Non sono gli anni della tua vita che contano, ma la vita nei
tuoi anni.
[Abraham Lincoln]
Gli anni ’60. I rivoluzionari anni ’60. I babyboomers sono cresciuti, così come le loro
consapevolezze ed i loro capelli sempre più lunghi. La Società, la cultura e la musica in
quegli anni andavano spediti verso una nuova identità sotto il nome dell’amore e
dell’unione. Ci farebbe bene una buona dose di quei valori oggi che siamo rintanati nel
nostro Facebook (ndr).

Un’identità caratterizzata dalla rottura dello status quo, quello status forgiato da una società conservatrice e bacchettona, dalla sua politica della guerra, da una cultura antisemita. Non è un caso che il rock sia stato la colonna sonora per eccellenza di quel periodo. Non c’erano più solo Chuck Berry, Elvis Presley e Little Richard: una nuova generazione stava facendo passi da gigante ed ogni orma lasciata è rimasta tutt’oggi impressa nel pianeta della musica e della società civile.
Alcuni artisti hanno un modo di vivere ed un modo di fare arte, per me ne esiste uno solo.
[Janis Joplin]
Difficile, per non dire impossibile, eleggere il porta bandiera del rock targato 60’s: se parlassi dei The Beatles farei un torto ai The Rolling Stones. Così come potrei scrivere dell’immensa Janis Joplin, di Syd Barret e dei primi Pink Floyd. E ancora Jimi Hendrix, The Who, Santana, Joe Cocker…la lista di mostri sacri è veramente senza fine. Ma i The Doors con Jim Morrison avevano qualcosa che gli altri non avevano.

James Douglas Morrison, con il suo background di colto poeta, esperto cinematografo, di bambino speciale (racconta che da piccolo, vedendo dei nativi americani morti sull’asfalto per un incidente, ricevette lo spirito dello sciamano), insieme alla sua allucinata vita priva di limiti, aveva dato avvio ad un’espressione ribelle e rivoluzionaria, tanto da spaventare e inimicarsi le Autorità ed addirittura la politica. In soltanto 5 anni è stato capace di mettere il suo volto tra gli Dei del rock e tutt’oggi la sua tomba a Père Lachaise è venerata da migliaia di fan. I suoi concerti erano rituali sciamani e psichedelici e lui, come lo definì il compagno di musica Ray Manzarek, sul palco era la reincarnazione del Dio greco Dioniso. La sua figura è tutt’oggi così pesante che si è scomodato anche un certo Oliver Stone per portare la sua vita in pellicola, non un regista qualsiasi.

Quando le porte della percezione saranno purificate, all’uomo apparirà come realmente è: infinito.
[William Blake]
Il giovanissimo Jim lasciò casa e famiglia per mettere tenda a Venice Beach dove studiava cinema. Erano anni di forte emancipazione in cui l’uso di droghe, specialmente allucinogene, erano all’ordine del giorno: si pensava che aiutassero ad aprire le porte della percezione, come del resto aveva intitolato Huxley il suo libro. Jim era in prima linea in questa sperimentazione e furono proprio “quelle porte” a dare il nome al suo gruppo formato con l’amico di studi Ray Manzarek ed insieme a John Densmore e Robby Krieger. Negli anni ’60 non si pubblicavano i propri esperimenti artistici su YouTube e nemmeno si misurava la propria celebrità a suon di like e migliaia di follower. Così come per la quasi totalità degli artisti di quei tempi, The Doors cominciarono a suonare in piccoli e fumosi locali dove il pubblico poteva essere composto da 20 o 30 corpi danzanti. La voce dell’esistenza di un gruppo pseudo intellettuale che suonava rock, blues e interessanti contaminazioni jazz si sparse rapidamente e, in men che non si dica, si trovarono sul palco del mitico locale Whisky a Go Go su Sunset Boulevard della West Hollywood, a fianco di personaggi del calibro di Frank Zappa e Van Morrison. Ipnotizzarono il pubblico il cui corpo cominciò a muoversi sinuosamente mosso come chioma al vento (novità rispetto alle danze impostate degli anni precedenti). Sarebbe stato un successo se l’organizzatore, un giorno del 1966, non fosse andato in bestia di fronte ai versi della canzone The End. Erano troppo: riferite al complesso di Edipo in versione freudiana, ma che tanto sapevano di incesto, furono il motivo per cui prese a calci buttandoli fuori. Poco male visto che, grazie a quell’esibizione, furono notati dalla Elektra Records che gli offrì un contratto ed in sei giorni registrarono il primo loro album omonimo. Era il 4 gennaio 1967 ed il Re Lucertola, uno dei suoi tanti soprannomi, si stava per impossessare dell’attenzione mediatica e del pubblico statunitense prima e del mondo poi.

Non vivere con la paura di morire, ma muori con la gioia di aver vissuto.
[Jim Morrison]
Jim Morrison aveva un “piccolo” problema, non sapeva stare alle regole. Già con il primo album finirono all’Ed Sullivan Show, un’istituzione per quei tempi e l’occasione per avere l’attenzione nazionale in TV. C’erano già stati Elvis Presley, The Beatles e The Rolling Stone. Mick Jagger e compagni dovettero accontentare Ed cambiando una parola nel testo Let’s spend the night togheter per farlo risultare più decente. Quella “decenza” che era la massima rappresentazione del puritanesimo. Il burbero Sullivan, ci era riuscito con Jagger, ma ci aveva già provato con Elvis ed il suo movimento pelvico, andandogli male: così come con Jim e soci. in Light my fire avrebbero dovuto cambiare la parola “higher” nella frase Girl, we couldn’t get much higher. La parola scelta dai produttori del programma TV era “better”. Questo perché il verso sotto accusa ammiccava all’uso di droghe e non potevano andare in diretta nazionale con un messaggio del genere. Forse non avrebbero potuto in tanti, ma non Mr. Morrison che, in barba al tentativo di “restaurazione culturale” della vecchia guardia, non fece alcuna variazione al testo facendo imbestialire il conduttore televisivo. Non fu il solo caso di ribellione e sfida alle Autorità: nei loro 200 concerti The Doors erano soliti alle provocazioni, quando del pubblico, quando delle forze dell’ordine. Provocazioni che gli costarono care come nel Live al New Haven nel 1968 in cui attaccò verbalmente la polizia, dopo che aveva avuto un diverbio con uno di loro nel backstage interrompendo il suo momento di intimità con una ragazza. Ci fu una vera sommossa e ancora nessuno sapeva che, tra il pubblico in preda al delirio, c’era un certo James Ostenberg che di lì a poco sarebbe diventato Iggy Pop formando i The Stooges e ispirandosi proprio alla sua icona Jim.

Questi giovanotti conoscono alla perfezione gli spartiti, ma non sanno neppure cosa significhi vomitare
[Iggy Pop]
Questo è stato Jim Morrison nel suo breve passaggio sulla Terra: un’icona immortale. Vuoi per l’alcol, per le droghe o per la sua personalità eccentrica era come se si stesse rapidamente dissolvendo. Mentre la lancetta del tempo scorreva lui rapidamente lasciava la polvere di sé disperdersi nell’aria, diventando presto un’aurea che avrebbe raggiunto il mondo per l’eternità. Tormentato dal peso della celebrità e dei suoi demoni la stella di Jim cominciò ad affievolire la sua luce ed il processo, seguito all’ennesima provocazione al concerto di Miami (ancora oggi non si hanno prove che veramente lui aveva mostrato gli attributi come secondo il capo d’accusa), fu la condanna per colui che si dichiarò vittima del puritanesimo, proprio come uno dei suoi poeti preferiti, Oscar Wilde. Jim Morrison ed The Doors erano considerati così “socialmente pericolosi” che non furono nemmeno invitati al celeberrimo Festival di Woodstock (sacrilegio!).

Nessuno ha mai progettato di essere.
[Jim Morrison]
Preso dai problemi giudiziari e da una forma fisica in fase degenerativa, lasciò The Doors con l’ultimo album L.A. Woman, uscito poi nell’aprile del 1971. Album che contiene l’epica Riders on the Storm, in cui i tuoni ed il suono della pioggia sembravano presagire un futuro nefasto. Pochi mesi dopo, durante la sua permanenza a Parigi, il Dio del rock raggiunse gli altri Dei sul monte Olimpo per guardarci divertito da lassù. Ha raggiunto Robert Johnson, Brian Jones, Janies Joplin e Jimi Hendrix; avevano tutti soltanto 27 anni e con i successivi Kurt Cobain ed Amy Winehouse, oggi formano quel mazzo di fiori sfioriti troppo precocemente a causa delle loro esagerazioni e follie: il Club 27. Della sua presenza terrena resta la grandezza dei suoi testi, della sua musica e della sua rappresentatività della generazione di Babyboomers che con i propri ideali ha cambiato i connotati al mondo. Mi piace ricordarlo non per le sue follie, ma per ciò che ha rappresentato e rappresenta tutt’ora. Di lui ci resta la forza sovrannaturale di cui è dotato l’uomo comune come noi, quella forza che può farci determinare il cambiamento ed esserne voce in poco tempo. Lui ci è riuscito in una manciata di anni. Tutto ciò fa di Jim Morrison, il Poeta maledetto, una delle più grandi leggende del rock.
This is the end, my only friend…the end
[Jim Morrison]
Io sono Steo e questa è la mia Storia del Rock illustrata da Filippo Novelli su DETTI E FUMETTI.

Come di consueto al termine della storia vi consiglio l’ascolto di tre brani:
Ne abbiamo fatto un libro potete acquistarlo su AMAZON.
Ci vediamo presto con il terzo capitolo. Stay Rock!
[Stefano Pancari per DETTI E FUMETTI – sezione Musica – articolo del 19 luglio 2020]

