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INTERVISTA A MASSIMO WERTMULLER DI DARIO SANTARSIERO -WILLY IL BRADIPO PER DETTI E FUMETTI

Cari amici di Detti e Fumetti questa volta scopriamo l’attore -ma anche l’uomo- Massimo Wertmüller, all’anagrafe Massimo Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich  

Caro Massimo come di consueto ti presento ai nostri amici: sei un attore e doppiatore italiano. Nipote della regista Lina Wertmüller, dopo aver esordito in teatro nel 1976 con Luci di Bohéme, spettacolo presentato alla Biennale di Venezia, nel 1978 inizi a frequentare il Laboratorio di esercitazioni sceniche di Gigi Proietti. Insieme ai compagni di corso  Paola Tiziana CrucianiShereen SabetRodolfo LaganàPatrizia Loreti e Silvio Vannucci fondi il gruppo comico La Zavorra, attivo nel teatro di cabaret e nell’intrattenimento televisivo fino al 1984.

Nello stesso anno debutti sul grande schermo con il film La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia, diretto da tua  zia Lina, che ti dirigerà anche in Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada (1983) e Sotto.. sotto.. strapazzato da anomala passione (1984), Notte d’estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico (1986), In una notte di chiaro di luna (1989) e nel televisivo Francesca e Nunziata (2001), andato in onda su Canale 5.

Tra gli altri tuoi ruoli in televisione, quello del commissario Giorgio Pettenella nella serie La squadra, andata in onda su Rai 3 e in replica su Rai Premium. Due delle tue più recenti apparizioni sono quelle nella serie RIS Roma, dove interpreti il ruolo del generale Abrami, e nella serie televisiva 1992 di Sky, nel ruolo di Mariotto Segni. Nel 2021 nella fiction Mina Settembre interpretata da Serena Rossi sei un generale in pensione hai un cane simpaticissimo e sei  sempre in contrasto con la madre di Mina.

Nell’ambito pubblicitario sei stato il primo testimonial di Wind nel 1999 e sostieni l’organizzazione Medici Senza Frontiere oltre a diverse cause animaliste.

D. Cosa ti ha spinto verso la recitazione?

M. Mah , direi le rappresentazioni sacre fatte a scuola, al ginnasio. Lì mi ritrovai felice a fare la voce di Jacopone da Todi per le sue Laudi nascosto in uno sgabuzzino della palestra, dove si facevano le rappresentazioni, col naso attaccato alla porta. Tanto è vero tutto ciò che poi, finito l’orario di scuola, avevamo fondato una compagnia che si chiamava “La Pochade” con altri studenti, che provava di notte in un garage spettacoli terribili come “le mani sporche “di Sartre, oppure “Edoardo II” di Marlowe, oppure “Ubu Roi” di Jarry, testi bellissimi ma che in mano nostra facevano dire al mio papà , quando era costretto a venire in cantina , l’ Abaco di Mario Ricci, a vedere una prima di suo figlio, rivolto mia madre, “stasera andiamo a fare questo attentato allo scroto?”….Poi un giorno vidi il “Masaniello” di Armando Pugliese, e mi innamorai anche dei profumi del teatro, visto che era uno  spettacolo bellissimo fatto su un mare di sabbia con carri di legno semoventi.

D. Da ragazzo hai fondato insieme ai tuoi compagni di corso un gruppo comico la Zavorra; ce ne vuoi parlare?

M. Che dire? Spesso nella vita non siamo coscienti del momento che viviamo. Come per la Storia, con la “S” maiuscola, il suo senso lo si vede meglio a posteriori e volandoci sopra ad elicottero. Per capire i suoi percorsi, i suoi perché. Io non capii che quello sarebbe stato il più grande mio successo in carriera che avrei mai più rivissuto. Con Rodolfo, Paola, Patrizia, Sherine, Silvio, avevamo raggiunto una complicità pazzesca. E uno sketch, soprattutto con Rodolfo Laganà, poteva nascere davanti al bancone di un caffè…e lo provavamo tanto. Eravamo innamorati di quel mestiere. Fu Antonello Falqui che ci scelse al Laboratorio di Gigi Proietti, la nostra scuola di recitazione. Antonello Falqui fu il più grande e mai più eguagliato ideatore di varietà che sia mai esistito. Ricordo una volta, a fine lavorazione di un 23 dicembre, la voce di Antonello in interfono disse “Buon Natale a tutti meno che alla Zavorra”, liberando tutto lo studio meno che noi. Questo perché non avevamo trovato un finale di uno sketch. Lo trovammo solo alle 23… e buon Natale a tutti. Per farvi capire che fare uno sketch era una cosa seria. 

D. Aver interpretato dei ruoli nel cinema sotto la regia  di tua zia Lina Wertmuller, cosa ti ha lasciato?

M. Lina è stata un regalo per me come modello di vita. Ho imparato tanto da lei, anche solo guardandola. E poi, ovviamente, perché è stata un genio. Non è che tutti hanno un genio, premiato con l’Oscar, come zia…

Però non ti posso nascondere il peso che si porta ad avere il mio cognome. Si è sempre sotto esame; si pagano tutte le eredità che porta un cognome come il mio. Solleva sempre la curiosità. Vedi, anche oggi, sono costretto a rispondere ad una domanda su questa mia parentela. Niente di male per carità, almeno in questo caso, ma sapendo che siamo in Italia, il fatto che io abbia dovuto non solo realizzarmi ma convincere della mia autonomia, è stata una fatica in più. Per fortuna ad aiutarmi sono arrivati i lavori a cui ho partecipato con altri grandi registi come Magni, Scola, Patroni Griffi, a dimostrare che io sono io indipendentemente dal mio cognome. Ma è stato uno scalino in più, non in meno, da superare….

D. Quale personaggio ti ha dato modo di esprimere tutto te stesso?

M.Tanti, non saprei dirtene uno in particolare …Forse un personaggio che pare costruito su di me è stato senz’altro “Il Pellegrino” di Pier Paolo Palladino a teatro.

D. Cosa è cambiato nel cinema e cosa nel teatro ultimamente?

M.Al cinema oggi mancano i maestri. Quelli di ieri poi erano maestri di vita non solo di cinema. E l’albero di certi stili cinematografici è rimasto senza frutti, secondo me. Se si prende per esempio il cinema impegnato, politico, quello di Petri, o di Rosi, per dirne alcuni, e poi se si prendono altri generi a caso si capisce che un certo cinema e un certo modo di lavorare non c’è più. Non vedo in giro oggigiorno altri Fellini, Leone, Scola, Magni, Monicelli, e potrei continuare… Vedo tante commedie rassicuranti, ma non molti grandi eventi cinematografici, ed è con questi che si scrive una pagina epocale.

Il teatro mi sembra più coriaceo invece, meno in balia dei venti. Certo, anch’esso soffre di un calo forte di gusti e qualità. Forse una certa televisione, in questo, ha le sue responsabilità.

IL MAKING OF DEL RITRATTO DI MASSIMO WERTMULLER DI FILIPPO NOVELLI https://youtu.be/sgElyogW9N8

D. Cosa vorresti dire ad un gruppo di ragazze e ragazzi che vogliono fondare una compagnia teatrale?

M. Di provarci senz’altro. Oggi è più difficile, certo, ma nessuno potrà mai dire che non si sia i prescelti, i fortunati che portano a compimento una avventura. Questo è ancora possibile.

D. Noi di DETTI E FUMETTI recentemente abbiamo prodotto dei fumetti per sostenere la Protezione Civile, i medici e il volontariato ( OSVY FIGHT COVID -2020) ; ho visto che anche tu sostieni l’organizzazione Medici Senza Frontiere e diverse altre cause animaliste, ce ne vuoi parlare di questo tuo impegno?

M. Direi solo questo, che l’impegno civico secondo me è rimasto uno dei più grandi sensi che si possano dare al proprio passaggio su questa terra. Rendersi utili è bello, non guardare solo al proprio ombelico è sano, non demandare, non essere ignavi è un nobile atteggiamento che ognuno dovrebbe tenere in questa vita.

D. Il tuo sogno del cassetto?

M.Stare in salute e poter godere sempre di un tramonto, del profumo del mare, della freschezza di un bosco….

D. Bene caro Massimo grazie anche a nome dei lettori di Detti e Fumetti per la piacevole chiacchierata!

[Dario Santarsiero alias Willy il bradipo per DETTI E FUMETTI – sezione Teatro -articolo del 17 aprile 2021]