DARIO SANTARSIERO ALIAS WILLY IL BRADIPO INTERVISTA GAIA ZUCCHI

Oggi cari lettori di Detti e Fumetti intervisterò l’attrice Gaia Zucchi.

Allora Gaia, sei nata a Roma il 27 marzo 1970, ti sei laureata in psicologia. Ti sei diplomata al centro sperimentale nel 1994 Hai fatto quindici anni di teatro sotto la guida del regista Attilio Corsini al teatro Vittoria. Hai lavorato con Ronconi, Daniele Formica al Sistina, Argentina, Brancaccio, per citarne alcuni.  Nel cinema hai lavorato sotto la regia di Tinto Brass, Anna Carlucci, Cinzia Torrini. Hai partecipato in varie fiction: Carabinieri, Distretto di Polizia, La Squadra. Sei apparsa in diversi spot pubblicitari, uno fra tanti quello con Mike Buongiorno e Fiorello.

W. Perché hai voluto fare l’attrice?

Innanzitutto, perché è il mestiere più bello del mondo. Attraverso questo lavoro posso interpretare tutti gli aspetti dell’umanità e tutti i mestieri. Cioè, un giorno puoi essere un dottore, un altro un insegnante, o uno psicologo o un drogato, oppure un ladro e quindi è meraviglioso. Ciò che mi spinse a fare l’attrice furono i film: Kramer contro Kramer, con Meryl Streep e Dustin Hoffman e Mammina cara con John Crawuford Gli avrò visti almeno trenta volte e grazie a questi film, decisi di recitare. Ho intrapreso questa carriera, anche per essere apprezzata, amata, e lasciare così un segno su questa terra. Un altro motivo fondamentale con questo mestiere e che puoi viaggiare e per me viaggiare è la più grande cultura che un essere umano possa avere, perché ti apre completamente la mente

W. Il rapporto professionale con Attilio Corsini cosa ti ha lasciato?

Per me Attilio Corsini è stato uno dei più grandi registi teatrali che il nostro teatro italiano abbia mai avuto. Attilio Corsini mi ha formata, supportata, mi ha fatto credere tantissimo in me stessa, facendomi amare questo lavoro. Mi ricordo un aneddoto in cui Attilio mi chiamò “Animale da palcoscenico” ed io mi offesi. Invece mi disse che era un bellissimo complimento. Ogni volta che c’era la prima, mi portava sempre i fiori in camerino. Ho lavorato con lui per più di dieci anni in tantissimi spettacoli che Attilio scriveva appositamente per me. Ci adoravamo. Un personaggio, Attilio, molto folle e molto capace. Mi ha lasciato tanti bei ricordi e la voglia di studiare. Attilio amava la spontaneità nella recitazione, non amava l’attore impostato e quindi mi diceva di essere me stessa, mi lasciava molto libera, pur dandomi delle direttive. Ha creduto tantissimo in me come attrice e io in lui.

W. Lavorare con Tinto Brass oltre ad arricchirti professionalmente ti ha dato la meritata notorietà, è così?

Accettai di partecipare al film Fermo posta di Tinto Brass proprio per diventare famosa e grazie al film, ho avuto la notorietà in pochissimo tempo; nonostante venissi dal centro sperimentale, da tanti anni di pubblicità e da trasmissioni televisive e spettacoli teatrali, con Tinto Brass sono stata conosciuta dal grande pubblico. Con Tinto mi sono arricchita sicuramente di esperienza, perché pur essendo un bravo regista il film in se, non mi ha arricchito dal punto di vista artistico. Però mi ha dato notorietà. Tanto è vero che poi ho fatto le riviste in tutto il mondo, copertine in Spagna, in Francia. Anche perché sul set quando si girava c’erano i giornalisti dell’espresso e dei più importanti quotidiani italiani. E quando mai ti ricapita.

W. Che cosa è per te l’applauso?

L’applauso è il massimo riconoscimento per un attore, è l’appagamento vero di tutte le fatiche che si fanno. L’applauso, soprattutto ottenuto a teatro, ti riempie il cuore di gioia. Il primo applauso che ho avuto è stato nel mio primo spettacolo al teatro Vittoria con la regia di Attilio Corsini, dove c’erano seicento persone, quando il sipario si è aperto ed è esploso l’applauso, sono svenuta per l’emozione. Mi hanno tirato dentro per i piedi e il sipario si è chiuso.

W. Che cosa è per te il fallimento dal punto di vista professionale?

Il fallimento dal punto di vista professionale è non riuscire a lavorare. Non essere chiamati, non riuscire a far parte di uno spettacolo o non fare un film. In pratica non riuscire ad esprimere la propria arte. Per me questo è il vero fallimento.

W.  Per un periodo hai insegnato recitazione ai bambini cosa hanno insegnato loro a te?

E’ stata un’esperienza stupenda anche se dal punto di vista energetico mi ha devastata. Cosa mi hanno dato? Mi hanno fatta sentire amata, mi portavano sempre i fiori e mi hanno ridato l’entusiasmo, quello che nel corso della vita si perde. È stato stupendo lavorare con i bambini, quello che ho dato a loro, me lo hanno restituito tre volte tanto. Era una fascia di età che variava dai due anni agli otto. Abbiamo fatto in questa scuola Il saggio di fine anno che poi è andato su Sky ed è stato bellissimo, ho aperto uno scrigno per far volare dei palloni bianchi con la musica di We are the world e con i bambini che alzavano le loro manine al cielo. A fine spettacolo sono venuti da me abbracciandomi forte, c’era anche mia figlia che aveva recitato con il gruppo dei bambini. È stato emozionante

W. So che stai seguendo un progetto nel sociale, ce ne vuoi parlare?

Sono molto attratta dalla gente che ha una storia da raccontare, per esempio chi ha vissuto il carcere, i drogati, i disadattati; in una parola, gli ultimi. Queste persone potranno accedere gratuitamente ai corsi, dove io metterò a loro disposizione tutta la mia esperienza artistica, dando lezione di recitazione, dizione. Altri artisti daranno lezioni di disegno, musica, pittura, fotografia. Insomma, attraverso l’arte, voglio far riscattare le persone, perché a mio avviso, l’arte guarisce ogni male, perché se riesci ad esprimerti, guarisci te stesso.

W. ll tuo sogno nel cassetto?

Di sogni nel cassetto ne ho tantissimi, come le mie mille personalità, non ne ho uno solo. Nonostante la vita sia stata spesso crudele con me, ancora ho la capacità e la voglia di sognare. Come ho detto prima, vorrei aprire questi centri-laboratorio per aiutare appunto gli ultimi. Questo per quanto riguarda il sociale. Per quanto riguarda me, vorrei finalmente ritrovare la serenità e la pace in una bella casa con i miei figli, tanti animali e l’amore, se ci sarà. Per quanto riguarda la carriera, vincere un oscar per la mia interpretazione in un film internazionale. Fare uno spettacolo dove la gente sia felice di vederlo e dove possa ridere, perché siamo molto angosciati, veniamo da anni difficilissimi, ed ho voglia di far ridere le persone. Anche attraverso questo libro che sto scrivendo; uscirà a dicembre e mi auguro che sia un libro leggero dove la gente possa sorridere ridere e riflettere, perché nella leggerezza ci possono essere delle note profonde che non debbano essere necessariamente pesanti

W. Bene, grazie Gaia per questa interessante chiacchierata, anche a nome dei lettori di Detti e fumetti; non vediamo l’ora di applaudirti a teatro ma soprattutto di leggere il tuo libro. A presto

[DARIO SANTARSIERO per DETTI E FUMETTI sezione TEATRO – articlo del 29 settembre 2022]

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