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EVA GIOVANNINI -L’ULTIMO PARTIGIANO

Cari Lettrici e Lettori di Detti e Fumetti oggi faremo due chiacchiere con la giornalista scrittrice Eva Giovannini.

Allora Eva, sei nata a Livorno nel 1980. Sei inviata e conduttrice Rai. Autrice dei podcast La Scelta di Eva (2024) e AstroPolitica (2022), hai co-condotto per la Rai Petrolio, Popolo Sovrano e due edizioni del Premio Strega. Autrice anche del saggio Europa Anno Zero (Marsilio ed.) e della graphic novel Oriana Fallaci: il Vietnam, l’America, e l’anno che cambiò la Storia (Round Robin. 2021), vincitrice del Premio Giornalistico Altiero Spinelli per gli Studi Europei e membro della Commissione di Saggi sull’Europa istituita dalla presidenza della Camera (2017).

Nel 2024 esce il Graphic Novel “L’ultimo Partigiano”. La storia raccontata a fumetti di Lanciotto Gherardi

D. Perché hai deciso di fare la giornalista?

Ho deciso di fare la giornalista, perchè sono sempre stata fin da piccola, una bambina molto curiosa di cose molto diverse tra loro. Inoltre ero una bambina incline alla noia, e quindi ho pensato che fare questo mestiere fosse un antidodo meraviglioso alla noia, perché effettivamente non c’è mai un giorno uguale ad un altro. Fare il giornalista significa fare l’opposto di un lavoro ripetitivo, anche se per anni si segue un filone come la politica, ogni giorno ci si immerge in nuove notizie, nuove spigolature, persone nuove e punti di vista 

D. Chi avresti voluto come guida, quando hai iniziato la tua carriera? 

Molte guide diverse, mio padre leggeva le interviste di Enzo Biagi, e di lui ricordo il grande rigore. Poi da adolescente mi piaceva il tipo di giornalista stile  Lili Gruber. Della Gruber  ho ambito di avere il talento e la chiarezza espressiva ed espositiva. Mi piaceva anche Oriana Fallaci; ho sempre letto i suoi libri fin da adolescente, e mi hanno ispirata per il loro coraggio, per la loro profondità; per questa penna sempre tagliente, però anche ironica.

D. Dicevamo nel 2024 esce il tuo Graphic Novel “L’ultimo Partigiano”. La storia raccontata a fumetti di Lanciotto Gherardi. Perché hai scelto proprio il Graphic Novel come mezzo di comunicazione?

E.  Per il primo graphic novel ,il Vietnam, l’America, e l’anno che cambiò la Storia (Round Robin. 2021), che scrissi, mi sembrava un bel modo per far conoscere Oriana Fallaci anche alle nuove generazioni, non solo quindi attraverso i suoi libri, i suoi articoli ma con un mezzo più fruibile per le giovanissime  e i giovanissimi che altrimenti si sarebbero persi un personaggio cosi grandioso. Questo secondo  graphic novel, l’ultimo partigiano,  e’ nato dal fatto che mi sono trovata in mano del materiale di questo partigiano Lanciotto Gherardi, episodi di vita vissuta che avevano una tale portata ironica, non dico sovversiva, però essere un antifascista, era una persona di grande spirito e ironia e allora il graphic novel mi è sembrato un modo, tra virgolette giocoso per narrare una vicenda in verità serissima, perché quest’uomo ha dato la vita per questa causa.

D. Che sensazioni si provano nel vedere un proprio racconto trasformarsi in un fumetto?

E’ una sensazione molto bella, perché hai come l’impressione che diventino eterne certe storie; il graphic novel consegna ad un pubblico vastissimo certe testimonianze: dai bambini di nove anni ai nonni di novanta, perché è uno strumento capace di arrivare a chiunque, facile ma non banale. E quindi è molto attraente e lo dimostrano i numeri di Lucca comics di questi giorni molto amato da un pubblico trasversale.

D. Torniamo per un attimo al primo Graphic novel. Oltre ad aver sceneggiato il graphic novel su Oriana Fallaci, l’hai anche intervistata; come la definiresti?

Purtroppo, non ho mai conosciuto di persona Oriana Fallaci, ho intervistato sua sorella Paola, dopo la morte di Oriana, quindi non posso dire che donna è stata a livello epidermico; purtroppo non ho avuto il piacere di sedermi di fronte a lei.Dai suoi scritti  la definirei una donna assoluta, cioè incapace di mezze misure, di sfumature; o meglio, intellettualmente capacissima ma con un animo radicale. Era una donna che viveva di assoluti, capace di manifestare  nella stessa situazione una enorme plateale fragilità e al contempo un essere completamente indomito e coraggiosissimo. E’  stata una persona che ha inciso di più non solo nelle vite di chi si è trovata di fronte, chiunque sia stato intervistato da lei è rimasto ipnotizzato, nel bene e nel male. Da chi se ne innamorato a chi l’ha odiata per il resto dei suoi giorni, come Kissinger, che si è pentito amaramente di averle rilasciato un’intervista. Comunque  Oriana Fallaci lasciava sicuramente un segno.

D. Ma torniamo al tuo ultimo graphic novel.“L’ultimo Partigiano” storia di Lanciotto Gherardi  ce ne vuoi parlare?

Lanciotto Gherardi, è la storia di un partigiano, di un uomo, morto purtroppo il giorno stesso della liberazione della città di Livorno, che lui aveva contribuito a liberare in maniera diretta, perché era a capo della brigata Oberdan Chiesa,che ha liberato la città il 19 luglio 1944. Morì lo stesso giorno entrando in città da liberatore e per beffa del destino ucciso da fuoco amico, per un errore di un soldato americano. Questa storia è nota in tutte le cronache della resistenza Toscana. A Lanciotto Gherardi è intitolata una via in città. E’  nella lapide dei caduti ma nessuno conosce chi era l’uomo Lanciotto Gherardi; ho avuto la fortuna, attraverso la mia famiglia, di aver conosciuto suo figlio, morto di covid novantenne pochi anni fa. Figlio che quando Lanciotto morì aveva già diciassette anni, quindi aveva un ricordo nitido, adulto del padre. Ho raccolto nel 2019 tutte le testimonianze  di Lanciotto da suo figlio Alfredo, ed è stata una fortuna perché nel 2020 il covid se l’è portato via. A me sono rimasti i suoi  aneddoti, i suoi racconti del padre, un antifascista vero, che però aveva sempre saputo distinguere  tra gli esseri umani e le ideologie. Lui [Lanciotto Gherardi N.d.A.] salvava sempre l’uomo; i suoi nemici erano uomini  prima di essere fascisti, erano delle persone. Lui valutava di caso in caso, non odiava a 360 gradi, non combatteva chiunque; e questo lo rendeva molto umano, molto più complesso della figurina che era emersa dai libri di storia;  ho avuto il privilegio di intervistare Alfredo, di raccogliere le sue testimonianze e di raccontare la fine di un partigiano ma anche la sua vita.

D. Cosa ti ha lasciato il sodalizio con il fumettista-illustratore Tommaso Eppesteingher?

Il sodalizio con Tommaso Eppesteingher, mi ha lasciato moltissimo, mi ha lasciato un senso enorme di fiducia, perché io mi sono affidata alla sapienza di Tommaso, raccontando aneddoto per aneddoto, facendo la sinossi ma poi è stato lui a tradurre in immagini quello che io avevo ricevuto come  suggestione dai racconti di Alfredo. Questo per me è sempre qualcosa di miracoloso, quando avviene questa conversione dalla parola al disegno e soprattutto perché avviene secondo me, questa bellezza espressiva che Tommaso è riuscito a restituire a Lanciotto, l’ha tolto dal bianco e nero di questa lapide di marmo,  l’ha vestito e l’ha colorato, rendendolo un essere vivente. Questo è stato un regalo grandissimo.

D. Davanti ad una platea di studenti che si apprestano a diventare giornalisti, qual è la prima cosa che diresti?

Direi loro che se sono fruitori di notizie, di verificare sempre le fonti, se sono loro stessi a dare le notizie, di verificare anche in questo caso le fonti, e soprattutto di non risparmiarsi. Questo è un mestiere in cui  negli anni ti devi affermare, ti devi far conoscere, non deve essere un lavoro d’ufficio; deve essere un lavoro di passione non comune e quindi serve una dose di sana abnegazione; che non vuol dire farsi sfruttare e non riconoscere i propri diritti, ci mancherebbe ; ma non risparmiatevi.

D. Il tuo sogno nel cassetto?

Ne ho molti, ne sto per realizzare uno, tra poco diventerò mamma. E quindi spero che le cose che ho imparato fin qui, di poterle raccontare e di avere un testimone nel mondo, quando anche io non ci sarò più. Devo dire che mi reputo una persona fortunata, perché ne ho realizzati molti di sogni, a partire da quello di fare la giornalista, che era il mio più grande sogno da sempre.

D. Bene cara Eva, grazie per questa bella chiacchierata; ma soprattutto, siamo felici con te per questa stupenda notizia! Tanti auguri da tutta la redazione e dalle Lettrici e Lettori di Detti e Fumetti! 

[DARIO SANTARSIERO PER DETTI E FUMETTI – SEZIONE FUMETTO- ARTICOLO DEL 4 NOVEMBRE 2024]