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OSVY E BERTOLD BRECHT

Abbiamo deciso di effettuare un restyling per arrivare alla stampa di una raccolta delle migliori strip. Ne pubblicheremo alcune nei prossimi giorni.

Questa strip su una domanda che ad un genitore viene fatta spesso dalla propria figlia/o PERCHE’ LA GUERRA?

pubblicata in occasione della guerra UCRAINA- RUSSIA scoppiata oggi 24 febbraio 2022

Se vuoi sapere di piu’ sull’autore dell’aforisma fai click QUI

[Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI – sezione Fumetto – articolo del 24 febbraio 2022]

IL SUCCESSO CAMALEONTICO DEGLI U2 -STEO e LA STORIA DEL ROCK – capitolo 4 – gli 80s.

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Steo e gli 80s – illustrazione di Filippo Novelli

 

 

Non posso cambiare il mondo, ma posso cambiare il mondo dentro di me

[Bono Vox]

Il cambiamento è alla base dell’evoluzione, a volte è una necessità.
Quale forza dovrebbe spingerci a cambiare? Se, qualunque fosse il nostro status, ci imponessimo sempre di cambiare diventerebbe un’ossessione, ma tante volte rompere le catene delle abitudini è un atto di responsabilità verso noi e gli altri.
 
A volte, nell’ecosistema di abitudini, comportamenti automatici e situazioni che fanno parte del nostro quotidiano, ci sono cose che inconsapevolmente accettiamo, ma che tanto bene non ci fanno. Possiamo pensare ai nostri vizi, fumare per esempio, oppure chi di noi è facilmente irascibile e, ancora, chi ha grandi potenziali ma rimane lì dov’è perché in qualche modo “ha paura” a fare quel passo che permetterebbe di esprimerli.
 
Il rock ha rappresentato e rappresenta un simbolo della rottura dello status quo ed esso stesso si è reinventato nel corso dei decenni.
Siamo partiti nel viaggio con il rock’n’roll di Elvis Presley per arrivare al blues rock psichedelico dei The Doors un decennio dopo, stravolto a sua volta dal punk dei Ramones negli anni ’70.
 
 
Il rock non ha subito una metamorfosi solo sulla base del periodo storico e grazie al gruppo emergente di turno. Esistono alcune rock band che sono riuscite e riescono a rimanere sulla cresta dell’onda nonostante abbiano a curriculum 44 anni di carriera…e tutto questo lo devono sì alla loro vena artistica, ma adattata e adattabile al cambiamento.
 
Prendi per esempio U2. Chiamiamoli “come si deve”: YOU TOO (anche voi) e non U-DUE. Iniziarono nel 1976, proprio sull’onda emotiva dei concerti di personaggi come i Ramones ed in un solo decennio, gli anni ’80, sono diventati il gruppo più importante nel panorama mondiale del rock.
 
80s
 
 
 

Gli U2 erano già una band ancor prima di essere in grado di suonare

[Bono Vox]

U2, foto inedite band in mostra ad Asti

 
Nel 1980 esordiscono con BOY, cavalcando l’ondata della new wave e del post punk, con I will follow e le loro tensioni di adolescenti della periferia dublinese, per arrivare sulla vetta del mondo nel 1987 con JOSHUA TREE. Sì avete letto bene: l’album che da solo contiene Where The streets have no name, With or without you, I still haven’t found what I’m looking for e una scaletta che da sola è una compilation di grandi hits.
 
 
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In mezzo un decennio a colpi di collaborazioni con Brian Eno, brani che hanno con coraggio parlato di Martin Luther King e delle guerriglie civili irlandesi, consacrandosi con una performance che solo i Queen riuscirono ad oscurare nel Live Aid.
 
Conquistarono la copertina di Time Magazine, come solo The Beatles e The Who erano riusciti a fare, oltre 5 milioni di dischi venduti nel mondo ed un filotto di sold out nel loro tour mondiale The Joshua Tree Tour.
 
Quando sei a quelle altitudini l’aria è rarefatta ed il rischio di avere la mente annebbiata dal successo è dietro l’angolo.
 
I quattro piccoli ragazzi irlandesi avevano di diritto preso lo scettro di rockstar e non avevano nemmeno 30 anni.
 
All’album del decennio seguì Rattle & Hum che raccontò, sia con note che con pellicola cinematografica, il loro tour americano, con tanto di dediche e devozione a Bob Dylan, Jimi Hendrix e Billie Holiday. I dischi di platino, il successo e l’americanizzazione li avevano allontanati dalla tanto amata quanto odiata periferia di Dublino e dalla loro identità stessa.

Penso che la cosa più importante della musica sia il senso di fuga

[Thom Yorke]

Bono Vox e gli amici di una vita The Edge, Larry Mullen Jr e Adam Clayton avrebbero potuto essere la cover di sé stessi per il resto della loro vita facendo soldi a palate, ma l’anima rock non la puoi accendere o spegnere a tuo piacimento e loro erano LE rockstar di quegli anni, nessuno sapeva cosa avrebbero tirato fuori dal cilindro.
 
Si rifugiarono a fine degli anni ’80 in una Berlino in pieno fermento tra la libertà della caduta di Berlino e l’incertezza del domani.
 
Dovevano sentire dentro di loro cosa li aveva portati fin lì e dove sarebbe andati da quel giorno in poi.
 
Un dilemma non da poco, tanto che la loro gloriosa galoppata era in procinto di arrestarsi.
 
Tante, troppe volte la fama ha inghiottito talenti del rock, ma quegli irlandesi avevano la pelle dura: non certo dei santi (scagli la prima pietra chi è senza peccato!), ma persone con sani principi. Come dichiarato da Bono “ai tempi di Berlino non avevamo idea di cosa saremmo voluti diventare, ma eravamo sicuri di ciò che non volevamo essere”.
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Fu con questo atteggiamento che successe l’imponderabile: nel tempio degli Hansas Studios di Berlino, dove avevano già registrato mostri sacri come Lou Reed, David Bowie ed Iggy Pop, a The Edge venne fuori il giro di accordi della vita.
 
Quella sequenza di note erano il primo gemito di una neonata One (secondo MTV la miglior canzone degli anni ’90 e trentaseiesima migliore canzone del mondo secondo la classifica di Rolling Stone) e dell’album Acthung Baby, che ha sconvolto radicalmente le logiche musicali degli U2 e dell’intero mondo del rock.
L’album, anch’esso in posizione altissima nella classifica dei migliori album di tutti i tempi secondo Rolling Stone, uscì il 18 novembre del 1991 e 6 giorni dopo un’altra leggenda del rock salutò il mondo, Freddy Mercury: dopo il Live Aid, in cui scettro e corona se li portò a casa come il calciatore con il pallone quando segna una tripletta, fu come un passaggio di testimone tra miti per continuare a dar vita ed onorare il rock.

Se devi fare una cosa, falla con stile. [Freddy Mercury]

Elettronica e distorsioni miscelate con le melodie e le chitarre di un rock più classico andarono a mettere il segno in una generazione di musicisti che di lì a breve furono ispirati a dar seguito ad una nuova lettura del genere: dai Radiohead ai Muse, dai Placebo ai Coldplay.
 
Questo è solo un pezzo della storia di quattro semplici ragazzi che erano partiti con scarse doti tecniche nella musica, ma con tanta passione e gesta epiche hanno fatto della lettura dei tempi che cambiavano e del cambiamento stesso il loro status, marcando un segno indelebile nella storia del rock che tutt’oggi stanno scrivendo.
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Gli U2 sono la dimostrazione che cambiare è possibile per tutti, anche quando tutto sembra perso o anche quando pensi di aver conquistato tutto. Viviamo in un mondo dove cambiare certi atteggiamenti nei confronti di noi stessi, degli altri e dell’ambiente è una necessità se vogliamo dare alle future generazioni una cultura di amore e rispetto reciproco.
Basta mettersi alla prova e avventurarsi where the streets have no name.
 
Io sono STEO e questa è la mia Storia del Rock. Se vi è piaciuto l’articolo regalate ai vostri amici il mio libro.
 
 
 
 

  Lasciatemi i vostri feedback, ditemi chi sono stati i vostri miti del rock e chissà potrete trovarli nel prossimo volume. Ed ora vi lascio come di consueto tre brani che vi faranno conoscere meglio gli U2 e il loro camaleontismo.  

U2 – Sunday Bloody Sunday

U2 – Where the streets have no name

U2 – Until the end of the world    

[Stefano Pancari per DETTI E FUMETTI – Sezione Musica – Articolo del 8 agosto 2020]

Il successo della raccolta benefica di COme VIte Distanti di ARF . I numeri dopo i primi 12 giorni

Amici di DETTI E FUMETTI, abbiamo dato e continueremo a dare il nostro Endorsement per la splendida iniziativa di ARF. E’ per questo che oggi vi raccontiamo dei numeri della raccolta.L’organizzazione ci fa sapere che

“grazie alla copie pre-ordinate del libro COme VIte Distanti, a una decina di giorni dal lancio dell’iniziativa ARF!, (QUI)

PressUP e tutte le autrici e gli autori coinvolti hanno donato i primi

10.000 euro

all’Ospedale Spallanzani di Roma.

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Partner fondamentale dell’intera iniziativa benefica è proprio PressUP, tech company italiana che offre l’eccellenza nel campo della stampa on-line, che stamperà il libro a titolo gratuito: «Noi di PressUP – ha dichiarato Vincenzo Cirimele, founder & CEO – siamo davvero felici di partecipare attivamente al progetto Come Vite Distanti ideato da ARF!, realtà con la quale abbiamo stretto una splendida partnership nel corso degli ultimi anni. Crediamo molto in questa iniziativa che ha riunito i grandi del Fumetto per aiutare concretamente chi combatte il Covid-19» .

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Dopo l’apertura della danze ad opera di Gipi (tav. 1) e le prime tavole di Stefano Caselli (tav. 2), Giorgio Pontrelli (tav. 3), Gigi Cavenago (Tav. 4), Eleonora Antonioni (Tav. 5), Bruno Cannucciari (tav. 6), Giuseppe Palumbo (tav. 7), Francesco Guarnaccia (tav. 8), Stefano Simeone (tav. 9),  Lorenza Di Sepio (tav. 10), Martoz (tav. 11), Giacomo Bevilacqua (tav. 12), Emiliano Mammucari  (tav. 13), ai già annunciati ZerocalcareSioSara PichelliFrancesco ArtibaniKatja CentomoLaura Scarpa, Werther Dell’EderaRita PetruccioliRatigherLRNZFumettibruttiMirka Andolfo, e  Davide Toffolo e tantissimi altri, si sono aggiunte nel frattempo le firme altrettanto prestigiose di Manuele FiorZuzuMaicol & MirkoMatteo ScaleraMario Alberti e Silvio Camboni, che pubblicano tutti regolarmente per le maggiori case editrici italiane quali Sergio Bonelli Editore, Disney, Bao Publishing, Coconino Press, Feltrinelli Comics. Oblomov, Tunué, Rizzoli Lizard, Shockdom e Panini Comics, fino a grandi editori stranieri come Marvel, DC Comics, Image, Glénat.

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Per chi si fosse messo all’ascolto in questo momento ricordiamo il progetto in corso:

IL PROGETTO COme VIte Distanti

 “Di fronte al prezioso compito che quotidianamente svolgono medici e ricercatori scientifici, soprattutto in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo, noi fumettisti ci sentiamo spesso piccoli e impotenti. D’altronde il nostro lavoro è raccontare storie, non salvare vite. Ci siamo chiesti, quindi, se esisteva un modo per contribuire a essere utili – presto e concretamente – all’intera comunità. “COme VIte Distanti” è la nostra risposta a questo bisogno. La risposta del Fumetto Italiano.” ARF! Festival del Fumetto

In un momento in cui tutta l’Italia è ferma, i migliori fumettisti italiani si mobilitano da casa, a sostegno della raccolta fondi dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani e si uniscono per raccontare un’unica, grande storia. Ideatore e promotore dell’iniziativa è ARF! «Festival di Storie, Segni & Disegni», il Festival del Fumetto di Roma che seguirà, passo dopo passo, tutto il progetto, curandone il coordinamento editoriale, la comunicazione, la stampa del volume e il flusso delle donazioni.
COme VIte Distantiche sta prendendo vita sul sito e sui canali social di ARF! Festival con la pubblicazione di una tavola al giorno per diventare a fine maggio un libro cartonatoè già preordinabile on-line alla pagina www.arfestival.it/covid, così che l’INTERO RICAVO venga donato sin da subito, vista l’urgenza del momento, all’Ospedale Spallanzani.
Il gesto solidale di un intero ambito professionale, unito alla volontà di continuare a intrattenere con una lettura quotidiana gratuita, resterà per sempre una testimonianza di questo momento storico e sociale così umanamente intenso e surreale.

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anche se la sesta edizione di ARF! Il Festival del Fumetto a Roma, prevista per il 22 maggio è stata sospesa – e le nuove date non sono ancora state definite – l‘attività della direzione artistica continua senza sosta con il progetto del libro COme VIte Distanti

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#COmeVIteDistanti
una produzione Associazione Culturale ARF – largo G.B. Marzi, snc – 00153 Roma
www.arfestival.it / info@arfestival.it

[Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI – sezione Fumetto – articolo del 6 aprile 2020]

Lo sport e il fumetto – un giro al -Romics-ed . 2019

Cari amici anche quest’anno siamo passati al Romics per un motivo ben preciso, vi racconto come è andata.

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(Minny-Manga)

Ho voluto sfidare la sorte aspettando che mi chiedesse lei di andare.
Mia figlia ormai viaggia a gonfie vele  trionfante nei suoi dieci anni tra la passione per la scienza e la voglia di diventare una pop star musicale…ma non solo.
Venerdì sera, si siede sul divano accanto a me e mi fa: ” Ma è possibile che io devo sapere che c’è Romics dalla mia amica anziché da te?
Vedi cara io non sono uno di quei padri che vuole forzare la propria figlia a coltivare le sue passioni. Desidero che tu segua le tue.
Sai quel ritornello …Lasciami essere? -non dico altro …
Ah si? … anche se mi sa che il danno lo hai già fatto.
A scuola tutti mi chiedono commissions di manga. Ebbene io non ne so nulla di Manga capisci il dramma, non è possibile? Assolutamente mi devi portare a Romics a comprarne qualcuno.
La mamma mi ha consigliato Mimi’ Ayuara, hai presente? quella della palla a volo, il cartone grazie al quale lei dice che si è appassionata al suo sport.
Vedi cara, ritengo che  il vero sport sia il tennis, dove la rete non è cosi’ alta… Ti porterò al Romics e ti comprerò il manga di Jenny la tennista, l’unico modo per conoscere  veramente come i giapponesi coniugano fumetto e sport.
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A Romics peraltro c’è  una mia amica fortissima, Veronica Frizzo, che fa un workshop sul tema insieme a Riccardo Calosimo; sicuramente sapranno darti dei consigli utilissimi.
Detto, fatto. Sabato alle 11 in punto eravamo li.
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Fortunatamente non c’erano più i droni a ravanarti la testa. Dopo aver attraversato decine di ragazzini con casco e il mitra LASER in pugno, schivato altri che volevano abbracciare mia figlia (…e non sanno quanto hanno rischiato), siamo arrivati  da Veronica e Riccardo della Scuola Romana dei Fumetti .
Riccardo ha magistralmente tenuto una lezione sul manga, prendendo spunto dalla caratterizzazione del personaggio Sora … (ammetto l’ignoranza a me  del tutto sconosciuto). Mentre la piccola si cimentava nel disegno
ho avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con Riccardo sul suo nuovo lavoro, Audace Savoia, disegnato con Adriano Turtulici e sceneggiato da Massimo Vincenti, da una idea di  Massimiliano Monnanni.
L’ho trovato un bellissimo progetto, altro caso di come coniugare  bene lo sport  con il fumetto ( vi rimando alla fine articolo per leggere la scheda completa sulla iniziativa da cui è nato).
Dopo il workshop di Riccardo è stata la volta del corso della Bug Comics con i Moftri di Adriana Farina che ci ha insegnato i segreti delle sue vignette fanfastiche 🙂
Nell’area KIDS  ho incrociato anche la Comic Star Arianna Rea e sono riuscito ad ottenere un appuntamento per una intervista che, spero presto, troverete sul blog.
Vista la sua altra grande passione, la musica, ho portato mia figlia alla Scuola Internazionale di Comics dove era in corso una Jam session dei componenti del dipartimento di musica della scuola. Loro studiano per diventare creatori di colonne sonore di film e video giochi… una professione fichissima.
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Con me sono stati molto accoglienti, mi hanno spiegato tutto sui programmi (Q-base) e gli strumenti usati (il sequenzer della Ableton e le tastiere della Roli), facendomi fare un tuffo nel passato, quando suonavo con il mio gruppo HYALINE, non ricordo bene se piu’ rock-mantico  o  l’elettro-pop, come tastierista.
La migliore conferenza a cui ho assistito, imperdibile specialmente se hai una figlia femmina, è stata quella della mia amica Tramutoli dal titolo POST PINK -antologia di fumetto femminista
20190406_131540Vi lascio il comunicato stampa a fine articolo e volete approfondire.
Margherita mi ha anche parlato del suo nuovo progetto con la Tunue e la Binni sulla maternità, ma avremo modo di tornare sull’argomento quando uscirà senza che ora vi spoleiro nulla.
Prima di lasciare il romics tappa obbligatoria è stata la mostra per gli 80 anni di Batman.
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Qui ho ritrovato i Nembo kid che leggeva mio padre.
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e degli interessantissimi i cross over con i super eroi della Marvel;
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belle le ambientazioni a Roma del -“Batman italiano”.
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Un mio tributo al cavaliere oscuro in occasione dei dieci anni del blog  DETTI E FUMETTI, era doveroso.
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Ciao a tutti ci vediamo al prossimo fantastico festival del fumetto (quello senza mitra e cosplayer invadenti)… a buon intenditor…
[Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI-sezione Fumetto – articolo del 7 aprile 2019]
Le schede di approfondimento
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UN VIAGGIO ESPERIENZIALE- LA SERRADA DI DEPERO

Questa estate ho voluto fare una vacanza esperienziale a scopo culturale che conciliasse le esigenze della mia famiglia di trascorrere le vacanze estive al fresco andando in montagna .

Sono andato a Serrada, in trentino, per immergermi dentro l’opera di Fortunato Depero.

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Il pittore, infatti, dopo una vita trascorsa tra i fasti ed i successi di Roma e New York ,si ritirò in questo paesino,  vicino a Folgaria,  per  trovare la serenità e la tranquillità che solo la natura riusciva a trasmettergli.

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Lui stesso in una lettera descrive questi luoghi

«Serrada offre un paesaggio eternamente mutevole. In estate è un pianoro, una verde conca riposante circondata da altere groppe di monti, da scalinate di roccia discendenti, a volte dolci e altre a precipizio. Dentro legioni di abeti e tra plotoni di pini e larici, in vedetta, giace il paesello: campanile a testa di cipolla e naso appuntito all’insù. La chiesa aspetta a bocca aperta i fedeli e il cimitero tace e origlia quadrato e rassegnato con le croci a braccia distese. In autunno i prati, i campi e i boschi si popolano di aratri, di falci, di accette e di mucche al giogo. La terra si rivolta nera e appare punteggiata di tuberi benefici, simili a biondi ciottoli. Il ritmo secco del taglialegna si ripercuote nel bosco. I larici ingialliscono, i faggi arrossano e i cespugli radenti si insanguinano. Merli e tordi sfrecciano, il fringuello svetta e l’allodola ferma nell’azzurro canta la luce che l’abbaglia. Serrada d’inverno offre un paesaggio polare. Dal bianco lenzuolo sorgono scheletri di vetro e mani multiple di fantasmi. Ogni osso e ogni dito hanno il proprio lembo di candore. Il vento nordico arriva galoppante con in groppa il sole dagli occhi di fosforo, con criniere d’oro e bardature d’argento. Nitrisce accecando. L’ampia distesa è uno specchio e il cielo e le case capovolte vi si riflettono turchine. Lo sciatore affascina: distende le braccia per impugnare le ali al vento. Con le lame degli sci ai piedi taglia lo spazio con rasoiate parallele. Il suo binario aereo, diritto, curvilineo e a zig zag è perfetto. Il bolide umano scende fra stupendi pennacchi di neve, fra soffi di polvere luminosa, reggendo i volantini equilibratori. Scende un angelo del firmamento sicuro nello spazio e nella luce che lo aureola, raggiante in questo autentico prisma di poesia» (cit. da Fortunato Depero nelle opere e nella vita,1940).

E’ stato molto interessante percorrere la cittadina ed ammirare le  opere del maestro; ogni estate la comunità di Serrada si veste a festa ed organizza manifestazioni a tema, laboratori di pittura per bambini e incontri di approfondimento.

In ogni locale, hotel, punto di informazioni ti viene data una guida grazie alla quale si possono meglio comprendere le opere sparse per la cittadina.

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Depero lo conosciamo come pittore. In realtà lui si definì  fin dal principio scultore. Ce ne accorgiamo da come tratta il concetto di tridimensionalità nei suoi dipinti.

Pochi sanno che la sua esperienza artistica iniziò con un rifiuto. Non fu infatti accettato alla Accademia delle Belle Arti di Vienna.

Questo episodio fece di lui un rivoluzionario, il capostipite della “seconda fase del futurismo” che si fonda sull’ arte totale capace di sopravanzare l’ arte museale e da esposizione in voga fino a quel momento ( anche per lo stesso futurismo della cosiddetta prima fase )

Con Depero (cosi’ come con Balla) l’arte entra nella quotidianità della gente, grazie alla pubblicità, all’arredamento, agli allestimenti teatrali, alla moda, all’architettura, all’editoria e così via.

A poche curve da Serrada (da fare con cura anche in estate) c’è  Rovereto dove Depero fonda la CASA FUTURISTA e dove potrete trovare la testimonianza tangibile di quanto sopra detto in fatto di DESIGN. Insomma un viaggio esperienziale totalizzante, ne è valsa la pena ( intendo per le curve :-))

[Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI – sezione ARTE – articolo del 20 dicembre 2017]

Intervista ritratto a Simona Binni -Recensione di Silverwood Lake

Salve amici di DETTI E FUMETTI in occasione della terza edizione dell’ARF abbiamo intervistato Simona Binni proponendo le nostre famose nove domande per far capire ai nostri lettori come una ragazza con la passione del fumetto possa diventare una professionista del settore.

Filippo:Parlaci di questa tua nuova opera Silverwood Lake.
Simona:Mi piace descrivere questo libro come la storia di una resa. Si parla si persone schiacciate dalla vita e del modo in cui in qualche maniera continuano a vivere o quantomeno a sopravvivere. Cosa succede nella vita quando ad un certo punto non c’è la fai e cadi non avendo voglia di rialzarti. Di questo parla Silverhood Lake, di persone che c’è la fanno a rialzarsi e di altre che rimangono schiacciate nella loro condizione ai margini della vita.
Sono tutte storie diverse ma accomunate dal dolore di questa resa, dal dolore di scelte difficili, a volte imposte dalla vita a volte per scelta personali che spesso portano a vivere una vita devastante, senza più una casa, senza più una famiglia.

Mi piace definire questo libro circolare; tutto ciò che troviamo all’inizio alla fine poi ha una spiegazione. C’è un filo conduttore che lega tutta una serie di persone apparentemente diverse l’una dall’altra.

F. A cosa ti sei ispirata per scrivere questa storia?
S. : quello dei senza tetto era un argomento che mi interessava molto, da sempre.
Questa storia si svolge in California dove ho indagato c’è realmente una grande comunità di senza tetto, un insieme di persone che hanno perso la casa ad esempio per i problemi economici occorsi con l’ultima crisi.
Ho tratto ispirazione dal film “In to the Wild” per la parte in cui il protagonista arriva nella comunità di hippies che vivono dentro dei furgoni,in questa sorta di campeggio.
Mi colpì molto questa comunità, feci delle indagini, mi documentai e scoprii che era stato girato un documentario da Gianfranco Rosi, il regista di “Fuoco a mare”, che si chiama Below Sea Level.

Ho poi scoperto che hanno girato un sacco di documentari su questa comunità californiana. Mi piacque molto il modo in cui loro si raccontavano nei documentari. Alcuni avevano proprio scelto di vivere li; stiamo parlando di downshifting, lo “scalare la marcia”; interessante in tal senso fu la storia di un professore da cui ho tratto spunto per un personaggio inserito nel mio racconto.

F.:parlaci dei rapporti familiari presenti nel racconto.
S. La famiglia è centrale nel libro. È il”luogo” dove ci viene dato l’imprinting e nel contempo è il nucleo fondante della società in cui viviamo. È interessante vedere cosa avviene nelle famiglie perché gli individui che diventiamo non sono mai il frutto della casualità. È nella famiglia che si trovano le radici profonde di un malessere o di un benessere.
In questo libro mi interessava parlare di padri, in particolare della loro assenza. Cosa succede ad un figlio quando un padre non c’è? Come si può crescere senza quel riferimento? Diego è un adolescente quando perde il padre. Come è cresciuto senza questa fonte di ispirazione? In fondo le madri e i padri sono le donne e gli uomini a cui noi un giorno somiglieremo. Fonte di ispirazione o per imitazione o per opposizione.
Nel libro si racconta di un ragazzo che si perde, va in prigione perché la madre era assente e il padre aveva segnato negativamente la sua vita. Il padre era stato violento e lui stesso lo diventa e viene carcerato.
Vi è la storia di Diego che senza il padre perde ogni riferimento e si congela, smette di vivere.
Vi è la storia di Memo che anche lui non conosce il padre ma lo mitiizza nell’attesa del suo ritorno.
Vi è la storia di Ted, che non se la sente di prendersi la responsabilita’ di fare il padre e lo lascia.

F.: Quindi nel libro ci sono molte storie sulla sconfitta personale che la vita ti infligge, storie di resa; ma non solo. Ce ne è anche una di speranza che non raccontiamo per non rovinare al lettore il piacere della scoperta. Qualcosa però possiamo accennarla. Cosa ci salva?

S.: Avere uno scopo nella vita è fondamentale, meglio sarebbe se fosse un lavoro in cui realizzarsi. Io credo che tutte le persone posseggano dei talenti. Bisogna scavare dentro di sé, trovarlo e poi impegnarsi a coltivarlo perché lui ci salva dal piattume, dall’idea di pensare che stiamo facendo sempre qualcosa che non coincide con quello che siamo. Il massimo sarebbe quello di rendere il nostro talento produttivo anche per gli altri.

F.: Bene, e ora le nostre famose nove domande.

F.: C’è chi dice che fumettisti si nasce, è veramente così?
S.: Io fin da piccola racconto le mie storie disegnando. Questa è una dote. La tecnica va studiata.

F.: Quali sono stati i tuoi punti di riferimento nel fumetto ed in che modo hanno influenzato il tuo stile.
S.: è difficile rispondere. I miei punti di riferimento cambiano continuamente. Ho iniziato ad avere come riferimento Sandoval; in Amina e il vulcano è palese graficamente. Poi piano piano ho iniziato a discostarmene. Attualmente scopro degli autori, li studio, ma non c’è nessuno che voglio imitare. Oggigiorno scelgo il mio stile in base a ciò che voglio raccontare.

F.: c’è un detto attribuito a Picasso che recita: ” i bravi artisti copiano, i grandi rubano”. Lui rubava da tutti ma alla fine quello che ne scaturiva era solo suo, era un Picasso. Ti ritrovi in quanto sostiene?
S.: accade esattamente così.

F.: agli inizi la tua famiglia, i tuoi amici hanno appoggiato la tua scelta di voler fare il fumettista?

S.: quando ero piccola e mi annoiavo mio padre mi dava un libro e mi diceva:
“Quando ti annoi leggi”. È grazie a questo stimolo della lettura che ho intrapreso la professione di fumettista, ho iniziato a raccontare le mie storie. Il mio cruccio più grande è che prima che iniziassi la scuola di fumetto lui è venuto a mancare e quindi non ha visto cosa poi sono diventata. Sarebbe stato orgogliosissimo.
Mia madre invece ne rimase un po’ spiazzata, atteggiamento comprensibile, specie in italia a quel tempo. Io comunque lavoravo e dopo aver fatto studi di Psicologia in età evolutiva, lavoravo con i ragazzi, nelle scuole. Un giorno mollai tutto per dedicarmi completamente al fumetto.

F.: mi hai anticipato la domanda successiva. In Italia il fumetto è sottovalutato? È ancora reputato un’arte minore?
S.:il fumetto in Italia è in grandissima espansione, vedrete cose straordinarie. Sono reduce dal salone del libro di Torino e vi dico che il lettore sta assumendo una grande consapevolezza. Prima andava un po’ imboccato, gli si doveva spiegare la differenza tra fumetto e fumetto da quello di edicola, al graphic Novel. Oggi non è più così.
Anche gli autori di letteratura stanno guardando al mondo del fumetto con interesse. Stanno cominciando a considerarlo un “medium” efficace. Questa sarà la svolta.
Anche le case editrici si stanno affacciando sui media vecchi come la radio e la televisone ma anche sui nuovi come il web; c’è come una convergenza di piu fattori positivi sul fumetto. Stanno cambiando le cose.

F.: A proposito di web, come vedi il fumetto nella rete?
Quali sono gli apsetti positivi e quali quelli negativi?

S.: il web, rispetto a prima quando pubblicare era difficile, è stata una grande opportunità. E stato un grande strumento di democrazia. Non ho i soldi per pubblicare il mio fumetto? Non riesco a trovare un editore che mi pubblica? Lo pubblico sul web e do visibilità al mio modo di fare arte di dare i miei messaggi. E questo è nel contempo il suo aspetto negativo: tutti possono … e così finisce che arrivano anche persone che certe cose se le potrebbero risparmiare. A volte c’è una bassa qualità, che incide negativamente nei confronti di tutto il mondo del fumetto. Bassa qualità nel senso che hai usato quei cinque minuti per avere visibilità, giusto un meme, senza la voglia di veicolare dei contenuti. E non sto parlando neanche di stile poco felice, niente di tutto questo. Parlo di storie, di temi. Purtroppo la libertà è anche questo.
Il filtro dell’editore ci può proteggere spesso. Un editore capace di lasciare libertà all’autore. Credo in un editing che aiuti l’autore a fare un percorso di crescita.

F.: ok questa è la produzione tradizionale. Cosa ne pensi invece di quei pochi episodi fortunati di croudfounding o di idee ancora più innovative come per il caso di Ratingher?

S.: che ben vengano queste iniziative. Magari divenisse fonte di ispirazione per altri. Questi fenomeni andrebbero studiati e capiti. Dovrebbero essere insegnati nelle scuole di fumetto. “Le ragazzine ” di Ratingher è un libro fichissim, andrebbe preso, sviscerato nella sua sceneggiatura.
[Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI – sezione Fumetto – articolo del 1 giugno 2017]

CLO’, ROMA, FENDI E TANTO RUMORE

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Parliamo ancora una volta di Roma, questa volta evidenziando una situazione ormai nota a tutti. Lo stato di abbandono del patrimonio-storico artistico che tutto il mondo ci invidia.

Le risorse economiche delle amministrazioni in questo periodo di “spending review” rendono insufficienti i finanziamenti per una riqualificazione o messa in sicurezza degli edifici. Così per mancanza di fondi molti non vengono utilizzati.

Per fortuna in Italia ci sono i privati, ricchi, famosi e con il desiderio di farsi conoscere anche attraverso finanziamenti ad importanti interventi nelle città.

Il primo a Roma è stato Della Valle, con il restauro del Colosseo, ma in questi giorni è entrato nella cronaca un altro nome: Fendi e la sua nuova sede nel quartiere Eur.

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Già conosciuto ai romani per il restauro della Fontana di Trevi (durato 17 mesi, per un importo complessivo 2 milioni e 180 mila euro, a carico della maison), da un anno ha scelto come quartier generale il Colosseo Quadrato dell’ Eur.

Nel Palazzo della Civiltà Italiana, questo il vero nome dell’edificio, ha stabilito la Direzione, gli uffici e il prestigioso e tutto romano, laboratorio di pellicceria.

Grazie a questa nuova destinazione da metà ottobre nel Palazzo si può entrare, e visitare la mostra “Una nuova Roma. L’EUR e il Palazzo della Civiltà Italiana” a cura di Vittorio Vidotto e Carlo Lococo, la prima delle manifestazioni culturali, tutte gratuite, cui è destinato il primo piano del palazzo. L’edificio progettato nel 1937 dagli architetti Giovanni Guerrini, Ernesto Bruno La Padula e Mario Romano per accogliere l’Expo del 1942, che mai si svolse a causa della guerra, è stato abbandonato per 72 anni salvo sporadiche mostre e tentativi di utilizzarlo negli anni  ’80 per sedi varie.

Oggi FENDI, con un contratto di affitto valido 15 anni, ha stabilito il suo nuovo quartier generale riqualificando una delle zone più significative del quartiere EUR, per troppo tempo dimenticato.

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Ma per fare tutto questo un po’ di polemica doveva nascere: un presunto abuso edilizio commesso dalla maison italiana sul tetto del Palazzo della Civiltà, che alla fine si è risolta col più classico degli adagi: tanto rumore per nulla… Infatti se osserviamo il prospetto principale dell’edificio è sorta nel giro di pochi giorni una tettoia, in vetro e acciaio e quindi molto leggera, ma che ha cambiato completamente l’aspetto dell’edificio. E la soprintendenza che dice? “ ritiene ammissibile lo svolgimento della manifestazione temporanea con gli allestimenti proposti”;” tutti i manufatti allestitivi dovranno avere carattere di stretta temporaneità e totale reversibilità e durante l’esecuzione dell’allestimento e nel corso della manifestazione stessa non dovranno essere interessate aree o superfici esterne a quelle concordate”.

Quindi niente abuso edilizio come ipotizzato inizialmente, ma solo una “struttura amovibile”. La terrazza del Colosseo Quadrato tornerà esattamente così come tutti i cittadini romani l’hanno sempre vista, ammirata e fotografata.immagine 3

Speriamo che l’idea di Fendi sia presto “di moda”: chi può collabori alla riqualificazione del nostro patrimonio, ma proprio perché unico ed inimitabile evitando di modificarlo, deturparlo e trasformarlo, ma semplicemente preservarlo e farlo conoscere ai nostri posteri originale, come ce lo hanno tramandato.

 

Per maggiori informazioni:

http://roma.repubblica.it/cronaca/2015/10/23/news/nel_colosseo_quadrato_splende_l_arte_del_900-125688934/

http://www.arte.it/notizie/roma/la-seconda-vita-del-colosseo-quadrato-11113

http://www.romacapitalenews.com/colosseo-quadrato-risolto-il-caso-fendi-nessun-abuso-edilizio-55336/#sthash.o900J0rY.dpuf

 

Buon volo a tutti

Ciao a presto dalla Vostra CLO!

[Maria Clotilde Massari per DETTI E FUMETTI – Sezione Architettura – Articolo dell’ 8 novembre 2015]