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ARTE E MUSICA in Kandinskij

E’ il giugno del 2022; si chiude un ciclo di studi e per la prima volta faccio un speech in pubblico per parlare delle mie due/tre grandi passioni: l’ARTE e la MUSICA. della terza ne parleremo in chiusura.

Perchè proprio di ARTE E MUSICA? Suonare in inglese si dice PLAY; e infatti cosi’ è stato per me: la musica e il disegnare erano i giochi che facevo con mio padre da quando avevo smesso di gattonare. Cosi, dopo un corso di mandolino, uno di canto e percussioni, passai a studiare il pianoforte e a suonare in una orchestra giovanile. Nel frattempo disegnavo in continuazione, riempendo album e tele come se non ci fosse un domani; è tutto documentato dal mio biografo (mio padre); trovate tutti i miei disegni di allora QUI. i brani suonati li trovate QUI

Ma veniamo al nostro Kandinskij.

K. nasce a Mosca nel 1866, fin da bambino cresce in lui la passione del disegno;   durante una visita ad un museo, viene affascinato da un dipinto di Monet che modificherà il suo approccio all’arte. Il dipinto del maestro impressionista rappresentava i covoni di grano; quel quadro visto da lontano appare agli occhi di Vasilij come una macchia gialla, informe, capace però di trasmettere una forte emozione.

Kandinskij iniziò a dipingere e lavorò molto su questa intuizione fino a pubblicare l’opera intitolata “Lo spirituale nell’arte”; nel testo teorizza come la combinazione tra forme e colori sia alla base di ogni opera d’arte.

Astrattismo – blaue reitre

Nel 1911 Kandinskij fonda il gruppo avanguardista chiamato Blaue Reiter (il cavaliere Azzurro) con l’amico Franz Marc e riunisce i principali esponenti dell’espressionismo tedesco con l’obiettivo di rinnovare L’arte,  Questo gruppo, simile a quello dei  Fauves francesi in seguito si evolve grazie a Kandisnkij verso una nuova corrente di avanguardia pittorica.

E’ in questa periodo infatti che realizza il suo primo acquerello astratto fondando l’omonima corrente: L’ASTRATTISMO.

L’Astrattismo è un movimento artistico non figurativo, il termine indica infatti quelle opere pittoriche e plastiche che esulano dalla rappresentazione di oggetti reali.

Il linguaggio  astratto è visuale fatto di forme, colori e linee al fine di  negare la rappresentazione della realtà per esaltare i propri sentimenti.

Secondo gli astrattisti il colore può avere due possibili effetti sullo spettatore: un “effetto fisico”, superficiale e basato su sensazioni momentanee, determinato dalla registrazione da parte della retina di un colore piuttosto che di un altro ed un “effetto psichico” dovuto alla vibrazione spirituale attraverso cui il colore raggiunge l’anima.

Kandinskij lo esprimeva appunto attraverso una metafora musicale (i suoi piu’ famosi quadri prendono il nome da composizione musicali: intermezzo, improvvisazione, composizione): il colore è il tasto, l’occhio è il martelletto e l’anima è un pianoforte con molte corde.

Colori e suoni:

Il colore può essere caldo o freddo, chiaro o scuro e questi quattro “suoni” principali possono essere combinati tra loro, descriverà inoltre i colori in base alle sensazioni e alle emozioni che suscitano nello spettatore, paragonandoli a strumenti musicali, tra questi abbiamo ad esempio: Il rosso – un colore caldo, vivace e vitale, paragonato al suono di una tuba L’arancione – che esprime energia e movimento può essere associato ad una campana Il giallo-dotato di una follia vitale, di un irrazionalità cieca, viene paragonato ad una tromba Il verde – associato al violino, indica immobilità, noia, che appena vira verso il giallo diventa giocoso mentre se verso il blu diventa pensieroso Il blu- che quando intenso suggerisce quiete mentre se affiancato al nero è fortemente drammatico, viene associato al violoncello Il viola- come l’arancione è instabile, paragonabile al fagotto Il marrone- invece viene visto come ottuso e poco dinamico Il bianco- viene percepito come un “non-suono” e può essere paragonato ad una pausa che precede altri suoni Il nero- spento e macabre, viene visto come la fine di un’esecuzione musicale, ma a differenza del bianco, esso fa risaltare gli altri colori

Kandinskij approfondisce anche l’uso di punto, linea e superficie e vi scrive uno dei suoi saggi piu’ famosi.

Il punto è il primo nucleo del significato di una composizione, nasce quando il pittore tocca la tela; è statico.

La linea è la traccia lasciata dal punto in movimento, per questo è dinamica essa può’ inoltre essere orizzontale, verticale, diagonale, può essere spezzata, curva o mista.

Bene e con questo è tutto.

Ah vi avevo promesso di dirvi la mia terza passione. Vi ci faccio arrivare con questa riflessione che condiziona la vita di alcuni pittori.

Sapete cosa è discromatopsia piu’ noto come daltonismo?

Il daltonismo è un difetto di natura prevalentemente genetica, che consiste nell’incapacità – totale o parziale – di distinguere i colori a causa, principalmente, di un’alterazione delle strutture fotosensibili a livello della retina. Il termine “daltonismo” deriva dal chimico John Dalton che per primo stese un articolo in cui esponeva il problema derivato dalla sua cecità cromatica. Essa è dovuta ad un allele recessivo, posizionato sul cromosoma X. Questo allele codifica per una proteina prodotta dalle cellule della retina dell’occhio che consente di distinguere i colori. Dato che gli individui di sesso femminile hanno due copie del cromosoma X, l’allele presente sul secondo cromosoma può sopperire alla mancanza della proteina. la malattia, infatti, colpisce soprattutto i maschi (XY) e meno le femmine (XX).Nonostante quanto detto, è possibile che il daltonismo possa manifestarsi anche dopo la nascita: le patologie che colpiscono occhi, retina, cervello, nervo ottico e alcune componenti chimiche, potrebbero causare forme di cecità cromatica più o meno gravi. La forma più comune di daltonismo è la cecità rosso-verde: i soggetti affetti non sono in grado di distinguere i due colori perché le loro lunghezze d’onda, sono percepite come identiche. Riguardo alle cure non sono ancora noti dei rimedi per tutte le forme di discromatopsia, ma è stato elaborato un software apposito dedicato a coloro che ne soffrono. Alcuni tipi sono suscettibili a miglioramento mediante operazioni chirurgiche.

un saluto a tutti i lettori di DETTI E FUMETTI e grazie per l’ospitalità, magari ci rivediamo.

(Estratto da TESI ANNA NOVELLI -RESPIGHI-ROMA)

[Anna Novelli – sezione ARTE e MUSICA – articolo del 16 giugno 2022]

Memorie dal Territorio – 30ª edizione degli Incontri d’Arte Contemporanea presso il museo la Vaccheria di Roma.

Amici di Detti e Fumetti

dal 16 aprile 2025, La Vaccheria ospita Memorie dal Territorio, la 30ª edizione degli Incontri d’Arte Contemporanea promossi dal Liceo Majorana di Roma. A cura di Anna Cochetti, la mostra è parte delle settimane che il liceo dedica ogni anno alla creatività, all’arte contemporanea e al dialogo tra arte e scienza.

Per la prima volta ospitata fuori dalla sede scolastica, l’esposizione approda negli spazi de La Vaccheria, offrendo una cornice più ampia e accessibile. L’edizione 2025 raccoglie le opere di numerosi artisti che hanno partecipato alle edizioni precedenti, con un focus sul tema della memoria, intesa in tutte le sue forme: personale, collettiva, simbolica.

La Vaccheria

Inaugurazione: 16 aprile 2025, ore 11:15

Indirizzo: La Vaccheria – Via Giovanni L’Eltore, 35 – Roma

Un appuntamento che celebra trent’anni di incontri tra studenti, cittadini e artisti nel territorio del Municipio IX, con il patrocinio istituzionale e una forte vocazione educativa e culturale.

INTERVISTA A GIORGIA LATTANZI SUL MONDO DEL MOSAICO

Cari Lettrici e Lettori di Detti e fumetti, oggi intervisteremo Giorgia Lattanzi, Mosaicista.

Giorgia mi è stata presentata da amici comuni, quando ho scoperto che esprimeva la sua arte con il mosaico, ne ho subito approfittato per intervistarla.

Giorgia di Filippo Novelli
Ph Silvia Saccucci

Allora Giorgia, Sei nata a Roma nel 1983, vivi a Palombara Sabina e lavori tra Roma e provincia. Ti sei diplomata prima al Liceo Artistico sperimentale indirizzo beni Culturali poi presso la Scuola Mosaicisti del Friuli nel 2006. Nel 2008 collabori nella realizzazione dei mosaici nella Metropolitana di Napoli per la stazione di Toledo sui disegni dell’artista sudafricano W.Kantridge. Nel 2014 vinci il Bando Nazionale per il restauro dei mosaici del periodo Modernista a Barcellona ( casa Batllo, Parc Guell) e frequenti un corso breve di restauro .  Realizzi i tuoi mosaici in una grande villa nelle Isole Baleari, Spagna.

Dal 2013 partecipi alla mostra di Nazzano Romano dove i mosaicisti contemporanei provenienti da tutto il mondo si incontrano e realizzano oltre alla mostra dei mosaici parietali visibili presso Nazzano.

Nel 2007 realizzi con gli allievi della classe V elementare della scuola Ghandi di San Basilio, quartiere alla periferia est di Roma, un mosaico applicato all’esterno dell’edificio scolastico.

Nel 2019 vince il bando per la realizzazione di un mosaico istallato nel parco dei Mosaici di Blevio in provincia di Como.

 Insegni Mosaico mediante corsi e workshop.  Lavori come mosaicista nella progettazione e realizzazione di mosaici contemporanei Attualmente sei studente presso l’Accademia di Belle Arti di Roma indirizzo di Pittura
In primavera aprirai un  corso di mosaico a Poggio Mirteto.

 

D: A che età hai scoperto il mosaico?

G:A 13 anni visitavo uno studio di Pesaro per il quale mio padre faceva da rappresentante. Li ho visto per la prima volta delle ragazze che eseguivano dei mosaici.

Ph Silvia Saccucci

D:Perché il mosaico è visto come un’arte minore?

G: A mio parere il mosaico è legato a doppio taglio con l’arte antica. Dove le arti maggiori erano La Pittura, la Scultura e l’Architettura. In tal senso il mosaico è un’arte applicata in quanto non vive di vita propria ma necessita un supporto di natura architettonica per l ‘applicazione, pittorico per la fase progettuale e per la scultura quando si riveste una forma predefinita.

Ph Silvia Saccucci

D: Che senso ha il mosaico nella società odierna?

G: L’arte segue il potere e se prima gli imperatori ad esempio del periodo ravennate utilizzavano il mosaico per rafforzare ed imporre il proprio potere appunto, ora nella società contemporanea è forse la grafica e la fotografia a ricoprire questo ruolo. Il mosaico ha tutt’ora, per lo meno in Italia, un identità  legata all’ arte antica e non ha conquistato l’interesse delle masse, non ha ancora avuto il suo Andy Warhol che con la PoP Art ha accorciato le distanze tra la classe colta e quella popolare.

D: In primavera aprirai un corso di Mosaico a Poggio Mirteto ce ne vuoi parlare?

G:Si, sarà un corso promosso dalla regione Lazio presso l’Associazione B-Art, dove ragazzi volenterosi esperti di teatro e di musica sostengono e promuovono l’Arte nelle sue varie sfaccettature tra cui il mosaico. Sarà un corso di base e chi vuole può avvicinarsi a questa tecnica dove non sono richieste esperienze o capacità particolari. E’ più un occasione per stare insieme e imparare divertendosi !

D: Che sensazioni hai quando termini  un mosaico?

G: Una liberazione, mi sembra come di aver messo al sicuro un tesoro, tiro un sospiro di sollievo ecco. Dopo tante ore di lavoro dove l’attenzione è molto alta vedere fissate tutte queste tessere con una buona dose di colla cementizia mi tranquillizza mi dà stabilità.

D: Il mosaico per la sua natura narrativa,  può essere paragonato ad una pratica zen?

G: Penso proprio di si perché mentre si realizza un mosaico tutto intorno si silenzia e ci si immerge in un’atmosfera nuova dove il ritmo è scandito dalle tessere. Tagliarle, prenderle ed una la volta sovrapporle al disegno. Gesti ripetuti ma non con  meccanicità. Tutto scorre tra le nostre mani che sono collegate al ritmo del nostro cuore e questo si sperimenta davvero quando si realizza il mosaico.

D: Distruggeresti un tuo mosaico come si fa con i mandala?

G: Non con l’intento preciso di farlo anche se poi  mi è capitato di vedere  lo sgretolarsi di un mosaico per aver sbagliato la combinazione delle colle utilizzate, o di dover smontare un lavoro per aver invertito l’orientamento del disegno. Quando si fanno delle prove rapide in fase di studio si assemblano le tessere e poi si riprendono. E’ una pratica simile al Mandala ma si fa con una  differente  devozione …

D: Qual è il tuo sogno nel cassetto?

G: Dirigere una scuola d’Arte dove si insegna la tecnica del mosaico ai ragazzi. Praticando il buonumore e la gioia e creare insieme delle opere bellissime piene di colore, e perché no cancellare anche le guerre incollandoci un bel mosaico enorme sopra così da  farle sparire.

D: Bene cara , grazie anche a nome delle Lettrici e Lettori di Detti e Fumetti per aver aperto una finastra nel mondo del mosaico.

[DARIO SANTARSIERO per DETTI E FUMETTI – SEZIONE ARTE- ARTICOLO DEL 2 APRILE 2025]

 

 

La mostra BAROCCO GLOBALE – la nuova mostra alle Scuderie del Quirinale

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Care Amiche e cari Amici di DETTI E FUMETTI,

le porte delle Scuderie stanno per riaprire: ” Barocco Globale. Il mondo a Roma nel secolo di Bernini” è il nostro nuovo progetto che apriremo al pubblico venerdì 04 aprile per terminare domenica 13 luglio . La mostra è stata realizzata con la Galleria Borghese di Roma e con la partecipazione e la collaborazione di prestigiose istituzioni e musei nazionali e internazionali. “Barocco Globale” ci accompagnerà in un viaggio attraverso una cosmopolita romana , al centro di una complessa rete di viaggi e rapporti che trascendono confini nazionali e culturali. L’Africa, l’America, l’Asia erano presenze tangibili e visibili nella Roma di questa epoca; opere d’arte di maestri del Barocco come Gian Lorenzo Bernini, Pietro da Cortona, Nicolas Poussin , ci proiettano in un mondo sorprendentemente multietnico e multiculturale, in cui missionari e diplomatici mettevano in dialogo, alla corte dei Papi, il Giappone con la Persia, il Congo col Nuovo Mondo.

Nelle sale delle Scuderie, tutte le opere ci porteranno, in modo diverso, alla scoperta di questa storia straordinaria che ci parla di transculturalismo, di globalizzazione, di viaggi intercontinentali, di tradizioni culturali, di grandi protagonisti e storie inaspettate . Viaggiatori, religiosi, ambasciatori e artisti arrivano a Roma da tutto il mondo con un bagaglio di saperi e cultura di formidabile varietà. Alcuni di essi si fermeranno a Roma per sempre; altri riprenderanno il proprio viaggio portando con sé l’esperienza ei segni di una città che sapevano comporre le diversità di sguardo sul mondo.

[ Filippo Novelli per Detti e Fumetti Sezione Arte – articolo del 21 marzo 2025]

Berthe Morisot, pittrice a tutti i costi -Intervista a Maria Cristina Bulgheri

Cari lettori di DETTI E FUMETTI oggi intervistiamo  Maria Cristina Bulgheri.

Maria Cristina illustrazione di Filippo Novelli

Maria Cristina sei nata a Livorno il 22 marzo 1965, ti sei laureata alla Facoltà di Lettere e Filosofia all’Università di Pisa con una tesi su Dante, diventato da allora il tuo faro. Hai insegnato cinque anni alla scuola elementare prima di diventare giornalista professionista: sei cresciuta nelle fila del quotidiano Il Tirreno di Livorno, per il quale ancora oggi collabori, pur essendo tornata dietro la cattedra. Un’altalena tra mondo della scuola e mondo dei giornali legato alla nascita dei tre figli (due femmine e un maschio). Da sempre, ma soprattutto grazie a loro, hai stretto un rapporto particolare con la letteratura per l’infanzia. Hai pubblicato il libro “C@ro Babbo Natale” (Felici Edizioni) che ha ottenuto diversi premi in concorsi letterari. Collezioni matite da ogni dove. Le tue storie le scrivi un po’ ovunque: dagli scontrini ai fazzoletti di carta. Su di essi appunti le idee che poi consegni al pc, con il sogno che ce ne sia sempre una nuova dietro l’angolo.

D: La voglia di scrivere   per l’infanzia, è arrivata in concomitanza con la nascita dei tuoi figli o era già presente dentro di te?

MC: Dario, cito una frase che è solita ripetere mia mamma e che recita così: “E’ proprio vero che sei nata con la penna in mano, forse l’avevi già quando eri nella pancia!”. Ho memoria del mio esame della cosiddetta “primina”, sai quello che si faceva (in tempi giurassici) per poter accedere alla seconda elementare, se – come me – eri andato a scuola anticipato. Ecco, dovevo scrivere un pensierino: occupai mezza pagina! Le maestre mi fecero un sacco di complimenti ed io rimasi sorpresa perché non mi sembrava di aver fatto niente di così eclatante. Ricordo poi che, un paio d’anni dopo, cominciavo a cullare l’idea di scrivere un romanzo: il protagonista era un pagliaccio. Alle medie entrai nel trip del giornalismo e fondai il giornalino di classe: si chiamava “Domitilla”. Scrivevo le recensioni sulle canzoni del Festival di Sanremo. Passione, quella della kermesse sanremese, che continuo ad avere! Poi il giornalismo è diventato la mia professione e la scrittura una quotidianità. In maternità si è trasformata in scrittura per i miei i figli: tutte le loro domande, i loro perché mi aprivano orizzonti fantastici che mettevo sulla carta.

D: Cosa ti ha spinto dopo tanti anni, a tornare sui tuoi passi e sederti nuovamente dietro una cattedra?

MC: La necessità di conciliare la famiglia ed il lavoro. Il giornalismo da professionista, in redazione non lo permette, gli orari sono dilatati. Ho chiesto a gran voce il part time ma non mi è stato concesso. La parità è ancora un miraggio. Ci ho pensato a lungo, poi ho deciso che la scuola era comunque una strada che mi apparteneva con altrettanta passione”

  
D: Quanto incide il tuo essere giornalista con la scrittura per l’infanzia?

MC: Può sembrare strano, ma molto. Spesso le idee per qualche racconto, mi vengono proprio leggendo qualche articolo sui giornali oppure da quella deformazione professionale di osservare la realtà per carpirne qualche aspetto da evidenziare. 

D: Perché il graphic novel?

MC: Sarò franca, la scelta dell’etichetta “graphic novel” non è mia, ma della casa editrice. Io pensavo più ad “albo illustrato”.

D: Nel tuo ultimo graphic novel racconti la vita di Berthe Morisot, pittrice impressionista; ce ne vuoi parlare?

MC: Non ho il dono della sintesi ma ci provo. Berthe l’ho incontrata a Milano su una tela dipinta da Edouard Manet in una mostra monografica a lui dedica a. Berthe era la sua modella, amica e forse qualcosa di più, ma poco importa. È stata soprattutto una donna volitiva, piena di talento, che ha sfidato le convenzioni del suo mondo e della società francese di metà Ottocento per inseguire la sua passione: diventare pittrice. Tanto da divenire la cofondatrice con Monet, Degas, Cezanne, Pissarro del movimento che verrà definito Impressionismo, di cui peraltro quest’anno ricorrono i 150 anni dalla nascita.

La culla di Morisot -illustrazione di Anna Novelli (13)

D: Possiamo avere un anticipo del nuovo graphic novel? 

MC: Certo. Nel libro racconto Berthe immaginandola da piccola alle prese con i tubetti delle tempere, mentre sogna campi di fiori e paesaggi marini materializzarsi sulle tele. L’accompagno passo, passo, nella sua “battaglia” per diventare pittrice, in un mondo all’epoca riservato soltanto agli uomini. Una pittrice peraltro innovativa, che rompe con gli schemi della pittura tradizionale, trascinando con sé i suoi amici, “pazzi” come lei, che poi hanno dato vita all’Impressionismo. A tradurre le mie parole in disegni e a dare corpo a Berthe, ci ha pensato poi Marina Cremonini, con i suoi pennelli “magici”. 

D: Una tua caratteristica è quella di scrivere le storie su qualsiasi pezzo di carta, compresi gli scontrini. È un modo per non dimenticare o per seminare?

MC: Sicuramente per non dimenticare: magari un’idea mi viene in macchina ascoltando la radio e al primo semaforo cerco di appuntarla da qualche parte prima che se ne voli via dal finestrino: l’età non aiuta e soprattutto il moto perpetuo delle mie giornate.

D: Sappiamo che collezioni matite da tutto il mondo; quante ne possiedi al momento?

MC: Confesso che non le ho mai contate. Ma sono tante e tutte diverse. Un po’ sono in bella vista sulla scrivania, un po’ sono sistemate in qualche scatola di latta o di legno. Si tratta di lapis presi nei viaggi, alle mostre, nei musei o avuti in regalo. Da quando sono a scuola poi, colleghi e colleghe, alunni ed alunne    contribuiscono alla mia collezione in modo carinissimo. Non li uso, ma l’idea di tener un lapis in mano vale più di mille tastiere!

D: Bene cara Maria Cristina, grazie anche a nome delle Lettrici e Lettori di Detti e Fumetti per questa bella chiacchierata.

Grazie a voi di cuore.

Il Graphic Novel

In “Berthe Morisot, pittrice a tutti i costi” viene raccontata la vita di Berthe Morisot l’unica donna tra i fondatori dell’Impressionismo francese. Quando in Francia, e nel resto dell’Europa, fino a dopo la metà dell’800 alle donne erano precluse le scuole d’Arte. La determinazione di Berthe travalica gli ostacoli del perbenismo, dandole così l’opportunità, di entrare in contatto con gli impressionisti del calibro di Claude Monet, Jacob Pissarro, Alfred Sisley; solo per citarne alcuni.  Tutta la storia è narrata con toni caldi e decisi; l’opera di Maria Cristina Bulgheri è arricchita dalle illustrazioni realizzate da Marina Cremonini; con la sua tecnica ad acquerello, ha dato vita e vigore al racconto, trasportando tutti noi nelle atmosfere della Belle Époque.

[DARIO SANTARSIERO per Detti e Fumetti -sezione arte e letteratura – articolo del 30 novembre 2024]

Ci vorrebbe un creativo

Chi è il creativo oggi? Quanto è al centro della comunicazione odierna?

Ho letto un interessante articolo che ci dà spunto per importanti riflessioni.  Si parlava di Biasion che definisce la creatività non  una proprietà unica, ma  il risultato della complementarietà tra deduzione e intuizione, tra ragione e immaginazione, tra emozione e riflessione, tra pensiero divergente e pensiero convergente.

Continuava la riflessione citando Guilford il quale dice che esistono una serie di aspetti che definiscono la creativita’:

  • la fluidità, ovvero la capacità di produrre abbondanti idee, senza riferimento alla loro adeguatezza ai fini della risoluzione del problema;
  • la flessibilità, cioè la capacità di cambiare strategia ideativa, quindi di passare da una successione di idee ad un’altra, da uno schema a un altro;
  • l’originalità, che consiste nella capacità di trovare risposte uniche, particolari e insolite;
  • l’elaborazione, ovvero il percorrere fino alla fine una strada ideativa con ricchezza di particolari collegati in maniera sensata tra di loro;
  • la sensibilità ai problemi, vale a dire il selezionare idee e organizzarle in forme nuove, capire cosa non va e cosa può essere perfezionato negli oggetti di uso comune.

( estratto dell’articolo creatività della rivista State of Mind).

In fondo per tenere vivo questo blog, creare collegamenti tra le diverse arti bisogna essere molto creativi.

Leggevo questo articolo riflettendo tra me e me l’altro ieri, seduto su una panchina del cortile dietro al Campidoglio, cortile che si affaccia su Roma ed alle spalle avevo la statua del Colosso di Costantino recentemente ricostruita grazie allo sponsor PRADA.

Certo che il nostro sindaco ha proprio sbagliato Sponsor… io ne  avrei sicuramente scelto un altro. Gli ci vorrebbe proprio un creativo nello staff. Quasi quasi gliela mando una mail… voi che dite?

[ Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI – SEZIONE ARTE- ARTICOLO DEL 25 NOVEMBRE 2024]

Intervista di Dario Santarsiero a Leli Baldissera Fotografa per DETTI E FUMETTI

Vincitrice Menzione Opera più votata da Terna

Amici di DETTI E FUMETTI oggi siamo con Leli Baldissera “Premio Driving Energy 2024 – Fotografia Contemporanea” e Vincitrice Menzione Opera più votata da Terna.

LELI di Filippo Novelli

Allora Leli, sei nata nel 1990 in Brasile, vivi e lavori a Roma. Sei artista, fotografa e ricercatrice. Consegui una laurea e il master in Arti Visive e un dottorato in Antropologia Sociale, e hai svolto delle ricerche sulle donne artiste. Come fotografa hai 15 anni di esperienza, durante i quali hai lavorato in studi fotografici e come freelance nella città di Porto Alegre.

D. Cosa o chi ti ha indirizzato verso la fotografia?

L. Sono sempre stata coinvolta nel mondo dell’arte, disegnavo e dipingevo, e quando avevo 15 anni mia madre mi regalò la mia prima macchina fotografica e ho iniziato a concentrarmi maggiormente sulla fotografia. Ho studiato Arti Visive e lì all’università ho dovuto scegliere un ambito in cui approfondire e ho scelto anche la fotografia perché ho visto che potevo avere più scelte nel costruire una professione.

D. Che responsabilità ha una fotografa nei confronti nella società?

L. La mia visione è sempre focalizzata sul lato politico e antropologico, penso che la produzione di immagini non sarà mai slegata da questi soggetti. Ma sono scelte personali il modo in cui ogni persona prenderà la produzione della propria arte. Oggi viviamo in un mondo pieno di immagini e tutti hanno accesso a migliaia di immagini tutto il giorno, l’educazione visiva e il rispetto per ciò che viene fotografato e pubblicato sono essenziali.

D. Nel tuo paese, il Brasile, la fotografia ha un ruolo rilevante nel denunciare lo sfruttamento ambitale? 

L. Sì, ma non solo denunciando lo sfruttamento ambientale ma anche denunciando ogni tipo di sfruttamento e problema sociale. Abbiamo grandi fotografe e fotografi documentaristi e artisti che producono immagini di grande impatto sulla nostra cultura e anche sui nostri problemi. Più recentemente anche in chiave decoloniale e con una visione del mondo meno eurocentrica, in cui i soggetti stessi producono immagini su se stessi e sul loro territorio, come gli indigeni, i quilombolas e i senzatetto che producono materiale audiovisivo sulla loro situazione.

D. Perché prediligi il colore anziché il bianco e nero?

L. La mia attenzione sui colori che si trovano nel mondo reale e’ dovuta al fatto che  i colori possono parlare di sentimenti e trasmettere sensazioni; tuttavia apprezzo anche le luci e le ombre enfatizzate dall’uso del bianco e del nero.

D. Nei tuoi lavori emerge prepotentemente il corpo femminile, ce ne vuoi parlare?

L. Come donna e artista, penso che sia importante trasformare lo storico “sguardo maschile” sul corpo femminile in donne che rappresentano se stesse e le altre. Disconnettere il corpo femminile da uno sguardo sessualizzato, approfondendo la dimensione dei suoi significati.

D. “Ocupação” è l’opera vincitrice del premio Terna 2024, perché la scelta di fotografare la facciata di un palazzo?

L. Non è solo la foto di un palazzo, ma di un palazzo che è un’occupazione nel centro della città dove vivevo, in un viale vicino a casa mia. Per me questa foto rappresenta un ritratto delle persone che vivono lì, ma senza mostrare i loro volti. I volti si mostrano nel modo in cui hanno occupato quel posto vuoto e lo hanno trasformato nella loro casa con il loro tocco personale. Non avere una casa e non avere diritto alla casa è una questione che mi tocca personalmente e politicamente.

D. Il tuo sogno nel cassetto?

L. Ritornare a disegnare e dedicare maggiormente la mia arte a questa tecnica che ad un certo punto della mia vita era stata abbandonata.

D. Bene cara Leli grazie anche a nome delle Lettrici e Lettori di Detti e Fumetti per questa bella chiacchierata

L. Grazie a lei, apprezzo l’interesse per il mio lavoro e lo spazio fornito per parlare un po’ di quello che faccio. Grazie mille.

[Dario Santarsiero per Detti e Fumetti -sezione Arte – articolo del 15 ottobre 2024]

Willy intervista l’artista visiva Maria Angeles Vila Tortosa per DETTI E FUMETTI

Cari Lettrici e lettori di Detti e Fumetti, oggi sono in compagnia dell’artista visiva Maria Angeles Vila Tortosa e scambieremo con lei due chiacchiere, per conoscerla meglio. 

Allora Maria Angeles, nasci nel 1978 a Valencia. Ti laurei all’Accademia di Belle Arti presso l’Università Politécnica di Valencia, dove consegui il dottorato in incisione e il Cap [corso di abilitazione pedagogica].

Vinci la borsa di studio Erasmus presso l’Accademia di Belle Arti di Roma e la borsa di studio Leonardo da Vinci presso la romana Stamperia d’Arte l’Acquaforte di Luigi Ferranti.

Nel tuo lavoro rielabori alcuni temi specifici legati al mondo femminile, come la vita domestica, gli affetti familiari, la maternità e l’accudimento.
Il mezzo espressivo che preferisci è l’incisione, una tecnica antica, usata per parlare di femminismo e stereotipi di genere. 

Mentre le incisioni elaborate su carta, si trasformano in pavimenti, libri, light box e scatole lignee allo scopo di realizzare piccole scenografie portatili o grandi installazioni tridimensionali.

Come docente hai organizzato e curato corsi per bambini presso l’Istituto Cervantes di Sofia e di Roma, presso la Reale Accademia di Spagna, la Casa Museo Mario Praz e tanti altri spazi pubblici e privati. Sei la responsabile dei laboratori pittorici dell’Istituto Marymount. Nel 2018 e 2019 pubblichi i libri illustrati La Lupa di Roma e Il Colosseo, tradotti in cinque lingue.

Nel 2022 collabori con Maria Grazia Chiuri direttrice artistica di Dior, per la sfilata Cruise Sevilla, realizzando dei manifesti che successivamente diventeranno abiti importanti.

Oggi, vivi e lavori tra Roma e Valencia.

Per apprendimenti:

D. Cosa ti ha spinto verso l’arte? 

M. La noia. Da piccola passavo tanto tempo da sola, ho avuto tanti momenti noiosi, appena ho saputo che c’era un corso di pittura mi sono iscritta e credo che da lì sia cominciato tutto.

D. Cosa significa per te essere un’artista visiva?

M. Raccontare, domandare, riflettere e denunciare attraverso diverse discipline.

D. Nel 2007 la perdita di tuo padre ha segnato una svolta decisiva nella tua vita d’artista; ce ne vuoi parlare?

M. La perdita di mio padre ha segnato la mia vita, lui per me è stato un pilastro fondamentale, mi ha spinta a studiare Belle Arti e sostenuta in tutte le tappe della mia carriera.

Prima della sua mancanza il mio lavoro aveva una matrice astratta, ero attratta dalle tecniche, dalle materie, amavo la pittura informale italiana e spagnola e mi muovevo in un racconto che viaggiava in quelle linee. 

Quando è venuto a mancare, ho sentito un forte bisogno di fare ricerca sulla memoria, sulle memorie della mia famiglia. Sono finita dentro un armadio alla ricerca di una borsa bianca di mia madre che conteneva l’archivio fotografico domestico. Il gioco è iniziato lì e, dal quel momento, ho inserito la figura umana dentro le mie opere. Sono diventata narrativa, ho viaggiato attraverso le memorie di persone care e sconosciute, ho dialogato con loro all’interno delle mie opere e, in quel viaggio, ho vissuto il mio lutto senza nemmeno esserne consapevole. Questo è il potere dell’arte, diventa rifugio nei momenti difficili.

D. Sempre nel 2009 insieme ad Alicia Herrero [Ballerina coreografa pedagoga della danza] fondate las Mitocondria cosa ti ha lasciato?

M. Alicia, come direbbe Michela Murgia è la mia sorella “d’anima”. Con lei sono anni che condivido il mio lavoro artistico e il mio sentire in quanto donna. Noi siamo una famiglia che si allarga con le nostre figlie e tutto diventa performance.

Alicia è un punto di riferimento artistico, intellettuale ed umano.

Las Mitocondria è un progetto di vita, è un riflettere su tutto quello che ci preoccupa, è condivisione in progetti artistici e soprattutto è amicizia.

D. Sei impegnata anche nel sociale con l’arte partecipativa. A chi ti rivolgi?

M. Mi rivolgo agli esseri umani, a tutti senza distinzione. Sono anni che per me l’arte non ha un valore completo se non è condiviso con gli altri. Trovo molto arricchente aprire gli orizzonti e costruire insieme, credo sia anche un nostro dovere.

D. dal 13 settembre al 13 ottobre 2024 sei insieme all’artista e poetessa Bianca Pucciarelli Menna, in arte Tomaso Binga, per una mostra al Mattatoio di Roma dal titolo: CORPUS NATURAE.  Il filo conduttore che vi lega è il linguaggio delle piante e un legame profondo tra corpo e natura. Ce ne vuoi parlare?

M. Conosco Bianca da tantissimi anni, ho sempre apprezzato molto il suo lavoro e amato le sue poesie e performance. 

Quando Benedetta mi ha proposto di realizzare Corpus Naturae sono stata molto felice, per me è un grande onore essere in conversazione con un’artista lottatrice come Binga.

L’ironia ci accomuna e, anche se apparteniamo a due generazioni diverse, a due culture lontane, i nostri lavori si sono incontrati nel Mattatoio, si parlano e si ascoltano. Trovo che il progetto sia meraviglioso!

D. Bene cara Maria Angeles ti ringrazio anche a nome delle Lettrici e Lettori Detti e Fumetti per questa bella chiacchierata.

[DARIO SANTARSIERO PER DETTI E FUMETTI – SEZIONE ARTE- ARTICOLO DEL 30 SETTEMBRE 2024]

Willy intervista Andrea Lelario per DETTI E FUMETTI

Cari Lettrici e Lettori di Detti e Fumetti, oggi scambieremo due chiacchiere con l’artista Andrea Lelario Litografo e incisore.

Allora Andrea nasci nel 1965 a Roma dove frequenti il corso di Tecniche dell’Incisione tenuto da Pippo Gambino e Duilio Rossoni presso l’Accademia di Belle Arti di Roma.
Nel 1990 consegui il diploma in Decorazione con Enzo Frascione e nello stesso anno vinci il Premio “Accademia di Belle Arti di Roma” istituito dal Direttore Cesare Vivaldi.

Dal 1995 al 1997 curi la rassegna di arti visive Capranic’Art, allestita all’interno di Palazzo Capranica di Roma, contestualmente progetti un mosaico per la metropolitana di Roma, realizzato nella stazione di Numidio Quadrato. 

Nel 2010 vieni invitato nello studio televisivo Rai ArtNews per la realizzazione in diretta di un’opera, Genos. Negli anni 2017/2018, collabori con William Kentridge ad un progetto di litografie e incisioni.

Nel 2018 realizzi l’opera Site-specific per il nuovo Rettorato di Tor Vergata La memoria e i volti. Lo sguardo dell’Università Tor Vergata nei ritratti dei rettori, sei matrici in rame incise a punta secca e inchiostrate

Attualmente sei docente di prima fascia di Tecniche dell’Incisione e Grafica d’Arte e Litografia presso l’Accademia di Belle Arti di Roma.

[Per approfondimenti: https://abaroma.it/docenti/prof-andrea-lelario/]

D. Cosa ti ha spinto verso il mondo dell’arte?

A. La molla iniziale, sin da bambino, è legata al desiderio di comunicare, di condividere le proprie emozioni con altre persone. E il canale a portata di mano, il più naturale che avevo era il disegno. Poi è arrivata l’incisione.

D. Perché proprio l’incisione?

A. Ho cominciato a sperimentare questa tecnica da ragazzo. Mi attraeva l’idea di interagire con il metallo, come uno scultore, di praticarvi innumerevoli solchi, segni più o meno profondi che nel loro insieme creativo generano l’opera con l’azione della stampa finale. Poi chiaramente sono stato affascinato dalla poetica e dal talento dei grandi maestri incisori che mi hanno ispirato e spinto a confrontarmi con questa arte, a farla mia in qualche modo, ad attualizzarla; arte ancora oggi poco conosciuta. Purtroppo.

D. Cosa provi pensando al mosaico sotto la fermata della metro Numidio Quadrato, sapendo delle migliaia di persone che ogni giorno la frequentano?

A. Mi viene in mente il flusso di persone che ogni giorno passa e si lascia alle spalle quel mosaico, di corsa la mattina per andare al lavoro o scuola e poi più lentamente la sera quando si rientra. Il mosaico è lì, fedele, paziente, attento. Un po’ come un osservatore diciamo. Ma pronto anche a essere osservato per chi vuole fermare per un momento dal solito tran tran. Magari riesce a regalare una piccola emozione, un pensiero nuovo… questo mi farebbe  piacere. 

D. Lasciare con il bulino un segno sul rame, cosa significa per te? 

A.Significa appunto lasciare un segno, letteralmente. È quasi un piacere fisico l’interazione con il metallo. 

Un contatto primigenio con la materia. Tutto questo mi fa infatti pensare alle incisioni rupestri, alle tracce ancestrali dell’Homo Sapiens.

D. Nella tua lunga carriera d’artista, in cosa vorresti migliorarti?

A. C’è sempre un’evoluzione nel percorso di un artista. Per quello che mi riguarda, non posso sapere la meta esatta verso cui sto andando… La cosa importante è però avere una direzione, un obiettivo, portare con sé la giusta “attrezzatura”. A me basta sapere di non aver perduto per strada la sensibilità, la capacità di cogliere gli aspetti significativi dell’esistenza, le emozioni. Quando si diventa maturi o si invecchia si è meno permeabili, ci si irrigidisce, non si dialoga come prima. E questo rappresenta una perdita per un artista. Secondo me, il suo bagaglio non dovrebbe mai finire di riempirsi, lasciare posto al nuovo, all’inedito. 

D.  Quando vedi i tuoi studenti dell’Accademia di Belle Arti mettere in pratica i tuoi insegnamenti che sensazione hai?

A.Penso al lavoro che hanno davanti. Sento una forte responsabilità nei loro confronti. Spero fra me e me di averli accompagnati nel modo giusto per una piccola porzione della loro vita, di aver aperto loro una prospettiva futura. L’Accademia è molto importante per la formazione artistica. È il periodo della conoscenza e della sperimentazione, dell’applicazione e della verifica, della condivisione e della crescita. Passaggio fondamentale per capire sé stessi e gli altri; per osservare l’orizzonte che abbiamo di fronte. E nella fase storica che stiamo attraversando, quella dell’IA che promette scenari nuovi nel campo dell’arte non sempre positivi, tutto questo è ancora più necessario e urgente. Ma questo è un altro capitolo …

D.dal 13 settembre al 13 ottobre 2024 il Mattatoio di Roma ti ha aperto le porte a una tua mostra dal titolo “Nomadi del Sogno” ce ne vuoi parlare?

A.“Nomadi del sogno” nasce dall’idea di realizzare con Nicoletta Provenzano, curatrice attenta e appassionata,un racconto composto da una selezione delle mie opere; un viaggio dentro il mio immaginario che attraversa vari mondi, da quello naturale a quello sognato, dall’inconscio al conscio, dalle particelle elementari alle galassie dell’universo. Tutto questo cucito da piccoli frammenti, da segni infiniti che tentano, come esseri microscopici, di ordinare, o meglio,riordinare dentro al labirinto dell’esistenza le briciole delle emozioni provate fino ad oggi.

D. Bene, caro Andrea ti ringrazio anche a nome delle Lettrici e Lettori di Detti e Fumetti, per questa interessante chiacchierata. 

A. Grazie a te ed un saluto alle Lettrici e Lettori di Detti e Fumetti

[DARIO SANTARSIERO PER DETTI E FUMETTI – SEZIONE ARTE- ARTICOLO DEL 19 SETTEMBRE 2024]

FILIPPO NOVELLI ART BOOK

E’ con molto piacere che oggi vi presento una raccolta di disegni e dipinti dai primi anni 80 ad oggi del nostro illustratore, il pittore Filippo Novelli. L’ art book e’ la testimonianza di un percorso di ricerca e sperimentazione di Filippo, che raccoglie, tra l’altro, la maggior parte dei ritratti degli artisti che abbiamo intervistato in DETTI E FUMETTI.

Lo trovate al link qui sotto o facendo click sulla cover

https://www.amazon.it/FILIPPO-NOVELLI-BOOK-Filippo-Novelli/dp/B0CFCWTQJX/ref=mp_s_a_1_7?qid=1691919020&refinements=p_27%3AFilippo+Novelli&s=books&sr=1-7#immersive-view_1691919061050

( Dario Dantarsiero per DETTI E FUMETTI-SEZIONE ARTE- ARTICOLO DEL 13 AGOSTO 2023)