Cari lettori di Detti e Fumetti, il nostro cammino nel meraviglioso mondo della poesia, per il ciclo Evocazione e Sintesi ci fa incontrare oggi Angela Maria Rucco alias Veronika Beccabunga.
W. Allora Veronika una tua breve Biografia; d’ora in poi rispetteremo il tuo desiderio e ti chiameremo con il tuo pseudonimo, Veronika Beccabunga: sei nata a Latina nel 1975 ti trasferisci a Roma nel 1994 frequenti il corso di laurea in lingua hindi al Dipartimento di Orientalistica dell’Università La Sapienza. Lavori come traduttrice free lance.

Collabori con tuoi testi poetici alle visite guidate con “Arte al Popolo visite guidate”. Partecipi alle seguenti manifestazioni culturali: ‘Roma Poesia 1999’, ‘Roma Poesia 2001’, ‘Miss Poesia 2003’, “MarteLive 2008” “Rave Letterario 2015”, “Micro Aperto 2018-2020”, “#Liberiamo la cultura 2020”.
Nel 1998-1999 partecipi con poesie e collages alla redazione della rivista Liberatura-rivista di libera scrittura, creata con il patrocinio del Dipartimento di Studi Romanzi dell’Università La Sapienza.
Ti esibisci in reading sonori e performativi intrecciando di volta in volta collaborazioni con musicisti dai generi differenti ( Yva & The Toy George, Dj Freshness). Contribuisci al numero 0 della rivista HPO-Scritture Capitali, 2019.
W:A che età ti sei accostata alla poesia e perché?
V. Ho scritto quella che considero la mia prima poesia all’età di 12 anni, ma ho cominciato a scrivere sistematicamente poesie verso i 15 o 16 anni.
Da bambina ero piuttosto introversa e amavo stare in casa da sola, tra una discreta libreria in cui affondare il naso, l’ascolto perenne di musica con tentativi di trascrivere i testi in inglese, il disegno e la scrittura: una scrittura che nasceva da un’esigenza quasi ‘terapeutica’, di confronto e sfogo intimistico, eccezion fatta per questa prima poesia in cui avvertii il desiderio di riportare un’immagine che mi era affiorata alla mente, qualcosa a proposito di una notte stellata e uomini attorno a un fuoco, una sorta di scenario ‘western’ ma non la ricordo bene e chissà dove sia finita!
W: I tuoi studi orientali hanno influito sulle scelte poetiche?
V. In parte sì, soprattutto per quel che riguarda l’immaginario, stimolato dallo studio delle arti figurative e anche l’approfondimento del misticismo orientale ha avuto e continua ad avere un certo ‘peso’ sulle mie scelte poetiche.
W: Perché firmarsi con lo pseudonimo Veronika BeccaBunga?
Amo presentarmi come poetessa con il nome di una pianta dalle molteplici proprietà terapeutiche, Veronika Beccabunga: ‘vera icona dalla bocca bruciante’ (Veronicon beckpunge).
Io sono la terra, oscura e segreta, densa e calda, che culla i semi di un linguaggio amoroso fitto di corrispondenze magiche, e da questo nasce la pianta che è la mia poesia!
W: Come definiresti il tuo stile?
V. Credo che quello che emerga dalla mia poesia possa definirsi uno stile evocativo, visionario, in grado di poter trasmettere, attraverso un percorso di simboli, degli squarci di immagini, cercando di superare i confini strettamente letterali o semantici.
W: Dove trai l’ispirazione?
V. Parto sempre dalle immagini: sia che voglia trasmettere degli stati d’animo -personali o universali- sia che voglia rendere in poesia immagini che mi hanno colpito, o create da me e che desidero trasmettere.
W: Perché leggere la poesia?
V. Leggere la poesia per prendersi una pausa dal frastuono circostante, una pausa dall’ordinario e ordinato avvicendarsi degli eventi, leggere la poesia per concedersi una parentesi che potrebbe non chiudersi ma aprirsi su noi stessi….
W: Quali libri consiglieresti ad una adolescente che si vuole accostare alla poesia?
V. Francis Picabia “Poesie e disegni della figlia nata senza madre”, tutte le poesie di Marina Cvetaeva, tutte le poesie di Paul Éluard, “Poesie erotiche” di Georges Bataille e, last but not least, “La sera leoni” di Mara Cortazàr!
W: Il tuo sogno nel cassetto?
V. Il mio sogno nel cassetto è fare la ghost writer per il Papa!!! Scherzo, in realtà ho diversi cassetti e altrettanti sogni stipati dentro, comunque uno di questi è scrivere una poesia che commuova il mondo, che faccia ridere e piangere di gioia, che possa essere canticchiata da chiunque, che sia scritta sui muri e, magari, quelli brutti, che separano, li faccia crollare…
W: Bene Veronika, grazie per questa piacevole chiacchierata, anche a nome dei lettori di Detti e Fumetti
V. Grazie a voi, a presto Willy!
Le POESIE DI VERONIKA
Quando l’orizzonte
Quando l’orizzonte
sarà il tuo petto
capovolto
come un fior di baratto
Ritroverò il sorriso del marmo
in ogni sua vena
scalderò i passi d’una danza
sul vetro ardente della luna
E tu
sarai la corda dei miei scherzi
Funamboli come zampette di paglia
sull’erba che frigge
L’odore della tua nausea
sarà il vapore d’un distillato qualunque
Avrò il mal di pancia
a furia di ridere
nella foresta
dei nostri cappelli da ombra
E scale a soffietto
per fare musica BUENO! COMO VA??
anche 1 dubbio si piega a funghetto
Un’esclamazione
soffia nel vento e diventa la spora
di quale ricordo
di memorie micotiche e povere trappole
Mentre fuori
intona un concerto per rane
che avvolge la notte
come il burrone dei nostri occhi
aperto
sul buio incantato.
DODICESIMO PARALLELO
sei tu LA MENTE
che divora il d e s e r t o
sei tu LA BOCCA
che affama poesiA
le mani-tue sono milioni
di MANI
per ogni pagina
strappata via dal vento
DOLCEMENTE
VOLTEGGIA
e viaggia
oltre le tue parAnoie
se la bocca
fosse
solo un appoggio
e tutti gli altri PUNTI DI FUGA
lingue babeliche mi esplodono in testa
rompendo gli alfabeti come salvadanai
i numeri s’accoppiano e moltiplicano le incognite
come sconosciuti che non s’incontrano mai
se non all’infinito, al cui indirizzo ci sei già stato
Boris-serviti pure
al pianoforte
e suonami 1 drink POR FAVOR
fallo scorrere come note tra i nodi dei miei capelli
scarabocchi africani su tela pallida FIAMMINGA
Sai che ti devo la vita
e dio è rinato
tra quattro lenzuola
e s’è vestito alla svelta
SENZA PANE TOSTATO
Naufragio
I Sensi
continuamente
sconvolti&travolti
nel buio della mente
il volto d’un bambino bambolotto
il naso grosso d’un bracco
tre gufi sorridono tra le grinze rosa
delle mie palpebre
Il sonno pervade ogni cosa
come un fiume di lava tiepido
lambisce l’ossa
la giostra rallenta
e s’arresta
Restano i ruggiti
delle onde d’agosto
da cavalcare o da inseguire
esserne la scia-scialuppa
del mio naufragio i n t i m o
oppure cresta
che spumeggia al futuro.
[Dario Santarsiero per Detti e Fumetti -Sezione Letteratura – Articolo del 2 maggio 2021]

