plurale, un’idea di cultura inclusiva e partecipata.
Perché come recita Ascanio Celestini: “ Le periferie, non sono grigie, non sono tristi, non sono un dormitorio!”. Le periferie, hanno molto da dire, sono una fucina di creatività e di esperienze che vanno ben al di là del disagio che certamente esiste ma che non è l’unica realtà presente. Esistono anche le voci di artisti nati e cresciuti in questo ambiente suburbano, che del disagio ne hanno fatto un cavallo di battaglia. Basti pensare agli artisti della Street Art che da San Basilio a Tor Marancia, passando per Ostiense, il Quadraro, il Pigneto, fino a San Lorenzo e Rebibbia, hanno usato le facciate di palazzi e palazzine, riqualificando così interi quartieri romani. Ma non solo: la Danza, la Musica, il Cinema e il Teatro contribuiscono in modo determinante a questa riqualificazione, che auspichiamo sia un trampolino di lancio per unificare culturalmente tutte le periferie di Europa.
Per info:



