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DIGITALIFE 17 – MOSTRA A ROMA -VIII edizione – DETTI E FUMETTI -ciclo Tour

Cari amici se siete a Roma dal 7 ottobre 2017 al 7 gennaio 2018 non potete perdervi DIGITALIFE presso le sale del Palazzo delle Esposizioni.digitalife-2017-123841-Palazzo_delle_Esposizioni

questo ciclo introduce una serie di Tour organizzati  da MERCI BEAU TOUR per far conoscere meglio Roma e non solo.

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Digitalife propone 6 installazioni, la piattaforma KizArt per il pubblico più giovane, una selezione di opere video della Biennale de l’Image en Mouvement, talk e performance. Coprodotto dalla Fondazione Romaeuropa e l’Azienda Speciale Palaexpo, il progetto Digitalife nasce da un’idea di Monique Veaute per la sezione dedicata alle nuove tecnologie e all’arte digitale del Romaeuropa Festival diretto da Fabrizio Grifasi.  Per la sua ottava edizione.

Il programma espositivo è realizzato insieme ai curatori delle diverse parti Richard Castelli, Raffaella Frascarelli, Adrienne Drake in collaborazione con Andrea Bellini, mentre le performance sono curate da Massimo Trevisan, Giorgio Fasol e Tommaso Cinti per ArtOnTime, e la divulgazione scientifica è affidata al Professor Massimo Bergamasco della Scuola Sant’Anna di Pisa, con il performer Stelarc.  Nella sezione principale, realizzata con Castelli, il pubblico si troverà immerso in una complessa articolazione di architetture audiovisive e ambienti digitali.  <360> è il titolo della nuova creazione in 3D degli austriaci Granular-Synthesis, un teatro virtuale che ribalta i concetti di spazio e tempo inglobando lo spettatore, che sarà poi travolto da un viaggio nel paesaggio organico di La Dispersion du Fils dei francesi Jean Michel Bruyère/LFKs, e dal percorso evanescente creato dall’artista croata Ivana Franke in Instants of Visibility, installazione immersiva che istiga a perdersi. Un immaginario lirico e ipertecnologico scorre nell’installazione Memorandum Or Voyage del collettivo giapponese Dumb Type, accanto al Purgatorio contemporaneo rappresentato dal collettivo russo AES+F nella sua Allegoria sacra.

Sul concetto di mutamento è basata l’installazione, presentata in prima assoluta a Digitalife, Phosphor, creata dall’artista tedesco Robert Henke appositamente per il Palazzo delle Esposizioni: un paesaggio temporaneo plasmato da luce ultravioletta, e in continua trasformazione per tutta la durata della mostra. Henke ha proposto inoltre il visual concert Lumière III, performance di laser ad alta precisione e in perfetta sincronia con il suono, che ha anticipato Digitalife il 4 ottobre al Teatro Argentina.

Scheda informativa

 

 

RomaEuropa DIGITALIFE Ottava Edizione

Sede: Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale 194 – 00184 Roma

 Periodo:7 ottobre 2017 – 7 gennaio 2018

 Orari: Domenica, martedì, mercoledì e giovedì: dalle 10.00 alle 20.00; venerdì e sabato: dalle 10.00 alle 22.30; lunedì chiuso

 Biglietto RomaEuropa DIGITALIFE Ottava Edizione 2017

Intero € 10,00

Ridotto € 8,00 Ridotto  per i ragazzi dai 7 ai 18 anni € 6,00

Gratuito per i bambini fino a 6 anni 

 Biglietto integrato

Mangasia: Wonderlands of Asian Comics + Digitalife 2017

Intero € 18,00; Ridotto € 15,00

Ragazzi dai 7 ai 18 anni € 9,50

Bambini fino a 6 anni gratuito

 

Informazioni e prenotazioni: Singoli, gruppi e laboratori d’arte tel. +39 06 39967500

http://www.palazzoesposizioni.it

 

Un caro saluto da Willy il bradipo!

[Dario Santarsiero per DETTI E FUMETTI – sezione Architettura e Mostre – articolo del 29 ottobre 2017]

LA ROMA DI AUGUSTO – la recensione sull’evento di realtà virtuale ai Fori Romani

Sketch240151015Ragazzi che scoperta!

Sono un appassionato di documentari e gli Angela (Piero e Alberto) sono tra i miei miti contemporanei. Con le loro straordinarie capacità di divulgatori scientifici sono  riusciti ad avvicinarmi a tematiche cui mai mi sarei interessato prima.

Piero ha fatto un miracolo facendomi tornare a leggere le imprese degli antichi romani che leggevo durante il periodo della scuola. Vi chiederete come: trasferendo QUARK nella realtà!

Si, avete capito bene. Anzichè farmi sedere sul divano ed accendere la TV, mi ha fatto sedere su uno spalto al centro dei Fori Romani e, con l’aiuto di avveniristici proiettori, ha letteralmente ricostruito i monumenti del foro di Augusto e Cesare sotto i miei occhi, raccontandomene le origini e simpatici aneddoti. Una esperienza straordinaria adatta a tutti che consiglio vivamente.

Vi lascio delle Immagini per farVi capire meglio di cosa sto parlando … e non è uno spoiler perché la realtà immersiva che sono riusciti a riprodurre non può essere tradotta da queste semplici immagini.

 

Vi lascio i riferimenti della società che organizza l’evento  per poter prenotare il vostro biglietto direttamente con loro.

Riferimenti:

http://www.viaggioneifori.it/

A presto.

 

[Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI -Sezione Architettura -Articolo del 24 settembre 2017]

nota: alcune delle immagini potrebbero essere estratte dal WEB, la loro proprietà rimane del proprietario originario. Su sua esplicita richiesta al Webmaster del sito potranno essere rimosse (vedi e-mail su contatti).

 

CLO a Valencia: una città da scoprire

Con l’estate arriva il momento di pensare alle vacanze e sorge il solito dilemma:
mare, montagna?
Quest’anno cambiamo, andiamo in una città europea, la scelta cade su: Valencia
E’ una città ricca di storia ma con molti interventi moderni; coinvolgendo anche i bambini che trovano oltre all’Acquario e al Museo delle Scienze, anche parchi dove giocare e correre.
Ma scendiamo nei particolari:
La città delle Arti e delle Scienze
Questa sorta di cittadella occupa la parte meridionale dell’area metropolitana; si estende per buona parte sul letto del fiume Turia, ora definitivamente deviato in seguito ad alcuni straripamenti che avvennero in passato.
La Ciudad rappresenta uno dei maggiori poli attrattivi per i turisti; il segno tangibile e definitivo dell’uscita dei valenciani da una realtà confinata e provinciale, verso il mondo moderno e globalizzato. Una visita completa impegna non meno di una giornata, da trascorrere perlopiù a osservare le strutture interne. L’ideale sarebbero due giorni, data la superficie su cui si estende, calcolata in circa 35 ettari.
Dal punto di vista architettonico, la Città delle Arti e delle Scienze si divide in quattro grandi edifici, con uno stile costruttivo originale; tutti progettati e curati dal grande architetto Santiago Calatrava. All’interno si svolgono continuamente manifestazioni e mostre artistiche di livello internazionale.
l’Hemisfèric, dispiegato su circa 13000 metri quadrati. L’area esterna è lasciata in cemento armato e, da lontano, si mostra al mondo come un grande occhio che vede e scruta. Con tanto di ciglia e un bulbo oculare che, tra l’altro, funge da schermo gigante per le innumerevoli proiezioni cinematografiche. L’ingegnoso effetto ottico è notevolmente amplificato da uno specchio d’acqua alla sua base.
Vicino a esso si trova il Museo de las Ciencias. Dal punto di vista strutturale, l’intento è stato quello di farlo assomigliare a un gigantesco dinosauro. L’immagine è rimarcata dalle curiose sporgenze e dal colore parzialmente sbiadito. Al suo interno si svolge una serie di mostre ed esposizioni a tema scientifico, molto seguite da bambini e adulti.
Il terzo polo attrattivo della Città delle Scienze è il Parco oceanico, o Oceanografic, considerato come uno tra i più grandi acquari del mondo. L’aspetto architettonico è stato curato da Fèlix Candela e richiama ogni anno fior di visitatori e appassionati. Le grandi dimensioni, circa 10 ettari di superficie, permettono la presenza di molte specie di pesci e mammiferi d’acqua.
Il Palacio de las Artes si dedica soprattutto alle manifestazioni artistiche, con spettacoli che si susseguono per tutto l’anno. Rappresenta la quarta opera architettonica in ordine cronologico, sempre per mano del grande ideatore Calatrava. L’intensità e la qualità delle opere messe in scena richiamano gran parte degli abitanti della Comunità valenciana. Insieme all’Hemisferic primeggia per la ricchezza dei dettagli architettonici. Sempre all’insegna dell’originalità, ci sono diversi ascensori che portano i turisti a diverse altezze, creando spettacolari effetti visivi.
Internamente, l’ambiente è diviso in quattro spazi, per ospitare altrettanti tipi di arti. Le ambientazioni scenografiche spaziano dai classici universali, fino alle più moderne sperimentazioni espressive.
Alle quattro strutture appena citate, si può aggiungere la “quinta meraviglia”, ossia l’Umbracle. Non si tratta di una vera e propria costruzione, bensì un’amplissima terrazza panoramica coperta, dalla quale si scorge il bel panorama della Città delle Scienze. Per questo, ogni giorno è raggiunta da centinaia di visitatori. I numeri che definiscono l’Umbracle sono impressionanti: più di 300 metri di passerella, attorniata da decine di specie floreali e costruzioni in diversi materiali. La copertura è garantita da una serie di archi.

I Mercati
Non il solito mercato rionale con banchetti improvvisti di legno, a Valencia i mercati sono strutture pittoresche che ogni mattina offrono ai visitatori le migliori mercanzie che spaziano dagli accessori di uso quotidiano, tipici dolci spagnoli, all’usato in buono stato; opere d’arte antiche, prodotti tipici e l’artigianato locale. I principali mercati di Valencia, tuttavia, rispondono al nome di Mercado Central e Mercado de Colón

Il centro storico
Chi visita Valencia per la prima volta nota il mix di espressioni artistiche e architettoniche del centro storico. Ciò è dovuto al susseguirsi di culture che hanno condizionato la città nei secoli.
Un viaggio nella storia dell’arte di Valencia parte dal Basso Medievale. In questo periodo storico si diffuse lo stile gotico, con alcune peculiarità proprie della Spagna.
La costruzione più rappresentativa del gotico spagnolo è la Borsa della Seta, altrimenti conosciuta come Lonja de la Seda, è continuamente raggiunta dai turisti, affascinati della struttura architettonica unica nel suo genere. Nel 1996 è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Sorge su una superficie complessiva di circa 2000 metri quadrati. Esternamente appare come una fortezza medievale dove prevale lo stile gotico fiammeggiante. Centralmente si nota la torre con le merlature finali. Si chiama Borsa della Seta perché in passato fu il luogo di scambio di questa preziosa merce. Oggi la tradizione commerciale e del baratto è in parte rievocata: ogni domenica s’incontrano esperti di filatelia per lo scambio di francobolli. Un’altra tappa da fare è La Cattedrale è il simbolo religioso per eccellenza della città. Il nucleo originario della chiesa risale al tredicesimo secolo. Considerando il luogo in cui sorge, è realistico pensare che l’edificio sia nato sui resti di altre costruzioni. Al posto della chiesa un tempo c’era una moschea araba, abbattuta dopo la cacciata dei musulmani. L’imponenza della Cattedrale si nota dalla vastità della superficie occupata e dalle differenti tendenze architettoniche: nella stessa struttura convivono gli stili romanico, gotico e barocco spagnolo. A suggellare il complesso c’è l’altissimo campanile, chiamato Miguelete. All’interno i dipinti di Goya ed Il Santo Graal , conservato gelosamente nell’omonima cappella, rendono ancora più suggestiva la visita.

Buon volo a tutti!
E a presto dalla Vostra CLO!

[Maria Clotilde Massari per DETTI E FUMETTI – Sezione Architettura – Articolo del 29 luglio 2017]
Per maggiori informazioni:
http://www.valencia.it/

Evadere dalle grandi città: moda o necessità? Le rubriche di Clo’

albergo diffuso clo

Vivere in una grande città offre molti vantaggi a partire dai servizi, cultura e soprattutto opportunità lavorative. Ma adesso la tendenza sembra cambiata: soprattutto le nuove generazioni si sono rimesse in gioco con nuove professionalità che hanno portato opportunità di lavoro: agriturismi, aziende agricole, resort dove il contatto con la natura e la “fuga” dalle città sono diventate il cavallo di battaglia. Rispondendo a questa nuova tendenza sono stati proposti alloggi alternativi che fino a qualche anno fa non sarebbero stati presi in considerazione. Tra i più significativi il restauro dei fari:

nell’aprile del 2015 è stato presentato dall’Agenzia del Demanio il progetto Valore Paese-FARI, l’iniziativa che permetterà di sottrarre 11 fari italiani al degrado in cui versano ed avviarli a rigenerazione, contribuendo ad attivare le economie locali e a riconsegnare questi beni alla comunità.   Obiettivo del progetto è valorizzare questi suggestivi beni partendo da un’idea imprenditoriale innovativa e sostenibile, che sappia conciliare le esigenze di recupero del patrimonio, tutela ambientale e sviluppo economico.   Lo strumento sarà la concessione (affitto) fino a 50 anni degli immobili a operatori che possano sviluppare un progetto turistico dall’elevato potenziale per i territori, in una logica di partenariato pubblico-privato, a beneficio di tutta la collettività. Il portafoglio è composto da 11 fari di proprietà dello Stato, di cui quattro proposti dal Ministero della Difesa, e si trovano in Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Toscana. I beni selezionati rispondono alle esigenze di un turismo alternativo alla ricerca del contatto con l’ambiente, il relax e la cultura, poiché si tratta di spazi che catturano l’immaginazione, situati in luoghi incontaminati e di grande interesse ambientale e paesaggistico.

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Faro delle Tremiti

Un’altra iniziativa è stata la vendita delle case cantoniere. Le «Case cantoniere», quelle strutture dall’inconfondibile color rosso  pompeiano, con la scritta Anas e il numero che segna i chilometri, disseminate lungo le strade di tutta la Penisola, diventeranno un «brand» per promuovere il turismo sostenibile in Italia. Istituite nel 1830, sono 1.244 su tutto il territorio nazionale, affidate, in origine, ai cantonieri che dovevano manutenere e controllare un «cantone» (un tratto) di strada. Per la valorizzazione – e il riuso – è arrivata la firma di un accordo siglato da Anas, ministri dei Beni culturali e delle Infrastrutture (Dario Franceschini e Graziano Delrio), e agenzia del Demanio. Il progetto pilota prevede che, partendo da un primo portafoglio di 30 case, si inizi a riqualificare le strutture, mettendole a bando «senza dismissioni», per affidarne la gestione a privati. Che potranno utilizzarle per realizzare strutture ricettive, ma anche ciclofficine e punti di ristoro. Anas si farà carico della ristrutturazione dell’immobile (ove necessario) e definirà lo standard di servizi che dovranno essere resi disponibili, in modo tale da garantire la massima uniformità all’intera rete.

 

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 Case cantoniere

 Un’altra tendenza deli ultimi è l’albergo diffuso, soprattutto nei molteplici progetti di riqualificazione che interessano i borghi abbandonati. L’ albergo diffuso si deve intendere come una vera e propria proposta recettiva, come un qualsiasi hotel di nostra conoscenza, ma con un guizzo in più. Difatti esso si pone l’obiettivo di offrire ai propri ospiti una esperienza di vita all’interno di un borgo contando ugualmente su quello che un qualsiasi attività recettiva alberghiera può offrire. Gli ospiti così si ritroveranno a dormire in case che spesso distano anche 200 metri dal centro del borgo, luogo in cui è posta la reception e gli ambienti comuni. Inoltre all’interno del borgo sono ben integrati attività commerciali che rallegrano l’ospitalità.

Il concetto di albergo diffuso vide la sua nascita ed il suo sviluppo in Friuli Venezia Giulia, nella zona della Carnia, come esigenza di riqualificazione delle case che venivano ristrutturate in seguito al grave terremoto che colpì la regione nel 1976. Il primo progetto pilota fu quello del Borgo Maranzanis di Comeglias del 1982. Oggi in Italia si conta un numero elevato di Alberghi diffusi, circa 49, dislocati in diversi regioni, in Sardegna, Puglia, Marche, Lazio, Basilicata e proprio su questo argomento vorrei menzionarvi un interessante intervento:  POSTIGNANO, UMBRIA e’ una piccolissima frazione del comune di Sellano in Umbria, poco distante da Spoleto, caratterizzato da un borgo di origine medievale che si raccoglie intorno al suo vero fulcro, il castello di Postignano, edificato tra l’XI ed il XIII secolo. Il borgo negli anni ’50 subi un profondo spopolamento, che lo portò ad essere completamente abbandonato nel 1966, sorte accaduta d’altronde a tanti borghi delle colline dell’Italia centrale, tagliate fuori dai veri centri urbani. Poi il colpo di fulmine. Due architetti napoletani, Gennaro Matacena e Matteo Scaramella, innamoratesi del luogo quando nel 1992 vi giunsero per caso, decisero di acquistarlo e di iniziare subito il restauro. Era il 1997, i lavori erano appena iniziati quando un tremendo terremoto danneggiò sensibilmente le strutture. I lavori di restauro ripresero nel 2007, ben 10 anni dopo. Oggi il restauro è quasi completato con le sue 60 case, ricostruite secondo i dettami originali, che si innalzano intorno al castello e alla chiesa della Santissima Annunziata, anch’essa oggetto di restauro che ospita un bellissimo affresco del 1400 raffigurante una Crocifissione, venuta alla luce proprio durante i lavori di ristrutturazione. Per i turisti è stato creato un Albergo Diffuso, “La Casa Rosa“. Non può mancare infine una visita al castello, che oggi ospita una mostra ed è luogo di diversi eventi culturali. I due architetti, con la loro Mirto s.r.l.. sono stati insigniti dell’Attestato al Merito dell’Unesco in quanto “efficace interprete dei valori unescani di salvaguardia e tutela del paesaggio e dell’ambiente”.

 

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 Albergo Diffuso “La Casa Rosa”

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 Postignano

Buon volo a tutti

Ciao a presto dalla Vostra CLO!

[Maria Clotilde Massari per DETTI E FUMETTI – Sezione Architettura – Articolo del 22 maggio 2016]

Per maggiori informazioni:

http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:a5LCOLwuC84J:www.borghiabbandonati.com/albergo-diffuso-come-riqualificare-i-borghi-abbandonati-e-non-solo/+&cd=2&hl=it&ct=clnk&gl=it

http://www.borghiabbandonati.com/la-nuova-vita-di-due-borghi-abbandonati-postignano-e-borgo-rocchetta/

http://www.idealista.it/news/immobiliare/top-idealista/2016/02/01/118914-case-cantoniere-in-vendita-immobili-da-riqualificare-per-il-turismo-sostenibile

http://www.edilportale.com/news/2015/06/restauro/presentato-il-progetto-di-valorizzazione-dei-fari_46271_21.html

Un’edilizia amica dell’ambiente: è possibile? Ce lo racconta CLO

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Sono notizie di cronaca quotidiana i disastri ambientali dovuti alla smisurata cementificazione dell’uomo: frane, crolli ed altri avvenimenti disastrosi che ci fanno sempre più pensare al poco rispetto che ha avuto fin ora l’uomo per la natura e l’ambiente che lo circonda. Per ottenere cosa? Guardiamo i nostri litorali, ormai sono spariti i “lungomare” per fare spazio alle abitazioni abusive , o molti “belvedere” sono diventati dei “bruttovedere” con affaccio su sporcizia e cementificazione selvaggia.

Qualcosa, è stato fatto: demolizioni di “mostri” , abusi costruiti in zone protette o di pregio, la riqualificazione di alcuni lungomare per troppo tempo dimenticati, ma naturalmente c’è ancora tanto da fare.

Esiste un’edilizia amica dell’ambiente, in grado di garantire i comfort ormai indispensabili per la nostra vita quotidiana ma che allo stesso tempo sia rispettosa del territorio ?

Oggi si prevedono le costruzioni con il minor impatto sull’ ambiente, “case ad energia nulla o quasi”: in un acronimo NZEB, e cioè Nearly Zero Energy Building.

Sono quegli immobili che producono quasi tutta l’energia di cui hanno bisogno garantendo allo stesso tempo un alto comfort abitativo. Di edifici così se ne trovano ormai tanti, da quelli immersi nella neve del Canada (una casa “passiva”) o al sole dell’Italia, dalla Zero carbon building a Hong Kong alla casa “rotante” in Germania fino all’edificio residenziale K19B a Milano. Tra meno di due mesi alla Fiera di Milano nell’ambito della Mostra convegno Expocomfort (Mce) ci sarà un approfondimento dedicato a questa parte dell’edilizia che parla al futuro e porta con se benefici sia ambientali che economici.

L’Europa può puntare alla riduzione dei consumi energetici – Secondo un rapporto dell’università inglese East Anglia infatti “se lo standard degli edifici a consumo quasi zero fosse imposto a tutte le nuove abitazioni ed ai restauri, l’Europa potrebbe puntare ad una riduzione dei consumi energetici del 40% entro il 2050”. Queste case ad energia quasi nulla hanno alcune caratteristiche principali: sono isolanti, hanno infissi ad alte prestazioni, impianti ad alto rendimento insieme ad altri accorgimenti strutturali in grado di ridurre l’energia necessaria per raggiungere uno stato ottimale di comfort.

In Italia ci sono degli ottimi esempi

K19b – Milano – Curato dallo studio di architettura LPzR di Milano, questo edificio residenziale di nuova costruzione situato nel cuore di Milano (quartiere Piave nei pressi di Porta Venezia) è stato progettato per essere un edificio ad energia quasi zero: l’edificio ha soluzioni tecnologiche pensate per ridurre il consumo di energia non rinnovabile, un involucro ben isolato e progettato per rendere l’edificio particolarmente efficiente ed un impianto geotermico per la produzione del riscaldamento e del raffrescamento.

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Fiorita Passive House – Cesena – Questo edificio, in fase di costruzione (i lavori sono iniziati a giugno 2015), è composto da 8 unità immobiliari, è stato progettato secondo lo standard del Passive house Institute ed ha consumi prossimi allo zero. E’ il risultato di un intervento di ristrutturazione edilizia con demolizione e ricostruzione a parità di volume. A differenza dell’edificio originario che non aveva alcun tipo di isolamento termico, la nuova costruzione ha un rivestimento parietale di tipo ventilato: un moto convettivo all’interno della parete produce un raffrescamento naturale e limita la formazione di umidità. Schermi frangisole scorrevoli installati lungo il perimetro esterno dell’edificio consentono di gestire in maniera funzionale la radiazione luminosa a seconda della stagione e delle esigenze climatiche, sfruttandone o limitandone la capacità riscaldante. Per la produzione di energia elettrica ed acqua calda sanitaria l’edificio sfrutta pannelli fotovoltaici, pannelli solari ed una pompa di calore.

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Nuovo Campus Della Bocconi – Milano – Il nuovo campus della Bocconi, che dovrebbe essere terminato entro il 2019, è stato progettato da uno studio giapponese come un vero e proprio polo multifunzionale per tutta la città. Oltre a residenza per gli studenti ed a centro sportivo con piscina aperto a tutti, il progetto prevede anche la riqualificazione del parco di 17.500 metri quadri dentro al quale si troverà la costruzione, vero e proprio polmone verde della città. Il Campus sarà costruito con una particolare attenzione all’efficienza energetica: il progetto prevede infatti l’installazione di pannelli fotovoltaici, sistemi di ventilazione ed illuminazione naturale, l’integrazione di muri isolanti al 50% opachi e 50% trasparenti, e un sistema di riciclaggio dell’acqua piovana.

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Un’edilizia amica dell’ambente c’è ed è in grado di dare ottimi risultati, garantendo comunque il confort abitativo che l’uomo “moderno” cerca nella sua abitazione.

Buon volo a tutti

Ciao a presto dalla Vostra CLO!

[Maria Clotilde Massari per DETTI E FUMETTI – Sezione Architettura – Articolo del 5 febbraio 2016]

 

 

Per maggiori informazioni:

http://lpzr.it/portfolio/k19b/

http://www.milanotoday.it/cronaca/campus-bocconi.html

http://www.cesenatoday.it/economia/fiorita-passive-house-cesena-14-novembre-2015.html

 

 

 

 

CLO’, ROMA, FENDI E TANTO RUMORE

clo e fendi

Parliamo ancora una volta di Roma, questa volta evidenziando una situazione ormai nota a tutti. Lo stato di abbandono del patrimonio-storico artistico che tutto il mondo ci invidia.

Le risorse economiche delle amministrazioni in questo periodo di “spending review” rendono insufficienti i finanziamenti per una riqualificazione o messa in sicurezza degli edifici. Così per mancanza di fondi molti non vengono utilizzati.

Per fortuna in Italia ci sono i privati, ricchi, famosi e con il desiderio di farsi conoscere anche attraverso finanziamenti ad importanti interventi nelle città.

Il primo a Roma è stato Della Valle, con il restauro del Colosseo, ma in questi giorni è entrato nella cronaca un altro nome: Fendi e la sua nuova sede nel quartiere Eur.

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Già conosciuto ai romani per il restauro della Fontana di Trevi (durato 17 mesi, per un importo complessivo 2 milioni e 180 mila euro, a carico della maison), da un anno ha scelto come quartier generale il Colosseo Quadrato dell’ Eur.

Nel Palazzo della Civiltà Italiana, questo il vero nome dell’edificio, ha stabilito la Direzione, gli uffici e il prestigioso e tutto romano, laboratorio di pellicceria.

Grazie a questa nuova destinazione da metà ottobre nel Palazzo si può entrare, e visitare la mostra “Una nuova Roma. L’EUR e il Palazzo della Civiltà Italiana” a cura di Vittorio Vidotto e Carlo Lococo, la prima delle manifestazioni culturali, tutte gratuite, cui è destinato il primo piano del palazzo. L’edificio progettato nel 1937 dagli architetti Giovanni Guerrini, Ernesto Bruno La Padula e Mario Romano per accogliere l’Expo del 1942, che mai si svolse a causa della guerra, è stato abbandonato per 72 anni salvo sporadiche mostre e tentativi di utilizzarlo negli anni  ’80 per sedi varie.

Oggi FENDI, con un contratto di affitto valido 15 anni, ha stabilito il suo nuovo quartier generale riqualificando una delle zone più significative del quartiere EUR, per troppo tempo dimenticato.

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Ma per fare tutto questo un po’ di polemica doveva nascere: un presunto abuso edilizio commesso dalla maison italiana sul tetto del Palazzo della Civiltà, che alla fine si è risolta col più classico degli adagi: tanto rumore per nulla… Infatti se osserviamo il prospetto principale dell’edificio è sorta nel giro di pochi giorni una tettoia, in vetro e acciaio e quindi molto leggera, ma che ha cambiato completamente l’aspetto dell’edificio. E la soprintendenza che dice? “ ritiene ammissibile lo svolgimento della manifestazione temporanea con gli allestimenti proposti”;” tutti i manufatti allestitivi dovranno avere carattere di stretta temporaneità e totale reversibilità e durante l’esecuzione dell’allestimento e nel corso della manifestazione stessa non dovranno essere interessate aree o superfici esterne a quelle concordate”.

Quindi niente abuso edilizio come ipotizzato inizialmente, ma solo una “struttura amovibile”. La terrazza del Colosseo Quadrato tornerà esattamente così come tutti i cittadini romani l’hanno sempre vista, ammirata e fotografata.immagine 3

Speriamo che l’idea di Fendi sia presto “di moda”: chi può collabori alla riqualificazione del nostro patrimonio, ma proprio perché unico ed inimitabile evitando di modificarlo, deturparlo e trasformarlo, ma semplicemente preservarlo e farlo conoscere ai nostri posteri originale, come ce lo hanno tramandato.

 

Per maggiori informazioni:

http://roma.repubblica.it/cronaca/2015/10/23/news/nel_colosseo_quadrato_splende_l_arte_del_900-125688934/

http://www.arte.it/notizie/roma/la-seconda-vita-del-colosseo-quadrato-11113

http://www.romacapitalenews.com/colosseo-quadrato-risolto-il-caso-fendi-nessun-abuso-edilizio-55336/#sthash.o900J0rY.dpuf

 

Buon volo a tutti

Ciao a presto dalla Vostra CLO!

[Maria Clotilde Massari per DETTI E FUMETTI – Sezione Architettura – Articolo dell’ 8 novembre 2015]

 

 

 

 

CLO E L’EXPO DI MILANO 2015

Sono ritornata a Milano, questa volta per un appuntamento unico e irripetibile a cui non potevo mancare: l’Expo.

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Questa manifestazione è il più grande evento mai realizzato sull’alimentazione e la nutrizione, una vetrina mondiale in cui i Paesi mostrano il meglio delle proprie tecnologie per dare una risposta concreta a un’esigenza vitale: riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri. Il confronto sui temi dell’agricoltura, dello sviluppo sostenibile, della lotta contro la fame per il benessere comune, la cooperazione tra i popoli è fondamentale per raggiungere l’obiettivo di “Nutrire il Pianeta”, garantendo cibo sufficiente e sicurezza alimentare a tutto il mondo: questo è il messaggio che vuole dare Expo ai suoi visitatori oltre all’ innovazione, il risparmio energetico, il rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali.

 

Naturalmente, ho osservato i padiglioni e le aree tematiche, anche sotto l’aspetto architettonico. Il sito è stato realizzato su un’area di 1,1 milioni di metri quadrati (facilmente raggiungibile sia dalla metro M1 che dai treni regionali) e progettata da architetti di fama internazionale. Un’esposizione-giardino con più di 12 mila alberi, giochi d’acqua e un lungo canale che circonda l’area. Sui due grandi viali principali, il Cardo e il Decumano, si affacciano i Padiglioni dei Paesi Partecipanti, piazze e aree comuni dedicati agli eventi e alla ristorazione. Le costruzioni seguono criteri di efficienza energetica e sostenibilità nella realizzazione, smontabili e riutilizzabili alla fine dell’evento.

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L’ avventura è iniziata dall’ingresso est, Padiglione Zero, che introduce la visita del Sito descrivendo quanto l’uomo ha prodotto dalla sua comparsa sulla Terra fino a oggi, le trasformazioni del paesaggio naturale, la cultura e i rituali del consumo.

Peccato che alle 10.00 del mattino era prevista circa 1 ora di fila!

Ma questo non mi ha fermata, anzi entusiasta ho fatto anche altri 45 minuti di fila per salire sulla rete del padiglione del Brasile, una bellissima attrazione per grandi e piccini che collega i tre piani. Camminando sulla rete sospesa, i visitatori interagiscono con l’ambiente circostante: dei sensori, infatti, rilevano i movimenti trasferendo impulsi che modificano il suono e la luce circostante. La visita inizia da un’area aperta (Green Gallery), con ortaggi, piante, fiori e frutti accompagnati da tavoli interattivi, che offrono giochi e informazioni sulle etnie del Brasile. Una rampa porta al primo piano, dove una proiezione guida i visitatori. Al secondo piano, un’altra proiezione su uno schermo trasparente mostra un video che si attiva grazie ai sensori di prossimità.

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Un altro Padiglione da non perdere sia per la sua maestosa struttura in legno lamellare che per le interessanti istallazioni interne è quello della Cina: agricoltura, alimentazione, ambiente, sviluppo sostenibile sono i punti focali della partecipazione della Cina ad Expo, ma devi sempre avere la pazienza di fare circa 1 ora di fila tra le siepi del giardino, solo in alcune zone coperte da tettoie in legno.

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Praticamente inutile fare la lunga fila per entrare nel padiglione del Vietnam: da ammirare solo la splendida struttura in legno a forma di fiore di loto che contiene all’interno un piccolo mercato con bancarelle in cui vengono vendute borse, cappelli ed altri accessori.

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Sicuramente lascia un messaggio il padiglione Israeliano: una tradizione di tremila anni, che attraverso lavoro, ricerca e sviluppo ha saputo rendere fertili molti dei suoi terreni in prevalenza aridi.

L’elemento caratterizzante è il “giardino verticale”: una parete lunga 70 metri e alta 12 interamente adorna di piante vive, i cui fiori e colori cambieranno con il passare delle stagioni. Il Padiglione offre al visitatore un’esperienza divisa in due fasi. Nel primo spazio, attraverso film 3D ed effetti multidirezionali, è illustrata la storia dell’agricoltura israeliana. Uno dei film presentati racconta il piano di rimboschimento di Israele portato avanti dal Fondo Nazionale Ebraico (KKL). Nel secondo spazio una tappezzeria luminosa di led danza in ogni direzione.

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Quello che più mi ha colpito per efficacia ed essenzialità è la Svizzera. Qui l’ospite ha una percezione netta, immediata e molto forte, di che cosa significhi la sostenibilità. Attraversando alcune torri molto alte si ha la possibilità di prendere quattro prodotti, caffè, mele, acqua e sale, contenute in scaffali alti cinque piani. Il concetto è: quando consumi un prodotto, anche il più naturale come l’acqua, devi sempre tenere conto come il tuo consumo possa incidere su chi viene dopo. Ecco la sostenibilità, spiegata senza pedagogia ma nel modo più semplice possibile.

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Altri Padiglioni mi hanno colpito positivamente come quello della Russia, del Qatar e dell’Inghilterra. Peccato non riuscire a visitare il Padiglione del Giappone e della Germania perché erano previste code dalle 3 alle 4 ore.

Il Padiglione Italia , nonostante anche qui la lunga coda all’entrata , presenta un retorico elogio della Bellezza, naturale e culturale, del Bel Paese e, un riferimento alla creatività giovanile. Nessun messaggio significativo, nessuna idea forte e convincente negli stand regionali, che promuovono singoli prodotti di territorio: qui sembra di stare alla fiera di paese. Lo stessa sensazione l’ho avuta in altri padiglioni, dove l’unico messaggio era la promozione dei loro prodotti tipici.

A conclusione di questa visita, se riesci a resistere fino a sera alle interminabili file ed al caos, puoi ammirare lo spettacolo dell’albero della Vita, un gioco di luci e colori, una icona interattiva destinata a catturare l’immaginario del visitatore , una grandiosa costruzione a metà tra monumento, scultura, installazione, edificio.

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Per maggiori informazioni visitate il sito ufficiale

http://www.expo2015.org

Buon volo a tutti

Ciao a presto dalla Vostra CLO!

[Maria Clotilde Massari per DETTI E FUMETTI – Sezione Architettura – Articolo del 22 settembre 2015]

 

 

CLO’ E L’OPEN HOUSE DI ARCHITETTURA

Questa volta voglio parlarvi di un evento che si è appena svolto a Roma Open House di Architettura.

clo casa

Che cosa è?

E’ una manifestazione internazionale che ogni anno coinvolge 28 città nel mondo, da New York a Londra, da Chicago a Barcellona, e che ha aperto in un solo weekend, le porte dell’architettura più rappresentativa della città, in modo totalmente gratuito.

Open House Roma,  l’evento che dal 2012 ha aperto le porte di più di 300 luoghi a cittadini e turisti. Gli edifici presentati hanno raccontato, nelle tre precedenti edizioni, la sorprendente stratificazione di architettura storica, moderna e contemporanea della Città Eterna. Questo è stato possibile grazie al costante impegno di un gruppo di giovani che una dopo l’altra hanno provato a varcare le soglie e i limiti fisici e culturali di Roma convinti che questa città debba, oggi più che mai, essere un luogo a disposizione della collettività.

Anche quest’anno nel ricchissimo programma sono presenti edifici storici, moderni e contemporanei tra cui cantieri, case private, studi di architettura e tantissimi eventi collaterali. Spazi di grande valore architettonico e storico-artistico, alcuni solitamente inaccessibili, che si animano, rivivono e si aprono ai cittadini esclusivamente in questo weekend.

Sabato 9 e domenica 10 maggio sono state organizzate le visite guidate, effettuate dai progettisti stessi, dagli studenti di architettura delle facoltà di Roma e dai cultori dell’architettura,  i tour pedonali e ciclabili, più i  numerosi eventi speciali che hanno permesso ai cittadini di scoprire il patrimonio nascosto della capitale.

Tra i siti storici da visitare vi ricordo:

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Palazzo Giustiniani

 

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Porta San Sebastiano ed il museo delle Mura

 

 

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Palazzo Senatorio

 

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Passeggiata sull’Aventino

 

Tra le case da visitare:

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Abitazione Aventino

 

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Abitazione Mazzini

Per maggiori informazioni visitate il sito ufficiale

http://www.openhouseroma.org/2015/programma dove troverete la descrizione di ogni sito.

Buon volo a tutti

Ciao a presto dalla Vostra CLO!

[Maria Clotilde Massari per DETTI E FUMETTI – Sezione Architettura – Articolo del 29 maggio 2015]

Clo’ e il MUDEC, il Museo delle Culture a Milano .

E’ arrivata la Primavera e con lei riprendono i miei “voli” sulle città alla ricerca delle ultime novità!

Questa volta sono andata a Milano per un appuntamento importante: il taglio del nastro del Mudec, il Museo delle Culture all’ex Ansaldo.

Il Museo delle Culture di Milano è un centro dedicato alla ricerca interdisciplinare sulle culture del mondo, dove a partire dalle collezioni etnografiche storiche della città e in collaborazione con le comunità presenti sul territorio e nei loro territori di origine, si intende costruire un dialogo con la contemporaneità sui temi delle arti visive, performative e sonore, del design e del costume.

Il Museo, edificato su progetto dell’architetto britannico David Chipperfield, sorge nella zona dell’ex Ansaldo, in quello che è diventato uno dei distretti di recupero industriale più vivaci di Milano.

In collaborazione con il Sole 24 Ore Cultura, il Museo, oltre ad ospitare una sua collezione permanente,  sarà sede di esposizioni temporanee.

Storia del museo

Il progetto del Museo delle Culture ha origine negli anni ‘90 quando il Comune di Milano acquista la zona ex industriale dell’Ansaldo per destinarla ad attività culturali. Le fabbriche dismesse, veri e propri monumenti di archeologia industriale, sono state trasformate in laboratori, studi e nuovi spazi creativi. In questo scenario il Comune di Milano progetta un polo multidisciplinare dedicato alle diverse testimonianze e culture del mondo, sede espositiva delle civiche Raccolte etnografiche.
Il visitatore del Museo delle Culture potrà visitare grandi mostre internazionali declinate attraverso i diversi linguaggi artistici, conoscere il patrimonio etno-antropologico delle collezioni del Comune di Milano composte da oltre 7000 opere d’arte, oggetti d’uso, tessuti e strumenti musicali provenienti da tutti i continenti, partecipare a una programmazione di eventi e iniziative a cura delle comunità internazionali presenti sul territorio.

L’architettura

Nato da un’operazione di recupero di archeologia industriale nell’area dell’ex fabbrica Ansaldo, in zona Tortona, il MUDEC è luogo d’incontro fra le culture e le comunità. All’interno dell’edificio si sviluppano diversi spazi che offrono al visitatore e alla città una molteplicità di proposte culturali e di servizi, distribuiti su 17.000mq. L’area espositiva del Museo, al primo piano, si sviluppa intorno ad una grande piazza centrale coperta e ospita la sezione del percorso museale con le opere della collezione permanente e le sale dedicate alle grandi mostre temporanee.

Completa lo spazio l’auditorium, un teatro da trecento posti dedicato alle performance e alle arti visive.

Il piano terra destinato all’accoglienza, è dotato di bistrot, design store, biglietteria, guardaroba, sala Forum delle Culture, sala conferenze-spazio polifunzionale, spazio per la didattica, laboratorio di restauro e depositi allestiti per essere visitati da piccoli gruppi accompagnati. Il MUDEC Junior, infine, è uno spazio appositamente dedicato ai bambini, dove ci si propone di avvicinare anche i più piccoli alle diverse culture del mondo attraverso attività ludiche, postazioni multimediali e laboratori manuali

Due le mostre che hanno tenuto a battesimo gli spazi di via Tortona 56, «Mondi a Milano» e «Africa». All’inaugurazione erano presenti l’assessore comunale alla Cultura Filippo Del Corno, il direttore del Polo di Arte Moderna e contemporanea Marina Pugliese e il direttore generale del Comune Giuseppe Tomarchio. «Grande assente», mentre gli operai erano ancora impegnati nelle ultime finiture, l’architetto David Chipperfield, firma del progetto e mai citato nel corso della lunga presentazione.

Come  ha sottolineato Del Corno “questo centro sarà dedicato alle culture offrendo un modello unico al mondo; Milano, la città che accompagna Expo, avrà un ricco cartellone culturale e due grandi mostre con le quali si racconta il legame di Milano con Expo e le culture di tutto il mondo. Qui tutte le culture che abitano a Milano avranno la possibilità di esprimere le loro origini”.

Per saperne di più:

http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/15_marzo_26/apre-museo-culture-assente-l-archistar-chipperfield-20fdbefe-d3bf-11e4-9231-aa2c4d8b5ec3.shtml

http://www.comune.milano.it/portale/wps/portal/CDM?WCM_GLOBAL_CONTEXT=/wps/wcm/connect/contentlibrary/Elenco+Siti+tematici/Elenco+Siti+tematici//Museo+delle+Culture

http://www.mudec.it/

http://www.repubblica.it/speciali/arte/recensioni/2015/03/26/news/nasce_mudec_il_museo_delle_culture-110545625/

Ciao a presto dalla Vostra CLO!

[Maria Clotilde Massari per DETTI E FUMETTI – Sezione Architettura – Articolo del 11 aprile 2015]

TUTTE LE VOLTE DI CLO’ – su DETTI E FUMETTI si parla di architettura

Ogni tanto su DETTI E FUMETTI facciamo dei bilanci. Oggi vogliamo ripensare a quel giorno in cui abbiamo conosciuto Maria Clotilde e con lei abbiamo deciso di parlare di architettura.

Non vi nascondo che all’inizio abbiamo temuto che non potesse essere un argomento da “blogger” ma alla fine lei ci ha convinto perché promettendoci di parlarne in modo simpatico e leggero, cercando di dare spunti accattivanti con cui il nostro pubblico avrebbe potuto approfondire temi come l’ecologia, l’hi-tech applicato all’architettura, il restauro e il recupero intelligente delle nostre città.

Questo taglio giornalistico è stato vincente e grazie a Clo la pipistrella, questo l’animaletto in cui Maria Clotilde si è trasformato per entrare nella redazione di DETTI E FUMETTI,  il pubblico sta crescendo di giorno in giorno.

In occasione di questo “bilancio” l’abbiamo intervistata chiedendole di  presentarsi a chi per la prima volta incappa nel nostro blog DETTI E FUMETTI.

Clo ci ha raccontato come sono nati i suoi articoli preferiti e quale è il disegno che li lega gli uni agli altri. A proposito di disegno: il tutto è stato puntualmente condito dai suoi ritratti più simpatici  da me (che se non lo sapevate  è l’altro must di DETTI E FUMETTI); quindi partiamo con l’intervista dando la parola a Maria Clotilde.

 

[tutte le volte di Clo -illustrazione di Filippo Novelli]

 

F. Ciao Clo di cosa ti stai occupando per DETTI E FUMETTI? Raccontaci un po’

C.:  Allora  inziamo con l’introduzione classica: Ciao sono CLO, la pipistrella (Maria Clotilde Massari)  per l’architettura, il design .

Nella vita reale Sono  un architetto che, nonostante le problematiche di  questo periodo, ancora crede ed opera con passione questa  meravigliosa professione.

F. Come è lavorare in una città coì bella ma così difficile come Roma?

C. Roma è una città “difficile” sotto molti punti di vista, ma che riesce sempre a sorprendere con i suoi grandi e piccoli capolavori. Su DETTI E FUMETTI ho deciso di parlarvi proprio di questo,  perché oltre agli edifici nobili abbiamo molto da raccontare, opere che  non sempre sono conosciute e spesso trascurate,  interventi fatti dai grandi maestri, ma anche da nuovi e non meno importanti . Fanno parte di questa serie di articoli ( se fate click sulla scritta potete leggere tutto l’articolo):

Il Parco Lineare delle Mura Aureliane

Ex Cinema Airone

Una nuvola sui tetti di Roma

I grattacieli di Roma

Roma e la Street Art

Il Parco Lineare a Roma Nord

Gli edifici delle Poste a Roma

F. Fantastico… ma ci hai incuriosito anche per la BIO ARCHITETTURA. Facci capire di cosa di parlerai?

C.  La mia curiosità ed il desiderio di approfondire ed aggiornarvi su questa materia spazierà anche nel mondo del bio, dell’ecosostenibile, del recupero architettonico  e  di tutte le nuove tendenze del design in Italia e all’estero. Vi ricordo i principali post in cui ne ho parlato:

La Scozia e le sue energie rinnovabili

Le case ecologiche

i giardini verticali

il recupero di strutture urbane dismesse

I sistemi fotovoltaici in architettura

Headquarter 3M Italia

La biennale di architettura a Venezia

I grandi cambiamenti spesso prendono avvio da piccole realtà,  A Milano è sorto un bosco verticale

F. Si dice che gli architetti non persone curiose. Ci farai incuriosire anche a noi?

C. Ma certamente, vi faro partecipi delle mie curiosità e delle ultime tendenze che rendono più piacevole la nostra quotidianità. Già avete potuto averne un assaggio ne  I mercatini di Natale, Gli alberi di Natale o negli  Arredi e oggetti biodegradabili

 

F. non ci resta che tuffarci nel mondo dell’architettura di Clo! a presto.

 [Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI – presentazioni – Articolo del 14 febbraio 2015]