Amic* di DETTI E FUMETTI benvenuti nel nostro tour del mondo della musica.
Innanzitutto grazie per i feedback positivi e le tante visite che mettendo in testa alle nostre visualizzazioni proprio gli articoli che parlano di musica, fanno ben sperare sugli esiti positivi del progetto che stiamo portando avanti: il fumetto STORIA DI UNA CANZONE.
Prima di pubblicare il fumetto ci aspettano ancora almeno quattro puntate che stiamo scrivendo i miei amici ed io su quattro pietre miliari della musica.
- i pink flyoid
- il musical
- la musica elettronica
- il nu metal
Delle vere e proprie bombe! Non so in che ordine usciranno ma saranno degli articoli molto interessanti che vi consiglio di non perdere.
Come dice il titolo partiamo dalla musica elettronica.
Ho iniziato ad appassionarmi alla musica grazie a mia zia che un giorno mi regalò la musicassetta MAGNETIC FIELDS di JEAN MICHEL JARRE del 1981. Le date sono importanti.
Ritrovai nelle sonorità dei brani molte assonanze con la musica elettronica di un italiano, GIORGIO MORODER, che mio padre faceva suonare per casa H24 da una decina d’anni. Avete presente la DANCE MUSIC di DONNA SUMMER. Era scritta da Moroder (1974).
Mio padre aveva suonato la batteria da adolescente e aveva un suo gruppo; quando giocavamo assieme costruivamo tamburi con i mezzi piu’ disparati. Soprattutto i fustini del DIXAN di varie dimensioni a cui modificavamo il fondo e che rivestivamo con la corda delle navi.
Dalla passione per le percussioni a quella per le tastiere elettroniche il passo per me fu breve e la scintilla fu proprio Jean Michel Jarre. Da li avanti per me è iniziato un viaggio quasi simbiotico sebbene inconsapevole al tempo che solo ora riesco a cogliere riascoltando le vecchie registrazioni dei miei brani di musica ambient.
Ma chi era JMJ? Non molti lo sanno ma JMJ da grande voleva fare il pittore. L’ho scoperto solo di recente …ma ci si poteva arrivare. I suoi quadri sperimentali altro non sono che la trasposizione in segni e colore di quella che poi fu la sua poetica musicale. Un epigono di Kandinsky potremmo dire. Trovate un interessante approfondimento di Kandinsky- MUSICA E PITTURA in un recente articolo a questo link QUI.
Non ci dilungheremo nella sua biografica perche’ ce ne sono mille in rete. Quello che mi interessa farvi conoscere sono gli inizi della sua carriera di pioniere, il contesto in cui si muoveva e come nascevano le sue composizioni.
Jean-Michel Jarre, originario di Lione, fin da bambino mostrava un profondo fascino per le orchestre circensi e gli assoli del jazzista Chet Baker. Nonostante la sua infanzia non facesse presagire il suo futuro come figura di spicco del synth-pop, egli era anche un giovane pittore e chitarrista in band rock liceali.
La sua vita non seguì il percorso tipico del “figlio d’arte” predestinato a seguire le orme paterne, poiché suo padre, Maurice Jarre, lo abbandonò all’età di cinque anni per intraprendere la carriera di compositore di colonne sonore a Hollywood. Questa assenza paterna fu cruciale, poiché gli permise di non assimilare passivamente l’influenza artistica del padre, lasciandolo libero di esplorare le avanguardie musicali, molto distanti dal sinfonismo classico del genitore (le cui opere includevano colonne sonore per film come “Lawrence d’Arabia” e “Il Dottor Zivago”). Questa assenza contribuì anche ad alimentare una vena malinconica e introspettiva che sarebbe diventata dominante nella sua opera matura4.
La sua passione per la musica nacque dal rifiuto della notazione accademica classica. Jarre era insofferente alle lezioni di pianoforte classico che gli venivano impartite. Invece, imparò l’espressione emotiva e visiva della musica assistendo, insieme a sua madre, alle performance di sassofonisti jazz come Harchie Sheep e John Coltrane nel club parigino “Le Chat-qui-Peche”. Da queste esperienze comprese come la musica potesse tradurre stati emotivi e suggestioni visive senza la necessità di tecnicismi o testi cantati5.
Jarre trovò un primo spazio di libertà creativa nella pittura. Espose quadri ispirati all’astrattismo di Pierre Soulages e al surrealismo di Joan Miró e Yves Tanguy in una galleria di Lione chiamata “L’Oeil Ecoute” (“l’Occhio ascolta”), una definizione che ben si addiceva al suo futuro stile “jarriano”. Parallelamente, esplorò la musica rock negli anni ’60, suonando la chitarra nei gruppi Mystère IV e The Dustbins.
La simultaneità di queste due pulsioni creative – pittura e musica – lo spinse a cercare una metodologia espressiva che risolvesse la loro apparente inconciliabilità sotto il segno di una nuova forma di sinestesia ancora da inventare6. Sulla scia di artisti come Eric Satie, John Cage e Terry Riley, Jarre iniziò a sperimentare con nastri riprodotti al contrario e mescolando i suoni della chitarra con flauti, pianoforti preparati, percussioni ed effetti rumoristici, per poi passare all’uso di radio e rudimentali dispositivi elettronici6.
Questa sua ostinazione a esplorare oltre i confini della musica tradizionale lo condusse, nel 1969, al “Groupe de Recherches Musicales (GRM)” di Parigi, fondato da Pierre Schaeffer, il “guru” della “musica concreta”. Schaeffer divenne una sorta di figura paterna artistica per Jarre, che nello stesso anno pubblicò il suo primo 45 giri di musica “concreta”, intitolato “La Cage” e “Eros Machine”78. Questo singolo, e il successivo album Deserted Palace del 1972, sebbene vendessero poche copie, furono un preludio alla sua inclinazione sistematica a creare paesaggi atmosferici attraverso ingegnosi puzzle di effetti, anticipando la “noise music”.
Il processo compositivo di JEAN
L’assistere in gioventu’ alle performance di sassofonisti jazz come Harchie Sheep e John Coltrane, gli insegnò come la musica potesse tradurre stati emotivi e suggestioni visive senza la necessità di tecnicismi o testi cantati, in contrasto con la notazione accademica classica verso cui nutriva insofferenza.
Il suo stile, che avrebbe raggiunto la maturità con Oxygene, si disvela in una “fluttuante stratificazione verticale dei suoni vaporosi”. In Oxygene, Jarre utilizza “risorse pittoriche di effetti ambientali” per perseguire uno “spirito di allusione visiva”. L’intero telaio armonico e tonale dell’album è configurato come una “sorvegliata trasposizione degli accostamenti tra bande di colore e campiture di diversa tonalità, trattati come frequenze cromatiche capaci di suscitare l’idea del ‘mare’, dell”aria’, della ‘terra’, del ‘cielo'”. La copertina stessa dell’album, un globo terrestre scuoiato a rivelare un teschio umano, funge da “contenitore grafico” e “amplificazione plastica al portato visionario dell’album, fornendo una traccia di lettura simbolica”.
Concetti e Temi Ricorrenti: Jarre spesso struttura le sue opere attorno a concetti specifici. Ad esempio, Equinoxe è concepito per riflettere “il passaggio delle ventiquattro ore del giorno”, con ogni parte che rappresenta diversi momenti del giorno e della notte. L’artista desiderava che l’ascoltatore usasse l’album nelle varie fasi della sua giornata o dei suoi stati emotivi12. In Zoolook, il suo processo creativo si è aperto a collaborazioni più ampie e all’uso innovativo della voce umana. Ha manipolato voci registrate in giro per il mondo da un etnologo, trattandole come veri e propri strumenti per riprodurre bassi, fiati, archi e arpeggi, evocando un’orchestra fonetico-multietnica.
L’uso della Tecnologia e l’Integrazione tra Arte e Suono: Jarre ha sempre abbracciato la tecnologia. È stato tra i primi possessori del Fairlight, il primo sintetizzatore-campionatore digitale. Più recentemente, in Amazonia, ha utilizzato un algoritmo codificato per un’app (“Eon”) preposta alla ricombinazione virtualmente infinita di groove, pattern percussivi, effetti e temi melodici. Questo gli ha permesso di creare una “visione fantasmatica” dell’Amazzonia, sentita ed evocata attraverso l’emozione fotografica, mescolando suoni d’archivio e atmosfere naturali.
Omaggio e Auto-riflessione: In Oxymore, Jarre rende omaggio a Pierre Henry, pioniere della musica concreta, scegliendo un titolo che riflette la natura “ancipite” del suo stile, anfibio tra avanguardia e classicismo. La suite è descritta come una “fibrillante mantecatura digitale” di campioni tratti da un archivio analogico di Henry, con l’ambizione di svincolare l’esperienza sonora dal suo corollario visivo, pur essendone il fondamento. Jarre assembla il suo “film” con effetti sonori, musiche e rumori, come auspicato da Henry, superando i confini della “musica musicata”.
Il processo creativo di Jarre è quindi una fusione di sperimentazione sonora, una forte componente visiva (spesso sinestetica), l’integrazione di tecnologie innovative e una costante ricerca di nuove forme espressive che trascendono i generi tradizionali.
MAGNETIC FIELDS
Magnetic Fields (o “Les Chants Magnétiques” in francese) è un album iconico di Jean-Michel Jarre, pubblicato nel 1981. Rappresenta un punto di svolta nella sua discografia, essendo il primo lavoro in cui Jarre ha iniziato a integrare strumentazione digitale, pur mantenendo il suo inconfondibile stile elettronico e atmosferico.
L’album è spesso considerato un’evoluzione dei suoi predecessori, “Oxygène” ed “Équinoxe”, mantenendo la loro melodicità e l’uso innovativo dei sequencer, ma introducendo anche elementi più ritmici e un suono più “secco”. La traccia principale, “Magnetic Fields, Pt. 1”, è un capolavoro sinfonico di quasi 18 minuti, con molteplici linee di synth che si intrecciano in un crescendo emozionante. “Magnetic Fields, Pt. 2” è invece un brano più orientato al singolo, ritmato e accattivante. Il titolo francese, “Les Chants Magnétiques”, è un gioco di parole (un omofono) che non si traduce direttamente in inglese, dove è noto come “Magnetic Fields”. L’album ha avuto un buon successo commerciale e critico, consolidando la reputazione di Jarre come pioniere della musica elettronica.
Discografia
•La Cage” / “Eros Machine” (45 giri di musica “concreta”): 1969
•Deserted Palace (primo album solista): 1972
•olonna sonora del film “Le Granges Brulees”: 1972 (o poco dopo, nello stesso solco di Deserted Palace)
•Oxygene: 1976
•Equinoxe6: 1978
•Magnetic Fields7: inizio 1981
•Concerts In China (doppio album, in parte “studio album”): 1982
•Music For Supermakets (disco a tiratura unica il cui master è stato bruciato; composto per una mostra d’arte contemporanea): pubblicato prima di Zoolook, la fonte non specifica l’anno esatto ma è anteriore al 1984.
•Zoolook: la fonte lo indica come “l’ultimo suo lavoro significativo” prima del periodo dei mega-live (iniziati nel 1986), pubblicato successivamente a Music For Supermakets.
•Rendez-Vous: 1986
•Revolutions: la fonte non indica l’anno preciso, ma è menzionato in relazione al concerto di Londra del 1988, suggerendo una pubblicazione nello stesso anno.
•Waiting For Cousteau: la fonte non indica l’anno preciso, ma è menzionato come successivo a Revolutions e precedente a Chronologie, e in relazione al concerto di Parigi La Defense del 1990, suggerendo una pubblicazione nello stesso anno.
•Chronologie: 1993
•Oxygene 7: 1997
•Metamorphoses: 2000
•Geometry Of Love: 2003
•Interior Music: (stesso periodo di Geometry Of Love)
•Session 2000: (stesso periodo di Geometry Of Love)
•AERO (antologia di brani ripescati e rielaborati): 2004
•Teo & Tea: 2007
•Electronica: The Time Machine (anche chiamato Electronica 1): 2015
•In The Heart Of Noise (anche chiamato Electronica 2): 2016 (pubblicato sette mesi dopo The Time Machine)
•Oxygene 3: dicembre 2016
•Planet Jarre (compilation): settembre 2018
•Equinoxe Infinity: 2018 (dopo Planet Jarre)
•Amazonia: 2021

•Oxymore: 2022
•Oxymoreworks (raccolta di remix/rilavorazioni): 2023
BIBLIO: si ringrazia Antonini di Onda Rock per gli spunti.
[Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI – SEZIONE MUSICA – ARTICOLO DEL 19 giugno 2025]
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