PRESENTAZIONE DEL LIBRO “Non eravamo dominati che dal cielo” – La riscoperta ottocentesca dei Monti Sibillini nei documenti del Club Alpino Italiano di MICHELE SANVICO

Cari lettori di DETTI e FUMETTI, vi proponiamo oggi un’intervista al fisico e scrittore Michele Sanvico, autore di un volume dal titolo “Non eravamo dominati che dal cielo – La riscoperta ottocentesca dei Monti Sibillini nei documenti del Club Alpino Italiano”, pubblicato da Edizioni Il Lupo.

Ritratto di MICHELE SANVICO di Filippo Novelli

Siamo curiosi di scoprire, assieme a voi, perché il nostro amico Michele abbia deciso di dedicare un libro proprio ai Monti Sibillini e perché queste montagne, che molti non conoscono nemmeno, possano rappresentare una interessante scoperta non solo per il lettore ma anche per l’escursionista più appassionato.

F. Michele, i Monti Sibillini, questi sconosciuti, che come saprai è una delle location del nostro fumetto OSVY quindi luogo a noi caro.

Perché scrivere un libro proprio sui Monti della Sibilla, una serie di picchi appenninici situati tra l’Umbria e le Marche?

M. Quando si parla di Monti Sibillini ovviamente la Sibilla c’entra sempre: è lei la protagonista di questi luoghi. Molti non sanno che ben prima che nascesse il moderno escursionismo, e parliamo dunque di centinaia e centinaia di anni fa, i Monti Sibillini erano già famosi e conosciuti in tutta Europa a causa delle oscure leggende che vivevano tra quelle cime.

A partire dal Trecento molti studiosi e letterati ne hanno scritto e moltissimi viaggiatori si sono recati a Norcia, in Umbria, o a Montemonaco, piccolo borgo situato sul lato marchigiano, per salire fino alle vette di quelle montagne disabitate, alla ricerca di un sogno la cui fama ha avuto modo di diffondersi addirittura fino ai Paesi nord-europei.

F. :Viaggiare a quell’epoca non era certo facile; perché questi visitatori decidevano di affrontare i rischi di una visita in terre così desolate e al di fuori dei percorsi canonici, come quelli che i pellegrini erano soliti seguire per recarsi a Roma o in Terrasanta?

M. : Perché i leggendari racconti che abitavano i Monti Sibillini erano tali da suscitare grande emozione, e anche aspettative molto particolari.

Si era sparsa la voce, infatti, che la grotta che si trovava proprio sulla cima del Monte Sibilla permettesse di accedere al regno sotterraneo e magico governato dalla Sibilla degli Appennini, presso la quale sarebbe stato possibile vivere una vita di sensualità e lussuria, tra bellissime damigelle e ricchezze senza fine. E questo non era tutto, perché a poche miglia di distanza una seconda leggenda abitava la cima del Monte Vettore: nel gelido laghetto glaciale che lì si trovava (e si trova ancora) sarebbe stato seppellito il corpo di Ponzio Pilato e sarebbe stato possibile consacrare libri magici ai dèmoni che in esso dimoravano. Insomma, un complesso leggendario multiforme, che neanche le Alpi hanno mai dimostrato di ospitare.

F.:. Che storia! Molto affascinante! Lo racconti nel libro?. Ma cosa c’entra il Club Alpino Italiano? E perché il tuo volume si intitola “Non eravamo dominati che dal cielo”?

M.:ll Club Alpino Italiano rappresenta il momento della riscoperta dei Monti della Sibilla. Il CAI nasce infatti nella seconda metà dell’Ottocento, a Torino, quando già la fama internazionale dei Monti Sibillini era venuto meno con il progredire delle scienze e l’abbandono delle antiche leggende. Proviamo a immaginarci, oggi, questi aristocratici notabili del primo Club Alpino (un’associazione che in origine ha avuto un carattere particolarmente esclusivo), che iniziavano a percorrere la penisola italiana da poco riunificata sotto i Savoia, esplorando montagne che, per loro, abituati alle sole Alpi, rappresentavano una sorta di “terra incognita”.

L’incontro con i Monti Sibillini è subito esplosivo: il fascino emanato da quei luoghi, da quelle vette incontaminate, cariche di leggende affascinanti ed anche un poco spaventose, colpì immediatamente la fantasia di quei gentiluomini, che ne scrissero sui primi “Bollettini” del CAI raccontando le proprie esperienze e le proprie impressioni. Il mio libro raccoglie proprio questi racconti, narrando di tanti luoghi visitabili anche oggi e di quelle persone oggi dimenticate che, all’epoca, ne percorsero i sentieri.

F. : Sì, ma non mi hai spiegato il perché di quel titolo, “Non eravamo dominati che dal cielo”

M.: È una frase speciale, scritta in una lettera vergata dalla contessa Lucia Rossi Scotti: una donna meravigliosa, che nel 1879 ebbe il fegato di unirsi a una escursione alla quale partecipavano solamente uomini, tutti aristocratici soci del CAI, risalendo gli scoscesi fianchi del Monte Vettore fino alla cima e scrivendo parole che, oggi, possono agevolmente risuonare nel cuore di ogni moderno escursionista: lassù, «non eravamo dominati che dal cielo», una frase bellissima che ho voluto utilizzare nel titolo.

Ma il libro contiene anche molte altre storie, come quella di Giovanni Battista Miliani, il grande imprenditore delle cartiere di Fabriano, appassionato dei Monti Sibillini; o come la vicenda di Grace Filder, pioniera del volo in pallone aerostatico e provetta alpinista, che ai primi del Novecento scalò sia il Vettore che il Monte Sibilla, scrivendo che questi luoghi custodivano «storie di spiriti e di diavoli da far rizzare i capelli».

F.: Michele ci hai proprio incuriosito. Ma quanto sono affascinanti i Monti Sibillini e dove possiamo trovare il libro?

M.: Moltissimo, fidati! Il libro può essere acquistato presso l’editore a questo link facendo click sulla foto o al link sotto riportato

LINK

e in tutte le librerie della zona dei Monti Sibillini ovviamente.

F. grazie per la bella chiacchierata!

M. Grazie a voi e ai lettori di DETTI E FUMETTI

[Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI – sezione Letteratura – articolo del 30 agosto 2022]

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