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“Il Muro nella mente – La nascita di The Wall”- STORIA DI UNA CANZONE

Amic* di DETTI E FUMETTI per STORIA DI UNA CANZONE oggi vogliamo parlarvi di ANOTHER BRICK IN THE WALL dei PINK FLOYD.

Immaginate di essere su un palco. Davanti a voi, migliaia di volti urlanti, luci accecanti, energia pura. Ma dentro… il vuoto.

È il 6 luglio 1977. Roger Waters, bassista e mente creativa dei Pink Floyd, guarda il pubblico dello Stadio Olimpico di Montréal con crescente frustrazione. Qualcosa si è spezzato. Il contatto umano è svanito. Quel che resta è un’enorme distanza tra artista e spettatore. E poi, il gesto estremo: Waters sputa su uno spettatore. È il punto di non ritorno.

Ma da quel momento oscuro nasce un’idea destinata a cambiare per sempre la storia della musica: un muro. Non di mattoni, ma di emozioni. Un muro psicologico costruito da traumi, perdite, repressioni. Il protagonista? Un alter ego immaginario: Pink, una rockstar alla deriva.

Waters porta questa visione al produttore canadese Bob Ezrin, il quale prende una lunga, cruda demo e ne fa qualcosa di più. Ne fa una storia, con un inizio, uno sviluppo, una fine. Pink diventa il simbolo di una generazione ferita, e ogni brano diventa un mattone: la scuola, la madre, la guerra, la droga, l’isolamento.

E mentre Waters costruisce la narrazione, David Gilmour scolpisce l’anima musicale del disco. La tensione tra i due è palpabile, eppure genera meraviglie: su tutte, l’immortale “Comfortably Numb”, nata tra litigi, riscritture e due visioni inconciliabili che si fondono in un capolavoro.

Il tour del 1980–81 è uno spettacolo mai visto prima: un vero muro di polistirolo cresce davanti agli occhi del pubblico, isolando la band sul palco. E alla fine? Il crollo, fragoroso, catartico. Il muro cade. E resta il silenzio.

Nel 1982 il regista Alan Parker porta tutto sul grande schermo: nasce il film Pink Floyd – The Wall, con Bob Geldof nel ruolo di Pink. È un’opera psichedelica, cupa e potentemente emotiva.

The Wall non è solo un concept album. È un viaggio nell’inconscio. È la confessione di un uomo sull’orlo della rottura. È il tentativo disperato di comunicare, anche quando tutto sembra perduto.

Ha venduto oltre 30 milioni di copie, ispirato artisti, cineasti, registi teatrali. Ma soprattutto, ci ha lasciato un messaggio: i muri si costruiscono per paura. Ma prima o poi, vanno abbattuti.

Così nacque The Wall: da uno sputo a una sinfonia. Da un trauma personale a un’epopea collettiva. Un’opera che ha osato porre una domanda scomoda: cosa succede quando siamo troppo fragili per restare in contatto col mondo?

La risposta è lì. Tra i mattoni.

TESTO

Dark sarcasm in the classroom
Teachers leave them kids alone
Hey! Teachers! Leave them kids alone!
All in all it’s just another brick in the wall
All in all you’re just another brick in the wall.

We don’t need no education
We don’t need no thought control
No dark sarcasm in the classroom
Teachers leave them kids alone
Hey! Teachers! Leave them kids alone!
All in all it’s just another brick in the wall
All in all you’re just another brick in the wall.

“Wrong! Do it again!”
“Wrong! Do it again!”
“If you don’t eat your meat, you can’t have any pudding.
How can you have any pudding if you don’t eat your meat?”
“You! Yes, you behind the bikesheds, stand still laddy!”

traduzione

Non abbiamo bisogno di alcuna educazione
Non abbiamo bisogno di alcun controllo del pensiero
Nessun oscuro sarcasmo in classe
Insegnanti, lasciate stare i bambini
Ehi! Insegnanti! Lasciate stare i bambini!
Tutto sommato è solo un altro mattone nel muro.
Tutto sommato siete solo un altro mattone nel muro.

Non abbiamo bisogno di alcuna educazione
Non abbiamo bisogno di alcun controllo del pensiero
Nessun oscuro sarcasmo in classe
Insegnanti lasciate stare i bambini
Ehi! Insegnanti! Lasciate da soli i bambini!
Tutto sommato è solo un altro mattone nel muro.
Tutto sommato siete solo un altro mattone nel muro.

“Sbagliato! Fallo di nuovo!”
“Sbagliato! Fallo di nuovo!”
“Se non mangi la carne, non potrai mangiare il dolce.
Come puoi mangiare il dolce se non mangi la carne?”
“Tu! Sì, tu dietro i portabiciclette, fermo lì giovanotto!”

BIO

OLTRE ad essere  il bassista dei gruppi MARDI GRAS, Re QUEEN – tribute band dei Queen e Back to the Spice

Ritratto di Carlo di Tore Tosti tratto dal fumetto SANDCASTLE

Sono  il bassista degli IMPULSE- tribute band dei Pink Floyd, quando si dice parlare con cognizione di causa.

Ringrazio Filippo che mi ha coinvolto in questo bellissimo progetto Storia di una canzone e che è l’autore del fumetto che mi vede coprotagonista SANDCASTLE.

A presto alla prossima puntata!

[Carlo di Tore Tosti per DETTI E FUMETTI- Sezione MUSICA – Articolo del 19 giugno 2025]

Storia di una canzone – Blind dei Korn, un inno crudo e onesto alla lotta contro la dipendenza e il trauma interiore.

Amic* di DETTI E FUMETTI un tour nel mondo della Musica non è completo senza fare un passaggio per il mondo METAL.

Queste sono state le parole di mia figlia per convincermi ad andare a vedere i KORN al Firenze Rock di questo anno.

Io che i Korn li avevo ascoltati trent’anni fa  e poi nulla più. Non so più se è stata grande la curiosità di capire cosa erano diventati oppure lo stupore di vedere mia figlia cantare tutte le loro canzoni a memoria.

E poi trovo sempre utile e interessante capire i propri figli attraverso la musica che ascoltano. Ecco perché ho accettato e sono partito per Firenze Rock.

Korn anni 90

Ma chi sono i Korn?

Korn (stilizzato in KoЯn) sono un’influente band nu metal statunitense formatasi a Bakersfield, California, nel 1993. Considerati pionieri e una delle formazioni più significative del genere, hanno giocato un ruolo cruciale nella definizione e nella popolarizzazione del nu metal alla fine degli anni ’90. La loro musica è caratterizzata da sonorità pesanti e dissonanti, testi spesso introspettivi e oscuri, e un approccio vocale unico.

I Membri Attuali sono:

  • Jonathan Davis (voce, cornamusa, batteria occasionale)
  • James “Munky” Shaffer (chitarra)
  • Brian “Head” Welch (chitarra, cori)
  • Reginald “Fieldy” Arvizu (basso)
  • Ray Luzier (batteria) – Si è unito ufficialmente nel 2009.

Il genere principale dei Korn è il nu metal, ma la loro musica incorpora anche elementi di:

  • Alternative Metal
  • Groove Metal
  • Industrial Metal (in alcune fasi)
  • Funk Metal (nelle prime influenze)

Sono noti per aver fuso l’aggressività dell’heavy metal con elementi hip hop, funk, e un’atmosfera spesso cupa e dissonante, tipica del metal alternativo.

Korn Firenze Rock 13.06.2025

 La band si forma nel 1993 dalle ceneri dei L.A.P.D. (precedentemente note come Creep). Jonathan Davis, proveniente dalla band Sexart, viene reclutato come cantante. Il loro sound inizia a prendere forma, con l’uso distintivo del basso a 5 corde di Fieldy e l’accordatura bassa delle chitarre.

L’Esordio (1994): Il loro album omonimo, “Korn”, viene pubblicato e segna un punto di svolta. Contiene brani come “Blind” e “Shoots and Ladders” che mostrano subito il loro stile innovativo e brutale, affrontando temi di abuso, isolamento e disagio.

Il Successo Commerciale (1996-2002):

  • “Life Is Peachy” (1996): Continua l’esplorazione di sonorità oscure e testi controversi.
  • “Follow the Leader” (1998): È l’album che li consacra a livello mondiale, debuttando al primo posto nelle classifiche di Billboard. Contiene hit come “Freak on a Leash” e “Got the Life”, che ricevono ampia rotazione su MTV e nelle radio rock. La band diventa una delle più grandi nel mondo del metal.
  • “Issues” (1999): Un altro successo commerciale, che mantiene la loro posizione di preminenza nel genere.
  • “Untouchables” (2002): Mostra un’evoluzione nel suono, con una produzione più levigata e sperimentazioni elettroniche, pur mantenendo l’aggressività caratteristica.
  • Cambiamenti e Sperimentazioni (2003-2007):
    • “Take a Look in the Mirror” (2003): Segna un ritorno a sonorità più crude e pesanti.
    • L’abbandono di Head (2005): Brian “Head” Welch lascia la band per motivi religiosi e di dipendenza. Questo evento segna un periodo di incertezza per il gruppo.
    • “See You on the Other Side” (2005): Il primo album senza Head, che vede la band sperimentare con influenze più industriali ed elettroniche.
    • “Untitled” (2007): Un altro album sperimentale, con diversi produttori e collaboratori.
  • La Nuova Era e il Ritorno di Head (2008-Presente):
    • L’arrivo di Ray Luzier (2007-2009): Ray Luzier diventa il batterista ufficiale, portando nuova energia.
    • “Korn III: Remember Who You Are” (2010): Un tentativo di tornare alle radici del loro suono iniziale.
    • “The Path of Totality” (2011): Un album fortemente influenzato dalla musica dubstep, con collaborazioni di artisti come Skrillex.
    • Il Ritorno di Head (2013): Brian “Head” Welch torna ufficialmente nella band, per la gioia dei fan. Questo porta a una rinnovata coesione e creatività.
    • “The Paradigm Shift” (2013): Il primo album con il ritorno di Head.
    • “The Serenity of Suffering” (2016): Acclamato dalla critica e dai fan come un ritorno alla forma, con un suono aggressivo e maturo.
    • “The Nothing” (2019): Un album profondamente emotivo e cupo, che riflette il dolore personale di Jonathan Davis.
    • “Requiem” (2022): L’ultimo lavoro in studio, che continua a mostrare la capacità della band di evolversi pur mantenendo la propria identità.

Stile e Influenze

  • Sonorità: Caratterizzata da chitarre a sette corde accordate molto basse (spesso in A o Drop A), bassi funky e distorti, e una batteria potente e complessa. L’uso della cornamusa da parte di Jonathan Davis è un marchio distintivo.
  • Vocalità di Jonathan Davis: Spazia da canti puliti e melodici a growl, urla, beatbox, e un caratteristico “scat” senza parole che esprime rabbia e frustrazione.
  • Testi: Spesso incentrati su temi di dolore, abuso, dipendenza, alienazione, depressione, paranoia e rabbia. Molti testi sono autobiografici, attingendo alle esperienze personali di Jonathan Davis.
  • Influenze: La band cita influenze diverse, che vanno dall’hip hop (N.W.A., Ice Cube), al funk (Red Hot Chili Peppers, Faith No More), al metal (Metallica, Pantera, Sepultura), fino a band alternative come Nine Inch Nails.
  • Eredità e Impatto

I Korn sono universalmente riconosciuti come una delle band più influenti del nu metal. Hanno ispirato innumerevoli gruppi e hanno contribuito a ridefinire il suono del metal per una nuova generazione. La loro combinazione di aggressività musicale e vulnerabilità emotiva nei testi ha risuonato con milioni di fan, creando una comunità fedele. Hanno dimostrato che il metal poteva essere sia pesante che profondamente personale, aprendo la strada a una maggiore diversità espressiva all’interno del genere.

Korn concerto di Firenze rock del 13.06.2025

Discografia Essenziale

  • Korn (1994)
  • Life Is Peachy (1996)
  • Follow the Leader (1998)
  • Issues (1999)
  • Untouchables (2002)
  • The Serenity of Suffering (2016)
  • The Nothing (2019)
  • Requiem (2022)
Korn Firenze Rock 13.06.2025

Blind

Per STORIA DI UNA CANZONE abbiamo scelto di parlare di Blind.

La canzone più nota e iconica dei Korn è senza dubbio “Blind”, il brano che apre il loro album di debutto omonimo del 1994. “Blind” non solo ha definito il sound della band, ma è anche considerata una delle canzoni fondamentali per la nascita del genere nu metal.

Ecco il testo in italiano e una spiegazione dettagliata:

Testo di “Blind” (Korn) in italiano

[Intro: Jonathan Davis] Siete pronti?!

[Strofa 1: Jonathan Davis] C’è un posto nella mia mente Un posto dove mi piace nascondermi Non conosci le possibilità E se dovessi morire? Un posto dentro il mio cervello Un altro tipo di dolore Non conosci le possibilità

[Ritornello: Jonathan Davis] Sono così cieco! Cieco, cieco

[Strofa 2: Jonathan Davis] Un altro posto che troverò Per sfuggire al dolore dentro Non conosci le possibilità E se dovessi morire? Un posto dentro il mio cervello Un altro tipo di dolore Non conosci le possibilità

[Ritornello: Jonathan Davis] Sono così cieco! Cieco, cieco

[Bridge: Jonathan Davis] Sempre più in profondità, sempre più in profondità, sempre più in profondità Mentre sogno di vivere una vita che sembra essere Una realtà perduta Che non può mai trovare un modo per raggiungere il mio L’autostima è bassa, quanto in profondità posso andare Nel terreno su cui giaccio, se non trovo un modo per Vedere attraverso il grigio che annebbia la mia mente Questa volta guardo per vedere cosa c’è tra le righe

[Pre-Coro: Jonathan Davis] Riesco a vedere, riesco a vedere che sto diventando cieco Riesco a vedere, riesco a vedere che sto diventando cieco Riesco a vedere, riesco a vedere che sto diventando cieco Riesco a vedere, riesco a vedere che sto diventano cieco

[Coro: Jonathan Davis & Head] Riesco a vedere, riesco a vedere che sto diventando cieco Riesco a vedere, riesco a vedere che sto diventando cieco Riesco a vedere, riesco a vedere che sto diventando cieco Riesco a vedere, riesco a vedere che sto diventando cieco Riesco a vedere, riesco a vedere che sto diventando cieco (riesco a vedere che sto diventando) Riesco a vedere, riesco a vedere che sto diventando cieco (diventando cieco) Riesco a vedere, riesco a vedere che sto diventando cieco Riesco a vedere, riesco a vedere che sto diventando cieco!

[Outro: Jonathan Davis] Sono cieco Sono cieco Sono cieco Sono cieco


Spiegazione e Contesto Socio-Temporale di “Blind”

“Blind” è stata pubblicata nel 1994, un periodo di transizione significativo per la musica rock e la cultura giovanile. Gli anni ’90 videro il declino dell’hair metal e del glam rock degli anni ’80 e l’emergere di nuovi generi che riflettevano un senso di alienazione e disillusione. Il grunge, con band come Nirvana e Pearl Jam, aveva già spianato la strada a un suono più crudo e a testi più introspettivi. I Korn, tuttavia, portarono questa tendenza a un livello successivo, mescolando l’aggressività del metal con elementi di hip-hop, funk e industrial, dando vita al nu metal.

Il contesto socio-temporale è fondamentale per comprendere “Blind”:

  • Disillusione post-Reagan/Bush Sr.: Dopo decenni di politiche conservatrici negli Stati Uniti e un’economia in fase di cambiamento, molti giovani si sentivano emarginati e senza prospettive. La promessa del “sogno americano” sembrava irraggiungibile per molti.
  • Aumento delle problematiche sociali: Gli anni ’90 videro una crescente consapevolezza di problemi come l’abuso di sostanze, la salute mentale, il bullismo e la violenza. Questi temi, spesso tabù, trovavano sfogo nella musica.
  • Nascita di Internet e globalizzazione: Sebbene ancora agli inizi, l’avvento di Internet stava iniziando a connettere le persone in modi nuovi, ma anche a creare un senso di isolamento paradossale per alcuni, amplificando il confronto con vite “perfette” o irreali.
  • Cultura giovanile underground: Molti giovani si sentivano incompresi o rifiutati dalla cultura mainstream. Le sottoculture, come quella metal e hip-hop, fornivano un senso di appartenenza e uno spazio per esprimere rabbia e frustrazione. I Korn, con il loro sound grezzo e le loro tematiche oscure, divennero rapidamente un punto di riferimento per questa generazione.
Korn Firenze rock 13.06.2025

La Poetica di “Blind”

La poetica di “Blind” è intrinsecamente legata all’esperienza personale di Jonathan Davis, il frontman dei Korn. La canzone è stata scritta prima che Davis si unisse ai Korn, quando era nella sua precedente band, i SexArt, e affronta apertamente i suoi problemi con la dipendenza da droghe, in particolare dalla metanfetamina.

Analizziamo i temi principali:

  • Alienazione e Isolamento: Il “posto nella mia mente, un posto dove mi piace nascondermi” rappresenta un rifugio mentale dalla dura realtà, ma anche un simbolo dell’isolamento che deriva dalla dipendenza e dalla sofferenza interiore. La sensazione di essere “cieco” non è solo fisica, ma metaforica: l’incapacità di vedere una via d’uscita, di percepire la realtà in modo lucido, o di comprendere le “possibilità” al di fuori della propria prigione mentale.
  • Dolore e Trauma: I “diversi tipi di dolore” e la domanda “E se dovessi morire?” riflettono la profondità della sofferenza di Davis e la sua lotta con pensieri autodistruttivi. La musica dei Korn, e “Blind” in particolare, è nota per la sua capacità di veicolare il dolore in modo viscerale, spesso attraverso le vocalizzazioni gutturali, i sussurri e le grida di Davis, che riproducono la sofferenza emotiva e fisica.
  • Perdita di Speranza e Disillusione: Il bridge è particolarmente potente: “Sempre più in profondità… sogno di vivere una vita che sembra essere una realtà perduta”. Questo esprime una profonda disillusione e una lotta per aggrapparsi a qualsiasi parvenza di normalità o felicità. L’autostima “bassa” è un tema ricorrente nei testi dei Korn, che spesso esplorano le ferite emotive e psicologiche.
  • La Lotta per la Consapevolezza: Il ripetuto “Riesco a vedere, riesco a vedere che sto diventando cieco” è un paradosso struggente. Indica la consapevolezza della propria condizione di degrado e dipendenza, pur essendo intrappolati in essa. È la disperata presa di coscienza di una progressiva perdita di controllo e di lucidità, una forma di cecità autoimposta o indotta dalle circostanze. “Guardare per vedere cosa c’è tra le righe” suggerisce un tentativo, seppur debole, di trovare un significato o una verità nascosta nella propria sofferenza.
  • Catarsi e Aggressione Sonora: La poetica dei Korn non è solo nei testi, ma anche nel loro sound. Le chitarre a 7 corde pesanti e dissonanti, il basso slappato di Fieldy e la batteria complessa e tribale di David Silveria creano un muro di suono che amplifica il senso di oppressione e frustrazione. L’esplosione finale di “Blind” con il growl di Davis è una liberazione catartica di tutta la rabbia e il dolore accumulati, un urlo primordiale che ha risuonato con milioni di fan in tutto il mondo che si sentivano allo stesso modo.
Korn Firenze rock 13.06.2025

In sintesi, “Blind” è un inno crudo e onesto alla lotta contro la dipendenza e il trauma interiore. È una canzone che ha dato voce a una generazione di giovani che si sentivano inascoltati e incompresi, offrendo loro un senso di riconoscimento e, per molti, una forma di catarsi attraverso l’espressione di un dolore condiviso.

Vi lascio con l’intro del concerto di Firenze Rock del 13.06.2025

INTRO CONCERTO

Ci sentiamo presto con un’altra puntata di STORIA DI UNA CANZONE.

Il programma del festival del 13.06.2025

[FILIPPO NOVELLI PER DETTI E FUMETTI – SEZIONE MUSICA – ARTICOLO DEL 14.06.2025]

STORIA DI UNA CANZONE – JEAN MICHEL JARRE – MAGNETIC FIELDS

Amic* di DETTI E FUMETTI benvenuti nel nostro tour del mondo della musica.

Innanzitutto grazie per i feedback positivi e le tante visite che mettendo in testa alle nostre visualizzazioni proprio gli articoli che parlano di musica, fanno ben sperare sugli esiti positivi del progetto che stiamo portando avanti: il fumetto STORIA DI UNA CANZONE.

Prima di pubblicare il fumetto ci aspettano ancora almeno quattro puntate che stiamo scrivendo i miei amici ed io su quattro pietre miliari della musica.

  • i pink flyoid
  • il musical
  • la musica elettronica
  • il nu metal

Delle vere e proprie bombe! Non so in che ordine usciranno ma saranno degli articoli molto interessanti che vi consiglio di non perdere.

Come dice il titolo partiamo dalla musica elettronica.

Ho iniziato ad appassionarmi alla musica grazie a mia zia che un giorno mi regalò la musicassetta MAGNETIC FIELDS di JEAN MICHEL JARRE del 1981. Le date sono importanti.

Ritrovai nelle sonorità dei brani molte assonanze con la musica elettronica di un italiano, GIORGIO MORODER, che mio padre faceva suonare per casa H24 da una decina d’anni. Avete presente la DANCE MUSIC di DONNA SUMMER. Era scritta da Moroder (1974).

Mio padre aveva suonato la batteria da adolescente e aveva un suo gruppo; quando giocavamo assieme costruivamo tamburi con i mezzi piu’ disparati. Soprattutto i fustini del DIXAN di varie dimensioni a cui modificavamo il fondo e che rivestivamo con la corda delle navi.

Dalla passione per le percussioni a quella per le tastiere elettroniche il passo per me fu breve e la scintilla fu proprio Jean Michel Jarre. Da li avanti per me è iniziato un viaggio quasi simbiotico sebbene inconsapevole al tempo che solo ora riesco a cogliere riascoltando le vecchie registrazioni dei miei brani di musica ambient.

Ma chi era JMJ? Non molti lo sanno ma JMJ da grande voleva fare il pittore. L’ho scoperto solo di recente …ma ci si poteva arrivare. I suoi quadri sperimentali altro non sono che la trasposizione in segni e colore di quella che poi fu la sua poetica musicale. Un epigono di Kandinsky potremmo dire. Trovate un interessante approfondimento di Kandinsky- MUSICA E PITTURA in un recente articolo a questo link QUI.

Non ci dilungheremo nella sua biografica perche’ ce ne sono mille in rete. Quello che mi interessa farvi conoscere sono gli inizi della sua carriera di pioniere, il contesto in cui si muoveva e come nascevano le sue composizioni.

Jean-Michel Jarre, originario di Lione, fin da bambino mostrava un profondo fascino per le orchestre circensi e gli assoli del jazzista Chet Baker. Nonostante la sua infanzia non facesse presagire il suo futuro come figura di spicco del synth-pop, egli era anche un giovane pittore e chitarrista in band rock liceali.

La sua vita non seguì il percorso tipico del “figlio d’arte” predestinato a seguire le orme paterne, poiché suo padre, Maurice Jarre, lo abbandonò all’età di cinque anni per intraprendere la carriera di compositore di colonne sonore a Hollywood. Questa assenza paterna fu cruciale, poiché gli permise di non assimilare passivamente l’influenza artistica del padre, lasciandolo libero di esplorare le avanguardie musicali, molto distanti dal sinfonismo classico del genitore (le cui opere includevano colonne sonore per film come “Lawrence d’Arabia” e “Il Dottor Zivago”). Questa assenza contribuì anche ad alimentare una vena malinconica e introspettiva che sarebbe diventata dominante nella sua opera matura4.

La sua passione per la musica nacque dal rifiuto della notazione accademica classica. Jarre era insofferente alle lezioni di pianoforte classico che gli venivano impartite. Invece, imparò l’espressione emotiva e visiva della musica assistendo, insieme a sua madre, alle performance di sassofonisti jazz come Harchie Sheep e John Coltrane nel club parigino “Le Chat-qui-Peche”. Da queste esperienze comprese come la musica potesse tradurre stati emotivi e suggestioni visive senza la necessità di tecnicismi o testi cantati5.

Jarre trovò un primo spazio di libertà creativa nella pittura. Espose quadri ispirati all’astrattismo di Pierre Soulages e al surrealismo di Joan Miró e Yves Tanguy in una galleria di Lione chiamata “L’Oeil Ecoute” (“l’Occhio ascolta”), una definizione che ben si addiceva al suo futuro stile “jarriano”. Parallelamente, esplorò la musica rock negli anni ’60, suonando la chitarra nei gruppi Mystère IV e The Dustbins.

La simultaneità di queste due pulsioni creative – pittura e musica – lo spinse a cercare una metodologia espressiva che risolvesse la loro apparente inconciliabilità sotto il segno di una nuova forma di sinestesia ancora da inventare6. Sulla scia di artisti come Eric Satie, John Cage e Terry Riley, Jarre iniziò a sperimentare con nastri riprodotti al contrario e mescolando i suoni della chitarra con flauti, pianoforti preparati, percussioni ed effetti rumoristici, per poi passare all’uso di radio e rudimentali dispositivi elettronici6.

Questa sua ostinazione a esplorare oltre i confini della musica tradizionale lo condusse, nel 1969, al “Groupe de Recherches Musicales (GRM)” di Parigi, fondato da Pierre Schaeffer, il “guru” della “musica concreta”. Schaeffer divenne una sorta di figura paterna artistica per Jarre, che nello stesso anno pubblicò il suo primo 45 giri di musica “concreta”, intitolato “La Cage” e “Eros Machine”78. Questo singolo, e il successivo album Deserted Palace del 1972, sebbene vendessero poche copie, furono un preludio alla sua inclinazione sistematica a creare paesaggi atmosferici attraverso ingegnosi puzzle di effetti, anticipando la “noise music”.

Il processo compositivo di JEAN

L’assistere in gioventu’ alle performance di sassofonisti jazz come Harchie Sheep e John Coltrane, gli insegnò come la musica potesse tradurre stati emotivi e suggestioni visive senza la necessità di tecnicismi o testi cantati, in contrasto con la notazione accademica classica verso cui nutriva insofferenza.

Il suo stile, che avrebbe raggiunto la maturità con Oxygene, si disvela in una “fluttuante stratificazione verticale dei suoni vaporosi”. In Oxygene, Jarre utilizza “risorse pittoriche di effetti ambientali” per perseguire uno “spirito di allusione visiva”. L’intero telaio armonico e tonale dell’album è configurato come una “sorvegliata trasposizione degli accostamenti tra bande di colore e campiture di diversa tonalità, trattati come frequenze cromatiche capaci di suscitare l’idea del ‘mare’, dell”aria’, della ‘terra’, del ‘cielo'”. La copertina stessa dell’album, un globo terrestre scuoiato a rivelare un teschio umano, funge da “contenitore grafico” e “amplificazione plastica al portato visionario dell’album, fornendo una traccia di lettura simbolica”.

Concetti e Temi Ricorrenti: Jarre spesso struttura le sue opere attorno a concetti specifici. Ad esempio, Equinoxe è concepito per riflettere “il passaggio delle ventiquattro ore del giorno”, con ogni parte che rappresenta diversi momenti del giorno e della notte. L’artista desiderava che l’ascoltatore usasse l’album nelle varie fasi della sua giornata o dei suoi stati emotivi12. In Zoolook, il suo processo creativo si è aperto a collaborazioni più ampie e all’uso innovativo della voce umana. Ha manipolato voci registrate in giro per il mondo da un etnologo, trattandole come veri e propri strumenti per riprodurre bassi, fiati, archi e arpeggi, evocando un’orchestra fonetico-multietnica.

L’uso della Tecnologia e l’Integrazione tra Arte e Suono: Jarre ha sempre abbracciato la tecnologia. È stato tra i primi possessori del Fairlight, il primo sintetizzatore-campionatore digitale. Più recentemente, in Amazonia, ha utilizzato un algoritmo codificato per un’app (“Eon”) preposta alla ricombinazione virtualmente infinita di groove, pattern percussivi, effetti e temi melodici. Questo gli ha permesso di creare una “visione fantasmatica” dell’Amazzonia, sentita ed evocata attraverso l’emozione fotografica, mescolando suoni d’archivio e atmosfere naturali.

Omaggio e Auto-riflessione: In Oxymore, Jarre rende omaggio a Pierre Henry, pioniere della musica concreta, scegliendo un titolo che riflette la natura “ancipite” del suo stile, anfibio tra avanguardia e classicismo. La suite è descritta come una “fibrillante mantecatura digitale” di campioni tratti da un archivio analogico di Henry, con l’ambizione di svincolare l’esperienza sonora dal suo corollario visivo, pur essendone il fondamento. Jarre assembla il suo “film” con effetti sonori, musiche e rumori, come auspicato da Henry, superando i confini della “musica musicata”.

Il processo creativo di Jarre è quindi una fusione di sperimentazione sonora, una forte componente visiva (spesso sinestetica), l’integrazione di tecnologie innovative e una costante ricerca di nuove forme espressive che trascendono i generi tradizionali.

MAGNETIC FIELDS

Magnetic Fields (o “Les Chants Magnétiques” in francese) è un album iconico di Jean-Michel Jarre, pubblicato nel 1981. Rappresenta un punto di svolta nella sua discografia, essendo il primo lavoro in cui Jarre ha iniziato a integrare strumentazione digitale, pur mantenendo il suo inconfondibile stile elettronico e atmosferico.

L’album è spesso considerato un’evoluzione dei suoi predecessori, “Oxygène” ed “Équinoxe”, mantenendo la loro melodicità e l’uso innovativo dei sequencer, ma introducendo anche elementi più ritmici e un suono più “secco”. La traccia principale, “Magnetic Fields, Pt. 1”, è un capolavoro sinfonico di quasi 18 minuti, con molteplici linee di synth che si intrecciano in un crescendo emozionante. “Magnetic Fields, Pt. 2” è invece un brano più orientato al singolo, ritmato e accattivante. Il titolo francese, “Les Chants Magnétiques”, è un gioco di parole (un omofono) che non si traduce direttamente in inglese, dove è noto come “Magnetic Fields”. L’album ha avuto un buon successo commerciale e critico, consolidando la reputazione di Jarre come pioniere della musica elettronica.

Discografia

•La Cage” / “Eros Machine” (45 giri di musica “concreta”): 1969

•Deserted Palace (primo album solista): 1972

•olonna sonora del film “Le Granges Brulees”: 1972 (o poco dopo, nello stesso solco di Deserted Palace)

Oxygene: 1976

Equinoxe6: 1978

•Magnetic Fields7: inizio 1981

•Concerts In China (doppio album, in parte “studio album”): 1982

•Music For Supermakets (disco a tiratura unica il cui master è stato bruciato; composto per una mostra d’arte contemporanea): pubblicato prima di Zoolook, la fonte non specifica l’anno esatto ma è anteriore al 1984.

•Zoolook: la fonte lo indica come “l’ultimo suo lavoro significativo” prima del periodo dei mega-live (iniziati nel 1986), pubblicato successivamente a Music For Supermakets.

•Rendez-Vous: 1986

•Revolutions: la fonte non indica l’anno preciso, ma è menzionato in relazione al concerto di Londra del 1988, suggerendo una pubblicazione nello stesso anno.

•Waiting For Cousteau: la fonte non indica l’anno preciso, ma è menzionato come successivo a Revolutions e precedente a Chronologie, e in relazione al concerto di Parigi La Defense del 1990, suggerendo una pubblicazione nello stesso anno.

•Chronologie: 1993

•Oxygene 7: 1997

•Metamorphoses: 2000

•Geometry Of Love: 2003

•Interior Music: (stesso periodo di Geometry Of Love)

•Session 2000: (stesso periodo di Geometry Of Love)

•AERO (antologia di brani ripescati e rielaborati): 2004

•Teo & Tea: 2007

•Electronica: The Time Machine (anche chiamato Electronica 1): 2015

•In The Heart Of Noise (anche chiamato Electronica 2): 2016 (pubblicato sette mesi dopo The Time Machine)

•Oxygene 3: dicembre 2016

•Planet Jarre (compilation): settembre 2018

•Equinoxe Infinity: 2018 (dopo Planet Jarre)

•Amazonia: 2021

Il concerto di Jean-Michel Jarre tenutosi in realtà virtuale a Capodanno 2020, con l’avatar di Jarre che si esibiva all’interno di una Notre-Dame ricostruita digitalmente, è stato pubblicato come album live con il titolo “Welcome To The Other Side (Live In Notre-Dame VR)” nel 2021

•Oxymore: 2022

•Oxymoreworks (raccolta di remix/rilavorazioni): 2023

BIBLIO: si ringrazia Antonini di Onda Rock per gli spunti.

[Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI – SEZIONE MUSICA – ARTICOLO DEL 19 giugno 2025]

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ARTE E MUSICA in Kandinskij

E’ il giugno del 2022; si chiude un ciclo di studi e per la prima volta faccio un speech in pubblico per parlare delle mie due/tre grandi passioni: l’ARTE e la MUSICA. della terza ne parleremo in chiusura.

Perchè proprio di ARTE E MUSICA? Suonare in inglese si dice PLAY; e infatti cosi’ è stato per me: la musica e il disegnare erano i giochi che facevo con mio padre da quando avevo smesso di gattonare. Cosi, dopo un corso di mandolino, uno di canto e percussioni, passai a studiare il pianoforte e a suonare in una orchestra giovanile. Nel frattempo disegnavo in continuazione, riempendo album e tele come se non ci fosse un domani; è tutto documentato dal mio biografo (mio padre); trovate tutti i miei disegni di allora QUI. i brani suonati li trovate QUI

Ma veniamo al nostro Kandinskij.

K. nasce a Mosca nel 1866, fin da bambino cresce in lui la passione del disegno;   durante una visita ad un museo, viene affascinato da un dipinto di Monet che modificherà il suo approccio all’arte. Il dipinto del maestro impressionista rappresentava i covoni di grano; quel quadro visto da lontano appare agli occhi di Vasilij come una macchia gialla, informe, capace però di trasmettere una forte emozione.

Kandinskij iniziò a dipingere e lavorò molto su questa intuizione fino a pubblicare l’opera intitolata “Lo spirituale nell’arte”; nel testo teorizza come la combinazione tra forme e colori sia alla base di ogni opera d’arte.

Astrattismo – blaue reitre

Nel 1911 Kandinskij fonda il gruppo avanguardista chiamato Blaue Reiter (il cavaliere Azzurro) con l’amico Franz Marc e riunisce i principali esponenti dell’espressionismo tedesco con l’obiettivo di rinnovare L’arte,  Questo gruppo, simile a quello dei  Fauves francesi in seguito si evolve grazie a Kandisnkij verso una nuova corrente di avanguardia pittorica.

E’ in questa periodo infatti che realizza il suo primo acquerello astratto fondando l’omonima corrente: L’ASTRATTISMO.

L’Astrattismo è un movimento artistico non figurativo, il termine indica infatti quelle opere pittoriche e plastiche che esulano dalla rappresentazione di oggetti reali.

Il linguaggio  astratto è visuale fatto di forme, colori e linee al fine di  negare la rappresentazione della realtà per esaltare i propri sentimenti.

Secondo gli astrattisti il colore può avere due possibili effetti sullo spettatore: un “effetto fisico”, superficiale e basato su sensazioni momentanee, determinato dalla registrazione da parte della retina di un colore piuttosto che di un altro ed un “effetto psichico” dovuto alla vibrazione spirituale attraverso cui il colore raggiunge l’anima.

Kandinskij lo esprimeva appunto attraverso una metafora musicale (i suoi piu’ famosi quadri prendono il nome da composizione musicali: intermezzo, improvvisazione, composizione): il colore è il tasto, l’occhio è il martelletto e l’anima è un pianoforte con molte corde.

Colori e suoni:

Il colore può essere caldo o freddo, chiaro o scuro e questi quattro “suoni” principali possono essere combinati tra loro, descriverà inoltre i colori in base alle sensazioni e alle emozioni che suscitano nello spettatore, paragonandoli a strumenti musicali, tra questi abbiamo ad esempio: Il rosso – un colore caldo, vivace e vitale, paragonato al suono di una tuba L’arancione – che esprime energia e movimento può essere associato ad una campana Il giallo-dotato di una follia vitale, di un irrazionalità cieca, viene paragonato ad una tromba Il verde – associato al violino, indica immobilità, noia, che appena vira verso il giallo diventa giocoso mentre se verso il blu diventa pensieroso Il blu- che quando intenso suggerisce quiete mentre se affiancato al nero è fortemente drammatico, viene associato al violoncello Il viola- come l’arancione è instabile, paragonabile al fagotto Il marrone- invece viene visto come ottuso e poco dinamico Il bianco- viene percepito come un “non-suono” e può essere paragonato ad una pausa che precede altri suoni Il nero- spento e macabre, viene visto come la fine di un’esecuzione musicale, ma a differenza del bianco, esso fa risaltare gli altri colori

Kandinskij approfondisce anche l’uso di punto, linea e superficie e vi scrive uno dei suoi saggi piu’ famosi.

Il punto è il primo nucleo del significato di una composizione, nasce quando il pittore tocca la tela; è statico.

La linea è la traccia lasciata dal punto in movimento, per questo è dinamica essa può’ inoltre essere orizzontale, verticale, diagonale, può essere spezzata, curva o mista.

Bene e con questo è tutto.

Ah vi avevo promesso di dirvi la mia terza passione. Vi ci faccio arrivare con questa riflessione che condiziona la vita di alcuni pittori.

Sapete cosa è discromatopsia piu’ noto come daltonismo?

Il daltonismo è un difetto di natura prevalentemente genetica, che consiste nell’incapacità – totale o parziale – di distinguere i colori a causa, principalmente, di un’alterazione delle strutture fotosensibili a livello della retina. Il termine “daltonismo” deriva dal chimico John Dalton che per primo stese un articolo in cui esponeva il problema derivato dalla sua cecità cromatica. Essa è dovuta ad un allele recessivo, posizionato sul cromosoma X. Questo allele codifica per una proteina prodotta dalle cellule della retina dell’occhio che consente di distinguere i colori. Dato che gli individui di sesso femminile hanno due copie del cromosoma X, l’allele presente sul secondo cromosoma può sopperire alla mancanza della proteina. la malattia, infatti, colpisce soprattutto i maschi (XY) e meno le femmine (XX).Nonostante quanto detto, è possibile che il daltonismo possa manifestarsi anche dopo la nascita: le patologie che colpiscono occhi, retina, cervello, nervo ottico e alcune componenti chimiche, potrebbero causare forme di cecità cromatica più o meno gravi. La forma più comune di daltonismo è la cecità rosso-verde: i soggetti affetti non sono in grado di distinguere i due colori perché le loro lunghezze d’onda, sono percepite come identiche. Riguardo alle cure non sono ancora noti dei rimedi per tutte le forme di discromatopsia, ma è stato elaborato un software apposito dedicato a coloro che ne soffrono. Alcuni tipi sono suscettibili a miglioramento mediante operazioni chirurgiche.

un saluto a tutti i lettori di DETTI E FUMETTI e grazie per l’ospitalità, magari ci rivediamo.

(Estratto da TESI ANNA NOVELLI -RESPIGHI-ROMA)

[Anna Novelli – sezione ARTE e MUSICA – articolo del 16 giugno 2022]

SANDCASTLE – IL CONCERTO DEI MARDI GRAS – 26.02.25 – AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA DI ROMA

Cari lettori di DETTI E FUMETTI il 26 febbraio 2025 alle ore 21  all’Auditorium Parco della Musica -teatro Studio Borgna per la presentazione del disco SANDCASTLE

Orgogliosi di aver partecipato alla realizzazione di questo progetto mediante la   produzione dell’omonimo fumetto il graphic Novel SANDCASTLE

Scritto da Fabrizio Fontanelli, Dario Santarsiero e Filippo Novelli e disegnato da Filippo Novelli

Alcuni disegni del fumetto compaiono nella Intro di The Dance of the Sand che potete vedere al seguente link

Video di The Dance of the sand

Articolo CORRIERE DELLA SERACorriere della sera SANDCASTLE

[ Dario Santarsiero e Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI sezione Musica- articolo del 18 febbraio 2025]

SANDCASTLE, la danza della sabbia – il nuovo graphic musical di FONTANELLI, SANTARSIERO E NOVELLI-Il Comunicato Stampa, rassegna e raccolta interviste in occasione della sua uscita

Cari amici di DETTI E FUMETTI abbiamo lasciato la parola al nostro amico MASSIMO CANORRO, giornalista di settore, per darvi la grande notizia che tutti quanti aspettavate: l’uscita del nostro fumetto, SANDCASTLE, la danza della sabbia, un graphic musical come lo abbiamo chiamato, frutto della collaborazione con i nostri amici i bravissimi MARDI GRAS,

La rock band italiana dal respiro internazionale che ha musicato la storia, realizzandone l’omonimo CD pubblicato da Underground Simphony Records.

Ecco come in questi giorni Massimo sta presentando il Graphic Musical SANDCASTLE alla Stampa.

Copertina di SANDCASTLE disegnata da Filippo Novelli

America. Jersey City. In un paese in cui il male si presenta agli umani nelle forme più disparate, due fratelli soli al mondo inciampano in disavventure malinconiche, finché, grazie alla forza dell’amore, riusciranno a trasformare sé stessi e a cambiare il loro destino. Legati da un rapporto disperato e inevitabile, come solo il vincolo di sangue può essere, vivono la vita in comune, esistono insieme invece che divisi, si sentono qualcosa quando gli altri sono nulla. Perché due fratelli sono già una famiglia”.

(Sandro Bonvissuto, scrittore)

Se venissimo colpiti negli affetti più cari, riusciremmo a reagire trovando in noi una forza mai espressa? È il tema di Sandcastle, la danza della sabbia, un avvincente graphic musical – disegnato da Filippo Novelli (fondatore del blog Detti e Fumetti) su soggetto originale di Sante Sabbatini, Francesco Braida e dello stesso Novelli, con la sceneggiatura e dialoghi a cura di Dario Santarsiero (redattore di Detti e Fumetti per la sezione “Teatro e Letteratura”) , Fabrizio Fontanelli (musicista) e lo stesso Filippo Novelli – dove la colonna sonora è quella dei Mardi Gras.

La rock band italiana dal respiro internazionale ha infatti musicato la storia, realizzandone l’omonimo CD pubblicato da Underground Simphony Records. Negli 8 brani dell’album,i Mardi Gras hanno ulteriormente espanso il loro profondo playground sonoro, lasciandosi guidare dal racconto. Il graphic musical e il disco diventano così due oggetti inseparabili, nell’ambito di in progetto sviluppato a 360 gradi dagli autori che prevede anche la produzione di un merchandising a tema Sandcastle.

Disponibile su Amazon, Sandcastle, la danza della sabbia narra le vicende di due fratelli, Cecilia e Nicholas Amato, sullo sfondo della Jersey City negli anni ’80. Un racconto a tinte forti, con al centro la trasformazione di Nicholas, ragazzo geniale ma costantemente bullizzato che – dopo un incidente occorso a Cecilia, vittima di un tentativo di violenza da parte di Sebastian – riuscirà a lasciarsi alle spalle il suo passato difficile, per combattere chi ha cercato di approfittare di sua sorella. Non mancheranno i colpi di scena, molti dei quali alimentati dalla figura dell’affarista Don Nate Caruso, affiliato alla mafia italo-americana.

È incredibile essere tra i protagonisti di un graphic musical – il commento dei Mardi Gras, classic rock band punto di riferimento nella scena romana –, e se già fa uno strano effetto rivedersi in foto e video, lo è ancora di più ritrovarsi nei disegni di Filippo Novelli

Sandcastle verra’ presentato al Concerto dei Mardi Gras che si terrà ALL’AUDITORIUM  il 26 2 2025

Biografie

Dario Santarsiero, autore teatrale e scrittore; le sue commedie sono andate in scena in diversi teatri romani.

Redattore di DETTI E FUMETTI per la sezione TEATRO e LETTERATURA, tra i suoi libri e fumetti ricordiamo: IN TRENO DA MONTE MARIO A VALLE AURELIA, RACCONTI SPARSI, FUGHE, DA GRANDE FARO’ L’ARTISTA, FARE TEATRO, MARTA, SALVO e OLIVIA.

Fabrizio Fontanelli autore e musicista, è il fondatore della band romana Mardi Gras. Cresciuto musicalmente tra Roma e Dublino, ha prodotto i quattro album e svariati singoli dei Mardies. Negli ultimi anni ha organizzato eventi musicali e letterari promuovendo la musica originale e creando connessioni tra autori e musicisti. 

Filippo Novelli, ingegnere e maestro d’arte, è il fondatore del blog DETTI E FUMETTI nel quale: cura la rubrica di ARTE e FUMETTO, realizza fumetti didattici ed illustra gli articoli degli altri redattori. Tra i suoi libri e fumetti ricordiamo: OSVY, AFORISMI PER SALVARE IL MONDO, FUGHE, DA GRANDE FARO’ L’ARTISTA, MARTA, SALVO, OLIVIA, LA SICUREZZA IN CANTIERE A FUMETTI, LA STORIA DEL ROCK, ARCHITETTURA GLOBALE, FARE TEATRO, OSVY E IL GATTO, OSVY FIGHT THE COVID E ARTIGLIO, PRIMI PASSI NELL’OPEN INNOVATION E NELLA LEAN ECONOMY

MARDI GRAS

Un’intrigante miscela di pop, rock, soul, con qualcosa che rimanda al country irlandese e al grunge. Vi manda in confusione? Non deve, anche perchè il tutto è presentato in modo invitante, con riff accattivanti e messaggi potenti nei loro testi che arrivano dritti all’anima”

Cosi è descritto il viaggio sonoro dei Mardi Gras, inseriti nei 7 acts europei da scoprire da parte del Reader’s Digest, il magazine più letto al mondo;

La band romana è nata ufficialmente nel 2006, anno di uscita del loro primo album.  Il nome Mardi Gras deriva dall’ultimo album in studio dei Creedence Clearwater Revival, oltre ad essere il noto Carnevale celebrato ogni anno a New Orleans.

A caratterizzare la band un caleidoscopio di musica, colori ed energia. Italiani ma da sempre con l’orecchio ed il cuore rivolti verso i songwriters americani, irlandesi ed inglesi, i Mardi Gras hanno voglia di raccontare storie, sentimenti e movimenti dell’anima. Un percorso che negli anni li ha fatti evolvere da gruppo acustico ad una vera e propria rock band, sempre rivolta ad un pubblico internazionale.

L’attitudine dei Mardi Gras li porta a rappresentare l’Italia allo Sziget festival di Budapest e ad intraprendere due tour in Irlanda, terra che li ha “adottati” nei primi anni del loro viaggio, con entusiastiche recensioni, passaggi e interviste radio. I Mardi Gras provengono da un album come “Drops Made” del 2006, definito “sette piccoli quadretti classici e senza tempo” da Rockerilla. 

Anche “Among The Streams” del 2011, in cui il blend di irish rock, country e americana ha portato il lavoro della band ad essere inserito tra gli album rivelazione del 2011 secondo la stampa e la critica specializzata

Le svariate esperienze sui palchi italiani e irlandesi, anche al fianco di artisti come i Frames, Glen Hansard, Mundy, Jack Savoretti, Billy Bragg, Giorgio Canali, Paolo Benvegnù, li hanno imposti come una band dalla “sanguigna passionalità liberata soprattutto dal vivo” (Federico Guglielmi).

 Le due canzoni di protesta dei Mardi Gras “The Wait” (contro la pena di morte) e “Scarecrow in the snow” (sulla paura del diverso indotta dai politici per scopi elettorali) sono ambedue ospiti del sito “Songs of the times” di Neil Young, una raccolta di “peace and protest songs” che il cantautore canadese ha stilato dopo l’11 Settembre.

Nel 2015 esce “Playground”, il terzo disco della formazione romana, registrato a Roma e masterizzato presso gli Abbey Road Studios di Londra da Simon Gibson.

Un campo giochi sonoro dove la band fa proprie tutte le sue influenze e le rielabora tra ballads, rock, funky e brani intimisti. Ospite speciale è Mundy uno degli artisti irlandesi più noti.
 

La band tra il 2018 e il 2021, in attesa del quarto album in studio, ha fatto uscire svariati singoli, tra cui due collaborazioni speciali con l’artista Irlandese Mark Geary. La loro rivisitazione di “One Guitar” di Willie Nile, oltre ad essere un singolo benefico per la “Light of Day Foundation” che si occupa di raccogliere fondi per la lotta al Parkinson, li ha portati ad essere ospiti nel 2021 durante le maratone online organizzate dalla fondazione, assieme ad artisti come Bruce Springsteen, Little Steven e molti altri.

“Sandcastle” è il loro quarto lavoro, un album sorprendente ed intenso che ritroviamo nelle live performance illustrate nel nostro graphic musical.

Sandcastle copertina di Filippo Novelli

Informazioni aggiuntive su SANDCASTLE

Tipo: brossurato

Pagine: 72 a colori

Formato: 21.59 x 0.43 x 27.94 cm

ISBN-13: 979-8339857860

Prezzo: 9,99 euro

disponibile su AMAZON QUI

Restiamo a disposizione per ulteriori informazioni e materiali.

Ufficio Stampa:

Massimo Canorro

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STORIA DI UNA CANZONE -MOTHER LOVE, QUEEN

Per chiudere questa rubrica e con essa il libro abbiamo scelto una struggente canzone dei Queen, manifesto della solitudine che si prova quando tutto finisce, quando l’avventura termina e tu desolato e solo non hai più  futuro. Tutto è concluso, i sogni, le speranze. È in quel momento  che vai alla ricerca dell’ultimo conforto: tornare nel ventre del Mondo, sublimazione del ventre materno.

Mother love- Illustrazione di Filippo Novelli

Mother love viene registrato tra gennaio e giugno del 1991 ma pubblicato in “Made in Heaven” solo nel 1995, quattro anni dopo la scomparsa di Freddie Mercury.

Mother Love  infatti è l’ultimo brano   registrato da da Freddie Mercury dopodiché il frontman dei Queen non è più rientrato in sala di registrazione. Non c’è la faceva tanto era il dolore per le conseguenze dell’AIDS.

È una è una canzone  scritta due a quattro mani con Brian May, in cui come abbiamo accennato,  lui chiede di ritornare indietro all’interno dell’amore materno. Solo, disperato e privo di speranza cerca l’ultimo conforto nel pensiero della madre.

Viste le precarie condizioni di Freddie la gestazione del brano fu particolare: prepararono la base su un file midi sul quale Freddie poteva cantare quando poteva. Anche la batteria era registrata. Una batteria elettronica che rimase tale e quale nell’album. Roger non ne registrò mai una versione dal vero.

Freddie ci canto sopra ci conto sopra. Sapete lui era molto.pignolo e provava centinaia di volte le incisioni prima di considerarle valide. Questa volta tuttavia si fermarono al secondo tentativo delle prime due parti, alla seconda strofa. Freddie lasciò  lo studio perché  troppo stanco con la.promessa di tornare l’indomani. Ma non ci mise più piede e di li a poco morì.

Quel giorno però diede l’anima. Ci sono degli acuti  potenti e strugge ti allo stesso tempo che raggiungono anche il Si bemolle alto.

Davanti allo studio di  Montreux oggi c’è una targa a terra che ricorda qui passò  Freddie Mercury e canto’ la sua ultima canzone. Per terminare il brano Brian dovette cantare lui l’ultima strofa;  non si sa bene se era stata già stata scritta con Freddie  o se la scrisse lui dopo da solo.

Ultima curiosità del brano, quasi a simboleggiare il viaggio a ritroso di Freddie nel ventre materno, è il finale della canzone: c’è un mashup delle canzoni dei Queen a ritroso. Si parte dal concerto di Wembley fino ad arrivare alla  prima canzone da solista di Freddie (allora Larry Lurex 1973),  Going back,  quando ancora i Queen non esistevano. 

È con Mother Love, brano evocativo e rappresentativo di un passaggio della vita di un uomo che diventa un Mito, che i miei colleghi tutor ed io chiudiamo questa bellissima  avventura del tutoring della young Orchestra (di cui questa raccolta è  stata il testo delle masterclass) durato quasi due anni. Una chiusura che non è da vedere come fine di una fase, di un progetto,  ma piuttosto come un passaggio, un ponte per transitare coloro che hanno mantenuta viva la passione per la Musica da questa esperienza verso altre sempre più belle, grandi e complesse.

[Carlo Di Tore Tosti per DETTI E FUMETTI- SEZIONE MUSICA- ARTICOLO DEL 29 OTTOBRE 2024]

Storia di una canzone -Because the Night: Bruce Springsteen

Lettrici e lettori di DETTI E FUMETTI oggi vi parleremo del BOSS.

Ricordo stavamo decidendo i brani da insegnare ai ragazzi della Pursue quando Filippo mi disse: “Un tutor rock che si rispetti non puo’ non insegnare un brano del Boss. Fu così che nacque un nuovo capitolo di STORIA DI UNA CANZONE, il testo della masterclass della Orchestra giovanile che seguivo con Filippo ed altri colleghi. Un nuovo capitolo di STORIA DI UNA CANZONE è pronto per voi e presto entrerà a far parte della raccolta che abbiamo iniziato due anni fa  e che  pubblicheremo insieme ai  poster, alle t-shirt e ad alcune partiture per orchestra andando a delineare un nuovo concept per cui DETTI E FUMETTI si è fatta conoscere nel web.

Bruce Springsteen- illustrazione  di Filippo Novelli

A volte le strade delle canzoni non perseguono una linea retta, ma seguono altre traiettorie. La provi e riprovi, da solo o nello studio o con la tua band, pensi che sia perfetta per essere inclusa nel tuo nuovo album, ma poi viene misteriosamente tolta dalla tracklist finale per essere poi pubblicata come b side di un singolo, o per riemergere in qualche box commemorativo di quell’album come gustoso extra. Oppure all’improvviso vengono donate ad altri artisti amici che combinazione stanno registrando il loro disco nella sala accanto la tua.

E’ quello che è accaduto per “Because the night” uno dei brani più amati di Bruce Springsteen che invece di comparire in “Darkness in the edge of town” comparve invece nell’album “Easter” di Patti Smith uscito il 3 marzo del 1978.

Gli album uscirono a poca distanza l’uno dall’altro e galeotto fu Jimmy Iovine l’engineer che si occupava di entrambi  gli album.

Il brano fu il primo che Bruce registrò nel primo giorno di  session dell’album ed aveva solo una linea vocale ed un ritornello.

Afferma Springsteen:

“Sono davvero contento che sia giunto a lei tramite Iovine, se non fosse stato cosi magari sarebbe rimasto in qualche cassetto, sono un grande ammiratore di Patti. L’idea di una collaborazione fu fantastica. (Il brano di Springsteen usci poi in qualche suo box set di rarità).

Racconta Patti Smith:

“Non mi interessava cantare brani di altri; ogni volta in studio Iovine mi chiedeva: “Allora hai ascoltato il brano di Bruce? Andiamo da te ad ascoltarlo? e così per giorni e giorni.  Nel 1978 costava molto telefonare a qualcuno che fosse molto distante. Fred Sonic Smith stava a Detroit e mi chiamava una volta a settimana, Un giorno ero in perenne attesa, ero frustrata mentre aspettavo, le 7 di sera, le 8 di sera..niente  e cosi mi misi a sentrie questo dannato nastro di Bruce. Pensai subito che sarebbe stata una hit; era nelle mia chiave vocale, è un anthem, ci dovevo solo aggiungere qualcosa di mio, e cosi è stato; ho solamente descritto l’attesa della sua telefonata. 

Fred mi chiamò poi a mezzanotte proprio quando fini di scrivere il testo che recita:

“Have I doubt whan I m alone/ Love is a ring, the telephone”,

Tornai in studio e la incidemmo in 2 giorni.

Da notare l’uso della parola Ring che ha il doppio senso di telefonata e anello, dunque unione tra due persone.

Ancora oggi nel 2024  il brano è sempre in setlist nei concerti di Bruce e Patti ed è sempre un momento topico dei loro live show.

[Fabrizio Fontanelli per DETTI E FUMETTI- SEZIONE MUSICA- ARTICOLO DEL 20 OTTOBRE 2024]

BRUNO MARS – WHEN I WAS YOUR MAN- STORIA DI UNA CANZONE

Amici di DETTI E FUMETTI oggi vi racconteremo la storia di WHEN I WAS YOUR MAN, scritta da Bruno Mars.

Bruno Mars è lo pseudonimo di Peter Gene Hernandez, nato alle isole Hawaii nel 1985. Mars si trasferisce a Los Angeles all’età di 22 anni per dedicarsi alla musica. Subisce il fascino di Jackson, Wonder, Prince, Presley e Brown e i suoi brani ne terranno una traccia indelebile.

Predilige il genere Soul, un po’ retro’ con delle contaminazioni di pop, R&B e funk. Con la sua band, gli Hoolingans, inizia a farsi conoscere dal grande pubblico. Inizialmente scrive i testi per Flo Rida, Travie McCoy e B.o.B. finche’ nel 2010 esordisce come solista e raggiunge la fama grazie a “Just the Way You Are” (Doo-Wops & Hooligans). Canzone e album che gli valgono il suo primo Grammy. Il suo secondo album, 24K Magic (2014) vince ancora una serie di Grammy e soprattutto contiene la canzone di cui parliamo oggi: WHEN I WAS YOUR MAN.

Si narra di un uomo che vive rimpiangendo di non aver amato abbastanza la sua compagna quando erano assieme. Consapevole di ciò ora vorrebbe dirglielo e farle sapere che è cambiato. Vorrebbe chiederle perdono dichiararle un amore eterno. Al piano via via si affiancano gli altri strumenti per farne una classica ballata dalla melodia semplice e facilmente orecchiabile

Tra gli epigoni di MARS che ne hanno fatto una cover ci piace ricordare personaggi del calibro di Adele, Sheeran e Legend.

Riportiamo qui di seguito il testo:

Same bed but it feels just a little bit bigger now
Our song on the radio but it don’t sound the same
When our friends talk about you, all it does is just tear me down
‘Cause my heart breaks a little when I hear your name

It all just sounds like ooh, ooh, ooh, hoo
Mm, too young, too dumb to realize
That I should have bought you flowers
And held your hand
Should have gave you all my hours
When I had the chance
Take you to every party ‘cause all you wanted to do was dance

Now my baby’s dancing
But she’s dancing with another man

My pride, my ego, my needs, and my selfish ways
Caused a good strong woman like you to walk out my life
Now I never, never get to clean up the mess I made, oh
And that haunts me every time I close my eyes

It all just sounds like ooh, ooh, ooh, hoo
Mm, too young, too dumb to realize
That I should have bought you flowers
And held your hand
Should have gave you all my hours
When I had the chance
Take you to every party ‘cause all you wanted to do was dance

Now my baby’s dancing
But she’s dancing with another man

Although it hurts
I’ll be the first to say that I was wrong
Oh, I know I’m probably much too late
To try and apologize for my mistakes
But I just want you to know

I hope he buys you flowers
I hope he holds your hand
Give you all his hours
When he has the chance
Take you to every party
‘Cause I remember how much you loved to dance
Do all the things I should have done
When I was your man
Do all the things I should have done
When I was your man

Troverete questo articolo in STORIA DI UNA CANZONE; dalle illustrazioni del libro verranno prodotti diversi gadget tra cui  il poster e la T shirt. Stay tuned.

[Filippo Novelli per DETTI E FUMETTI – sezione Musica -articolo del 23 aprile 2024]