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Willy alias Dario Santarsiero intervista il regista Alessandro Pondi Regista per DETTI E FUMETTI

Care Lettrici e Lettori di Detti e Fumetti oggi parleremo con lo sceneggiatore e regista Alessandro Pondi.

ALESSANDRO, ritratto di Filippo Novelli

Allora Alessandro, nasci a Ravenna il 20 gennaio 1972. Esordisci nel 1997 con il romanzo Gli angeli non mangiano hamburger. Il libro viene letto da Matilde Bernabei della Lux Vide che ti propone di entrare nella sua squadra di sceneggiatori; inizia così a scrivere per la televisione e il cinema vicino a Luciano Vincenzoni e Tonino Guerra. Dal 99’ scrivi le sceneggiature di: “Questa casa non è un albergo”, “Compagni di scuola”, “Grandi domani”, “Don Matteo”, “Il bambino della domenica”, “L’uomo che cavalcava nel buio”, “Il signore della truffa”, “K2 – La montagna degli italiani”, “Trilussa – Storia d’amore e di poesia”, “L’oro di Scampia”, “I fantasmi di Portopalo” e molti altri. Hai ideato la soap opera “Cuori rubati” la serie televisiva “Il commissario Manara”. Per il cinema firmi pellicole d’autore come “K. Il bandito” di Martin Donovan, “Litium “Cospiracy” di Davide Marengo, che commedie sentimentali come “Poli Opposti”, “Copperman” e “Divorzio a Las Vegas”. Scrivi il noir di Marco Bocci “La caccia”, la horror comedy “Il mostro della cripta” e “Rapiscimi”. Ma anche Cinepanettoni campioni di incassi come: “Natale a Beverly Hills” e” Natale in Sudafrica”, dove sei altamente criticato per il basso livello di comicità, ma vinci due Biglietti d’oro con un incasso complessivo di 40 milioni di euro al botteghino. Nel 2007 esce un tuo racconto Noir “Nessuno di noi” nella raccolta “Omicidi all’italiana” edito da Colorado Noir e distribuito da Mondadori. Nello stesso anno collabori con Paolo Logli, e con lui fondi – insieme a Riccardo Irrera e Mauro Graiani – la factory di scrittura creativa 9 mq storytellers. Nel 2008 vinci il premio per la miglior sceneggiatura al Festival Internazionale di Salerno con il film “Il bambino della domenica”. Nel 2012 il premio per il miglior soggetto e sceneggiatura alla 33 esima edizione “Una vitaper il cinema”, con il film “K2 – La montagna degli italiani” e due premi Moige per “L’oro di Scampia” e i “Fantasmi di Portopalo”. Per il teatro firmi la commedia sentimentale “Unadonna in casa”, e i due musical “Un po’prima della prima” con Pino Insegno e “Il pianeta proibito” con Lorella Cuccarini. Hai collaborato con sceneggiatori importanti come Martin Donovan, Tonino Guerra, Sandro Petraglia, Andrea Purgatori, Alessandro Camon e Luciano Vincenzoni.

D: Poco più che ventenne scrivi Il tuo primo romanzo “Gli angeli non mangiano hamburger” dove un giovane di nome Piero intraprende, in compagnia di un alter ego Pier, un viaggio verso Roma. Chi o cosa ti ha ispirato?

A: Mi stavo affacciando alla scrittura, ero appena arrivato a Roma con una valigia piena di sogni, volevo fare cinema ma mi sembrava un traguardo ancora molto lontano. “Gli angeli non mangiano hamburger” è nato un po’ per gioco, tanto per rompere il ghiaccio e mettermi alla prova nel racconto lungo. Nasce senza troppe aspettative, anche se alla fine è stato il mio biglietto da visita per iniziare con la televisione e il cinema. Matilde Bernabei, di Lux Vide, lesse il mio romanzo e mi chiamò a sceneggiare una serie televisiva giovanilistica dal titolo “Questa casa non è un albergo” e da lì è cominciato tutto.

D: Nel 2017 scrivi, insieme a Giuseppe Fiorello, Paolo Logli, Salvatore Basile, Alessandro Angelini, che firma anche la regia, la mini serie “I Fantasmi di Portopalo.” Ispirato da una storia vera: Il naufragio della F174, del 1996. Cosa ti ha lasciato?

A: Mi ha lasciato sentimenti forti come la rabbia, ma anche tanta umanità e amore per il prossimo. È un film scomodo, un film inchiesta che racconta la tragedia di un naufragio di clandestini avvenuto nel Natale del ’96, davanti alle coste siciliane, nella totale indifferenza della gente. È avvenuto durante un giorno di festa, che rende ancor più triste e dolorosa la tragedia. È una storia di disperazione, di omertà, ma anche di speranza. Prima di scrivere la sceneggiatura, io, Logli e Fiorello siamo stati in Sicilia, a Portopalo, a intervistare le persone che hanno vissuto la tragedia. È stato un lavoro complesso ed emotivo. Abbiamo trovato resistenze, molti volevano dimenticare quella storia, non volevano che la raccontassimo. Credo che avessero paura di come l’avremmo narrata, perché lì c’erano state colpe gravi da parte di molti, abitanti e istituzioni. Ci siamo sentiti addosso un profondo senso di responsabilità, ma alla fine siamo riusciti a trovare una chiave di racconto empatica e il film ha emozionato milioni di italiani e sensibilizzato le istituzioni. Abbiamo acceso un piccolo faro, siamo stati invitati alla Camera dei Deputati per ricordare la tragedia e il film ha ottenuto il premio più importante, quello del pubblico, il Moige.     

D: Quando consegni una sceneggiatura metti in conto che ci saranno dei tagli?

A: Una buona sceneggiatura non dovrebbe avere scene superflue, o fronzoli, tutte dovrebbero susseguirsi in un crescendo cinematografico di emozioni e informazioni dentro uno schema drammaturgico di tre atti. Quindi sì, lo metto in conto, ma per evitare che succeda e sperare che il film venga girato esattamente come l’hai immaginato quando l’hai scritto. Ma poi c’è il montaggio, e può succedere che ti accorgi che l’attore è stato meno incisivo di quanto ti aspettassi o che una scena è venuta un po’ troppo lunga e allora, se serve al film, meglio tagliare.

D: Sempre nel 2017 esordisci nella regia con il film “Chi mi ha visto?” con Pierfrancesco Favino e Giuseppe Fiorello; perché la scelta di fare il regista?

A: La regia cinematografica è sempre stata la mia aspirazione, sin da subito, da quando sono arrivato a Roma. Ma chi avrebbe scritto un film ad un ragazzetto di vent’anni appassionato di cinema? Nessuno. Sapevo che avrei dovuto pensarci io, e così ho iniziato a scrivere. E dopo averne scritti una ventina per altri registi, alla fine ho diretto “Chi m’ha visto”. Ed è stato liberatorio e avvincente. Liberatorio perché finalmente ero riuscito a realizzare il mio desiderio, avvincente perché non c’è cosa più bella che lavorare sul set con gli attori e coordinare un gruppo di artisti, un po’ come fa un direttore d’orchestra.

D: Secondo te, cosa dà più risalto, la sceneggiatura o la regia?

A: La storia è alla base di tutto. Se non hai una bella storia per le mani puoi avere anche il più bravo regista del mondo, ma il film non sarà mai un gran film. Diversamente, con una storia vincente puoi anche permetterti di sbagliare il regista.

D: Hai diretto Enrico Brignano in due film: “Tutta un’altra vita” 2019 e “Una commedia pericolosa” 2023. Come è stato lavorare con lui?

A: Divertente e faticoso. Enrico è un grande professionista, dotato di un talento straordinario, con i tempi sia della commedia che del dramma. È un artista completo e generoso, ma allo stesso tempo è una super star, quindi molto impegnato e alla fine rimane sempre poco tempo per provare. Sia Tutta un’altra vita che Una commedia pericolosa li abbiamo girati in poche settimane, un po’ per alleggerire i costi di produzione, ma soprattutto perché li abbiamo girati nella finestra di uno spettacolo e l’altro di Enrico.  

D: Come sai, nel mondo del cinema o del teatro è più difficile far ridere che far piangere; sulla base di ciò, hai mai pensato di scrivere un dramma?

A: Ho scritto diversi film drammatici. “L’oro di Scampia”, “Mio papà”, “I fantasmi di Portopalo”, ho scritto film anche molto duri come “La caccia” di Marco Bocci, però non ho ancora affrontato un film drammatico da regista. Ed è una cosa che non mi sento di escludere nel mio futuro.

D: Il tuo sogno nel cassetto?

A: Sono molto scaramantico e i sogni nel cassetto ci sono, ma li lascio chiusi nel cassetto finché non si realizzeranno e allora vi dirò: questo era il mio sogno.

D: Grazie caro Alessandro anche a nome delle Lettrici e Lettori di detti e Fumetti per questa piacevole chiacchierata

A: Grazie a te e un caro abbraccio a tutti i lettori di Detti e Fumetti.

Alla prossima.

[DARIO SANTARSIERO PER DETTI E FUMETTI- SEZIONE CINEMA- ARTICOLO DEL 2 MAGGIO 2025]

Willy intervista il regista Federico Sisti per DETTI E FUMETTI

Cari Lettrici e Lettori di Detti e Fumetti, sono in compagnia del mio caro amico e regista Federico Sisti.

Federico nasce a Roma il 13/05/1985. Da 15 anni lavora come regista e documentarista, è corrispondente per programmi di cronaca, ha realizzato documentari sia in modo indipendente che per reti nazionali e internazionali. Il suo ultimo docufilm è ‘Una vita sul ring-la vita di Nino La Rocca’ Una produzione Rai documentari.

Il documentario racconta l’ascesa, le sfide, la caduta e le rivincite di Cheid Tijani Sidibe, in arte Nino La Rocca, campione europeo dei pesi Welter nel 1989. Nino è figlio di un malese e di una siciliana, La Rocca passa una vita a lottare per i suoi diritti e per ottenere la cittadinanza italiana. La sua esistenza passa dal Marocco dove nasce, alla vita di strada a Parigi, a quella delle stelle.  

D. Cosa o chi ti ha spinto verso la strada della regia?

F. Inizio con il dire che non mi reputo un regista. L’ appellativo regista, rimanda molto al mondo della fiction, e non c’è niente di più lontano da quello che faccio. 

D.  Ci puoi dire perché preferisci girare un documentario anziché un film?

F. Mi sono avvicinato al mondo del documentario perché è la pura realtà, non c’è finzione, è lo studio della società per antonomasia, ed io ho sempre avuto un approccio sociologico. Quindi tutti questi lavori che ti riportano ad una realtà, spesso molto cruda, non sono stati casuali.

D. Ho visto il docufilm sulla piattaforma RaiPlay   ‘Una vita sul ring-la vita di Nino La Rocca’ per la produzione Rai documentari. L’ho trovato emozionante e allo stesso tempo ti dà una forte spinta a non mollare mai. Ce ne vuoi parlare?

F. In un’epoca dove tutti avevamo negli occhi le grandi star sia dello sport che dello spettacolo la storia di Nino, quella di un ragazzo venuto dal Mali che trova il suo riscatto in Italia, diventa l’emblema dell’uomo che si è fatto da solo.

 La storia di Nino La Rocca divenne potentissima, capace di catalizzare le folle, e penso che abbia avuto un ruolo chiave, nella creazione della sua popolarità. Poi gli anni 70-80 finiscono, un’epoca si chiude, la società cambia e con lei la tendenza a quel genere di narrazioni. 

Quella società che un tempo lo aveva acclamato innalzandolo ad eroe, inizia pesantemente a criticarlo, lo tratta come un fenomeno da baraccone, viene dimenticato, i suoi successi quasi rinnegati, le sue capacità sportive denigrate e lui si rifugia in sé stesso vivendo isolato tra preghiere ed insegnamento, lontano da quei riflettori che ad un certo punto della sua vita, si sono fatti ormai troppo ingombranti.

D. Perché hai scelto proprio Nino La Rocca?

F. Penso di avere scelto Nino la Rocca perché c’erano tutti i presupposti per una storia interessante: il personaggio che sale in vetta e poi ricade, tutta la sua introspezione, una critica al divismo di quegli anni che ci dovrebbe far riflettere anche sulla nostra epoca.

D. Dopo l’ultimo ciak di ‘Una vita sul ring-la vita di Nino La Rocca’ che cosa hai provato?

F. Diciamo che è stata la fine di un’agonia [Ride N.D.S.] stavamo lavorando in condizioni estreme.

D. Bene caro Federico, grazie anche a nome delle Lettici e Lettori di Detti e Fumetti per questa bella chiacchierata; ci salutiamo con la promessa di rivederci presto per presentare un tuo nuovo lavoro.

F. Grazie a te caro Dario, e un saluto alle lettrici e Lettori di Detti e Fumetti 

[DARIO SANTARSIERO PER DETTI E FUMETTI – SEZIONE CINEMA- ARTICOLO DELL 11 SETTEMBRE 2024]

WILLY ALIAS DARIO SANTARSIERO INTERVISTA FERNANDA PINTO PER DETTI E FUMETTI

Cari Lettrici e Lettori di Detti e Fumetti, oggi intervisterò l’attrice Fernanda Pinto. Buona lettura!

La Fernanda Pinto di Filippo Novelli

Allora Fernanda la protagonista della serie web “Casa Surace”, Casa di produzione sul web con 400 milioni di visualizzazioni, enfatizzando l’eterno campanilismo t, sei nata a Napoli il 22/07/95.Ti sei fatta conoscere dal grande pubblico come ra nord e sud. Il tuo primo debutto è a teatro all’età di 16 anni nel musical “Rent in Neapolitan Language”, regia di Enrico Maria Lamanna, in scena al Festival di Benevento Città Spettacolo e al teatro Trianon di Napoli. Partecipi a diversi Stage con Mimmo Borrelli, a teatro, Francesco Munzi, al cinema e con altri esponenti del Musical Italiano. Ti formi presso il laboratorio teatrale Artefia con il maestro e attore Vincenzo Maria Saggese.Con la sua regia partecipi a diversi spettacoli nei maggiori teatri napoletani e al Festival della Filosofia di Velia. Nel 2013 inizi il tuo percorso di formazione come performer presso il laboratorio di Musical Mind the Gap a Napoli, una tra le prime scuole di Musical in Italia, diretto da Fabrizio Miano. Nel 2015 vinci una borsa di studio nella prestigiosa Accademia MTS MUSICAL THE SCHOOL di Milano, scegli però di restare a Napoli, perché nello stesso anno inizi a lavorare con la Casa di Produzione sul Web. Nel 2017 frequenti per circa un anno il Nuovo Teatro Sanità e lavori come attrice protagonista a diversi spettacoli con la regia di Mario Gelardi.  Successivamente: “Ritorno del Mammasantissima” con la regia di Luciano Saltarelli. Nel 2018 ti sei laureata presso l’Università Suor Orsola Benincasa con indirizzo Comunicazione e attualmente prosegui i tuoi studi presso l’Università Federico II di Napoli. Nel  2023 hai lavorato nella compagnia di Vincenzo Salemme con lo spettacolo scritto diretto e interpretato da Vincenzo Salemme dal titolo “ Napoletano? E famme ‘na pizza!”. Hai preso parte in alcune fiction Rai e Mediaset, come un Posto Al Sole, Rosy Abate 2. E come ospite Vip nel programma Pizza Girls in onda su La5.

W. Perché hai deciso di fare l’attrice?

In realtà non ho mai deciso di fare l’attrice. Direi che piuttosto è successo e basta. Ho iniziato un po’ per gioco a casa, poi a scuola, e poi non ho più smesso di giocare!

W. Che senso ha recitare?

Per me più che avere un senso credo sia una risorsa. Ho la possibilità di dare voce a quello che c’è dentro di me, e soprattutto, spesso a quello che non ho. Mi fa sperimentare e soprattutto mi diverto. Sai che c’è finzione, immaginazione, eppure c’è un tacito patto col pubblico, ci crediamo insieme e diventa tutto vero. Ed è bellissimo!

W.Chi ti tenta di più il teatro il cinema o la televisione? E perché?

Ho sempre lavorato maggiormente a teatro e mi piace davvero tantissimo. Però mi tenta tanto il cinema, e spero presto di farne esperienza!

W.Perché hai rinunciato alla borsa di studio dell’Accademia MTS MUSICAL THE SCHOOL di Milano, per la Casa di Produzione Web?

A malincuore rinunciai alla borsa di studio perché si, iniziavo il mio lavoro con Casa Surace, è stato istintivo, anche se non sapevo bene dove mi avrebbe portata quella scelta. Alla fine direi che è andata bene e oggi nonostante mi dispiaccia per non aver iniziato un percorso a Milano, non me ne pento. Il musical è stata una parte importantissima della mia vita e lo è ancora oggi, quindi mai dire mai!

W. E poi Casa Surace, ce ne vuoi parlare?

Faccio parte di Casa Surace da otto anni ormai. All’epoca avevo solo 19 anni ed ero l’unica donna del gruppo. È stato un fulmine a ciel sereno nella mia vita, in senso positivo ovviamente. Inaspettato. Ho imparato molto grazie a questa esperienza insieme a loro e ho ricordi bellissimi. Oggi andiamo avanti, spero con progetti sempre più grandi!

W. Cimentarti come pizzaiola nel programma Pizza Girls in onda su La5, ti ha aperto nuove prospettive?

L’esperienza a Pizza Girls è stata divertente, per una ragazza del SUD atipica che non sa cucinare, soprattutto. Nuove strade non saprei, ma sono una curiosa nel mio lavoro e cerco sempre di impegnarmi in quello che faccio. Non mi dispiacerebbe condurre un programma!

W.Il tuo sogno nel cassetto?

Mi hanno insegnato a non svelare i sogni, si sciupano e poi non si avverano.. posso dire però che è ancora lì nel cassetto. Incrociamo le dita!

W. Bene Fernanda, grazie anche a nome delle Lettrici e Lettori di Detti e Fumetti per questa interessante chiacchierata!

(DARIO SANTARSIERO PER DETTI E FUMETTI SEZIONE TEATRO – articolo del 2 luglio 2023)

L’ISCHIA FILM FESTIVAL, ARRIVARE CON LA RONDINE

Cari lettori di DETTI E FUMETTI oggi siamo all’ Ischia film festival che si tiene presso la fantastica location del castello aragonese ad Ischia.

L’Ischia Film Festival è un festival cinematografico internazionale specificamente dedicato alle location del cinema. Il festival è realizzato dall’Associazione Culturale Art Movie e Music e il suo ideatore e direttore artistico è Michelangelo Messina.

La prima edizione del festival si è tenuta nel 2003 presso l’isola d’Ischia con il nome di Foreign Film Festival. La manifestazione è nata con l’intento di conferire un riconoscimento artistico alle opere, ai registi, ai direttori della fotografia e agli scenografi che hanno valorizzato luoghi italiani o stranieri per invogliare lo spettatore a visitarne le bellezze.

Il festival, che si svolge in luglio, organizza annualmente il convegno nazionale sul cineturismo. La rassegna cinematografica si compone di tre sezioni competitive dedicate ai cortometraggi e ai documentari, una sezione speciale denominata Primo Piano dedicata ai lungometraggi e una sezione fuori concorso denominata Scenari.

Il festival fa parte dell’AFIC, l’Associazione Italiana Festival di Cinema, cui appartengono altre analoghe manifestazioni nazionali di promozione del cinema italiano. La diciassettesima edizione ha ottenuto l’alto patrocinio del Parlamento Europeo e l’adesione del Presidente della Repubblica con una targa onorifica (fonte wikipedia).

Se volete avere maggiori informazioni sulla edizione del 2023 fate click al link

https://www.ischiafilmfestival.it/index.php/it/i-film/category/best-of-lungometraggi-2023

A noi di DETTI E FUMETTI e’ rimasta impressa la performance di ELODIE, oramai divenuta una artista a tutto tondo, che ha debuttato nel bellissimo film TI MANGIO IL CUORE, gangster movie ambientato in una puglia atavica e pastorale, a mezzastrada tra la Fonteamara di Silone e il Kill Bill di Tarantino, con cui il regista Pippo Mezzapesa ha vinto il Nastro d’argento.

La visita al Castello aragonese vale il viaggio ad Ischia.

In epoca medioevale il castello fu sempre indicato come Insula Minor per distinguerlo dall’Insula Major (l’Isola d’Ischia) che andava lentamente popolandosi.
È a questo periodo che risale l’attuale cripta della Cattedrale dell’Assunta con i suoi pregevoli affreschi.

Due ne ricordiamo:

-La cappella di Maria Maddalena che i Caracciolo fecero erigere per ingrazarsi i reali Angioni dell’epoca

-La cappella di san Gioacchino ( padre di Maria) con illustrata la storia della sua vita: dalla cacciata da Gerusalemme perche’ sterile, alla annunciazione del concepimento di Anna della Vergine Maria.

Il nome attuale di CASTELLO ARAGONESE ha origine dalla dinastia che più delle altre ha impresso all’isolotto la fisionomia che lo caratterizza: Alfonso I d’Aragona che trasformò nel XV secolo d.C. il preesistente Maschio angioino, costruendo le poderose mura difensive, fece scavare nella roccia la galleria di accesso pedonale.

Riferimenti: https://www.castelloaragoneseischia.com/it/news/cappella-dangi%C3%B2-e-cappella-caracciolo-nuove-scoperte-sugli-affreschi-del-castello-aragonese-d

Non puoi dire di aver visto il castello se non lo hai circumnavigato.

Noi di DETTI E FUMETTI lo abbiamo fatto nel miglior modo, ospiti del veliero LA RONDINE, in compagnia dei capitani Virginia e Pietro (figlia e padre)

Una straordinaria storia accompagna il veliero La Rondine

Negli anni venti il nonno di Virginia trasformo’ una delle prime navi cargo a vela (pensate portava persino le auto e il bestiame) in un vero e proprio veliero per navigare il tirreno.

Ci ha raccontato Virginia che trasportava gli ischitani fino in Sardegna e in Sicilia.

Oggi puoi salpare con loro pranzare a bordo e goderti le meraviglie dell’isola accompagnato dal racconto del vulcanico capitano che conosce mille e uno aneddoti dell’isola. L’autenticita’, l’avventura, il romanticismo in una parola: La Rondine.

Cercatela su instgram “larondinechart”

https://instagram.com/larondinecharter?igshid=MzRlODBiNWFlZA==

Ecco alcune foto dei panorami che potete ammirare dalla Rondine.

(Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI – SEZIONE CINEMA – articolo del 2 luglio 2023)

l’inizio di una nuova rubrica: LA MEMORIA con Graziano Marraffa

Cari lettori di Detti e Fumetti, il cinema ha da sempre affascinato il pubblico fin dagli esordi. I fratelli Auguste e Louis Lumière nel 1887 proiettarono i primi brevi cortometraggi precorritori del moderno cinema. Le reazioni degli spettatori di allora ci fanno sorridere e intenerire allo stesso tempo, come il panico che scoppiò nella sala,  quando fu proiettato l’arrivo del treno: molti scapparono terrorizzati perché credevano che il treno l’avrebbe travolti. Ma il cinema è fatto anche di attori, che ci fanno commuovere o entusiasmare con la loro professionalità e bravura; ed è proprio degli attori che voglio parlarvi. Lo faccio con una  nuova rubrica intitolata La Memoria. Dove verranno ricordati appunto personaggi che hanno fatto la storia del cinema fini primi del novecento Attrici e Attori ormai dimenticati dai più che sarà interessante riscoprire e valorizzare. Ho coinvolto in questo nuovo appuntamento, il mio amico esperto di cinema Graziano Marraffa che periodicamente ci presenterà un’attrice o un attore dimenticati o sconosciuti ai più. 

Ritratto di Graziqno Marraffa di Filippo Novelli

Il primo ritratto per simpatia e riconoscenza vede Graziano Marraffa come protagonista.

Buona lettura. Ci ritroviamo qui. Tra poco. Rimanete connessi.

NOTE BIOGRAFICHE

Nato a Roma il 18 Ottobre 1975, è

Fondatore  e Presidente dell’Archivio Storico del Cinema Italiano – Associazione Culturale Onlus, costituito da un patrimonio illimitato di materiali cinematografici originali dagli anni ’30 ai giorni nostri, suddivisi in varie sezioni :

Cineteca, Videoteca, Manifestoteca, Biblioteca, Emeroteca, Fonoteca, Scenografia e Costumi.

Consulente e curatore di mostre iconografiche, retrospettive e Festival realizzati in collaborazione con prestigiose istituzioni internazionali.

Consulente internazionale per vari laboratori di sviluppo, stampa e post-produzione esperto in teoria e pratica del restauro cinematografico su supporti originali in pellicola b/n e colore.

(DARIO SANTARSIERO PER DETTI E FUMETTI SEZIONE CINEMA E TEATRO – ARTICOLO DEL 29 ottobre 2022)

TI AMO!

L’INTERVISTA A CESARE SECLI’, THE BOOM OPERATOR

per DETTI E FUMETTI

Cari amici di DETTI E FUMETTI, viaggiatori variopinti che state transitando nel nostro Hub nel Web, benvenuti!

Oggi il nostro ponte dal Fumetto al Cinema lo costruiamo parlandovi del BOOM OPERATOR.

Questa professione del mondo del CINEMA non la conoscevo prima di parlare con CESARE. voi?

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Cesare- comune amico di Eleonora e Francesco che abbiamo intervistato qualche mese fa – e ci siamo fatti raccontare questo fantastico ruolo della Settima Arte.

Cesare Secli’ , ritratto di Filippo Novelli

F. Cesare ho la curiosità a mille. chi sei, dicci.

C.: Io sono un Boom Operator. Sintetizzando, il mio lavoro consiste nel registrare in presa diretta, ovvero sul set, i dialoghi dei film che vedete al cinema, sulle piattaforme o alla tv.
Sarebbe bello se tutto quanto si riducesse a questo, vero? In realtà purtroppo (o per fortuna) è molto più complesso.

F. Siamo qui per approfondire. vai pure, grazie.


C.: Registrare i dialoghi significa innanzitutto salvaguardare l’interpretazione degli attori, assicurandosi che i dialoghi siano INTELLIGIBILI.
Sarebbe molto semplice se le scene venissero girate in studio, con le stanze sonorizzate ed insonorizzate, dove tutto è costruito e gestito in funzione di una eccellente qualità e pulizia del suono; al contrario, la vera sfida che ogni boom operator e fonico di presa diretta deve affrontare è proprio la location, spesso ,anzi sempre, rumorosa.

Immaginate, per esempio, di dover registrare una coppia che si sussurra all’orecchio: “TI AMO”, una scena quindi molto delicata, intima e fondamentale per il film e immaginate di doverlo fare accanto a dei lavori in corso quindi martelli, trapani, seghe elettriche e i vari attrezzi elettrici o a motore, le urla dei lavoratori, ma non basta.. immaginate che questi lavori in corso siano in una strada trafficata e quindi macchine, motorini, pullman, clacson, sirene di ambulanze e carabinieri, vociare dei passanti, ma voglio esagerare (e credetemi, è successo davvero).. immaginate pure che ci sia tanto tanto vento e a pochi metri da dove i nostri attori si rivelano romanticamente,  ci sia pure il mare in burrasca con le onde che sbattono sugli scogli e stormi di gabbiani che urlano la loro fame accompagnati dalla musica elettronica del lido dietro il muretto.

E’ giusto precisare al lettore che tutto ciò che ho elencato non è inquadrato dalla macchina da presa, quindi tutto ciò che sentiamo non è giustificato dall’inquadratura, che pur essendo molto larga, esclude tutte queste fonti di rumore, tenendosele alle spalle.
Da quest’ultima precisazione, capite che il microfono non può essere vicino agli attori ma sarà abbastanza in alto per non entrare nell’inquadratura.


Solitamente allora si nasconde sotto gli indumenti di ogni attore un radiomicrofono.

F.: Ah, bene! la tecnologia ti da una mano! Tutto risolto allora?

C. : Non proprio… approfondiamo.
Innanzitutto partiamo dal presupposto che il radiomicrofono è appunto nascosto, quindi per forza di cose sarà sotto a dei tessuti che a seconda delle proprie caratteristiche modificheranno la voce dei nostri attori, alterandola.
Ogni tessuto porterà con sé del rumore, considerando che l’attore non sarà fermo come una statua ma avrà delle azioni da compiere, perciò oltre ad essere nascosto, il radiomicrofono dev’essere montato in modo tale che qualsiasi azione l’attore compia, risulti isolato e pulito, oltre ovviamente ad essere montato in sicurezza e cioè che non cada o si strappi nel caso in cui l’azione preveda una corsa, un salto, una lotta. Nel nostro caso gli attori sono piuttosto fermi quindi nessun problema, se non fosse che sono abbracciati. Questo vuol dire che i radiomicrofoni,  sbattono uno contro il corpo dell’altro, consegnando un suono ovattato, telefonico (non dimenticate che c’è molto vento per cui sono montati anche in sicurezza dal vento) e rumoroso.

F:. Ottimo! Fortissimo questo lavoro. Se volessi quindi con una frase raccontare il tuo mestiere ed essere tanto convincente da fare proseliti tra le giovani ragazze e ragazzi che vogliono entrare nel mondo del CINEMA?


C.: Il mio lavoro consiste nel far si che chi vede il film senta il “TI AMO”, forte e chiaro, preciso e convincente, dritto in faccia tanto da commuoversi.

BIO

Cesare Seclì nasce a Campi Salentina (LE) il 07/05/1994.

Intraprende sin da bambino studi musicali, imparando a suonare il pianoforte, la chitarra e la batteria. E’ stato il percussionista di vari gruppi di musica popolare e gruppi punk/funk; si dedica al teatro come attore, ma soprattutto come tecnico audio/luci, inserendosi a pieno nel mondo dei live, lavorando in tournée per numerosi artisti.

Laureatosi in scienze della comunicazione, frequenta l’accademia cinematografica Gianmaria Volontè a Roma, diplomandosi come tecnico del suono cinematografico e diventando un Boom Operator.

Si inserisce quindi nel cinema, lavorando per numerosi film e serie TV italiane e americane, per piattaforme come Netflix, Prime Video, e cortometraggi tra cui “Inverno”, di Giulio Mastromauro, vincitore del David di Donatello nel 2020 e collaborando con noti registi come Gabriele Muccino e Pupi Avati. 

È co fondatore del collettivo teatrale Cenerentola, con il quale realizza numerosi spettacoli in giro per l’Italia e porta avanti la propria passione musicale come cantautore, e collaborando come percussionista con l’artista Arto.

[Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI -sezione CINEMA – Articolo del 2 agosto 2022]

I PODCAST DI GABRIELLA GRIFO’ PER DDD Diletti Dal Divano – La verità sul caso Harry Quebert” di Joël Dicker.

Amici di DETTI E FUMETTI oggi vi presento il podcast di La verità sul caso Harry Quebert” di Joël Dicker.

Per una volta ho chiesto a Filippo di fare una eccezione: disegnare al posto del mio consueto fumetto il ritratto di Nola la protagonista della serie TV.

Ma veniamo alla storia:

Nell’episodio di oggi parleremo di un romanzo uscito nel 2012 che è riuscito a riscuotere un successo tale da ottenere nel 2018 un adattamento televisivo. Stiamo parlando di: “La verità sul caso Harry Quebert” di Joël Dicker.
Estate 1975. Nola Kellergan, una ragazzina di 15 anni, scompare misteriosamente nella tranquilla cittadina di Aurora, New Hampshire. Le ricerche della polizia non danno alcun esito.

Facendo click sulla foto sarete indirizzati direttamente sul PODCAST

Nola ( alias Kristine Froseth) illustrazione di Filippo Novelli

Le musiche che ho utilizzato:
“Sappheiros – Memories” is under a Creative Commons license (CC-BY).
Music promoted by BreakingCopyright: https://bit.ly/b-sappheiros-memories
Rain sound effect: https://www.youtube.com/channel/UCTdyXszrxhMP-pbhy85Pa-g

Buon ascolto da Gigi’! Buon Cinema a tutti!

[Gabriella Grifò per DETTI E FUMETTI – sezione Cinema – articolo del 21 aprile 2021]