Questa volta voglio parlarvi di un’intervento molto vicino a noi, che come tanti gioielli della nostra bellissima Roma, rimangono nascosti e poco conosciuti
L’ex‐Cinema Airone, sito in via Lidia nel quartiere Appio, è opera dell’architetto Adalberto Libera, caposcuola del razionalismo italiano.
La Cassa Nazionale per l’Assistenza agli Impiegati Agricoli incarica gli architetti Calini e Montuori per la realizzazione, nei primi anni ’50, di alcuni fabbricati in un lotto del quartiere Appio-Latino ed il progetto del cinema rientra in tale intervento immobiliare. Per la sala cinematografica lo spazio disponibile è quello risultante dalle citate palazzine. Lo studio del progetto è affidato ad Adalberto Libera. L’edificio per spettacoli, realizzato tra il 1953 e il 1956 e da subito destinato a sala cinematografica, è caratterizzato da un’ampia sala per 8oo spettatori a forma ovoidale intessa dall’architetto come l’interno di uno strumento musicale e rappresenta il tema della sala collettiva, già affrontato da Adalberto Libera con il Palazzo de i Congressi all’Eur.
[disegni di Adalberto Libera]
Di proprietà privata fino a pochi anni fa e ridotto, dopo diverse vicende gestionali, in stato di abbandono, Roma Capitale ha recentemente acquisito il bene al suo patrimonio con l’intento di salvaguardarlo e restituirlo alla cittadinanza.
[ stato attuale]
L’obiettivo primario è il recupero degli spazi dal degrado attuale e il possibile riuso della storica sala cinematografica quale moderno centro multimediale per la realizzazione di spettacoli di prosa, danza, musica, cinema e conferenze, nel pieno rispetto degli spazi originali.
La struttura, soggetta a improprie modifiche, è attualmente in stato di forte degrado da quando, nel 1998, è stata utilizzata per l’ultima volta con la destinazione d’uso di discoteca.
Tale uso improprio, oltre alle infiltrazioni di acqua piovana, hanno arrecato danno alla decorazione murale realizzata nel 1955 da Giuseppe Capogrossi sul soffitto della scala che conduce alla sala: successive pitturazioni hanno coperto l’originale dipinto che si ispirava al dibattito sull’”informale” e al tema del “flusso”.
Come l’edificio anche la decorazione presenta un notevole interesse artistico e certamente merita di essere urgentemente recuperata e riaperta al pubblico.
[Maria Clotilde Massari per DETTI E FUMETTI – sezione Architettura e Design – articolo del 17 marzo 2014]







































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