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A STAR BENE SI IMPARA. DARIO SANTARSIERO intervista l’autrice, la sociologa Chiara Narracci per DETTI E FUMETTI

A star bene si impara!

“In un mondo che viaggia fin troppo velocemente si dimentica spesso di prendersi in considerazione in prima persona e nel presente.”

Ritratto di Chiara di Filippo Novelli

Care Lettrici e Lettori di Detti e Fumetti vorrei presentarvi Chiara Narracci, sociologa; con lei parleremo del suo libro “A star bene si impara!” Edizioni G.A.Z.. Prima però, due righe di presentazione. Nata a Roma l’08/04/76, ti sei laureata in Sociologia a La Sapienza, hai due master in Consulenza e in Mediazione Familiare, collabori con: il consultorio Centro la Famiglia al Vicariato da 20 anni e con diversi avvocati matrimonialisti. Sei responsabile di diversi sportelli d’ascolto nelle scuole. Docente di Sociologia della famiglia nelle varie sedi italiane della Sicof [Scuola Italiana Consulenti della Coppia e della Famiglia].

Autrice dei seguenti libri: la grande abbuffata, pubblicato con la Regione Sicilia; le favole di Pietro, edizioni progetto cultura; le favole di Bruno, edizioni progetto cultura; le favole di Elena, edizioni progetto cultura.

Il libro di Chiara Narracci “A star bene si impara!” suggerisce come gestire le nostre emozioni e tentare di risolvere al meglio le proprie insicurezze e paure in tutti i campi della nostra vita, che minano il nostro equilibrio sia psichico che fisico. Nella seconda parte del libro, Chiara indica, tramite le favole, dedicate ai propri figli, come i miti e le leggende, ci aiutano ad accogliere e normalizzare le resistenze e le credenze cognitive.

D. Allora Chiara, come mai hai sentito l’esigenza di scrivere “A star bene si impara!”?

C. Per sfatare diversi pregiudizi che ci bloccano nella crescita personale, portandoci a vivere trascinando i piedi…

troppe volte sento affermazioni tipo: le persone non cambiano, al massimo peggiorano! O anche: sono fatto così! 

Di qui l’idea della copertina, dove la pecora Rosa è colei che ha imparato a conoscersi e a volersi bene pertanto sceglie consapevolmente come gestirsi nelle varie situazioni.

D. Perché Conoscere la propria storia di vita e le relative dinamiche relazionali è fondamentale?

C. Ognuno di noi costruisce la propria peculiare storia di vita, in base a come viene più spesso definito dalle figure di riferimento… conoscere come ci siamo strutturati; comprendere come funzioniamo nelle dinamiche interne e relazionali; perdonare le mancanze ricevute ed imparare a compensare da soli

È la strada per la libertà di scegliere quali condizionamenti ricevuti fare propri, perché buoni per noi e quali lasciare andare.

È l’ignorare che ci porta a subire noi stessi e a farci sentire vittime degli altri e degli eventi… possiamo però imparare a gestire il nostro mondo emotivo.

D. Nella tua lunga esperienza come consulente e mediatore familiare, affermi che ciò che ci destabilizza ad ogni età è il mondo emotivo; ce ne vuoi parlare?

C. Grazie all’analisi transazionale di Berne compresi che il mondo emotivo è fermo all’infanzia e che l’imprinting emotivo ha effetti anche sui comportamenti associati alle varie emozioni che adottiamo nel presente. 

Esser consapevoli che gli eventi di oggi sono tanto destabilizzanti perché a percepire la realtà è il bambino che eravamo e non l’adulto che siamo diventati aiuta a ricentrarsi velocemente. Come? Leggi il libro! [Sorride N.D.S.]

D. Quanto la comunicazione influisce sul nostro vissuto?

C. Moltissimo perché le parole deformano, definiscono e limitano la percezione della realtà esterna e interna, se un bambino viene spesso definito pigro si convincerà di esserlo e metterà in scena atteggiamenti in linea con questa etichetta pur di sentirsi considerato. 

Pertanto, conoscere le proprie etichette, comprenderne il peso avuto e scegliere di non metterle in scena è liberatorio.  

D. Nel libro indichi quali sono le regole di base della comunicazione e quali sono gli errori da evitare; ce ne puoi anticipare qualcuno?

C. Penso agli out-out! A tutte le volte che esasperati dall’atteggiamento disturbante di qualcuno gli intimiamo di cambiare pena il perderci… non funzionano! Nella migliore delle ipotesi producono un cambiamento momentaneo dettato dalla paura non dall’amore.

Sono convinta che l’unica leva che funzioni sia l’amore: il mettere in evidenza ciò che amiamo dell’altro, ci aiuta ad esempio ad avere maggior tolleranza verso ciò che ci piace di meno, portandoci ad ingentilire le etichette: un conto è dire ad un figlio, spesso e volentieri, che è un bugiardo, un conto è rimandargli che ha molta fantasia!

D. perché le favole hanno un significato socio pedagogico?

C. Le favole come i miti e le leggende si rivolgono direttamente al mondo emotivo, che come ho accennato e’ fermo all’infanzia pertanto ci livellano tutti ad un comune sentire bypassando le resistenze cognitive e culturali.

Con le favole si esplora il mondo emotivo e lo si normalizza consentendoci di accettarlo come parte di noi e della nostra storia.

Solitamente da adulti quando siamo in preda a forti emozioni ci giudichiamo come inadeguati portandoci a sentirci ancor più destabilizzati, la chiave invece è nel guardare al bambino che eravamo con tenerezza e tranquillizzarlo… per poi godere delle nostre risorse da adulti per gestirci al meglio nel presente.

D. Bene. Cara Chiara, sicuramente hai stimolato i nostri lettori a leggere il tuo libro “A star bene si impara!” G.A.Z. edizioni. Ed approfondire così il tema dell’emotività interiore.

C. Un saluto a te e alle lettrici e lettori di Detti e Fumetti

[WILLY ALIAS DARIO SANTARSIERO PER DETTI E FUMETTI- SEZIONE LETTERATURA- ARTICOLO DEL 4 SETTEMBRE 2024]

SIBILLA- IL SEGRETO DI PIETRA Michele Sanvico- Norcia 29 luglio 2023

Cari amici di Detti e Fumetti, vi segnalo un nuovo libro di una nostra vecchia conoscenza. Nell’ambito della ESTATE NURSINA 2023, SABATO 29 LUGLIO, Michele Sanvico presentera’ un libro sullaLEGGENDA DELLA SIBILLA DEGLI APPENNINI

Alle ore 18:00, presso lo Spazio DIGIPASS del Comune di Norcia (Via Solferino). “Sibilla – Il Segreto di Pietra”, la storia delle leggende dei Monti Sibillini.

Non mancate.

(Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI- sezione letteratura – articolo del 27 luglio 2023)

PRESENTAZIONE DEL LIBRO “Non eravamo dominati che dal cielo” – La riscoperta ottocentesca dei Monti Sibillini nei documenti del Club Alpino Italiano di MICHELE SANVICO

Cari lettori di DETTI e FUMETTI, vi proponiamo oggi un’intervista al fisico e scrittore Michele Sanvico, autore di un volume dal titolo “Non eravamo dominati che dal cielo – La riscoperta ottocentesca dei Monti Sibillini nei documenti del Club Alpino Italiano”, pubblicato da Edizioni Il Lupo.

Ritratto di MICHELE SANVICO di Filippo Novelli

Siamo curiosi di scoprire, assieme a voi, perché il nostro amico Michele abbia deciso di dedicare un libro proprio ai Monti Sibillini e perché queste montagne, che molti non conoscono nemmeno, possano rappresentare una interessante scoperta non solo per il lettore ma anche per l’escursionista più appassionato.

F. Michele, i Monti Sibillini, questi sconosciuti, che come saprai è una delle location del nostro fumetto OSVY quindi luogo a noi caro.

Perché scrivere un libro proprio sui Monti della Sibilla, una serie di picchi appenninici situati tra l’Umbria e le Marche?

M. Quando si parla di Monti Sibillini ovviamente la Sibilla c’entra sempre: è lei la protagonista di questi luoghi. Molti non sanno che ben prima che nascesse il moderno escursionismo, e parliamo dunque di centinaia e centinaia di anni fa, i Monti Sibillini erano già famosi e conosciuti in tutta Europa a causa delle oscure leggende che vivevano tra quelle cime.

A partire dal Trecento molti studiosi e letterati ne hanno scritto e moltissimi viaggiatori si sono recati a Norcia, in Umbria, o a Montemonaco, piccolo borgo situato sul lato marchigiano, per salire fino alle vette di quelle montagne disabitate, alla ricerca di un sogno la cui fama ha avuto modo di diffondersi addirittura fino ai Paesi nord-europei.

F. :Viaggiare a quell’epoca non era certo facile; perché questi visitatori decidevano di affrontare i rischi di una visita in terre così desolate e al di fuori dei percorsi canonici, come quelli che i pellegrini erano soliti seguire per recarsi a Roma o in Terrasanta?

M. : Perché i leggendari racconti che abitavano i Monti Sibillini erano tali da suscitare grande emozione, e anche aspettative molto particolari.

Si era sparsa la voce, infatti, che la grotta che si trovava proprio sulla cima del Monte Sibilla permettesse di accedere al regno sotterraneo e magico governato dalla Sibilla degli Appennini, presso la quale sarebbe stato possibile vivere una vita di sensualità e lussuria, tra bellissime damigelle e ricchezze senza fine. E questo non era tutto, perché a poche miglia di distanza una seconda leggenda abitava la cima del Monte Vettore: nel gelido laghetto glaciale che lì si trovava (e si trova ancora) sarebbe stato seppellito il corpo di Ponzio Pilato e sarebbe stato possibile consacrare libri magici ai dèmoni che in esso dimoravano. Insomma, un complesso leggendario multiforme, che neanche le Alpi hanno mai dimostrato di ospitare.

F.:. Che storia! Molto affascinante! Lo racconti nel libro?. Ma cosa c’entra il Club Alpino Italiano? E perché il tuo volume si intitola “Non eravamo dominati che dal cielo”?

M.:ll Club Alpino Italiano rappresenta il momento della riscoperta dei Monti della Sibilla. Il CAI nasce infatti nella seconda metà dell’Ottocento, a Torino, quando già la fama internazionale dei Monti Sibillini era venuto meno con il progredire delle scienze e l’abbandono delle antiche leggende. Proviamo a immaginarci, oggi, questi aristocratici notabili del primo Club Alpino (un’associazione che in origine ha avuto un carattere particolarmente esclusivo), che iniziavano a percorrere la penisola italiana da poco riunificata sotto i Savoia, esplorando montagne che, per loro, abituati alle sole Alpi, rappresentavano una sorta di “terra incognita”.

L’incontro con i Monti Sibillini è subito esplosivo: il fascino emanato da quei luoghi, da quelle vette incontaminate, cariche di leggende affascinanti ed anche un poco spaventose, colpì immediatamente la fantasia di quei gentiluomini, che ne scrissero sui primi “Bollettini” del CAI raccontando le proprie esperienze e le proprie impressioni. Il mio libro raccoglie proprio questi racconti, narrando di tanti luoghi visitabili anche oggi e di quelle persone oggi dimenticate che, all’epoca, ne percorsero i sentieri.

F. : Sì, ma non mi hai spiegato il perché di quel titolo, “Non eravamo dominati che dal cielo”

M.: È una frase speciale, scritta in una lettera vergata dalla contessa Lucia Rossi Scotti: una donna meravigliosa, che nel 1879 ebbe il fegato di unirsi a una escursione alla quale partecipavano solamente uomini, tutti aristocratici soci del CAI, risalendo gli scoscesi fianchi del Monte Vettore fino alla cima e scrivendo parole che, oggi, possono agevolmente risuonare nel cuore di ogni moderno escursionista: lassù, «non eravamo dominati che dal cielo», una frase bellissima che ho voluto utilizzare nel titolo.

Ma il libro contiene anche molte altre storie, come quella di Giovanni Battista Miliani, il grande imprenditore delle cartiere di Fabriano, appassionato dei Monti Sibillini; o come la vicenda di Grace Filder, pioniera del volo in pallone aerostatico e provetta alpinista, che ai primi del Novecento scalò sia il Vettore che il Monte Sibilla, scrivendo che questi luoghi custodivano «storie di spiriti e di diavoli da far rizzare i capelli».

F.: Michele ci hai proprio incuriosito. Ma quanto sono affascinanti i Monti Sibillini e dove possiamo trovare il libro?

M.: Moltissimo, fidati! Il libro può essere acquistato presso l’editore a questo link facendo click sulla foto o al link sotto riportato

LINK

e in tutte le librerie della zona dei Monti Sibillini ovviamente.

F. grazie per la bella chiacchierata!

M. Grazie a voi e ai lettori di DETTI E FUMETTI

[Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI – sezione Letteratura – articolo del 30 agosto 2022]

FahrenheiT 451- IL PODCAST DI DDD DILETTI DAL DIVANO -La rubrica di Gabriella Grifo’ PER DETTI E FUMETTI

AMICI di DETTI E FUMETTI da oggi apriamo una nuova finestra sul mondo. APRIAMO UNA RUBRICA DEDICATA AI PODCAST.

Un podcast è un medium molto versatile per fare cultura (che è la nostra mission non ve lo dimenticate), e noi che vogliamo stare sulla cresta dell’onda non potevamo non avere un canale dedicato. si chiama DETTI E FUMETTI PODCAST e per ora si appoggia sulla piattaforma SPREAKER.

Continuerò da li la mia rubrica DiLetti Dal Divano con l’auspicio di “invogliarvi” alla lettura di romanzi di ogni genere: classici, thriller, gialli, noir, etc. 

Ovviamente come da tradizione il tutto sarà condito dal FUMETTO eccovi quindi una contaminazione che potremmo battezzare PODCAST-COMIC con la mia recensione a fumetti e la lettura del primo romanzo.

Ho scelto questo libro perchè lo trovo centrato per fare da manifesto culturale al nostro blog DETTI E FUMETTI, che promuove la lettura “per salvare il mondo” contro la dilagante ignoranza e deriva qualunquista ( il motto di OSVY ricordate è Aforismi per salvare il mondo). Spero induca in voi una profonda riflessione sulla nostra società contemporanea.  

Le pagine che vi leggerò nel POD CAST appartengono al libro Fahrenheit 451. Il romanzo di Ray Bradbury, racconto scritto nel 1953 di genere distopico (a cui -narra la legenda- trasse ispirazione George Orwell per il suo “1984”) che risulta essere di un’attualità disarmante. 

Se fai click QUI
potrai ascoltare il PODCAST DI DETTI E FUMETTI Fahrenheit 451.

 

Ma prima di lasciarvi la nostra consueta recensione a fumetti

GIGI’ E I SUOI PODCAST

 TUTTO COMINCIO’ COSI’

ED ECCO LA MIA COMIC-RECENSIONE

SUL LIBRO

Le illustrazioni sono di Filippo Novelli

[Gabriella Grifò per DETTI E FUMETTI – sezione letteratura –

articolo del 13 gennaio 2021]