Willy intervista Andrea Lelario per DETTI E FUMETTI

Cari Lettrici e Lettori di Detti e Fumetti, oggi scambieremo due chiacchiere con l’artista Andrea Lelario Litografo e incisore.

Allora Andrea nasci nel 1965 a Roma dove frequenti il corso di Tecniche dell’Incisione tenuto da Pippo Gambino e Duilio Rossoni presso l’Accademia di Belle Arti di Roma.
Nel 1990 consegui il diploma in Decorazione con Enzo Frascione e nello stesso anno vinci il Premio “Accademia di Belle Arti di Roma” istituito dal Direttore Cesare Vivaldi.

Dal 1995 al 1997 curi la rassegna di arti visive Capranic’Art, allestita all’interno di Palazzo Capranica di Roma, contestualmente progetti un mosaico per la metropolitana di Roma, realizzato nella stazione di Numidio Quadrato. 

Nel 2010 vieni invitato nello studio televisivo Rai ArtNews per la realizzazione in diretta di un’opera, Genos. Negli anni 2017/2018, collabori con William Kentridge ad un progetto di litografie e incisioni.

Nel 2018 realizzi l’opera Site-specific per il nuovo Rettorato di Tor Vergata La memoria e i volti. Lo sguardo dell’Università Tor Vergata nei ritratti dei rettori, sei matrici in rame incise a punta secca e inchiostrate

Attualmente sei docente di prima fascia di Tecniche dell’Incisione e Grafica d’Arte e Litografia presso l’Accademia di Belle Arti di Roma.

[Per approfondimenti: https://abaroma.it/docenti/prof-andrea-lelario/]

D. Cosa ti ha spinto verso il mondo dell’arte?

A. La molla iniziale, sin da bambino, è legata al desiderio di comunicare, di condividere le proprie emozioni con altre persone. E il canale a portata di mano, il più naturale che avevo era il disegno. Poi è arrivata l’incisione.

D. Perché proprio l’incisione?

A. Ho cominciato a sperimentare questa tecnica da ragazzo. Mi attraeva l’idea di interagire con il metallo, come uno scultore, di praticarvi innumerevoli solchi, segni più o meno profondi che nel loro insieme creativo generano l’opera con l’azione della stampa finale. Poi chiaramente sono stato affascinato dalla poetica e dal talento dei grandi maestri incisori che mi hanno ispirato e spinto a confrontarmi con questa arte, a farla mia in qualche modo, ad attualizzarla; arte ancora oggi poco conosciuta. Purtroppo.

D. Cosa provi pensando al mosaico sotto la fermata della metro Numidio Quadrato, sapendo delle migliaia di persone che ogni giorno la frequentano?

A. Mi viene in mente il flusso di persone che ogni giorno passa e si lascia alle spalle quel mosaico, di corsa la mattina per andare al lavoro o scuola e poi più lentamente la sera quando si rientra. Il mosaico è lì, fedele, paziente, attento. Un po’ come un osservatore diciamo. Ma pronto anche a essere osservato per chi vuole fermare per un momento dal solito tran tran. Magari riesce a regalare una piccola emozione, un pensiero nuovo… questo mi farebbe  piacere. 

D. Lasciare con il bulino un segno sul rame, cosa significa per te? 

A.Significa appunto lasciare un segno, letteralmente. È quasi un piacere fisico l’interazione con il metallo. 

Un contatto primigenio con la materia. Tutto questo mi fa infatti pensare alle incisioni rupestri, alle tracce ancestrali dell’Homo Sapiens.

D. Nella tua lunga carriera d’artista, in cosa vorresti migliorarti?

A. C’è sempre un’evoluzione nel percorso di un artista. Per quello che mi riguarda, non posso sapere la meta esatta verso cui sto andando… La cosa importante è però avere una direzione, un obiettivo, portare con sé la giusta “attrezzatura”. A me basta sapere di non aver perduto per strada la sensibilità, la capacità di cogliere gli aspetti significativi dell’esistenza, le emozioni. Quando si diventa maturi o si invecchia si è meno permeabili, ci si irrigidisce, non si dialoga come prima. E questo rappresenta una perdita per un artista. Secondo me, il suo bagaglio non dovrebbe mai finire di riempirsi, lasciare posto al nuovo, all’inedito. 

D.  Quando vedi i tuoi studenti dell’Accademia di Belle Arti mettere in pratica i tuoi insegnamenti che sensazione hai?

A.Penso al lavoro che hanno davanti. Sento una forte responsabilità nei loro confronti. Spero fra me e me di averli accompagnati nel modo giusto per una piccola porzione della loro vita, di aver aperto loro una prospettiva futura. L’Accademia è molto importante per la formazione artistica. È il periodo della conoscenza e della sperimentazione, dell’applicazione e della verifica, della condivisione e della crescita. Passaggio fondamentale per capire sé stessi e gli altri; per osservare l’orizzonte che abbiamo di fronte. E nella fase storica che stiamo attraversando, quella dell’IA che promette scenari nuovi nel campo dell’arte non sempre positivi, tutto questo è ancora più necessario e urgente. Ma questo è un altro capitolo …

D.dal 13 settembre al 13 ottobre 2024 il Mattatoio di Roma ti ha aperto le porte a una tua mostra dal titolo “Nomadi del Sogno” ce ne vuoi parlare?

A.“Nomadi del sogno” nasce dall’idea di realizzare con Nicoletta Provenzano, curatrice attenta e appassionata,un racconto composto da una selezione delle mie opere; un viaggio dentro il mio immaginario che attraversa vari mondi, da quello naturale a quello sognato, dall’inconscio al conscio, dalle particelle elementari alle galassie dell’universo. Tutto questo cucito da piccoli frammenti, da segni infiniti che tentano, come esseri microscopici, di ordinare, o meglio,riordinare dentro al labirinto dell’esistenza le briciole delle emozioni provate fino ad oggi.

D. Bene, caro Andrea ti ringrazio anche a nome delle Lettrici e Lettori di Detti e Fumetti, per questa interessante chiacchierata. 

A. Grazie a te ed un saluto alle Lettrici e Lettori di Detti e Fumetti

[DARIO SANTARSIERO PER DETTI E FUMETTI – SEZIONE ARTE- ARTICOLO DEL 19 SETTEMBRE 2024]

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