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MANI

Marco Antonio, il triumviro romano che sposò Cleopatra e che fece la guerra civile contro l’altro triumviro Ottaviano (perdendo), un giorno venne lungamente attaccato in senato da Cicerone (l’attacco, le Filippiche, sono oggi sinonimo di lunghezza). L’attacco fu cosi aspro e duro, oltre che lungo che Marco Antonio alla fine perse la pazienza e fece uccidere Cicerone. Gli fece tagliare le mani perché avevano scritto le filippiche e la testa perché le avevano pensate, poi, come era usanza, la mano destra e la testa vennero esposte sui rostri nel foro. E la mano sinistra vi chiederete?  Non se ne seppe più  nulla per moltissimo tempo. Ebbene narra la leggenda che i romani chiamassero “la mano di cicerone”, la mano che apparve sulla sommità del palazzo in via dei cerchi (del circo) di fronte al Circo Massimo a Roma, il Garum, l’attuale sede del museo della Cucina (imperdibile, da vedere insieme alla fantomatica mano).Di fronte alla sede della Borsa a piazza affari,  Palazzo Mezzanotte, in  stile architettonico di epoca fascista, a Milano, Cattelan realizzò una installazione provvisoria: L.O.V.E. (Libertà Odio Vendetta  Eternità) a forma di mano  si dice nell’atto del saluto romano, per richiamare, sempre ad interpretazione di alcuni, lo stile del palazzo che gli si presentava innanzi. Immaginò’ che, come capita spesso ai reperti romani, il tempo l’aveva erosa. Solo il dito medio si era salvato. Era il tempo della grande crisi finanziaria globale 2008-2011. Il dio denaro, che aveva sede nel palazzo della borsa, stava fagocitando l’umanità.  Il “gesto” alcuni pensarono essere indirizzato a lui. La statua doveva rimanere li per soli 14 giorni. Invece ancora oggi è  li. Cattelan fu contento di questo fatto e, la leggenda narra, che in una intervista un giorno disse: “Un giorno ricorderanno il mio dito che sfida il dio denaro come oggi si ricorda la mano di Cicerone, eroico pensatore che perse la vita per salvare la repubblica sfidando il tiranno  Marco Antonio.

[Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI – sezione ARTE – articolo del 31 ottobre 2021]

L’UMBria E iL TURISMO DI PROSSIMITA’ – DAL VALLO DEL NERA ALLE FONTI DEL CLITUNNO

Amici di DETTI E FUMETTI anche quest’anno vi proponiamo una fantastica idea per gite di un giorno in UMBRIA

In un periodo dove si è alla ricerca di luoghi ameni e poco frequentati per i noti motivi; in un periodo dove il “TURISMO DI PROSSIMITA” ci sta dando modo di scoprire quanto L’ITALIA sia ricca di luoghi incantevoli da visitare in un giorno, l’UMBRIA è la regina per la sua posizione baricentrica nello stivale e la sua ricchezza di borghi medievali e parchi tematici.

Tra SPOLETO e FOLIGNO, lungo la via Flaminia sgorgano dalla roccia le FONTI del CLITUNNO, uno splendido parco naturalistico che affonda le sue origini nella notte dei tempi. Già noto ai Romani per le sue acque sacre, consacrate al dio Giove Clitunno, una volta navigabili fino al Tevere, il Parco venne ristrutturato dal Conte Paolo Campello della Spina nella seconda metà dell’ottocento e da allora ha mantenuto l’aspetto che attualmente possiamo ammirare.

Ricco di trote, oche e cigni il parco è una vera e propria oasi di pace nel cuore dell’Umbria. Una tappa obbligata per poeti e artisti di ogni epoca.

Fra tutti ricordiamo il passaggio di Virgilio che lo cita nelle sue Georgiche, Corot, Byron che vi sosta nel Tour in giro per le bellezze italiane fino ad arrivare a Giousuè Carducci che gli dedica la famosa ode alle fonti del Clitunno appartenente al Ciclo delle Odi Barbariche.

[…] Salve, Umbria verde, e tu del puro fonte
nume Clitumno! Sento in cuor l’antica
patria e aleggiarmi su l’accesa fronte
gl’itali iddii.[…]

Dopo la sosta in uno dei tipici ristoranti di pesce riprendiamo la gita in direzione NORCIA. Dopo poche decine di chilometri entriamo nella Valnerina costellata di castelli e borghetti medievali. Tra tutti spicca il paesino di Vallo del Nera.

Nascosto agli sguardi dei passanti lungo la valle, con una cinta muraria perfettamente conservata e attualmente ancora abitata, Vallo del Nera è una vera e propria scoperta. Un tesoro che spunta dai boschi e si erge a guardia della valle. Si narra fosse abitato già dal IV a.C. da tribu’ di origine celtica e in seguito (VI d.C.) da cristiani fuggiti dalla Siria. Dal XII secolo entra a far parte dei territori di Spoleto.

Ne sono testimonianza le splendide chiese che punteggiano il borgo e lo pongono tra i borghi piu’ belli di Italia. Una tappa imperdibile per il nostro Turismo di Prossimità .

Alla prossima perla dell’Umbria.

[Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI -sezione ARTE – articolo del 11 agosto 2021]

INTERVISTA A VALENTINA LAURIA PER DETTI E FUMETTI

Amici di DETTI E FUMETTI oggi abbiamo intervistato Valentina Lauria, una Entertainment Designer che abbiamo conosciuto in occasione dell’incontro con Stefano Pancari, il nostro esperto di musica nonchè founder di Sfera Ingegneria.

F. Ciao Valentina raccontaci quale è stata la tua formazione e come sei arrivata a lavorare per Sfera Ingegneria

V.: Ho sempre saputo di voler lavorare nel mondo dell’arte visiva e il mio percorso è rimasto sempre in quest’ambito. Fare la pittrice alla Van Gogh però non è mai stata un’opzione; dall’Istituto d’arte sono passata alla Libera Accademia di Belle Arti e, dopo la laurea in Graphic Design, all’Accademia Nemo, dove mi sono diplomata in Entertainment Design.

Anche durante il percorso di formazione non sono mancati i periodi lavorativi nella grafica marketing oriented, nel copywriting, seo e illustrazione per l’infanzia per una piccola pubblicazione.

Sfera è l’ultimo approdo nel mio percorso fino ad ora; un approdo sorprendente ed innovativo per il campo in cui opera e che, proprio per il suo approccio nuovo e creativo, rappresenta un terreno fertile per una comunicazione diversa, che porti un messaggio fuori dal coro.

F.:sei un esempio di come sia possibile conciliare l’essere una artista classica e nel contempo abbracciare una professione come quella di Entertainment Designer che usa la sua cultura artistica in altri ambiti come la pubblicità, la comunicazione ecc.. lo vivi come un arricchimento personale o come un compromesso per poter pagare le bollette?

V.: Ora, le parole “esempio” e “artista” mi mettono un tantino soggezione, mi sento sempre dalla parte del braccio produttivo più che di quello virtuoso e illuminato. Ma il designer è l’artista di oggi, con i mezzi di oggi e una società differente, improntata sulla tecnologia e sullo stile specifico di questo periodo e finanziata dai committenti odierni. Non più un Lorenzo il Magnifico ma una Sfera Ingegneria. Solo che quello che creiamo noi, raramente lo si trova incorniciato in foglia d’oro sopra un camino padronale.

Parlando della mia figura nello specifico, l’ Entertainment Design è una parolona che unisce Graphic Design, Illustrazione, Scrittura e tutto quello che è Comunicazione Visiva per l’intrattenimento. Sono tutte mattonelle di un percorso che ha come filo conduttore il desiderio o il bisogno di trasmettere qualcosa. Io voglio farlo nella maniera migliore possibile.

Non lo vivo ne’ come un arricchimento e neanche come un compromesso. E’ tutto parte di me. Quando lavoro, qualunque sia l’attività specifica, attingo da tutte le esperienze che ho nel mio bagaglio per riuscire a creare qualcosa di diverso, ma proprio perché viene dalle mie esperienze, che sono solo mie, è anche qualcosa di mio. Il mio lavoro e la mia passione.

F.: quando un cliente ti incarica di sviluppare un progetto dal punto di vista visuale quali sono le tre cose che ti dai come obiettivo per raggiungere il tuo scopo ed accontentarlo.

  1. Comprensione. La cosa più difficile è capire cosa desidera una persona e/o un’azienda. Non solo cosa vuole, ma quello di cui ha bisogno. Spesso e volentieri capita che il mio cliente non abbia esattamente idea di COME arrivare al punto in cui vuole arrivare, ma crede che sia proprio quello ciò che io ho bisogno di sapere. In verità, il processo funziona molto meglio se mi viene detto l’obiettivo, così che io possa offrire le opzioni più adatte allo scopo e che quindi accontenteranno entrambe le parti.

2. Chiarezza. E’ sempre importante chiarire come funziona il mio lavoro. Nonostante i tempi corrano, chi non è mai entrato in contatto con la mia professione non ha la più pallida idea di quello che faccio e di cosa comporti a livello di tempo e di costo. Perciò ci tengo sempre a chiarire qual è il processo di lavoro, quanto tempo ed impegno richiede, e perché. Così che chi richiede la mia professionalità sappia esattamente in cosa sta investendo il suo denaro e la sua fiducia.

3.Rispetto. Gli strafottenti non piacciono a nessuno, sfido chiunque a dire il contrario. Sono perfettamente cosciente di non essere nata imparata e, in quanto essere umano, di poter sbagliare. Così come sono cosciente che chiunque altro si trovi nella stessa umana condizione. Nell’umiltà e nel rispetto si trovano infiniti punti d’incontro. Da appassionata lettrice so che chiunque ha una storia, e affronta battaglie personali più o meno silenziose. Perciò è necessario mostrare rispetto, sempre e comunque. Quando questa condizione viene a mancare, il lavoro diventa un peso e nessuno lavora bene con un masso sullo stomaco.

F. Di recente anche Sfera Ingegneria, ha deciso come noi di DETTI E FUMETTI di utilizzare il fumetto per parlare di temi importanti come la sicurezza. Sfera ti ha chiesto di disegnare Looks That Kill  

Come è stato diventare fumettista e cosa ti ha affascinato della nona arte.

V.: Parlando di rispetto, chiedo scusa a tutti i fumettisti professionisti per averli “derubati” di questa etichetta. Io non lo sono. Provo solamente una grande e spassionata ammirazione per questo medium che unisce immagini e parole, creando infiniti mondi nuovi. Da fruitrice appassionata di comics e manga fin da ragazzina, ho solo scimmiottato le meraviglie di altri, tentando di mettere questo medium, questo modo di comunicare al servizio di un messaggio particolarmente importante.

F. Consigli per le giovani sul tuo mestiere?

V.: Disegnate tanto, apprendete tutto e provateci sempre. Sarete svalutate fino all’osso, ostacolate e ridotte ad un “ah ma tu fai disegnini, non hai un lavoro vero?”; tuttavia se questo è quello che volete fare veramente nella vostra vita allora non demordete. L’idea giusta per farcela è sempre dietro l’angolo.

F.Su cosa lavorerai nei prossimi mesi?

V.: Oltre ai sopracitati lavori intendi? Nel rinnovo del mio sito web, nel creare materiale per la pubblicazione e la rivendita online; inoltre collaborerò con fotografi e mastri spadai…  diciamo che non avrò il tempo di annoiarmi. Anche perché la mia libera professione è appena iniziata e non voglio assolutamente perdermi quest’avventura.

F. : Grazie Valentina a nome di tutti i nostri lettori.

V. : Grazie a voi e seguiteci sui nostri canali!

[Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI -Sezione Fumetto – Articolo del 15 dicembre 2020]

IL SENSO DELLA PITTURA OGGI -INTERVISTA A MARIA CHIARA ARCONTE PER DETTI E FUMETTI

Oggi vogliamo parliamo di un certo tipo di pittura. L’unica che oggi possa competere con la computer grafica, con le immagini patinate, perchè è pittura rivoluzionaria, pittura fuori le righe.

[Maria Chiara Arconte -ritratto di Filippo Novelli]

Ho apprezzato questo genere perchè è attuale e nello stesso tempo antico. Mi ricorda a tratti il movimento dei Fauves e il suo piu’ illustre rappresentante, Matisse, .

Come nei Fauves anche nella giovane pittrice che sto per presentarvi si coglie la voglia di accostare i colori puri in liberà e la funzione emotiva legata alla composizione che trasmette nella sua arte.

Sto parlando di Maria Chiara Arconte. Oggi abbiamo fatto quattro chiacchiere per conoscerla meglio.

F: Ciao Maria Chiara vorrei che ti presentassi ai nostri lettori e rispondessi alla domanda diretta del perche’ dipingi.

M.C.: Ciao a tutti, sono Maria Chiara, in arte Machi e sono una pittrice ed illustratrice. Perché dipingo? Perché è l’unica cosa che so fare. Io sono la mia arte, in continua evoluzione. 

F.: i tuoi cari genitori amici compagna/o come vivono questo tuo essere artista?
M.C.: Beh, io sono la mia forza e devo ringraziare solo me stessa per tutto il percorso artistico e di vita. Il mio compagno mi incoraggia e ama molto la me stessa pittrice, con tutte le peculiarità del caso, tanto da farmi notare quando non sono in studio a creare. Lui sicuramente mi sostiene, amando quello che creo, ma anche come io vedo il mondo.

F. quanto è difficile vivere di arte?
M.C.:Difficile. Probabilmente in gioventù non ho spinto abbastanza, ma solo perché tra un lavoro retribuito e l’arte che non è pagata, ho dovuto scegliere ciò che mi permetteva di pagare le bollette. Ho portato avanti gli studi e i progetti in parallelo con il lavoro, cosa che faccio tutt’ora e questo ovviamente ti porta a compiere delle scelte. Siamo nel paese dell’arte, ma non si vive di arte.

F. quale è il messaggio che stai portando avanti?

M.C.: L’arte è stata da sempre la mia salvezza, il mio rifugio. Crescendo, mi sono resa conto che nell’arte non si arriva mai, per cui voglio superare i miei limiti, sempre, rimanendo però me stessa.

Mi ritengo una persona  determinata, poliedrica, in continua evoluzione, per cui se dovessi dire in sintesi il messaggio della mia arte, direi è: “Segui un obiettivo, un sogno e cerca di raggiungerlo per migliorare te stesso”.

F.: è importante insegnare/promuovere l’arte? e se si perché.

M.C.:Certo che è importante, perchè l’arte cura l’anima.

Ma attenzione alla speculazione. Mi sono resa conto che negli anni è cresciuta l’offerta formativa, ma la fetta del mercato è sempre più ristretta. Internet grazie ai social, da visibilità ma mi rendo conto che sono molto pochi i veri artisti e bisogna sgomitare ancora di più per farsi notare.

Si deve inoltre combattere con una visione arcaica dell’artista e dell’arte e la maggior parte delle case editrici guardano al nuovo con sospetto,. Idem i curatori nel mondo dell’arte, dove preferiscono piazzare dipinti sacri piuttosto che dipinti di arte moderna.

Probabilmente anche il lettore o l’acquirente deve essere incoraggiato a fare il salto. Penso sempre a quando nel 2002 mi iscrissi alla Scuola Comics e i professori ci dicevano che i manga erano il male. Ed io che ero cresciuta con i manga e sognavo di fare i manga, abbandonai l’idea.

Nel giro di pochi anni invece, sempre più disegnatori italiani, hanno adottato lo stile dei manga e ora sono anche apprezzati.

F.: lasciaci un frase per incoraggiare i giovani a non abbandonare questo mondo.
M.C.: Ragazze/i “Mai abbandonare i propri sogni. Guardate lontano, ad un obiettivo e lavorate nel presente. Verrete ripagati. “


F.: Parlaci di domani, deii tuoi progetti futuri
M.C.: Il mio obiettivo principale per il momento è finire il 3° anno all’università in Scienze dell’Educazione e Formazione, laurearmi ed iscrivermi il prossimo anno al master di Arteterapia. nel mentre, dipingere, dipingere, dipingere, per arrivare ad uno stile che per ora ho solo nella testa ma che piano piano prenderà forma.

Poi vorrei mettere mano al libro di illustrazioni per bambini che ho nel cassetto da qualche anno, scritto dalla mia migliore amica e illustrato da me. Inoltre ho trovato un lavoro che mi appaga e sento che è la strada giusta ma lascio spiragli aperti, chissà cosa succederà.

F.: Grazie Maria Chiara per questo tuffo nell’arte.

M.C.: A voi, a presto!

[Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI -sezione Arte –

Articolo del 1 dicembre 2020]

AGRIANO -La mostra di acquarelli di Filippo Novelli – Le stagioni

Vi presentiamo la nuova mostra Le stagioni di Agriano di Filippo Novelli

quadri agriano filippo novelli (3)

Agli scorci dei vicoli assolati, alle case in pietra e agli archetti tipici del paese umbro, Novelli  questa volta ritrae le stagioni.

quadri agriano filippo novelli (2)

Il sole che riluce tra le foglie gialle e rosse dell’autunno,

quadri agriano filippo novelli (4)

che si rifrange sulle strade innevate.

quadri agriano filippo novelli (1)

I campi blu di lenticchia e fiori selvatici ai bordi del paese.

L’inverno è la stagione migliore per cogliere i silenzi che invadono i piccoli viottoli, che si inerpica per le lievi salite dell’altopiano.

quadri agriano filippo novelli (5)

Ci saranno molte opere nuove; un motivo in più per visitare la mostra che si terrà presso il giardino di via san. luca 79 ad Agriano dal 14 al 16 agosto 2020.

[Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI – sezione ARTE – articolo del 14 agosto 2020]

DA GRANDE FARO’ L’ARTISTA – Willy alias Dario Santarsiero presenta il libro scritto ed illustrato dalla redazione di DETTI E FUMETTI

In una società dove la maggior parte delle professioni tradizionali spariranno per la rapida evoluzione tecnologica, quella dell’artista sopravviverà e anzi diverrà fulcro della nuova società nella quale l’industria dell’intrattenimento la farà da protagonista. Cosi’ inizia la storia dei cinque amici della redazione di DETTI E FUMETTI che hanno voluto mettere su carta e illustrare in un libro  “DA GRANDE FARO’ L’ARTISTA” come la loro passione di bambini sia diventata un vero e proprio mestiere.

Ancora una volta ce ne parla il nostro bradipo preferito, WILLY alias Dario Santarsiero.

 

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Qui trovate la presentazione

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[Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI sezione ARTE – articolo del 11 maggio 2020]

Al Mattatoio il Master Arti Performative e Spazi Comunitari si apre al pubblico con talk, incontri, percorsi e performance

Amici esco dalla mia comfort zone (il teatro) per ricordarvi di una bella
iniziativa che si terrà a Roma a partire dal 23 febbraio nella splendida location del Mattatoio di Testaccio: il Master di Arti Performative e Spazi Comunitari 

willy
E’ una occasione da non perdere specialmente per le fantastiche performance ma anche per gli interessanti incontri e laboratori di giovani artisti che si terranno tra febbraio e marzo. Il tutto sarà gratuito! Lasciate qui i vostri commenti

Willy il Bradipo

 

 

Comunicato stampa a cura di

sponsor

A febbraio inizia la programmazione degli appuntamenti aperti al pubblico e gratuiti
Roma, 19 febbraio 2020 – Arte, performance, architettura, comunità e condivisione con il
territorio: sono questi gli ingredienti che daranno vita alle attività del Mattatoio nei prossimi
mesi. In occasione del Master annuale di II livello Arti Performative e Spazi Comunitari
(PACS), la Pelanda sarà luogo di scoperta e incontro ospitando il lavoro di circa 30 fra artisti,
curatori e ricercatori internazionali e proponendo oltre all’offerta formativa rivolta agli
studenti, un programma di incontri, talk, e performance, rivolto a tutti e gratuiti, in un dialogo
costante con gli altri spazi dell’Azienda Speciale Palaexpo.
Ha preso avvio a gennaio, negli spazi del Mattatoio, il Master annuale di II livello Arti
Performative e Spazi Comunitari (PACS), il primo percorso di alta formazione in Italia che
coniuga l’approfondimento dei linguaggi artistici e la ricerca in campo performativo con
l’attivazione dello spazio pubblico e del territorio urbano. Realizzato grazie alla
collaborazione tra l’Azienda Speciale Palaexpo e il Dipartimento di Architettura
dell’Università degli Studi Roma Tre, diretto da Cesare Pietroiusti, Presidente Azienda
Speciale Palaexpo e Francesco Careri, docente del Dipartimento di Architettura
dell’Università degli Studi Roma Tre, con il coordinamento generale e l’ideazione della
drammaturgia didattica di Ilaria Mancia, il coordinamento della sezione Spazi comunitari di
Natalia Agati, il Master si svilupperà, da gennaio fino a novembre 2020, attraverso una
prassi di ricerca e studio che coinvolgerà artisti e operatori nazionali e internazionali.
Seminari teorici e momenti di sperimentazione laboratoriale contribuiranno ad approfondire
il percorso didattico in un’ottica di scambio e di costruzione di una visione creativa e critica,
sostenendo una ricerca interdisciplinare di eccellenza nel campo delle arti performative.
Oltre 120 persone hanno inviato la richiesta di partecipazione e tra queste ne sono state
selezionate 36. L’Azienda Speciale Palaexpo per garantire una maggiore accessibilità al
Master ha messo a disposizione 20 borse di studio.
Un percorso innovativo, che va ben oltre l’offerta formativa indirizzata agli studenti iscritti, e
che abiterà tutti gli spazi del Mattatoio, aprendosi verso l’esterno e innestandosi nel territorio
cittadino con un programma che includerà a ingresso gratuito i talk e gli incontri tenuti dagli
artisti e docenti, oltre che gli esiti dei diversi laboratori, e con un calendario di performance
presentate da alcuni degli artisti coinvolti nel master. Una duplice linea di apertura e
programmazione pubblica, nella quale prende corpo un’idea di formazione diffusa, porosa
e in costante dialogo con l’esterno, in cui la pratica e la teoria si intrecciano tra loro.
Antico porto romano, luogo di feste e carnevali medievali, zona industriale all’interno di un
quartiere operaio, il Mattatoio di Testaccio è storicamente sede di pratiche e scambio di
saperi artigianali e oggi luogo denso di attraversamenti e co-abitazione tra realtà differenti:
le aule della Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre e
dell’Accademia di Belle Arti, il Centro Anziani di Testaccio, la Scuola Popolare di Musica, il
Centro Culturale Curdo “Ararat”, fino ai grandi spazi espositivi dei Padiglioni 9a e 9b,

passando per i tanti festival che ogni anno occupano temporaneamente la Pelanda: Short
Theatre, Romaeuropa Festival, Nuova Consonanza, ecc.
L’intento di PACS è farsi occasione per una trasformazione e attivazione in senso
comunitario del Mattatoio, rendendolo sempre più cuore pulsante dell’attività culturale
dedicata al contemporaneo di Roma, crocevia di lingue, culture e linguaggi, hub aperto e
abitato da comunità in dialogo tra loro, in cui possano crearsi le condizioni ideali per far
fiorire la sperimentazione, la produzione e la ricerca artistica, oltre che nuovi modi di vivere
la città.
Organizzeranno parte delle attività del Master artisti, ricercatori, docenti, curatori tra i più
rilevanti nel panorama delle arti contemporanee – come Alessandro Sciarroni, Leone d’oro
alla carriera alla Biennale Danza 2019, Stefan Kaegi del collettivo Rimini Protokoll,
vincitore, tra i tanti riconoscimenti internazionali, del Premio Ubu 2018 per il miglior
spettacolo straniero in Italia, Agrupación Señor Serrano, compagnia Leone d’Argento alla
Biennale di Venezia 2015, Silvia Bottiroli, ex-direttrice artistica di Santarcangelo Festival
e ora direttrice del DAS Theatre di Amsterdam, Daniel Blanga Gubbay, co-direttore
artistico del prestigioso Kunstenfestivaldesarts di Bruxelles, Andrea Lissoni neo direttore
della Haus der Kunst di Monaco e, ancora Muta Imago, Chiara Camoni, Francesca Grilli,
Daniela Angelucci, Simone Pappalardo, Ilaria Bussoni, Julie Faubert, Daniele
Roccato, ecc. – e della progettazione architettonica internazionale, come Germán
Valenzuela e Stalker, guideranno i partecipanti nell’esplorazione dei linguaggi performativi
di teatro, musica, danza, architettura e arti visive, verso forme inedite di ricerca
interdisciplinare e nell’osservazione delle potenzialità dei luoghi attraversati, per sviluppare
modalità di rigenerazione e inventare inediti modelli di uso dello spazio urbano attraverso
l’intervento artistico, condividendo con il pubblico i processi, le fasi di lavoro, i risultati.
Si apriranno le porte al pubblico con l’arrivo a Roma il 23 febbraio di Stefan Kaegi che
approfondirà la storia e le tecniche del potente teatro documentario imbevuto di realtà del
famoso collettivo Rimini Protokoll e mostrerà il lavoro svolto con gli studenti. A seguire
l’artista belga Benjamin Verdonck, apprezzato a livello internazionale e reduce dalla prima
mondiale del suo nuovo lavoro, presenterà tre performance dei suoi magici teatri in
miniatura.
Seguirà l’indagine del corpo performativo, esplorando il rapporto tra immobilità e pittura, dell’
“Accademia dell’immobilità” di Luigi Presicce, quello tra voce, corpo e racconto in Gola di
Chiara Guidi, quello tra danza e spazio-tempo non teatrale di Annamaria Ajmone o,
ancora, l’immersione nella ripetizione del movimento di Alessandro Sciarroni. Si
attraverseranno le esplorazioni partecipative di Stalker, l’ideazione di strutture
architettoniche che permettono ai corpi di agire lo spazio dell’architetto cileno Germán
Valenzuela, nonché la pratica sensoriale dell'”immaginario della città sensibile” proposta da
Alain Michard.
Si scoprirà la scrittura di una drammaturgia fatta di immagini attraverso i dispositivi digitali e
gli oggetti di Agrupación Señor Serrano, e molto altro. Tutti gli eventi saranno a ingresso
gratuito.
Tessendo inoltre delle reti con le altre istituzioni culturali della città – quali il Teatro di Roma
– Teatro Nazionale, Istituto Svizzero, Academia Belgica e Reale Accademia di Spagna a
Roma – da febbraio a novembre il Mattatoio, e in particolare la Pelanda, sarà abitato da un
vasto ed eterogeneo panorama di linguaggi, visioni e pratiche, con cui potrà entrare in

contatto la città intera, nella convinzione che linguaggio artistico, architettura e comunità
siano alleati nell’agire sulla realtà.
Il programma delle attività aperte al pubblico è a cura di Ilaria Mancia.
CALENDARIO EVENTI APERTI AL PUBBLICO
FEBBRAIO – MARZO
Ingresso gratuito
(In programmazione gli appuntamenti da aprile a novembre)
• 23 FEBBRAIO | ore 18:00 | On transplanted performers and remote controlled
audiences- lecture di Stefan Kaegi – Rimini Protokoll – Ingresso gratuito fino a
esaurimento posti
• 28 FEBBRAIO | ore 19:00 | Local World – apertura del laboratorio tenuto da Stefan
Kaegi – Rimini Protokoll
a seguire incontro con Daniel Blanga Gubbay (co-direttore artistico
Kunstenfestivaldesarts) – Ingresso gratuito fino a esaurimento posti
• 6, 7 MARZO – 3 performance di Benjamin Verdonck
6 marzo
h.19.00 One more thing
h.19.30 Gille learns to read
h.20.00 Waldeinsamkeit
7 marzo
h.18.30 e 20.30 One more thing
h.19.00 e 21.00 Gille learns to read
h.19.30 e 21.30 Waldeinsamkeit
Ingresso gratuito – posti limitati, prenotazione obbligatoria a
prenotazioni.mattatoio@palaexpo.it
• 12 MARZO | ore 19:00 | apertura del laboratorio Teatro da tavola e azioni nello
spazio urbano tenuto da Benjamin Verdonck – Ingresso gratuito fino ad
esaurimento posti
GLI ARTISTI
Stefan Kaegi produce spettacoli di teatro documentario, programmi radiofonici e opere in
ambiente urbano, in una varietà diversificata di collaborazioni. Utilizzando ricerche,
audizioni pubbliche e processi concettuali, dà voce a “esperti” che non sono attori formati
ma hanno qualcosa da dire. Insieme a Helgard Haug e Daniel Wetzel, sotto il nome Rimini
Protokoll, co-realizza opere di teatro documentario e installazioni.
Rimini Protokoll è un collettivo di autori e registi tra i più importanti degli anni 2000, vincitori,
tra gli altri riconoscimenti internazionali, del Premio Ubu 2018 per il miglior spettacolo
straniero in Italia con Nachlass, presentato a Roma da Short Theatre e Romaeuropa

Festival. Le loro opere si collocano nel regno del teatro, del suono e della radio, del cinema
e dell’installazione, in un continuo sviluppo degli strumenti espressivi per trovare prospettive
insolite sulla realtà ordinaria
On transplanted performers and remote controlled audiences
Come mettere in scena dei ready-made viventi e ricontestualizzare degli esperti sul palco?
Benvenuti nella zona grigia tra realtà e finzione. Permettete a dei materiali documentari e a
degli interventi teatrali di accompagnarvi all’interno di argomenti complessi, come il
cambiamento climatico e le politiche dell’Europa. Stefan Kaegi mostrerà e commenterà
alcuni brevi estratti video dalle recenti produzioni della compagnia Rimini Protokoll,
introducendo al pubblico e agli studenti la propria pratica artistica, ragionando intorno ai
meccanismi del teatro documentario e della rappresentazione mediata da dispositivi
tecnologici.
Daniel Blanga Gubbay vive a Bruxelles, dove lavora come curatore e ricercatore. È
attualmente alla direzione artistica del Kunstenfestivaldesarts a Bruxelles, insieme a Dries
Douibi e Sophie Alexandre. Ha conseguito la laurea specialistica con Giorgio Agamben
presso IUAV, Venezia, e un dottorato in Studi culturali a Palermo. Nel 2014 ha avviato
Aleppo, una piattaforma curatoriale con sede a Bruxelles per programmi pubblici di
performance e pratiche discorsive. Tra i recenti programmi curati: Can Nature Revolt?, un
programma pubblico per Manifesta, Palermo 2018; Black Market, Bruxelles 2016; The
School of Exceptions, Santarcangelo, 2016. Ha lavorato come co-curatore per LiveWorks,
un programma di residenza in Centrale Fies e tra il 2015 e il 2019 è stato direttore del
Dipartimento di Arti e Coreografia (ISAC) presso l’Académie Royale des Beaux Arts di
Bruxelles. Alcune recenti presentazioni: Talking About the Weather (2019, Oslo); Dance
Under Cover of a Fictional Rhythm (2018, Sharjah, Emirati Arabi Uniti); The Movement as
Living Non-Body (2018, Movement Research, NY); Knowing the Unknown (2017, Museum
of Impossible Forms, Helsinki) e Prophecies Without Content (American University of
Beirut).
Local World
Immagina una pièce che è una conferenza a cui nessuno arriva in aereo. Una performance
in cui gli scienziati invitati non appaiono fisicamente, ma ognuno è rappresentato da una
persona del luogo. All’inizio dello spettacolo, fanno ingresso sul palcoscenico all’interno del
classico allestimento da conferenza, aprono il copione e lo spettacolo inizia. Local World è
l’invenzione di una performance sulle soluzioni tecniche e sulla cooperazione in una crisi
globale. Ma che avviene a livello locale, in nome del mondo intero. E succede offline, con
le tecniche del teatro. Nessun viaggio che consumi CO2, ma anche nessuna
videoconferenza malfunzionante: la tele-presenza non deve essere qualcosa di digitale, non
implica necessariamente una latenza dentro uno schermo ghiacciato. La telepresenza può
innescare un processo politico e sociale in cui le regole della rappresentazione cambiano.
Non dover essere ovunque diventa un gioco teatrale che può essere eseguito ogni sera da
un nuovo cast di avatar locali. Al centro di questo gioco ci sono persone che si fanno
portatrici di idee. Il loro “io” può essere paragonabile all’io di un traduttore simultaneo. Solo
che non traducono da una lingua all’altra, ma da un corpo all’altro.
Benjamin Verdonck vive e lavora ad Anversa. È un regista, scrittore e artista visivo con
una pratica idiosincratica sia in teatro che al di fuori di esso. Il suo lavoro può essere visto
come un flusso continuo di performance, installazioni, azioni, spettacoli da tavolo e
pamphlets con una corrente sotterranea ricorrente: evidenziare la mancanza di dibattiti

pubblici sui cambiamenti in corso nel nostro sistema ecologico, che stanno gradualmente
diventando irreversibili. In contrapposizione al suo lavoro su larga scala nello spazio
pubblico, negli ultimi anni Verdonck ha lavorato a una serie di forme mobili più piccole di
teatro. Dal 2006 è artista teatrale in residenza nel famoso teatro municipale Toneelhuis di
Anversa.
Waldeinsamkeit, Gille learns to read e One More Thing sono parte di una serie in continua
crescita di installazioni mobili di Benjamin Verdonck, da lui costruite. L’impatto ambientale
della costruzione rivela l’intento artistico da tempo presente nel lavoro di Verdonck e ci parla
della catastrofe ambientale. Creati con mezzi semplici, queste installazioni permettono
all’artista di viaggiare leggero con il suo lavoro, di apparire ovunque, in ogni momento, e
andare in scena facilmente. Semplici nel concetto e nella realizzazione, queste installazioni
lasciano che siano le forme, i colori e i materiali a parlare da soli, così che l’artista finisca
per ritirarsi sempre più dal palcoscenico, a favore della calma e di un affascinante “Theater
der Dinge” (Teatro delle Cose). Installazioni di piccole dimensioni e durate brevi, per una
platea ridotta, che abbia familiarità con l’arte o no. Una serie di opere poetiche che sfuggono
alle condizioni e alle aspettative convenzionali dell’industria artistica, pur essendo
estremamente presenti, tangibili e concrete.

INFO
MATTATOIO
Roma, Piazza Orazio Giustiniani 4
http://www.mattatoioroma.it
Per le prenotazioni: prenotazioni.mattatoio@palaexpo.it
AZIENDA SPECIALE PALAEXPO
http://www.palaexpo.it
Ufficio stampa Azienda Speciale Palaexpo
Piergiorgio Paris, T 06 48941206 – p.paris@palaexpo.it
Francesca Spatola T 0648941212 f.spatola@palaexpo.it
Segreteria: Dario Santarsiero T 06 48941205 – d.santarsiero@palaexpo.it

IMPRESSIONISTI SEGRETI-La Recensione della Mostra di DETTI E FUMETTI

Visitando la mostra IMPRESSIONISTI SEGRETI che si sta tenendo a PALAZZO BONAPARTE di ROMA, oltre ad apprezzare la fantastica location,

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ho avuto l’opportunità di apprezzare de visu quanto la straordinaria capacità degi impressionisti di dipingere l’atmosfera.

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Con l’Impressionismo-  nome “dispregiativo” dato dagli accademici alla corrente pittorica per identificare quei pittori che si rifacevano allo stile di monet [dal titolo di un quadro di C. Monet, Impression: soleil levant (1873, Parigi , Musée Marmottan)]

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C. Monet, Impression: soleil levant (1873, Parigi , Musée Marmottan)]

– la Pittura esce dalle sale buie e stantie dello studio del pittore classico per immergersi nella pittura an plen ar.

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L’atmosfera è il vero protagonista delle opere degli artisti presenti in mostra.

 

Dipingere l’atmosfera vuol dire colorare le ombre degli oggetti e ritrarre i riflessi che la terra produce sugli oggetti circostanti; ma non solo; dipingere l’atmosfera ti permette di generare una prospettiva cromatica e di rendere vivido il soggetto del quadro scandendo il trascorrere del tempo mediante il colore che muta nei vari momenti del giorno.

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Questa peculiarità di trattamento del colore viene fatta propria da Cézanne che introduce la teoria cosiddetta della “modulazione”,

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con cui appunto si rende per la prima volta l’atmosfera desiderata suggerendo sensazioni diverse all’osservatore, il quale in questo modo torna al centro in una sorta di neo rinascimento.

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Il percorso della mostra costruito dalle curatrici di chiara fama Claire Durand-Ruel e Marianne Mathieu ci permette di apprezzare l’evoluzione dell’impressionismo e la contaminazione dell’Arte da parte della Scienza con gli esperimenti del pointinismo e divisionismo, la cui tecnica consisteva nella stesura di colori puri a piccole pennellate affiancate, spesso puntiformi, nell’intento di ottenere la massima luminosità degli stessi;

20200110_140007.jpg Nel, Ritratto della violinista Irma Sèthe, il pittore  Théo Van Rysselberghe cala su tela le recenti teorie scientifiche di ottica secondo le quali due colori primari, se affiancati, a distanza generano il loro complementare.

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Infine una piacevole scoperta, quella della opere della pittrice impressionista Berthe Morisot,

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una donna pittrice impressionista, rarità per l’epoca (le donne non frequentavano le accademie d’arte in quel periodo), famosa per i suoi colori opalescenti con cui sapeva  magistralmente rendere le figure.

Per la bellezza delle opere e l’opportunità unica di poter vedere questi capolavori nascosti provenienti dalle collezioni private [oltre 50 opere di artisti tra cui Monet, Renoir, Cézanne, Pissarro, Sisley, Caillebotte, Morisot, Gonzalès, Gauguin, Signac, Van Rysselberghe e Cross] consiglio vivamente una visita alla mostra che rimarrà aperta fino all’8 marzo 2020.

A presto

[Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI – sezione ARTE – articolo del 10 gennaio 2020]