Cari lettori di Detti e Fumetti, oggi ho il piacere di intervistare lo scrittore Edoardo Albinati.
Sei nato a Roma nel 1956, hai studiato al Liceo classico San Leone Magno (dove è ambientato il tuo romanzo La scuola cattolica) con Walter Mauro; hai però frequentato l’ultimo anno di scuola al Liceo classico statale Giulio Cesare, dove hai conseguito la maturità classica. Dal 1994 svolgi attività di insegnamento all’interno del penitenziario di Rebibbia. I tuoi esordi avvengono all’interno della rivista Nuovi Argomenti della quale entri a far parte nel 1984. Con il regista Giorgio Barberio Corsetti hai scritto Il colore bianco, andato in scena per le Olimpiadi di Torino 2006. Dal tuo libro Orti di guerra sono stati tratti venti episodi realizzati da Radiotre Rai (1997) con musiche di Fabrizio De Rossi Re (nell’edizione Fandango 2007). Nel 2002 hai lavorato presso l’Alto commissariato ONU per i rifugiati in Afghanistan e nel 2004 hai partecipato a una missione dell’UNHCR in Ciad, pubblicando reportage sul Corriere della Sera, The Washington Post e La Repubblica. Il libro Il ritorno. Diario di una missione in Afghanistan ha vinto nel 2003 il Premio Napoli Nel 2002 hai vinto, nella sezione Poesia, il Premio Nazionale Rhegium Julii, con Sintassi italiana; nel 2004 hai vinto il Premio Viareggio con il romanzo Svenimenti. Sei stato vincitore del Premio Strega 2016 con il romanzo La scuola cattolica pubblicato da Rizzoli. Proclamato vincitore l’8 luglio 2016. Il 30 agosto 2022 è uscito, edito da Rizzoli Uscire dal mondo. In questo libro Albinati tratta un tema di estrema attualità: siamo noi che ci rendiamo inaccessibili agli altri o sono gli altri che ci confinano in piccoli spazi?
W. Perché hai deciso di fare lo scrittore?
Fin da bambino mi sono appassionato alla lettura, al suono e al senso delle parole. Scrivere è il mio modo di immaginare e ragionare. E la lingua è l’unico campo in cui mi trovo veramente a mio agio.
W. Che senso ha oggi la letteratura?
E’ una delle poche cose che può dare, insieme, conoscenza e piacere. Serve a superare i propri limiti, ad allargare la propria vita, permettendoti di viverne altre per interposta persona.
W. Chi o cosa ti ha ispirato il libro “La scuola cattolica”?
Il fatto che i responsabili del Massacro del Circeo erano stati miei compagni di scuola. E che uno di loro, Angelo Izzo, nel 2005, cioè trent’anni dopo il primo delitto, sia di nuovo tornato a uccidere. Dunque, quel passato non era veramente passato… Ma io non volevo raccontare solo i crimini, piuttosto la mentalità, la vita borghese, le famiglie, il quartiere, appunto la scuola in cui avevamo studiato, insomma tutto ciò che sta intorno e dietro a quella storia. La vita cosiddetta “normale” in mezzo alla quale è piombato quel macigno.
W. All’interno del tuo libro “La scuola cattolica” c’è una richiesta non detta da parte dei maschi di avere dei contatti tra di loro che non siano esclusivamente di tipo competitivo. Ce ne vuoi parlare?
Credo che i ragazzi abbiano un bisogno di intimità e di tenerezza niente affatto diverso da quello che provano le ragazze, ma che purtroppo si sentano a volte costretti ad assumere pose da duro e comportamenti violenti per dimostrare la propria virilità. È un equivoco tremendo, un meccanismo perverso che andrebbe smontato.
W.Nel tuo libro di poesie “Nella tua bocca è la mia religione” anche questo in parte autobiografico, dichiari il tuo amore per il corpo umano e in special modo per quello femminile. E così?
Noi siamo il nostro corpo, con i suoi difetti e la sua bellezza. La poesia parla sempre di questi aspetti sensuali che ci fanno tanto soffrire e godere. Il corpo è sempre pieno di sorprese, è un campo di ricerca e di attrazione inesauribile. Io ne sono solo un umile e sventato esploratore. Diciamo che i miei sul corpo amato sono “esercizi di ammirazione”.
W. Perché la decisione di insegnare nel carcere di Rebibbia?
Per conoscere un mondo ignoto, e frequentare gente di ogni tipo, normalmente molto diversa da me. Le persone simili a me mi annoiano. Insegnare lì è un bell’esperimento.
W. Il tuo sogno nel cassetto?
Devo essere sincero? Non ne ho. Anche perché sono totalmente incapace di immaginare il futuro. W. Bene, grazie caro Edoardo, anche a nome dei lettori di Detti e Fumetti per questa interessante chiacchierata
[Dario Santarsiero per DETTI E FUMETTI – sezione Letteratura – articolo del 19 settembre 2022]


