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CLO’ e l’EX CINEMA AIRONE un intervento di Salvaguardia e Recupero

Questa volta voglio parlarvi di un’intervento molto vicino a noi, che come tanti gioielli della nostra bellissima Roma, rimangono nascosti e poco conosciuti

L’ex‐Cinema Airone, sito in via Lidia nel quartiere Appio, è opera dell’architetto Adalberto Libera, caposcuola del razionalismo italiano.

La Cassa Nazionale per l’Assistenza agli Impiegati Agricoli incarica gli architetti Calini e Montuori per la realizzazione, nei primi anni ’50, di alcuni fabbricati in un lotto del quartiere Appio-Latino ed il progetto del cinema rientra in tale intervento immobiliare. Per la sala cinematografica lo spazio disponibile è quello risultante dalle citate palazzine. Lo studio del progetto è affidato ad Adalberto Libera. L’edificio per spettacoli, realizzato tra il 1953 e il 1956 e da subito destinato a sala cinematografica, è caratterizzato da un’ampia sala per 8oo spettatori a forma ovoidale intessa dall’architetto come l’interno di uno strumento musicale e rappresenta il tema della sala collettiva, già affrontato da Adalberto Libera con il Palazzo de i Congressi all’Eur.

[disegni di Adalberto Libera]

Di proprietà privata fino a pochi anni fa e ridotto, dopo diverse vicende gestionali, in stato di abbandono, Roma Capitale ha recentemente acquisito il bene al suo patrimonio con l’intento di salvaguardarlo e restituirlo alla cittadinanza.

[ stato attuale]

L’obiettivo primario è  il recupero degli spazi dal degrado attuale e il possibile riuso della storica sala cinematografica quale moderno centro multimediale per la realizzazione di spettacoli di prosa, danza, musica, cinema e conferenze, nel pieno rispetto degli spazi originali.

La struttura, soggetta a improprie modifiche, è attualmente in stato di forte degrado da quando, nel 1998, è stata utilizzata per l’ultima volta con la destinazione d’uso di discoteca.

Tale uso improprio, oltre alle infiltrazioni di acqua piovana, hanno arrecato danno alla decorazione murale realizzata nel 1955 da Giuseppe Capogrossi sul soffitto della scala che conduce alla sala: successive pitturazioni hanno coperto l’originale dipinto che si ispirava al dibattito sull’”informale” e al tema del “flusso”.

Come l’edificio anche la decorazione presenta un notevole interesse artistico e certamente merita di essere urgentemente recuperata  e riaperta al pubblico.

[Maria Clotilde Massari per DETTI E FUMETTI – sezione Architettura e Design – articolo del 17 marzo 2014]

La Green Architecture. Clo’ ci raccontà del vincitore al MIPIM AWARDS del 2011

Salve amici, lo sapete benissimo che le mie rubriche sono incentrate sulla bio-architettura, la green architecture e quant’altro. Ebbene oggi vi raccontero’ del vincitore del noto premio MIPIM del 2011.

Il nuovo Headquarter di 3M Italia (sede italiana della nota multinazionale
americana), è uno dei  piu’ importanti interventi di architettura “green” in Italia; ha vinto il primo premio nella categoria ‘Green Building’ dei MIPIM AWARDS 2011. E’ situato al Malaspina Business Park nei pressi di Milano, è stato sviluppato per la multinazionale
americana, da Prelios, tra i principali gestori immobiliari a livello internazionale, su progetto di MCA – Mario Cucinella Architects. Una sinergia che ha reso possibile la realizzazione a tempo record – 16 mesi di costruzione dalla prima pietra all’ingresso dei
dipendenti– di quella che si conferma essere un ”icona di sostenibilità” dopo
aver già ottenuto numerosi riconoscimenti.

L’headquarter 3M è infatti uno dei principali esempi di eco-architettura a
destinazione terziaria, in cui ciascun componente – dal design alle scelte
cromatiche, dall’impiego di materiali e tecnologie all’avanguardia, fino
all’integrazione nel contesto circostante – è pensato per la massima
performance energetica ed ambientale.

L’edificio ha una superficie di 10.600 mq, è largo circa 22 m, ha un piano interrato e
cinque esterni, e si distingue per un design unico, che lo rende immediatamente
riconoscibile.

La forma e l’orientamento ottimali consentono un efficace controllo ambientale:
le facciate nord, est e ovest sono progettate con vetri e particolari sistemi
di ombreggiatura.

Il fronte sud è stato disegnato con una serie di terrazze che offrono spazi
ombreggiati.

Le terrazze agiscono inoltre come tampone ambientale proteggendo dagli sbalzi
climatici estremi in estate e inverno.

Il nuovo building e il conseguente allestimento degli spazi interni sono
realizzati nel rispetto dei più recenti criteri di sostenibilità ambientale.

Il progetto ha previsto inoltre particolare attenzione al contenimento dei
consumi energetici in tutte le stagioni dell’anno, soprattutto attraverso
l’utilizzo di materiali edilizi e costruttivi eco-compatibili e alla scelta di
tecnologie impiantistiche all’avanguardia.

Inoltre sulla copertura dell’edificio sono stati installati pannelli
fotovoltaici.

Il complesso si sviluppa in senso orizzontale, garantendo la presenza di ampie
fasce di verde e spazi per lo svago ed il relax. L’habitat ufficio, invece,
viene inteso come strumento di socialità e di efficacia aziendale, per questo
motivo particolare attenzione è stata data alla realizzazione di un ambiente
fisico accogliente e dinamico tramite il controllo delle soluzioni
architettoniche, materiali, colori, illuminazione e arredo.

L’edificio punta ad essere il naturale punto di richiamo e di incontro tra 3M e
i propri clienti.

Gran parte del piano terreno e del primo piano sono per questo destinati a
spazi che possono favorire il contatto col pubblico, quali un’area di
accoglienza, sale riunioni, una zona espositiva e dimostrativa dei prodotti 3M
ed un informale e rilassato internet bar.

Ciao da Clo’.

[Maria Clotilde Massari per DETTI E FUMETTI – sezione Architettura e Design – articolo del 17 marzo 2014]

CLO ED I SISTEMI FOTOVOLTAICI IN ARCHITETTURA

Architettura e fotovoltaico: ormai nella nostra società è sempre maggiore l’esigenza di unire un ambiente green nelle scelte progettuali delle nostre città.

Gli interventi di integrazione dei sistemi fotovoltaici negli edifici si possono distinguere in due categorie:

  • interventi retrofit, si definiscono quando il sistema fotovoltaico è integrato nella struttura di un edificio esistente; sono interventi complessi perché non sempre soddisfano tutti i requisiti che garantiscono un’ottima collocazione della superficie dell’impianto.
  • Integrazione su nuovi edifici, si definisce quando il sistema fotovoltaico è integrato alla struttura di un edificio che deve essere costruito. In questo caso è possibile curare contemporaneamente gli aspetti impiantistici ed estetici del progetto.

Un esempio di intervento retrofit  lo troviamo a Londra, alla stazione Blackfriars, il più grande ponte solare del mondo. A comporlo oltre 4.400 pannelli fotovoltaici posti a copertura del tetto della stazione, che riescono a produrre abbastanza energia (900.000 kWh all’anno) per fare quasi 80.000 tazze di ‘tea’ al giorno. Hanno inaugurato il ponte Network Rail, First Capital Connect, e Solarcentury che ha realizzato il design e l’installazione di 6000 metri quadrati di pannelli.

L’impianto fornisce fino alla metà del fabbisogno energetico della stazione, riducendo le emissioni di CO2 di circa 511 tonnellate all’anno, pari a circa 89.000 viaggi in auto di percorrenza media. Oltre alla più grande installazione al mondo di pannelli solari su un ponte, la stazione è stata totalmente rinnovata (c’è anche una nuova entrata sulla sponda sud del Tamigi): un progetto che ha puntato ad un miglioramento dei trasporti e al risparmio del 505 del fabbisogno energetico sul consumo totale del nuovo interscambio tra First Capital Connect e i servizi di London underground.

Coinvolti nel progetto Network Rail e First Capital Connect. l’AD di Solarcentury Frans van den Heuvel ha dichiarato:

“Il nostro lavoro su Blackfriars mostra i due benefici chiave del solare. Primo, può essere integrato nell’architettura esistente modificando in modo sbalorditivo il profilo di Londra. Secondo, può essere integrato nei più complessi progetti ingenieristici; in questo caso è stato installato sopra un sito in costruzione, sopra linee ferroviarie e su di un fiume”.

La capitale inglese si dimostra quindi tutt’altro che timida nell’abbracciare progetti innovativi e in scala senz’altro ragguardevole: un esempio che sarebbe bello fosse seguito più spesso e con più coraggio dalle metropoli italiane.

 

Per saperne di piu’ : http://www.cifgroup.it

Ciao a tutti da Clo’

[Maria Clotilde Massari per DETTI E FUMETTI – sezione Architettura – Articolo del 4 marzo 2014]

CLO E LE CASE ECOLOGICHE

Ciao carissimi, oggi la vostra amica pipistrella Clo vi parlerà di case ecologiche.

Vi chiederete: “Cosa significa progettare case sostenibili e a basso impatto energetico?”

Le case più ecologiche, quelle che possono vantare una classe energetica A o A+,  devono rispondere a precisi criteri costruttivi che tengano conto delle più attuali tecnologie per la bioedilizia e il risparmio energetico.

Risparmio energetico non significa solo un forte contributo alla salute dell’ambiente, ma anche un grandissimo risparmio per noi: usare le fonti rinnovabili ed evitare la dispersione di energia anche in casa ci consente di tagliare notevolmente i costi delle bollette. n

Ma esistono anche case ecologiche , amiche dell’ambiente e a basso costo: appena 180 euro.

A crearla, con il solo utilizzo di sabbia, argilla, paglia, acqua e materiali di recupero presi dai cassonetti dell’immondizia, è l’ex insegnante di arte Michael Buck, piccolo proprietario terriero residente nell’Oxfordshire, in Gran Bretagna.  Per edificare la struttura, un monolocale dall’aspetto fiabesco, sono stati necessari otto mesi di lavoro e la collaborazione di diversi amici di Buck. Per la costruzione del tetto è stato utilizzato del legno e della paglia, mentre la pavimentazione è stata realizzata con delle doghe di legno abbandonate da un vicino di casa. Per le finestre sono stati usati dei vecchi vetri di un camion: gli unici materiali non biodegradabili assieme ai chiodi. L’ex insegnante ha pensato anche al riscaldamento, garantito da un forno a legna posizionato sotto la mezzanine dove si trova il letto. L’acqua è garantita invece da una fonte naturale, presente all’esterno della casa, e l’illuminazione tramite le classiche candele.

“Un giorno – ha commentato il costruttore – la casa scomparirà nel paesaggio. Se venisse abbandonata diventerebbe in breve tempo un tumulo di terra”. Al momento la casetta è stata affittata ad un piccolo allevatore che paga l’affitto non con il denaro ma con il latte e la panna prodotta dalle sue mucche.

In Russia a Sud-Ovest della capitale Mosca è sorto un ecovillaggio a Kovcheg, dove le case sono biodegradabili.

Il nome in russo Kovcheg vuol dire arca, forse perché come l’arca di Noè racchiude in sé il nucleo di una nuova vita nel mondo inquinato del futuro.

La costruzione del villaggio ecologico risale all’anno 2009. Kovcheg si estende per circa 120 ettari nella regione di Kaluga, a 170 Km da Mosca, tra le foreste della Russia. L’ecovillaggio è diviso in 80 lotti individuali abitati da circa 40 famiglie, le prime che hanno creduto nel progetto pilota. Ascoltando le loro testimonianze si comprende di come la vita qui sia serena e a contatto con la natura: queste persone cucinano e si lavano con l’acqua del ruscello che attraversa Kovcheg, consumano prodotti biologici che coltivano loro stessi negli orti. Il loro sostentamento è dovuto alla vendita di oggetti artigianali ed utensili, seminari sulle costruzione ecologiche, sull’apicoltura e sulla produzione di documentari sul loro stile di vita.

Galina, una donna di circa 50 anni, vive a Kovcheg da due anni quando si è trasferita con il marito, sua figlia e sua sorella. Abitano in una casa ecologica e biodegradabile fatta con paglia e argilla, mentre l’apicoltore Fiodor si è costruito da solo l’abitazione con legno e una miscela di lino e canapa per renderla più isolata dall’esterno. Il resto della ecopopolazione è composta da informatici, medici, attori…che nella maggior parte dei casi lavorano da casa, con il telelavoro.

La vita in comune prevede spazi di cohousing e assemblee per la decisione degli investimenti da fare nel villaggio, ad esempio se acquistare una parabolica, o se costruire una sauna-bagno turco, la bania. A Kovcheg vivono anche dei bambini che frequentano le scuole autogestite dell’ecovillaggio dove imparano anche a differenziare i rifiuti, una sana abitudine da prendere sin da piccoli.

Per saperne di piu:

www.casaeclima.com

www.ecologiae.com

[Maria Clotilde Massari per DETTI E FUMETTI – sezione Architettura – articolo del 25 gennaio 2014]

CLO E IL DESIGN BIODEGRADABILE NEI COMPLEMENTI DI ARREDO SU DETTI E FUMETTI

Cari amici oggi daro’ una mano ai miei due amici artisti del riciclo Viola e Tiger Kahuna. Voglio essere ecologica anche io. Vi parlero’ infatti di complementi di arredo prodotti con materiale biodegradabile.

Si definisce biodegradabile un oggetto che si decompone attraverso l’attacco di batteri che lo riportano alle origini, quindi per chi ama l’ambiente e cerca di rispettarlo ogni giorno, ecco qui un nuovo concetto di design: Il design biodegradabile.

Si tratta di piccoli oggetti, complementi d’arredo completamente biodegradabili e che quindi, durante la loro decomposizione possono essere assorbiti, senza danni, dall’ambiente. Questa soluzione, in un ottica di arredo casa, è molto innovativa, in quanto sempre più spesso si cerca di trovare soluzioni alternative all’utilizzo della plastica.  Si tratta comunque di recipienti, bicchieri, piatti e cestini pronti ad entrare a far parte della nostra vita quotidiana.

Il mercato ci propone moltissimi articoli come:

 

IL CESTINO BIODEGRADABILE

Dalla nota marca di carta Fabriano arriva l’idea di realizzare un cestino porta carta realizzato con altrettanta carta.

Il cestino è composto da una serie di forme impilate che sostituiscono il sacchetto.

In questo modo il cestino può essere utilizzato con sacchetto dell’immondizia e può essere gettato, riciclandolo insieme alla carta gettata via.

Un’idea comoda e funzionale che permette di ovviare anche sul problema sacchetto.

 

PIATTI COMMESTIBILI

Se desiderate fare una figura strabiliante con i vostri amici, l’ idea del designer giapponese Nobuhiko, vi garantirà la riuscita:  si tratta di una nuova concezione di piatto, biodegradabile al 100%.

In realtà più che biodegradabile la parola giusta è commestibile!

 

 

Infatti, il set di piatti è realizzato utilizzando un impasto di biscotti.

L’unico inconveniente è che, essendo fatto di un materiale commestibile non sopporta brodi caldi che lo deformerebbero fino alla rottura.

Altro problema è il mono uso, ma per una tavola ricercata, questa è una soluzione assolutamente originale.

 

APERITIVO BIO

Se siete persone che non possono fare a meno del consueto aperitivo, è arrivato “Aperitivo Bio”, un set per aperitivo realizzato interamente da un composto ricavato dal mais.

La realizzazione di questo prodotto è artigianale ed è da attribuire agli ideatori di questa soluzione innovativa: Daniel Fintzi, Giulio Iacchetti e Matteo Ragni.

 

SEDIA DI CARTONE

Il cartone è uno dei materiali più comuni e utilizzati in ogni ambito, è riciclabile e totalmente biodegradabile.

Realizzata da Disegni, la sedia è realizzata tramite l’utilizzo di cartone.

Montato ad incastro, l’oggetto può entrare “comodamente” a far parte della nostra casa.

L’arredo è studiato per essere resistente e solido, senza venir meno alla funzione.

Oltre alla sedia sono state progettate poltrone, tavoli, librerie e molti altri prodotti, tutti interamente in cartone.

 

RECIPIENTI A FORMA DI VERDURA

Questi recipienti porta frutta o altro, sono stati realizzati dal designer olandese Geke Wouters.

Il designer trasforma la verdura in ciotole, piatti e bicchieri.

Si tratta di verdure essiccate e  plasmate per essere utilizzate nell’ambiente cucina.

Essendo totalmente naturali, anche in questo caso, l’uso non può essere continuativo, in quanto si deteriorerebbero.

Questi sono alcuni esempi di design biodegradabile. Le aziende di arredamento e complementi seguono il mood imposto dalla voglia di natura e ecologia, e per accontentare i gusti di tutti propongo sempre più articoli green e alternativi.

Per saperne di più :

www.arredamentoxarredare.lacasagiusta.it

www.greenstyle.it

http://www.greenme.it

http://www.architetturatakeaway.it

[Maria Clotilde Massari per DETTI E FUMETTI – sezione architettura e design – articolo del 25 gennaio 2014]

 

 

CLO’ E IL RECUPERO SOSTENIBILE DELLE STRUTTURE URBANE SOPRAELEVATE DISMESSE

Cari amici, sempre in volo sulla città ho notato molte strutture ormai dismesse; e per rimanere in tema di spazi verdi in città, in particolare di spazi nati per riqualificare zone dismesse e degradate, vorrei parlarvi del loro riuso; in particolare oggi parleremo delle sopraelevate metropolitane trasformate in parchi urbani . 

Un interessante progetto lo troviamo a New York.

La Hight Line, la ferrovia sopraelevata, costruita nel 1930 e da tempo abbandonata, che attraversa Manhattan, è stata trasformata in un parco urbano pubblico e parco giochi.  Il progetto è stato coordinato dagli architetti James Corner Field Operations e Diller Scofidio + Renfro, disegnando un impianto naturalistico sui percorsi tortuosi in calcestruzzo; corre per 22 isolati dalla West 34th Street di Gansevoort Street, nel quartiere Meatpacking, con vista sul fiume Hudson e scorci del paesaggio urbano. I punti di accesso dal livello della strada si trovano ogni due o tre blocchi. Questi punti di accesso comprendono ascensori e scale.

 Ma il primato di parco pubblico sopraelevato del mondo è di  Parigi con la  Promenade Plantée,  una struttura sopraelevata, il cui percorso si insinua fra le costruzioni.

La Promenade plantée  si sviluppa sul tracciato di una vecchia ferrovia dismessa; il recupero di questo ha creato un parco pieno di alberi e fiori, che promette una vista unica di Parigi, da un punto di vista nuovo.  Si allunga per quattro chilometri e mezzo nel dodicesimo arrondissement, dalla Bastille fino al Bois de Vincennes. Venne realizzata tra il 1987 e il 2000, circa 20 anni dopo la dismissione della linea ferroviaria su cui è nato ed il  progetto porta le firme del paesaggista Jacques Vergely e dell’architetto Philippe Mathieux. I pedoni possono passeggiare tra il verde nella zona sopraelevata, mentre i percorsi per i ciclisti sono a livello del suolo, gli itinerari si incontrano poi a livello del terreno per procedere verso Bois de Vincennes. I portici sotto il viadotto sono stati convertiti a botteghe di arti e mestieri, come l’Atelier Camille Le Tallec: questa particolare sezione adibita all’arte e all’artigianato viene chiamata “Viaduc des Arts”.

Il verde, integrato nella città, migliora di gran lunga la qualità della vita degli abitanti e la qualità del microclima, assolvendo funzioni come: assorbimento di CO2  e polveri sottili, attenuazione delle isole di calore, bilanciamento del tasso igrometrico, smorzamento dei rumori, ecc. Frequentando una di queste strutture si coglie con quale piacere siano utilizzate: bambini che giocano, anziani che passeggiano, persone che fanno jogging, ragazzi distesi al sole, persone in pausa pranzo. Uno spunto di riflessione per il recupero di strutture simili. Invece di produrre, con le demolizioni, tonnellate di rifiuti, si possono conservare e trasformarle in nuovi luoghi di benessere cittadino, con il valore aggiunto di un vantaggio economico. 

Ciao da Clo’, alla prossima.

[Maria Clotilde Massari per DETTI E FUMETTI – Sezione architettura – Articolo del 29 novembre 2013]

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CLO’ E IL PARCO LINEARE DELLE MURA AURELIANE- rubrica di architettura per DETTI E FUMETTI

Ciao amici, sorvolando Roma non puoi non apprezzare le stupende mura romane e con esse lo splendido parco lineare che sta nascendo attorno a loro.

Un parco lineare ha una struttura più lunga che larga. Questo è dovuto sostanzialmente alla sua realizzazione  accanto a canali, corsi d’acqualinee elettriche, autostrade  e litorali.

Anche in Italia troviamo esempi di questo genere, in particolare a Roma: le  Mura Aureliane ed il suo Parco sono uno degli interventi urbani realizzati dall’Amministrazione Comunale di Roma, che riqualificano un’area sensibile della città.

L’intervento è definito nell’Ambito Territoriale di Programmazione Strategica delle Mura, previsto dal P.R. G. ed è caratterizzato da alcuni principi:

-il primo principio consiste, nell’assunzione delle Mura Aureliane come grande monumento territoriale. Questa azione garantisce, con l’ inserimento di spazi verdi  in zone della città invase dal traffico e dal cemento, la riqualificazione  di tratti di Mura Aureliane.

-il secondo principio, riguarda l’importanza attribuita alla conformità e consistenza del suolo interessato a parco pubblico.  Dovrà seguire il corso delle Mura adattandosi a tratti lineari per passare poi repentinamente ad una serie di serpentine  dettate dalla conformità delle linee murali. In egual misura è la situazione del suolo, a cui dovranno uniformarsi le piante che non abbiano radici troppo invasive e che non scalzino i mattoni passandoci sotto.

-il terzo principio, riguarda la peculiarità tipologica dello spazio pubblico definito dall’invaso.  Che come si è detto prima, ha le sue regole fisse, una su tutto la conformità del territorio ma, è anche aperta alle variabili relazioni dettate dai contesti circostanti, quindi sarà una struttura  naturale, perché si adatterà al terreno che gli viene offerto,  e, artificiale, perché andrà a correggere alcune anomalie createsi negli anni.

I criteri e le linee guida del Parco sono stati realizzati in un primo tratto da Porta Metronia a via Numidia. Facendo una passeggiata  possiamo apprezzare un’ area verde restituita alla città, arricchita da percorsi in terra battuta  per l’ atletica, percorsi pedonali  identificati da una pavimentazione in basalto e sampietrino ed una pista ciclabile collegata da porta Metronia al circuito ciclabile della città.  Un tappeto erboso circonda il piede delle Mura e siepi sempreverdi creano interessanti disegni intorno alle piazzette per la sosta dei pedoni. Il progetto ha garantito una fascia di parcheggi per i residenti, mantenendo la percorrenza carrabile sulla fascia esterna dell’area e quindi il collegamento con le vie limitrofe.

[Porta Metronia]

In attesa del completamento di questo tratto di giardino fino a Porta San Paolo è stato realizzato su viale Giotto  e via Guerrieri seguendo gli stessi schemi progettuali di Porta Metronia, ma in una scala più ridotta.

 [ Giotto Guerrieri]

Ciao a tutti da Clo’, alla prossima avventura, restate connessi!

[Maria Clotilde Massari per DETTI E FUMETTI- sezione architettura-articolo del 23 novembre 2013]

I Giardini verticali di CLO per DETTI E FUMETTI

Ciao Amici, sono Clo, una simpatica pipistrella a cui  piace volare sopra le città e studiare le loro splendide architetture. Oggi vi racconterò di cosa ho visto durante il mio ultimo volo.

Il giardino verticale.E’ una distesa di verde che trova il suo spazio, appunto,  in verticale. Cioè sulle facciate dei palazzi e sui muri delle metropoli. Possiamo definirlo come  un sistema di “pulizia per le città”, perché grazie al suo effetto di isolamento termico, il giardino verticale aiuta ad abbassare il consumo di energia  in inverno  (proteggendo l’edificio dal freddo) e in estate (fornendo un sistema di raffreddamento naturale).

E’ anche un modo efficace per depurare l’aria: perché oltre alle foglie, anche le radici e tutti i microrganismi ad essi correlati, agiscono come un filtro, rendendola più respirabile.

Il giardino verticale è dunque un ottimo strumento per migliorare l’ecosistema. Ovunque vi siano superfici verticali, si può ricreare un sistema vivente molto simile agli ambienti naturali. In ogni città, una parete nuda può essere trasformata in un giardino verticale e quindi diventa un prezioso rifugio per la biodiversità. In Europa troviamo molti esempi , come a Parigi, Madrid,  ed anche in Italia.

Parigi: ante operam-realizzazione-post-operam

Un bellissimo esempio è nell’hinterland Milanese. Con un’estensione di 1262,85 metri quadri e oltre quarantaquattromila piantine, il grandissimo muro verde del centro commerciale il Fiordaliso è entrato nel Guinness World Record quale giardino verticale più grande del mondo.  La parete verde che riveste il muro principale del centro commerciale, è stata progettata dall’architetto Francesco Bollani. In passato il record è stato attribuito ad un giardino verticale di Madrid, con una superficie di 844,05 metri quadrati.

 Milano: centro commerciale il Fiordaliso

Madrid: Caixa Forum

La stessa tecnica si può utilizzare all’interno degli edifici; già avere una bella pianta in casa o in ufficio dà tutt’altro tono all’ambiente,  figuriamoci un bel muro verde di interni. Un esempio molto interessante è la realizzazione di  Patrick Blanc. per la sala d’attesa della Qantas.

Qantas: sala di attesa

Nella progettazione di interni l’idea di un giardino verticale sta facendo sempre più presa: perché permette di portare in casa una grande quantità di piante senza occupare preziosi metri calpestabili, e creando, effetti davvero sorprendenti.

RIFERIMENTI

Tra le aziende più importanti nel settore dei giardini verticali segnalo:

[Maria Clotilde Massari per DETTI E FUMETTI – Sezione Architettura e Design – Articolo del 23 ottobre 2013]

 

SCRIVERE CON UNA LIBRERIA, oggi si puo'.

Rivista all’ultimo Salone del Mobile la LIBRERIA ABC di Eva Alessandrini e Roberto Saporiti ve la presento qui su DETTI E FUMETTI.

In legno di frassino e disponibile in diversi colori, la ABC si compone di moduli quadrati variabili nel numero e nella disposizione e si caratterizza per la bicromia, con superfici esterne a contrasto delle pareti interne. Grazie allo studiato impiego di mensole, ogni settore assume i contorni di una lettera dell’alfabeto.
 ABC diventa così un elemento giocoso ed unico, da “scrivere” a piacere, ma che non rinuncia alla funzionalità: il suo sistema sempre vario di composizione permette di sfruttare gli spazi di una moderna libreria in tutte le sue potenzialità. Completano la linea ABC i tavolini cubici portaoggetti con forma di lettera su entrambe le facce.

Per acquistarla  vai sul sito: http://www.saporiti.net/

[Maria Grazia Cicala per DETTI E FUMETTI – rubrica Architettura e Design – articolo del 13 giugno 2013]

LE SUGGESTIONI DEL SALONE DEL MOBILE DI MILANO – il Design Globale (ed.2013)

Ecco il mio primo articolo vi parlerà delle suggestioni che il Salone del Mobile di Milano mi ha saputo dare.

La nuova edizione del Temporary Museum for New Design organizzata per il Fuori Salone da Superstudio Group, si è sviluppata, come sempre, nelle due iconiche location di zona Tortona.

L’attenzione al cambiamento ha rinnovato la formula e portato nuovi progetti: è Design Globale, prendendo atto che nel nuovo millennio l’influenza del design, inteso come tensione verso “cose” sempre più emozionali, ludiche, funzionali, tecnologiche, individuali, seducenti, è tracimata dalla semplice “invenzione” di nuovi arredi a soluzioni per ogni settore della vita, dai device che utilizziamo ogni momento, alle auto, al fashion, all’uso del “verde”, ai materiali più tradizionali o innovativi, all’arte, agli oggetti e ai momenti della quotidianità, fino alle espressioni estreme di food-design o nail-design che esprimono una volta di più questa tendenza.

[Maria Grazia Cicala -sezione Architettura e Arredo per DETTI E FUMETTI]

[Illustrazioni di Filippo Novelli – titolo: Superstudio Più meet LUCE]

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