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L’importanza dei super eroi nel mondo di oggi

I supereroi, figure da tempo relegate all’immaginario dei fumetti, del cinema e della narrativa fantastica, mantengono una rilevanza straordinaria nel mondo contemporaneo. Lungi dall’essere semplici evasori dalla realtà, essi fungono da specchio culturale e da catalizzatori di ideali fondamentali. La loro importanza si manifesta su più livelli: psicologico, etico-morale e socio-culturale.

In un’epoca caratterizzata da incertezze globali, crisi ambientali, economiche e politiche, i supereroi offrono un bisogno fondamentale dell’animo umano: la speranza.

  • Fonte di Ispirazione: Essi rappresentano la possibilità che anche di fronte a minacce schiaccianti, l’individuo o un gruppo unito possa prevalere. Questo alimenta un senso di ottimismo e incoraggia la resilienza personale.
  • Gestione dell’Ansia: I loro nemici spesso incarnano le paure collettive (il caos, l’ingiustizia, il fanatismo). Vedere questi problemi affrontati e, spesso, risolti, offre un meccanismo di catarsi e aiuta a gestire l’ansia legata a problemi reali e complessi.
  • La Dualità “Eroe-Umano”: La maggior parte dei supereroi di successo (come Spider-Man o Batman) non sono solo esseri onnipotenti, ma persone che affrontano problemi quotidiani, fallimenti e dubbi. Questa umanizzazione rende i loro successi più accessibili e ispira le persone a essere “eroi” nella propria vita, anche senza superpoteri.

I supereroi sono potenti veicoli per l’esplorazione e la trasmissione di concetti etici complessi.

  • Il Concetto di Responsabilità: Il celebre mantra di Spider-Man, “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, è diventato un principio morale cardine. Sottolinea l’obbligo etico che accompagna il talento, la posizione o l’influenza, spingendo a riflettere sull’uso responsabile delle proprie risorse.
  • Giustizia vs. Legge: Molte narrazioni supereroistiche si concentrano sulla tensione tra ciò che è strettamente legale e ciò che è moralmente giusto. Questo costringe il pubblico a confrontarsi con i limiti dei sistemi stabiliti e con l’importanza dell’azione individuale in difesa dei più deboli.
  • Inclusività e Diversità: Le nuove generazioni di supereroi riflettono una crescente attenzione alla diversità razziale, di genere e di orientamento. Essi normalizzano la presenza di eroi provenienti da tutte le estrazioni sociali e culturali, diventando potenti simboli di inclusione e accettazione in una società multiforme.

I supereroi hanno trasceso la cultura pop per diventare la mitologia moderna della nostra società.

  • Identità Collettiva: Essi forniscono un linguaggio e un insieme di archetipi condivisi. Proprio come gli antichi si identificavano con Ercole o Ulisse, noi ci identifichiamo con Superman, Wonder Woman o Black Panther. Questi personaggi rappresentano il meglio che l’umanità può aspirare a essere.
  • Commento Sociale: Le storie dei supereroi sono spesso allegorie dei problemi contemporanei. Ad esempio, gli X-Men sono una metafora potente dell’intolleranza, del razzismo e della discriminazione. Attraverso il filtro della fantasia, il pubblico può affrontare e discutere temi sociali delicati in modo indiretto e meno polarizzante.
  • Motore Economico e Creativo: L’industria dei supereroi (cinema, TV, fumetti, videogiochi) è un colosso economico che alimenta migliaia di posti di lavoro creativi e genera miliardi di dollari, dimostrando la loro massiccia e continua risonanza culturale.

L’importanza dei supereroi nel mondo di oggi non risiede nella loro capacità di volare o di lanciare raggi dagli occhi, ma nella loro funzione di fari morali e di ancore psicologiche.

E’ in questo contesto che abbiamo accolto nel gruppo Chiara il falco, sociologa. Essi ci ricordano costantemente che, anche quando i problemi sembrano insormontabili, la combinazione di coraggio, altruismo e senso di responsabilità è il vero superpotere a disposizione di ogni persona. In sintesi, i supereroi sono fondamentali perché ci ispirano a credere non tanto nei poteri sovrumani, ma nel potenziale straordinario dell’umanità.


[ La redazione di DETTI E FUMETTI- Articolo del 13 dicembre 2025]

WILLY IL BRADIPO alias Dario Santarsiero intervista i CASA ABIS per DETTI E FUMETTI

Care Lettrici e Lettori di Detti e Fumetti, oggi intervisterò Gabriele Abis e Stella Falchi una coppia sia sulla scena che nella realtà di giovani e dinamici attori comici che hanno inventato e lanciato su TikTok: Casa Abis. In questi brevi video ci mostrano una coppia sposata alle prese con la vita di tutti i giorni.

https://youtu.be/s8fdqg7TuDk

Fumetto di Filippo Novelli

Se fate click sul disegno potete vedere il live painting

All’apparenza non sembra nulla di particolare, invece Gabriele e Stella hanno trasformato questi sketch in qualcosa di innovativo, come ad esempio il modo di fissare il vuoto senza sbattere le ciglia da parte di Gabriele mentre Stella gli elenca in modo compulsivo-ossessivo, tutte le regole di comportamento dell’uomo perfetto lette su DonnaPlus. Di seguito le loro Biografie.

Stella Falchi è nata a Roma il 21/03/1991. Amante della recitazione fin dalla tenera età si cimenta tra le quattro mura domestiche in scenette divertenti o imitazioni delle grandi attrici della commedia italiana. Dopo i vent’anni, inizia finalmente ad approcciarsi in modo professionale alla recitazione, frequentando numerosi stage e seminari d’arte drammatica e frequentando per 7 anni una scuola di recitazione. Iniziano per lei le prime esperienze come attrice, passando da Ionesco a Shakespeare, Brecht, Goldoni, Williams e altri autori della sceneggiatura teatrale. Inizia a coltivare anche la passione per la scrittura teatrale, cimentandosi nella stesura di varie commedie e la riscrittura di opere letterarie e drammaturgiche, poi messe in scena. All’età di 30 anni diventa attrice e autrice con Gabriele Abis del duo comico CASA ABIS, entrando a far parte dell’agenzia VERA di Paolo Ruffini e portando in scena dal 2023 la tournée con lo spettacolo “CASA ABIS” in tutta Italia e vantando un seguito di più di un milione di followers totali nelle varie piattaforme social.

Gabriele Abis è nato a Roma il 27/10/1990. La sua passione è sempre stata a senso unico, la recitazione.Frequenta un laboratorio di recitazione organizzato dalla scuola e capisce di non voler fare altro nella vita. Durante l’adolescenza frequenta corsi e laboratori e dopo essersi diplomato decide di entrare all’accademia d’arte drammatica. Frequenta il primo anno presso la scuola di recitazione Fondamenta e l’anno dopo viene ammesso all’accademia nazionale d’arte drammatica Silvio d’Amico dove si diploma nel 2014. Parallelamente frequenta corsi di critica cinematografica e scrittura cinematografica. Sviluppa una passione per la regia teatrale e per l’insegnamento che lo portano a scrivere e dirigere, nonché a recitare, diverse commedie e opere nell’arco di pochi anni. Nel 2021 insieme a Stella Falchi, fonda il duo comico CASA ABIS. Insieme a Stella è autore e attore degli sketch divenuti popolari nel web con più di un milione di followers e con più di 30 milioni di like, aprendo così la strada alla tournée dello spettacolo “CASA ABIS” in tutta Italia. Anche lui ormai da un anno fa parte della scuderia dei comici di Paolo Ruffini.

W. Quando si è formata, dal punto di vista artistico, la coppia Gabriele Abis e Stella Falchi di Casa Abis?

Inizialmente ci siamo uniti grazie ad una produzione teatrale messa in scena nel 2016 dove Gabriele era produttore e regista e Stella curatrice della parte di movimento scenico, uno spettacolo creato in occasione del triste evento del terremoto ad Accumuli e Amatrice, dove insieme siamo riusciti a raccogliere dei fondi da mandare in donazione ai terremotati. Da quel momento la nostra vita artistica non si è più divisa e siamo diventati anche coppia nella vita, continuando a portare in scena diverse opere teatrali autoprodotte. Casa Abis a livello social nasce nel settembre 2021.

W. Chi dei due ha l’intuizione giusta e chi la mette in pratica?

Ci definiamo un unica mente pensante e un unico motore. Solitamente Gabriele  la fonte creativa e Stella l’esecutrice, ma spesso ci scambiamo i ruoli, più che altro confrontiamo molto le nostre idee che poi unite creano il risultato finale che volevamo.

W. Che senso ha recitare in una società in continua evoluzione?

Questa società ha ritmi serratissimi, il pubblico ha sempre meno tempo e meno capacità di concentrazione e le informazioni e l’intrattenimento si sta adeguando a  questa “velocità”. Per questa ragione che ora un contenuto di 90 secondi comincia ad essere “un pò lungo”, o uno sketch di oggi è completamente diverso da quello che poteva essere prima dell’avvento dei social, più nello specifico i REEL di Instagram e i TIK TOK. La società si sta allontanando da quella che può essere la classica recitazione teatrale. Il nostro senso è quello di cercare come adeguarsi a questo cambiamento, senza snaturare o desacralizzare l’arte e riuscire a portare il nostro pubblico a teatro  e magari in un prossimo futuro al cinema. Questo è molto stimolante. Il nostro lavoro non può fermarsi ad un traguardo, soprattutto se il traguardo stesso è in continua trasformazione.

W. Chi ha la meglio in un diverbio dal punto di vista teatrale?

Gabriele. Perché è il regista. Ma Stella da brava attrice alla fine fa quello che le pare.

W. Qual è la prima regola che insegnate ai vostri allievi?

L’ascolto e il respiro. La cosa più importante per l’attore è l’ascolto e questo non si apprende con tecniche specifiche ma è una scelta coraggiosa da prendere. Avviene in un momento specifico. Come un’illuminazione che ci costringe a metterci a nudo perché solo così si potrà essere autentici. Apre le porte a quello che volevamo sentire ma anche a quello che non volevamo sentire a quello che sapevamo di noi e quello che era nascosto nel nostro più profondo. L’attore lavora con la propria anima e se c’è un tappo sarà sempre non autentico. Il respiro sarà il vento dell’anima che farà vibrare la nostra voce e ci permetterà di parlare in maniera autentica e vera.

W. I vostri sogni nel cassetto?

Sarebbe molto bello riuscire a riportare Casa Abis in un film o una sitcom, ma i sogni sono sempre tanti e quando si comincia a sognare non si smette più, alcuni dei nostri sogni si sono già avverati, come quello di portare il sorriso a tanti, anche a chi sicuramente è meno fortunato e vive un momento di difficoltà o tristezza, altri sogni si avvereranno presto… ma non possiamo dire di più.

W. Prima di salutarci vogliamo sapere quando sarà il vostro prossimo spettacolo!

Saremo l’8 Luglio al Teatro Studio 8 di Nettuno alle ore 21! Non vediamo l’ora. Invitiamo tutti a non perdersi questo spettacolo perché vi promettiamo che passerete una serata leggera e divertente.

W. Bene, grazie anche a nome delle Lettrici e Lettori di Detti e Fumetti per questa interessante chiacchierata

Grazie a voi, è stato un piacere poter parlare di Stella e Gabriele anche al di fuori dello schermo.

[DARIO SANTARSIERO per DETTI E FUMETTI -sezione MEDIA – Articolo del 7 luglio 2023]

DARIO SANTARSIERO INTERVISTA MARIO TOZZI e FABRIZIO RUFO per DETTI E FUMETTI

In occasione della mostra TRE STAZIONI PER ARTE-SCIENZA che si sta tenendo al Palazzo delle Esposizioni a Roma e che terminerà il 27 febbraio 2022, abbiamo fatto qualche domanda a due illustri divulgatori scientifici: Mario Tozzi e Fabrizio Rufo.

Potete guardare l’intervista integrale facendo click QUI

[Dario Santarsiero per DETTI E FUMETTI – sezione Giornalismo – articolo del 4 gennaio 2022]

DARIO SANTARSIERO Intervista il premio Nobel per la FIsica 2021 prof. Giorgio Parisi

Ciao amici di DETTI E FUMETTI, una promessa è una promessa.

Con il nuovo anno inizieranno dei nuovi cicli di interviste in settori finora da noi mai esplorati.

Oggi vi lasciamo una anticipazione eccezionale: una intervista con il premio Nobel per la fisica 2021, il professor Giorgio Parisi che ringraziamo per questa interessante dissertazione sulla scienza e l’ignoto.

QUi il video integrale. Buona visione e a presto!

[DARIO SANTARSIERO per DETTI E FUMETTI – articolo del 23 Dicembre 2021]

CICLO GIORNALISMO TRA TECNICA E PASSIONE – INTERVISTA A ARIELA BOZZAOTRA DI WILLY-ALIAS DARIO SANTARSIERO PER DETTI E FUMETTI

Cari amici di DETTI E FUMETTI, continuano le interviste a Giornaliste /i per il ciclo Giornalismo tra tecnica e passione ; oggi è il turno della mia amica Ariela Bozzaotra; Ariela ha alle spalle anni di giornalismo. Voglio intervistarla per capire cosa l’ha spinta verso questa professione.  

Ariela – illustrazione di Filippo Novelli

W. Buongiorno Ariela, parliamo un po’ di te. Allora, dopo gli studi di Giurisprudenza a Messina, hai deciso di diventare giornalista. Inizi a scrivere articoli per una rivista reggina, La Provincia, e per una romana di matrice cattolica. Nel 1998 ti sei trasferita a Roma. A fine 2005 hai iniziato a scrivere per il mensile romano “Il Faro” ed hai continuato per ben 15 anni; ti sei ritagliata la rubrica fissa dell’arte, dedicata alle principali mostre capitoline, e successivamente quella degli animali. Hai scritto anche di trasporti e mobilità, di urbanistica locale e articoli di carattere intimista.

W.: Chi o cosa ti ha spinto verso il giornalismo?

A.:In realtà nessuno mi ha spinto verso il giornalismo. E’ sempre stato un mio vecchio sogno nel cassetto dettato dal mio amore innato per la scrittura come forma di comunicazione alternativa alla parola, sicuramente meno immediata ma più riflessiva. Questo sogno l’ho realizzato nel 2008 quando ho conseguito il tesserino di giornalista, dopo 3 anni di duro lavoro. E’ stata per me una grande soddisfazione e un modo per mettere un punto nella mia vita. La motivazione era veramente forte per me per cui mi sono buttata a capofitto in questa nuova avventura senza pensarci, poiché credo fermamente che il treno dei nostri desideri passi una sola volta nella vita.

W.: Internet che ruolo ha nella vita del giornalista?

A.: Il giornalismo attuale è ovviamente molto diverso da quello di un tempo poiché gli strumenti tecnologici a disposizione del giornalista sono nettamente diversi e superiori, per cui nessun operatore mediatico può prescinderne. Ovviamente bisogna fare un buon uso degli attuali mezzi tecnologici e soprattutto di Internet, ove si trova veramente di tutto e di più. E’ onere del buon giornalista essere molto selettivo nella scelta delle fonti e nella divulgazione delle notizie attraverso il web, che deve essere solo un canale di comunicazione ma non l’unico canale mediatico.

W. Secondo te il giornale cartaceo verrà sostituito definitivamente da quello virtuale?

A.: Credo che nel lungo termine potrebbe accadere che il giornale cartaceo venga sostituito totalmente da quello virtuale, ma non prima che si estingua la vecchia generazione di anziani. Quando noi diventeremo anziani saremo avvezzi all’uso di internet diversamente dagli anziani attuali, per cui l’uso del cartaceo, nonostante il suo fascino e che abbia anche un costo elevato in termini di grafica e soprattutto di tipografia, potrebbe non avere alcun senso. Allo stato attuale molti giornali meno noti hanno optato solo per il virtuale per abbattere i costi.

W. :Ti sei dedicata al giornalismo culturale, perché?

A. : In realtà è stato un caso che mi sia dedicata all’arte come argomento principale dei miei articoli dopo aver conseguito la tessera stampa. Fino ad allora avevo scritto un po’ di tutto: trasporti e mobilità, urbanistica, l’estate romana, i principali avvenimenti all’interno dei vari Municipi di Roma. Ho sempre amato la cronaca nera e la criminologia, ma non ho mai avuto occasione di trattare questo argomento. Di contro, il mio innato amore per il bello, per gli stili architettonici, per l’arredamento di lusso mi ha indotto ad avvicinarmi alle mostre d’arte a tal punto da ritagliarmi una rubrica personale, in cui per anni ho descritto le principali rassegne capitoline e le ho anche votate secondo alcuni parametri logistici ed estetici. La mia rubrica ha avuto un certo seguito, benché elitaria, ed è stata per me fonte di grande arricchimento culturale.

W. : L’intervista con un artista cosa ti lascia?

A. :Se si parte dal presupposto che un artista è un soggetto ipersensibile e al di fuori della massa, interfacciarsi con un artista è sempre un’esperienza appagante e fortemente sensoriale e fonte di grande arricchimento. Da persona molto sensibile, al di sopra dei canoni e molto comunicativa, non ho mai avuto problemi a empatizzare con un artista. Per me è stato un po’come guardarmi allo specchio, sebbene non possegga le capacità creative e manuali di un artista, bensì il temperamento e il pathos.

W. :Cosa dire ad una ragazza che vuole intraprendere la tua carriera?

A. Direi di essere davvero motivata e di iniziare molto giovane in modo da avere molte più possibilità di lavorare di quelle che ho avuto io. Di farsi conoscere il prima possibile e di rimanere sempre al di sopra delle parti, come ogni buon giornalista dovrebbe sempre essere, pur lavorando per testate di diverso colore. Credo che consiglierei la vecchia scuola di giornalismo di Biagi, Zavoli, Montanelli, come punto di partenza per fare al meglio questo lavoro.

W. : Quale è il tuo sogno nel cassetto?

Il mio sogno nel cassetto era di diventare giornalista e lavorare per una buona testata o in tv. Ne ho realizzato solo il 50% o meno, diventando una specie di giornalista senza portafoglio, ma con gli obblighi professionali della categoria. Anche il mondo del giornalismo è oramai saturo e non esente da compromessi e segnalazioni.

W. Bene, grazie Ariela anche a nome dei lettori di “Detti e fumetti”!

A.Grazie a te Dario per la tua disponibilità e amicizia e grazie ai lettori di “Detti e fumetti” e ai miei vecchi e affezionati lettori della rubrica di arte de “Il Faro”.

[Dario Santarsiero per DEITTIE FUMETTI – sezione letteratura e giornalismo- articolo del 22 settembre 2021]

WILLY ALIAS DARIO SANTARSIERO intervista Valeria Arnaldi PER DETTI E FUMETTI-Ciclo Giornalismo tra tecnica e Passione

Cari lettori di Detti e Fumetti, oggi intervisterò la giornalista Valeria Arnaldi.

Ritratto di Filippo Novelli

Allora Valeria nasci a Roma nel 1977 ti sei  laureata in Scienze Politiche. Come giornalista professionista scrivi su quotidiani e mensili italiani e stranieri. Curi mostre di arte contemporanea in Italia e all’estero e hai scritto e diretto spettacoli e cortometraggi. Hai pubblicato diversi libri di vario argomento, dall’arte ai fumetti alla cucina.

W. Chi o cosa ti ha spinto verso il giornalismo?

Non ricordo eventi particolari che abbiano fatto nascere questa passione, è come se ci fosse sempre stata. Il giornalismo mi ha sempre attirata. Era proprio la parola stampata ad affascinarmi. Sin da piccolissima. Appena ho imparato a scrivere, giocavo a costruire piccoli giornali. Avevo anche una rotativa giocattolo per fare le mie “stampe”. Giocavo a fare il giornale ed a leggere il telegiornale. Già in prima elementare avevo le idee chiare su quale lavoro mi sarebbe piaciuto fare da grande. In seguito ho orientato il percorso di studi – laurea, master e via dicendo – in tale ottica.

FOTO DI MICHELANGELO GISONE

W. Perché hai scelto la Cultura invece della politica o della cronaca?

La Terza pagina era quella più vicina ai miei interessi: arte, libri, teatro, musica e via dicendo. Permette di sollecitare sguardi, riflessioni, emozioni, letture, visioni. Tutto il giornale però mi affascina e  scrivo anche in altri ambiti. Quando ho iniziato a riflettere sulla professione, mi sono ripromessa di provare tutti i tipi di giornalismo: carta stampata, tv, radio, agenzia e via dicendo. Così ho fatto. E ho scritto e scrivo anche di altro. Credo che si debba imparare a “muoversi” in più ambiti, dalla cronaca alla cultura, dalla politica allo sport e via dicendo. Acquisire più competenze e osservare una medesima situazione da più punti di vista aiuta a comprenderla e illustrarla meglio.

FOTO DI MIMMO FRASSINETTI

W. Abbiamo detto che sei anche scrittrice. Quando hai terminato di scrivere un libro che sensazione  provi?

Quando metto il punto conclusivo, è come se un “viaggio” fosse finito. In realtà, è proprio lì che inizia il viaggio del libro. Direi che sono contenta delle ricerche fatte e delle emozioni condivise, più o meno stanca a seconda del momento. Di solito, però, ho sempre una certa carica di energia, accumulata lavorando, che mi porta spesso a pensare subito al tema che mi piacerebbe approfondire nel libro successivo. Ci sono libri che sono vere e proprie “sospensioni” dalla vita reale, ti portano altrove mentre li scrivi, quasi come fossero vacanze che prendi da te stessa. Alcuni li ho vissuto così, quasi come vite alternative. Tra le pagine si fermano momenti, pensieri, sentimenti, a volte rimpianti, desideri. E quando concludo un libro, quelle emozioni sono tutte lì.

W. Sappiamo per la gioia dei nostri lettori di DETTI E FUMETTI che sei affascinata dall’animazione giapponese e hai scritto diversi libri di fumetto, in particolare lo sei di Hayao Miyazaki, ce ne vuoi parlare?

Di Miyazaki amo la profonda poesia. E lo “sguardo”. Miyazaki ricerca la meraviglia, come emozione ma anche come categoria filosofica. Attraverso la sua visione animata e, in generale, dell’animazione, ha rivoluzionato linguaggio, settore, perfino fantasie e ha dato nuove prospettive ai giovani, ma non solo. Le sue storie, pur straordinarie, hanno rimandi concreti.

Ciò fa sì che le fantasie possano essere percepite come possibilità fino a diventare aspirazioni. Il Bello, in Miyazaki, è obiettivo a cui tendere, non dono che arriva dall’alto, ma meta da conquistare con coraggio, impegno, dedizione. Miiyazaki parla di guerra, malattia, dolore, violenza, ambiente. E parla di opportunità. Per tutti e tutte. Ha cambiato le prospettive delle bambine, scegliendo come protagoniste delle storie non più “principesse” in attesa ma giovani donne, spesso chiamate a salvare i loro compagni, amici e parenti, in una visione moderna cui poi sarebbe approdata anche l’animazione internazionale anni dopo. In ogni personaggio, in ogni contesto, in ogni orizzonte, Miyazaki racconta anche un poco di sé, del suo sguardo carico di emozioni e sogni, consapevole delle responsabilità, a volte velato di una malinconia che pare venire da lontano. In ogni avventura, vede e porta più solleciti alla riflessione, per un pubblico di tutte le età che proprio quando si fa incantare dalle sue narrazioni, di fatto, si “risveglia”.

W. E’ vero che Lady Oscar è la tua eroina preferita? Ho letto il tuo bellissimo libro.

Lady Oscar, eroina di Riyoko Ikeda è bella, forte, coraggiosa, rigorosa per morale, generosa nell’animo, anche inquieta però, modernamente fragile. Ed è una creatura “sacrificata”, sin dalla nascita. La adoravo da bambina e, cresciuta, l’ho apprezzata pure da nuovi punti di vista.

Negli anni, l’opera è stata considerata una sorta di manifesto femminista a fumetti. È stata la stessa autrice a puntare l’attenzione su questa interpretazione e sui limiti nei quali erano costrette le donne non solo nel Settecento pre-rivoluzionario francese ma anche all’epoca della realizzazione del manga, a partire dalla sua stessa sfida di volersi fare mangaka. Lady Oscar si è proposta dunque come nuovo “modello”. Come poteva non sollecitare gli animi? Oscar offriva nuove prospettive a bambine e ragazze, regalando loro altri orizzonti e la capacità di immaginarsi “armate” contro il mondo. Ed è anche un manga di denuncia “sociale”. A essere portata sotto i riflettori dall’autrice, infatti, è la schiavitù di costumi, società, pregiudizi. L’eroismo di Oscar non è quello di una donna in lotta per la parità, ma quello di matrice epica classica che porta l’eroe tragico ad accettare il suo destino. Oscar non può scegliere cosa essere perché la sua coscienza matura a decisione già presa. Non è interessata al genere che deve portare in scena ma alla perfezione, all’ideale che può – e deve – incarnare. Lady Oscar è la storia corale di mille e una schiavitù che caratterizzano la Vita, attimo dopo attimo, per paradosso, nelle regole che l’uomo le ha imposto. 

W. Cosa consiglieresti ad una giovane giornalista che vorrebbe scrivere sull’animazione giapponese?

Oggi esistono molte forme e tanti strumenti per scrivere di animazione giapponese. Io lo faccio nei libri, ma ci sono tanti altri mezzi e c’è un pubblico sempre più ampio e attento. L’animazione, un tempo, fino a non molti anni fa, a dire il vero, era considerata per ragazzi, oggi la platea si è decisamente ampliata, come l’offerta. I grandi nomi dell’animazione, tra registi e personaggi, sono noti alla gran parte delle persone.  L’interesse è alto e in costante crescita. Direi che lo spazio per muoversi è ampio. Non ci sono grandi consigli da dare. Credo che l’aspetto più importante sia trovare una chiave di narrazione e indagine. Per il resto, lo spazio è ampio, il pubblico è interessato, gli strumenti non mancano. Non rimane che iniziare.

FOTO DI MASSIMO ATTARDI

W. Il tuo sogno nel cassetto?

Non si rivela mai, per scaramanzia.

W. Bene cara Valeria ti ringrazio anche a nome dei lettori di Detti e Fumetti, per questa interessante chiacchierata

[Dario Santarsiero per Detti e Fumetti – Sezione Giornalismo -Articolo del 15/07/ 2021]

Willy intervista Laura Squillaci-Ciclo Giornalismo tra tecnica e Passione

Cari lettori di Detti e Fumetti, per il ciclo dei giornalisti oggi scambieremo quattro chiacchiere con Laura Squillaci

Allora Laura sei nata ad Aosta nel 1981, ti sei  laureata in Economia Politica all’Università Bocconi di Milano, per un anno sei stata  lobbysta al Parlamento europeo di Bruxelles. Nel 2007 ti trasferisci a Roma per frequentare la Scuola di giornalismo della Luiss. Dal 2010 sei giornalista professionista.

W. Perché voi fare la giornalista?

Al secondo anno di liceo classico ad Aosta non avevo dubbi: volevo fare la giornalista. Con la mia laurea in Scienze economiche statistiche e sociali, dopo la scuola di giornalismo, ho scelto di fare una stage al Sole 24 ore per poter continuare ad occuparmi dei temi a me molto cari. Pensavo sarebbe stata quella la mia strada. Ma la vita mi ha portato altrove, alla Rai. Prima al sito web del Tg1 poi a Rainews24. Qui la vera e inaspettata svolta: la cultura e lo spettacolo sono diventati il mio nuovo pane quotidiano, la mia nuova sfida, la mia nuova passione 

W. Un anno al Parlamento Europeo cosa ti ha lasciato?

Una forte convinzione nella forza dell’Europa. Ho conosciuto ragazzi provenienti da ogni Paese dell’Unione. Questo mi ha dato grande apertura mentale e la voglia di un confronto continuo con realtà, usi e tradizioni diversi dai miei.

W. Inizi  la tua avventura con la RAI nel 2010 ce ne vuoi parlare?

Fu del tutto inaspettato. Lavoravo ormai da diversi mesi, felicemente, al Sole 24 ore. Una squadra bellissima. Il direttore della Scuola di giornalismo della Luiss mi chiamò: cercavano nuove leve per l’apertura del sito internet del Tg1. Mi fece paura l’idea del cambiamento, uscire da quella che ormai era la mia confort zone. Oltre che da un luogo in cui mi sentivo completamente realizzata. Eppure la vita porta sempre nuove opportunità e soddisfazioni. Al Tg1 ho imparato tantissimo soprattutto ad occuparmi di tante cose diverse, non solo di economia. E cosi cominciò la nuova avventura in Rai che dura ancora oggi

W. Conduci  il programma su RAI News24 “Tutti Frutti” da molto tempo, ti emoziona come la prima volta?

L’emozione o meglio la paura di sbagliare che avevo all’inizio non c’è più. Sento di più il privilegio di scoprire nuovi luoghi e di farli conoscere al pubblico che in alcuni casi proprio vedendo Tuttifrutti va poi a visitare il posto in cui ho girato la rubrica. Rimane sempre forte la responsabilità e la voglia di confezionare il prodotto migliore possibile insieme ai meravigliosi colleghi della mia redazione.

W. Qual è la prima responsabilità nel condurre un programma culturale?

Veicolare valori. Fare conoscere realtà e persone che ci facciano riflettere, appassionare. Raccontare nel migliore dei modi possibili le meraviglie del nostro Paese. 

W. Cosa consiglieresti ad una ragazza che vuole fare la giornalista?

Di non credere a chi dice che è un lavoro morto che ci saranno sempre meno possibilità. Di cogliere i cambiamenti in atto e magari adattare la propria professionalità alle nuove tendenze. Senza perdersi d’animo. Accettando anche l’eventualità di cambiare opinione rispetto a quello che ci si aspettava di realizzare. Ogni nuova occasione è un’opportunità di crescita anche se magari all’inizio si pensa non sia adatta per noi

W. Quale è il tuo sogno nel cassetto?

Continuare a fare quello che faccio con la stessa passione e dedizione. Cogliere sempre nuove sfide. E rimanere entusiasta della vita. Delle piccole meravigliose cose che ci capitano ogni giorno

W. Bene cara Laura, grazie anche a nome dei lettori di Detti e Fumetti per la piacevole chiacchierata.

DARIO SANTARSIERO PER DETTI E FUMETTI-SEZIONE GIORNALISMO- ARTICOLO DEL 24 GIUGNO 2021